N° 8 - Ottobre 2014
SIGNIFICATO DEI NUMERI NELLA BIBBIA
di Antonio Ratti

                                      

 

La Bibbia nasconde molteplici aspetti da scoprire, quindi, per la sua corretta interpretazione necessita cogliere l’aspetto letterario, simbolico, allegorico, storico e teologico. Importante per una puntuale comprensione è capire il significato dei numeri che s’incontrano, perché rappresentano una delle chiavi di lettura della Bibbia. Difatti, risulterebbero incomprensibili, per es., le età di certi personaggi, quasi che l’età media di quei tempi (1500- 900 a.C.) fosse di 300 o 900 anni.  Occorre tener presente che il tempo era conteggiato con un calendario diverso dal nostro, ma, soprattutto, che, oltre al valore quantitativo indicante una cifra, nella Bibbia i numeri possiedono più frequentemente un valore qualitativo, cioè hanno un particolare significato simbolico che va interpretato e non preso alla lettera.

UNO.
Sta ad indicare l’Assoluto, Dio. Nelle Tavole della Legge (Decalogo) il comandamento, “Io sono il Signore Dio tuo”, è il primo, cioè quello che impone l’assolutezza di Dio al popolo eletto, dal quale consegue il secondo, “Non avrai altro Dio fuori di me”, escludendo categoricamente ogni tentazione idolatra e politeista. Nel Nuovo Testamento Gesù dice ai suoi “che lui e il Padre sono Uno, così come una cosa sola saranno i suoi discepoli con lui e quindi con il Padre” (Giov. 17,2).

DUE.
Sottolinea il dualismo e la contrapposizione. Nel secondo giorno della creazione Dio separa le acque della Terra dal firmamento. Caino e Abele si combattono per rimanere uno solo, cioè il desiderio di primeggiare costi quel che costi. Occorrono due testimoni per mettere a morte una persona. Esistono due sessi ben distinti psicologicamente e fisicamente: maschio e femmina. Parlando della nostra religione, il dualismo è una costante: il bene e il male, il peccato e la grazia, il sacro e il profano, il puro e l’impuro. Duplice è il destino dell’uomo: Inferno e Paradiso.

TRE.
Rappresenta la perfezione, la pienezza: significati che condivide con l’Uno e il Sette  Tre sono le persone della Trinità nell’unità di Dio. La risurrezione di Gesù avviene all’inizio del terzo giorno. Tre sono le virtù teologali: fede, speranza, carità.

QUATTRO.
Allude all’universalità del creato, perché sono “quattro gli angoli della Terra” (Ap 7,1), cioè i quattro punti cardinali (Est, Ovest, Nord, Sud). Ai piedi della croce i soldati si dividono le vesti in quattro parti a simboleggiare che il messaggio del proprietario di quei vestiti va portato ovunque, anche ai pagani, mentre la tunica, che se la giocano ai dadi perché indivisibile, rappresenta la vita che viene da Dio, quindi non può essere in nessun modo scalfita, né negoziabile. Quattro sono le virtù cardinali: prudenza, temperanza, giustizia, fortezza; quattro sono gli Evangelisti; quattro le fasi lunari; quattro le braccia della croce; quattro le lettere del nome di Dio in ebraico (YHVH). Il quattro risulta dall’1+3, dove l’uno è l’Assoluto e il tre è la perfezione trinitaria.

CINQUE.
E’ collegato al Pentagramma, la stella a cinque punte emblema dell’uomo rigenerato, detta anche stella di Davide. Insieme ai simili con gli zeri, 50, 500, 5000, puntualizza l’azione dello Spirito Santo. Infatti, cinque sono i pani, che, con i due pesci, Gesù condivide con la folla affamata di cinquemila persone divise in gruppi di cinquanta. Cinquanta sono i giorni che separano la resurrezione dalla Pentecoste in cui lo Spirito Paraclito scende sugli Apostoli e Maria raccolti nel Cenacolo.

SEI.
Sta ad indicare tutto ciò che è imperfetto e incompiuto. Il sesto giorno Dio crea l’uomo che rappresenta l’incompletezza e l’imperfezione. In quanto essere finito, limitato e creato l’uomo è condizionato dalle leggi della natura: esempio, la riproduzione per la conservazione della specie come un comune animale, il cibo e la socialità. Secondo il Vangelo di Giovanni, Gesù muore il sesto giorno, perché si esaurisca la creazione dell’uomo vecchio e venga creato l’uomo nuovo nell’amore di Cristo morto e risorto.

SETTE.
E’ un numero ricco di simbolismo. Esprime l’idea di perfezione e di compiutezza, poiché evoca il giorno del riposo di Dio, progettista ed esecutore unico della creazione. E’ il numero divino per eccellenza, che rende sacro il giorno del sabato per gli ebrei. Questo numero è riportato nella Bibbia seicento volte a indicare sempre un’azione che si compie per volontà divina. Gerico è conquistata dopo aver suonato sette trombe per sette giorni e aver girato sette volte intorno alle sue mura. Sette sono le virtù: cardinali (4) e teologali (3). Con l’Uno e il Tre completa la terna dei numeri divini: assolutezza, perfezione, completezza sono tre attributi che indicano la natura divina del Creatore.

