N° 7 - Agosto-Settembre 2012
Storie dei lettori
  OGNI FRUTTO HA LA SUA STAGIONE
di Antonio Ratti


 
 

In un libro abbandonato da anni nella libreria e riaperto per caso, ho trovato un foglietto sdrucito datato Pasqua 1998, il cui contenuto forse, nelle intenzioni di allora, era destinato ad essere in qualche modo ripreso e sviluppato. Con un po’ di nostalgia lo propongo al Sentiero 2012, perché valido più di allora.

Ogni frutto ha la sua stagione; l’ultimo della stagione autunnale, quasi alle soglie dell’inverno, è il caco. Guai a farne una spremuta”. Diceva nonna Clelia e concludeva: “Così è la vita!”  Espressione rozza nella forma, ma non banale, perché racchiude il senso dell’esistenza umana, che non va mai sprecata con azioni improvvide e la parabola della vita.

I contadini di Lunigiana non potevano conoscere i complicatissimi sistemi filosofici né l’aulico linguaggio con i quali a volte (soltanto?) i grandi mascherano i vuoti cerebrali e nei salotti  buoni si beano di ogni ovvietà imbellettata fino al narcisismo. La nostra terra è aspra e poco tenera, ma dotata di ogni ricchezza; solo la costanza del duro lavoro ha garantito e garantisce da secoli i mezzi essenziali, che la nostra incauta generazione di soloni sta massacrando nel nome di un distonico progresso. La consapevolezza di dover dare per sperare di poter avere è una grande scuola che i nostri vecchi hanno inutilmente tentato di trasmetterci con la concretezza dell’esempio e del loro operare. Oggi si odono nei tanti  - troppi -  convegni mondiali parole, parole, parole, sempre e solo parole,  mentre la realtà vuole fatti che non si prova neppure a progettare, inseguendo la cecità, caratteristica peculiare delle nostre società “evolute” (?) nel cervello e nella tecnica. Quale immensa catastrofe mondiale, dopo il diluvio universale, sarà necessaria a far ravvedere e a far imboccare il percorso giusto al genere umano? E perché all’uomo necessita un evento di dimensioni immani per spingerlo al rispetto del nostro pianeta, quando basterebbe solo un po’ di buon senso condito da un po’ di sano opportunismo o egoismo? L’universo è la nostra casa e quella delle generazioni future: è così difficile tenerlo in ordine come facciamo delle nostre abitazioni?

Quante cose deve ancora imparare a sue spese il dotto e tecnologico uomo moderno prima di potersi definire un buon gestore del creato. C’è solo da sperare che il creato abbia il tempo sufficiente e la pazienza necessaria, virtù carente al  frettoloso, perché superficiale, bipede di oggi.

                                                                                                                                        

 

                   

  Diario di un "altro" parrocchiano
di Walter


 
 

In questi tre mesi estivi molte sono le cose di cui vorrei scrivere; mi limito però agli avvenimenti per me più significativi ai  quali ho partecipato.

 

Giovedì, 14 giugno

Questa sera - ore 21 - c’è l’ora di adorazione interparrocchiale che si tiene, per la prima volta, a Fiumaretta. Questa iniziativa è dovuta al fatto che don Roberto, nuovo parroco di Fiumaretta, è anche parroco a Luni Mare, che fa parte (ed anche molto attiva) del nostro Vicariato. Inoltre diversi parrocchiani di Fiumaretta partecipano ormai assiduamente ai nostri incontri, pellegrinaggi, etc. per cui don Andrea, il nostro vicario foraneo, ha pensato bene di inserire la chiesa di Fiumaretta nel percorso delle adorazioni interparrocchiali. La maggior parte di noi ortonovesi non era mai stata in quella chiesa ed è stata, per diversi aspetti, una serata indimenticabile.


Sabato 23 e Domenica 24 giugno 

Questi due giorni li voglio ricordare assieme perché ci sono state due ricorrenze simili anche se a 50 anni di distanza.  Sabato 23 giugno, alle ore 15, nella cattedrale di Cristo Re il “nostro”  vescovo Francesco (così lo chiamano ancora in tanti, qui in diocesi), ora patriarca di Venezia, ha ordinato tre nuovi sacerdoti che lui aveva accompagnato nel loro percorso al sacerdozio: don Paolo Aluisini, don Andrea Cappelli e don Fabrizio Ferrari. E’ ritornato apposta, come promesso ai tre giovani, nella sua  prima diocesi per questa grande occasione.  Nell’affidarli alla Madonna, il patriarca ha espressamente citato i santuari di Soviore, Le Grazie, Roverano e il Mirteto, quasi a ricordare uno dei gesti che proprio lui, all’inizio del mandato episcopale in diocesi, aveva iniziato per valorizzare la devozione mariana. Al termine della celebrazione c’è stato un vero e proprio “bagno di folla” per il patriarca Moraglia.

