N° 4 - Aprile 2014
L’ ASSOLUTA NOVITA’ DEL 27 APRILE 2014
di Antonio Ratti


Due papi elevati all’onore degli altari nello stesso giorno e con la medesima cerimonia rappresenta un evento solitario nella storia della Chiesa di Roma. Ma ha un suo filo logico: i due grandi personaggi sono accumunati da un ministero tutto al servizio della pace, della dignità dell’uomo contro ogni discriminazione economica, sociale, culturale, religiosa e caratterizzato dal grande impegno ecumenico.
Basta ricordare il Concilio Vaticano II, indetto per individuare il modo di “porre” la fede immutabile al mondo che cambia velocemente, l’enciclica Pacem in terris, l’istituzione della Giornata mondiale della gioventù (GMG), i 104 viaggi apostolici di papa Wojtyla, l’apertura, dopo secoli di dure incomprensioni, di un proficuo dialogo con gli Ebrei (definiti “i nostri fratelli maggiori ) e con le religioni monoteiste.

Altro grande segno di novità è il doppio nome (Giovanni-Paolo) a sottolineare con forza la dichiarata volontà di voler essere e di sentirsi sintesi e continuità dell’operato dei due papi protagonisti indiscussi del grande Concilio di apertura al mondo e di ascolto delle nuove istanze e delle tante fragilità che provengono da un mondo globalizzato,  fortemente squilibrato e diseguale nella distribuzione e nello sfruttamento delle risorse in mano ad una ristretta oligarchia politico-finanziaria, priva di ogni forma di eticità e incapace di riconoscere gli inalienabili diritti di ogni uomo, perché vocata al puro profitto.
Temi che si sono aggravati ancor più in questi ultimi anni: il dramma dei migranti, i tanti endemici conflitti etnici e ideologico-religiosi che insanguinano tutti i continenti, le cui atroci conseguenze ricadono esclusivamente sui più deboli e indifesi.
E’ cronaca quotidiana la disperazione dei troppi (anche nel nostro “ricco” Paese, dove qualcuno che conta si diletta con gli acquisti di mutande verdi o di un dispositivo di sesso che evidenziano il degrado morale raggiunto e l’indifferenza verso coloro che dovrebbero rappresentare, tutelare e amministrare con la responsabilità necessaria) rimasti senza presente e, quel che è peggio, senza futuro, tanto da costringere papa Francesco a denunciare con continuità e insistenza la globalizzazione dell’indifferenza e dello scarto, perché i poveri, che sembrano crescere in modo esponenziale, non possono più aspettare.
Non credo di essermi concesso un’impropria digressione, perché, se lor signori, locali, regionali, nazionali e mondiali, si rendessero disponibili ad accogliere un qual si voglia suggerimento dei citati Vescovi di Roma, molti dei guasti che fanno tremare e soffrire i popoli dell’intero universo si avvierebbero ad una rapida soluzione.
Finchè il bieco egocentrismo sarà il deus ex machina dell’agire umano, la svolta verso un mondo migliore rimarrà una chimera. Elevare agli onori degli altari papa Giovanni e papa Giovanni-Paolo II, oltre a significare la santità della loro vita e del loro ministero, sta a indicare, con forza per l’ennesima volta, che, senza la piena accoglienza, per i suoi risvolti etici e sociali, della legge dell’amore, ogni sforzo resterà tale nella più totale illusorietà e vacuità.
I due nuovi Santi sono lì a testimoniare la concretezza della fede che opera nella quotidianità additando il giusto percorso terreno di preparazione all’ultraterreno: infatti, senza un giusto percorso terreno, com’è possibile ipotizzare l’eternità? (principio di causa-effetto). 
L’uomo moderno sembra incapace di andare oltre una visione minimalista della vita che si esaurisce nel breve periodo: la santificazione di protagonisti che hanno fatto della fede un corposo strumento atto a indicare i corretti comportamenti al fine di dare un senso compiuto all’esistenza, si spera, possa raffigurare un tangibile esempio per invertire l’attuale tendenza negativa.

Dopo l’abbraccio tanto affettuoso e sorridente avvenuto nella basilica di S. Pietro il 22 febbraio, prima della celebrazione di ordinazione dei nuovi 19 cardinali, tra papa Francesco e papa Benedetto, sta trapelando, tra una speranza e una certezza, che i due Papi si possano ritrovare in piazza San Pietro a concelebrare la canonizzazione di due Papi. “E’ roba da fiato sospeso”, suggerisce don A. Mazzi: inimmaginabile fino a ieri, ma il 27 aprile auspicabile e possibile, conoscendo la capacità di entrambi di stupirci per i loro gesti arditi, poichè fuori dalla normalità cui eravamo abituati.
La vitalità della Chiesa di Roma ha ripreso a correre: impariamo a interiorizzare questi eventi, per ora, così unici e straordinari che spiegano come la Chiesa di Roma, da duemila e più anni, sappia rinnovarsi e farsi trovare sempre pronta con il suo magistero a indicare all’uomo le giuste soluzioni per le inderogabili esigenze dell’anima e del corpo.

                                                                                                         



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