OTTO.
L’ottavo giorno, il primo dopo il settimo, è importante per la fede ebraica, poiché è il giorno in cui ogni nato maschio riceve la circoncisione che, come il battesimo per i cristiani, costituisce l’ingresso nella comunità. Inoltre otto sono le beatitudini che Gesù elenca sul monte di Galilea.

NOVE.
Evidenzia incompletezza, mancanza, carenza ed è associato al desiderio che la Legge Mosaica condanna: non desiderare la donna degli altri (9° comandamento). Ad Abramo Dio aveva promesso di essere il patriarca (capostipite) di un grande popolo, ma l’assenza di un figlio (infatti chiama presso di sé il nipote Lot) lo rende un uomo incompleto e senza la benedizione divina (come viene considerata l’assenza di prole), ma a 99 anni dalla moglie Sara ha il figlio tanto atteso, Isacco. Ora Abramo ha cento anni, espressione di grazia e di benedizione divina. Nel Vangelo l’ora nona è l’ora in cui Gesù avverte la solitudine e teme l’abbandono da parte del Padre.

DODICI.
E’ il numero delle tribù d’Israele che discendono dai 12 figli di Giacobbe. Dodici è il numero degli Apostoli, i collaboratori stretti di Gesù. Dodici sono le ceste di cibo avanzato dopo aver sfamato cinquemila persone in rappresentanza delle dodici tribù.

QUARANTA.
Simboleggia gli anni di una generazione e di una vita, ma anche la durata di una prova. Quaranta sono gli anni passati nel deserto dopo l’esodo dall’Egitto. Quaranta sono i giorni trascorsi, dopo il battesimo nel Giordano, da Gesù nella solitudine del deserto in preparazione alla sua missione. Quaranta sono i giorni nei quali Gesù si presenta ai suoi discepoli prima dell’ascensione definitiva, a simboleggiare come di generazione in generazione Egli resterà in mezzo a noi attraverso lo Spirito Santo.

SETTANDUE.
Indica il numero delle nazioni pagane. Il numero è ottenuto moltiplicando dodici (le tribù) per quattro (le quattro parti del mondo). Tale è il numero dei primi discepoli inviati in coppia a predicare il Vangelo fuori dalla Giudea.

MILLE.
E’ il numero del tempo divino, cioè quello in cui Dio dà attuazione ai suoi progetti. Un numero alto per indicare un tempo molto lungo, fuori dalla comprensione umana.

CENTOQUARANTAQUATTROMILA.
Nell’Apocalisse è il numero dei salvati, che sembra irrisorio, ma solo per le sette catastrofiste che prendono alla lettera le Scritture (es. i Testimoni di Geova). In realtà, se consideriamo che la cifra è ottenuta moltiplicando dodici (numero delle tribù) per dodici (numero degli Apostoli che attuano il disegno di Dio manifestato loro da Gesù) per mille (il tempo in cui Dio realizza il suo progetto di salvezza), tale cifra, apparentemente esigua, racchiude in sé tutto il progetto di salvezza offerto in dono all’intera umanità
Presso gli ebrei i numeri vengono indicati anche dalle ventidue lettere del loro alfabeto (Es. 666 corrisponderebbe a Cesare Nerone) e per la scienza ebraica sono di diretta derivazione divina e quindi hanno un misterioso significato sacro. Intorno al 1000 d.C. nasce nelle comunità ebraiche spagnole e germaniche una vera e propria scienza, la Qabbalàh, come metodo di interpretazione, attraverso i numeri, della volontà divina velata e nascosta nel  testo sacro. Quando questa forma di ricerca della verità si laicizza e banalizza nasce la cabala moderna e la smorfia napoletana. Secondo l’esoterismo (dottrina riservata ai soli iniziati che ricerca la rivelazione della verità occulta) 3+4+5=12 è il perimetro del triangolo sacro che si ottiene anche da 3x4, dove il 3 è riferito al “Ternario creatore e il 4 è riferito alla creazione: un compimento del creato terrestre per mezzo dell’assunzione nell’increato Divino”. Considerando il significato delle due combinazioni di numeri che danno il 12, questo rappresenterebbe il trionfo della Chiesa militante come simboleggiato nella Bibbia e nell’Apocalisse in più punti.

Conclusione: è ovvio che certi numeri richiamino alla mente significati ed eventi, quindi acquistino un valore simbolico, ma sostenere di poter ricercare la verità attraverso combinazioni numeriche, anche più complesse e fantasiose dell’esempio citato, mi sembra francamente fuorviante. Sant’Agostino, per stroncare quest’abitudine anche di origine pagana, con efficacia era solito dire che attraverso le sacre Scritture “Dio non voleva fare dei matematici, ma semplicemente dei cristiani”.

 

                                                                                                  


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