Domenica 24 giugno, alle ore 11, al Santuario del Mirteto, don Alberto (Pino) Parodi ricorda solennemente il 50° della sua Ordinazione sacerdotale. Cinquanta anni fa nel nostro piccolo borgo (circa 300 anime)  tre giovani paesani celebravano la loro Prima Messa come sacerdoti orionini. Assieme a don Alberto c’erano don Andrea Cupini, ora seriamente malato e don Bruno (Rino) Parodi, ora parroco a Pignone. Mentre ieri a La Spezia era un evento l’ordinazione di tre sacerdoti, 50 anni fa tre ordinazioni avvenivano in un piccolo borgo della diocesi. Naturalmente tutto il paese si è stretto attorno al caro don Alberto; la Santa Messa solenne è stata animata dalla corale “Cantus Firmus”; molto semplice l’omelia del festeggiato mentre molto più entusiastiche le belle parole di don Lucio Felici, suo confratello, che ha ricordato la storia della loro vocazione e delle tante altre nate ai piedi della nostra Madonna.


Domenica 1° luglio

Oggi, con mia moglie e altri amici, sono andato a Sassello (SV) dove si festeggiava il 50° anniversario di fondazione della locale sede dell’AVIS. Come sempre ci invitano per le loro feste, dato che ci accomuna l’amicizia con don Valentino Barbiero che, dopo aver trascorso un bel periodo a Ortonovo (circa 40 anni fa), è stato trasferito in questo bel paese nell’istituto “don Orione”, e qui tanti ortonovesi, per anni sono venuti a fargli visita. Anche quella di oggi è un’occasione per rispondere all’invito dell’AVIS e venire a trovare lui e la zia Ivana. Ma a queste devo aggiungerne una novità ancora più bella (perché inaspettata): finita la Santa Messa siamo usciti dalla chiesa e ci siamo fermati nella piazza dove si svolgevano le premiazioni sei Soci avisini. Io sono rientrato in chiesa per andare a visitare un altare dove, passando, avevo notato una grande foto di Chiara Luce Badano, ragazza di Sassello morta a diciotto anni e beatificata due anni fa. Avvicinandomi all’altare ho visto che c’era parecchia gente, tutta in fila, che andavano a salutare una minuta signora che ho subito riconosciuto: era la mamma di Chiara Luce. Anch’io ho voluto parlarle e così, quando è stato il mio turno, ho potuto abbracciarla, presentarmi, dicendo da dove venivo e l’amicizia con don Barbiero che anche lei conosce bene. E’ stata una vera, grande emozione. E’ proprio vero, visitare, toccare con mano cose e persone che hanno “conosciuto” la santità vera è una cosa sublime (vero, padre Carlos?). Inoltre, durante il pranzo, avevo proprio di fronte una ragazza, Anna (una dirigente dell’AVIS), e anche lei mi ha raccontato tante belle cose sulla vita di Chiara Luce perché la conosceva personalmente. Nel pomeriggio abbiamo fatto visita al “don” e alla zia Ivana.


19-20-21 luglio 

Queste tre sere si è tenuta, nei locali adiacenti il Santuario del Mirteto, la tradizionale “Muscolata” a favore della missione in Brasile del padre carmelitano, Riccardo Ferrari. Anche quest’anno tanta l’affluenza: oltre 1500 persone. Il guadagno netto è stato di 20.800 euro. Dopo un paio di giorni è arrivato dal Brasile il missionario che si è trattenuto qui a Ortonovo per circa un mese e abbiamo potuto ascoltarlo nelle sue belle (anche se un po’ lunghe) omelie domenicali.

 

Domenica 29 luglio

Oggi, Santa Marta, al Mirteto si celebra il 475° anniversario della miracolosa lacrimazione di sangue. Alle ore 16 al Santuario c’era un bel numero di persone per la recita del Vespri e del Santo Rosario e la sera - alle 21 - Santa Messa solenne presieduta da don Gianluca Galantini, cancelliere della Curia e devoto del nostro Santuario. Hanno concelebrato i padri del Santuario, Mario e Victorio, don Romano, don Luca Palei, don Andrea, padre Alberto (sacerdote del Nicaragua ospite del Santuario per circa un mese); era presente per l’occasione anche Manrico (seminarista) col papà, Mirco. Durante la celebrazione è stata ricordata la signora Marta Marselli, grande devota e benefattrice, assieme alla sorella, del nostro Santuario, scomparsa pochi mesi orsono.


Venerdì 10 agosto: San Lorenzo  

Oggi è la festa patronale a Ortonovo, centro storico e, come ogni anno, la Santa Messa solenne viene celebrata la sera alle ore 20,30, seguita dalla processione per le vie del borgo, accompagnata dalla Banda musicale e, al termine, festa in piazza con tante torte offerte dalla popolazione.


Sabato 11 agosto

l’ANSPI Madonna del Mirteto ha organizzato la tradizionale cena dell’ASADO. Oltre 500 i partecipanti. Il ricavato è destinato ai lavori di ristrutturazione del tetto già in corso d’opera.


Martedì 14 agosto

Oggi, vigilia dell’Assunta, alle 17 c’è la Santa Messa festiva. Io non partecipo quasi mai a queste “pre-festive”: proprio e solo in casi eccezionali. Oggi vi partecipo perché celebra padre Riccardo, che domattina riparte per il Brasile e questa è l’occasione più propizia per salutarci. All’inizio della celebrazione padre Victorio, il nostro parroco, ha voluto ringraziare il missionario per la sua disponibilità nel periodo della sua permanenza in paese. Tutti noi ortonovesi (quelli che lo hanno potuto ascoltare nelle sue omelie) dobbiamo ringraziare il nostro compaesano per la vera e proprio catechesi a puntate, a commento dei Vangeli di Giovanni, che la Chiesa ha inserito in questo periodo, nei quali si parla sempre del dono del Pane e quindi Eucaristia e condivisione con i fratelli.

Grazie, padre Riccardo, e, come hai promesso, le prossime puntate - a Dio piacendo – continueranno l’anno prossimo.


Giovedì 16 agosto  

Oggi è la festa di San Rocco. In località Serravalle si tiene una piccola fiera del bestiame con qualche bancarella. Anni addietro era una fiera molto più importante, ma io non ho mai capito cosa c’entra San Rocco, visto che non esiste una chiesetta, una cappella, un’edicola a lui dedicata e sarei felice se qualche storico locale raccontasse la storia di questa devozione. Nella chiesa di San Lorenzo, a Ortonovo centro storico, c’e una bella statua del Santo che senz’altro proveniva da una chiesa più antica (forse da una chiesa dove ora c’è il cimitero, che noi in dialetto chiamiamo “Saroco”), inoltre a Casano, nella chiesa di San Giuseppe, c’era un grande quadro con la sua figura eseguito (se non sbaglio) da Taravacci.

            Ma mi preme ricordare che oggi è anche il compleanno del nostro “vecchio parroco” (così si firmava quando scriveva per “Il Sentiero”), don Giovanni Dalla Mora, che oggi compie la bellezza di 99 anni e so che se li porta bene. So che riceve sempre e legge molto volentieri il nostro bollettino per cui gli invio a nome di tutta la Redazione i più calorosi auguri e l’assicurazione della nostra preghiera.

                                                                                                                      

 

 

  LA “CARTA GIALLA”
di Paola G. Vitale


 
 

 

            Ci si facevano i conti sopra, col matitone posto sopra l’orecchio. Così appariva colui che serviva, quasi sempre il padrone del negozio di alimentari, assieme alla moglie o ad un figlio. I conti erano fatti a mano, e ci voleva un po’ di tempo e un po’ di sicurezza nelle tabelline!      Perché parlo di questo? Perché è un mondo scomparso velocemente (era la mia adolescenza) come tanti mondi che leggo, descritti su “Il Sentiero”.

            Via Roma, a Signa, era piena di negozi e di vita in non più di duecento metri, quelli intorno all’abitazione della mia famiglia. Ho fatto appena in tempo a comperare le sciarpe e i guanti presso la merceria; i confetti e le bomboniere presso il droghiere specializzato; la cucina “Salvarani export”, presso il mobiliere; il tailleur da viaggio, per il viaggio di nozze a Roma; le scarpe presso la calzoleria; le foto, i fiori, le partecipazioni di nozze presso i rispettivi negozi, tutti a portata di…cammino, e la chiesa che frequentavo abitualmente. Dopo due o tre anni non c’era più niente di tutto questo, tranne la chiesa. Soltanto tanto traffico di auto e camion e tanto smog. Al posto dei mobili c’era un negozio di motociclette di fama mondiale, con tanto di accessori. Tante saracinesche chiuse, ricoperte di polvere.

            Il mondo cambia rapidamente ma io insisto a dire che era bello scendere di casa e comprare un quaderno, un po’ di buon caffè, oppure una bustina di shampoo per i capelli… Adesso la famiglia va al centro commerciale e spesso ci resta a consumare un pasto veloce! Tutto cambia terribilmente in fretta!

                                                                                                           

 

 

P.S.

            Cari amici de “Il Sentiero”, anche oggi, 1° agosto, fa un gran caldo; sono in casa, è vero: don Roberto è a Cassego e tornerà per la Santa Messa di venerdì mattina; tuttavia la spiritualità si trova sempre a portata di mano, volendo. Mi sono “rinfrescata” leggendo “Sovvenire” del giugno scorso. Dapprima mi ha incuriosito la testimonianza di Gigi Proietti, poi ho letto tutto e mi sono lasciata invadere da un’aria di speranza e di festa.

            Vorrei stampare ogni pagina su un grande lenzuolo e poi alzare ogni telone davanti al nostro “archetto arroventato” (la nostra chiesetta) per dare anche ad esso un’aria di ristoro e di speranza, cosa di cui Luni Mare e San Pietro hanno veramente bisogno. Anche Santa Marta sarebbe d’accordo, io credo!

            Vi abbraccio tutti con pensiero fedele.

            Luni Mare- S. Pietro apostolo                                                     

 

 

 

  ALCUNE STORIE… STRADA FACENDO
di Marta


 
 

            Aspettando il nostro turno nelle varie sale d’attesa dove andiamo per tutte le nostre necessità, ci scambiamo tante informazioni, ci facciamo tante confidenze sui nostri problemi, la salute… Questo di esternare è un vero bisogno: ci sentiamo più leggeri, ci togliamo quel magone dallo stomaco; forse perché la persona che ci presta ascolto è una sconosciuta e quindi minore il rischio di pettegolezzo.

            Quel giorno la signora che mi parlava, non più giovanissima, era al settimo mese di gravidanza; mi parlava dei suoi figli già adulti, un maschio e una femmina e di questo che doveva nascere. Ne parlava con tanto affetto, ma trapelava una velata tristezza che le si leggeva negli occhi. Allevarli con tanti sacrifici, tanti ideali, paragonarli a dei “diamanti” e scoprirli poi semplici “vetri di bottiglia”. Egoismo, libertà, amici sono le loro priorità; tutto passa in secondo ordine. Quasi a conferma di tutto ciò ecco che entra una ragazza poco più che adolescente; gli occhi dei presenti sono tutti su di lei: alta, ben fatta, indossa dei pantaloncini cortissimi e  un mini  top. Ma ciò che risalta maggiormente è il taglio dei capelli: tutta rasata eccetto una lunga criniera di capelli neri come la pece; anche gli occhi tutti neri, pieni di trucco; sul viso tanti piercing e i tatuaggi non si contano. Lei si è accorta dei nostri sguardi e ci sfida facendo bella mostra di sé. Ma si nota bene che questi suoi atteggiamenti palesano un certo disagio o familiare o esistenziale e la paura di relazionarsi con gli altri.

            Il mio sguardo s’incontra con quello della signora incinta: anche senza parlarci forse pensiamo le solite cose. Ma forse siamo noi mamme ad essere sempre esagerate!

 

 

Un’altra storia: questa sotto l’ombrellone.


Mamma e papà sono toscani; da anni vengono  in vacanza a Marinella: si trovano molto bene, sono vicinissimi alla spiaggia. Hanno una figlia che è un angioletto. Durante la gravidanza la mamma ebbe un attacco di gestosi non riconosciuta dall’ostetrica di quell’ospedale; le fu diagnosticata solo stanchezza. La bambina è nata con il cervellino non funzionante ed è come un vegetale, con le funzioni corporee, ma non pensante. Così i genitori tutte le estati son qui in spiaggia con la loro figlioletta. Durante una di queste ultime vacanze la bambina perse di colpo l’appetito; per giorni e giorni non mangiò più niente. Consultarono diversi medici senza alcun risultato: dovevano alimentarla solo con delle flebo.

            Un giorno il papà, affacciato alla finestra, notò il paese di Ortonovo con a fianco il bel Santuario; chiese ai vicini e questi gli raccontarono la storia di quella chiesa e della devozione che la circondava. Non era mai stato un credente e la fede non sapeva cosa fosse ma un giorno, con la moglie e la figlia, salì fino al Santuario del Mirteto e, non seppe mai come, si trovò a pregare la Madonna con le poche preghiere che aveva imparato da bambino a catechismo. Alcuni giorni dopo quella visita la bambina ricominciò a mangiare inspiegabilmente.

E così tutti gli anni questi genitori portano la loro piccola a far visita alla Madonna del Mirteto.

 

                                                                                                         

 

 

  PICCOLE, SEMPLICI TESTIMONIANZE
di Walter


 
 


 

Stamani sono andato all’ambulatorio dei medici in via Madonnina per farmi prescrivere dei medicinali. C’è tanta gente; vedo che a scrivere le ricette c’è uno dei medici; intuisco che non c’è Annamaria. Vedo che c’è anche il “preside” Franciosi che sta parlando con un suo amico, seduto là in fondo. Io rimango nella fila delle ricette.

 “Walter, come va?”, sento dire. Mi volto e vedo un amico che da un po’ di tempo non rivedo. Soliti convenevoli sulla nostra salute e quella dei familiari. Dopo qualche minuto lo sento che dice: “Ma ci hai scritto anche tu, qui?”. E mi mostra una copia de “Il Sentiero” che ha preso lì, sullo scaffale. “Sì, qualcosa ho scritto; ho preso il posto di quel signore là - e gli indico il “preside”- ma non è roba che ti interessa: tu fai parte di un’altra parrocchia” (questo amico è piuttosto lontano dalle cose della Chiesa). “E cosa vuol dire, ribatte, se ci scrivi tu, ci do un’occhiata… Ma poi non è che io non ci credo: non credo ai preti!”. Mi è venuto spontaneo rispondere: “Perché i dottori sono tutti bravi? Sai quanti ce ne sono di "grami" eppure siamo tutti qui!”. E lui: “T’ha propi rajion!”.

Trascorrono alcuni minuti e ritorna alla carica: esce dalla fila, mi viene vicino e mi dice: “Ma, dato che ci siamo, spiegami un po’ una cosa che non ho mai capito: quante “palline” ci sono in quella “cosa” per dire il Rosario?”. E io: “Ce ne sono cinquanta per le Avemarie, divise a decine, più altre cinque per i Padrenostri”. E lui: ”Ma a volte vedo che ce ne sono di molto più piccole, perché?”. Rispondo: “Perché in quelle piccole ci sono solo le decine, ma anche quelle bisogna ripeterle cinque volte”.  “Mo, ho capì!”. 

Ma non mi sembrava proprio convinto del tutto.

Devo ora dire che la nostra discussione aveva richiamato l’attenzione delle persone che erano in attesa (questo mio amico è piuttosto rumoroso) e notavo che una anziana signora assentiva quando davo le spiegazioni quasi a voler intervenire. Ad un certo punto ha aperto la sua capiente borsa e ha tirato fuori una corona del Rosario affinché, con quella in mano, il mio amico avrebbe capito meglio il suo “rompicapo”. E così è stato: ha analizzato bene la corona, ha controllato le decine e si è ritirato soddisfatto. Aveva finalmente capito in che modo si recita il Santo Rosario.

 Sono queste piccole testimonianze che ci gratificano e ci spronano a continuare nel nostro lavoro nella realizzazione di questo Giornalino.

Colgo l’occasione per rinnovare a tutti coloro che vogliono intervenire con loro pensieri, riflessioni, aneddoti, testimonianze, ecc. ad inviare al nostro sito o consegnare al proprio parroco le cose da pubblicare. Ricordo che “Il Sentiero” si trova nelle chiese la prima domenica di ogni mese; gli articoli da pubblicare devono pervenirci almeno una settimana prima.

 

                                                                                                              

 

 

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