N° 4 - Aprile 2014
Spiritualità

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  Santa Teresa di Gesù da Avila (3)
di Angelo Brizzi



La Santa della Riforma carmelitana

 

La grata è di legno massello divisa da un listello verticale; è buia, un panno nero, dall’interno, impedisce di vedere oltre; lì il silenzio è totale, i rumori della strada arrivano ovattati. Guardo l’orologio: è trascorsa una mezz’ora da quando la suora ha chiuso il portone alle mie spalle. Come d’incanto, senza alcun rumore, la parte interna della grata si apre e due suore sorridenti mi salutano: “Sea siempre elogiado nuestro Senor Jesus Cristo!”. Rispondo: “Siempre”.
Prendono posto su una panca; la più giovane è sui cinquant’anni, l’altra molto più anziana. Dopo le presentazioni quest’ultima appoggia il mento sulle mani posate sul pomo di un bastone che tiene eretto tra le ginocchia, in silenzio mi guarda con un’espressione estranea al colloquio tra me e la sua consorella, la madre Priora del monastero.
In primis la Priora mi fa alcune domande sul mio conto: da dove vengo, cosa conosco del Carmelo e come mai mi trovo in Spagna e in particolare qui a Segovia. Esaudisco la sua curiosità mentre l’altra, sempre mantenendo la sua posizione, nelle pause di silenzio mi pone sempre la stessa domanda: “Da que pais llega ella?” (da quale paese viene lei?). E alla mia solita risposta “dall’Italia”, scambiava un’occhiata ammiccante sottolineata da un sorriso d’intesa con la Madre, prima di riprendere la sua posizione sul pomo del bastone. Chiedo quindi alla Priora qualche nozione storica sul monastero.
“Lei già sa quale fu il nostro primo convento; ancora oggi si trova in via Daoiz, questo è il secondo ma unico in Segovia fondato dalla nostra riformatrice, S. Teresa.
In Calle Daoiz Teresa con quattro sorelle vi rimase sei mesi in attesa di trovare una casa più adeguata alla vita monastica; vi entrò il 19 marzo del 1574 affidandosi alla protezione di S. Giuseppe, poi intitolò sempre a quel Santo questa, appena ne prese possesso, lasciando così Calle de Al Muzara (nome di via Daoiz al tempo di Teresa) il 27 settembre 1574, e da quattro secoli questa è la nostra casa.
Questa grata che divide la foresteria dalla zona di clausura è la stessa dal giorno che fu inaugurato il convento”. Chiedo alla suora cosa restava di Santa Teresa, di suo uso, nel convento. “Diverse cose: oltre ai ricami usuali ci sono tovaglie di varie misure per gli altari, la sua cella trasformata in oratorio, il romitorio ove si inginocchiava in preghiera davanti alla statua di San Giuseppe, ancora lì, il comunicatorio attraverso il quale la Santa riceveva l’Eucaristia, una panca in legno sua preferita per il ricamo e il cucito; inoltre, nel giardino, custodiamo, come una reliquia, un lavatoio in pietra che lei usava spesso”.
Il breve silenzio lo interrompe l’anziana suora con la solita domanda per me, poi la Madre riprende: “La invito a fare un giro turistico per alcune strade che sicuramente ha percorso Santa Teresa la sera del giorno che arrivò qui a Segovia.
Vi entrò dalla parte del Calvario, luogo dove ci sono croci a ricordo della morte di nostro Signore; da lì si può ammirare il panorama della città con la veduta del grande acueducto romano; Madre Teresa, con la sua comitiva, passò sotto le mura della cattedrale e a quelle dell’Alcazar (palazzo reale); poi senz’altro percorse la Calle S. Francisco; trovandosi lì  di sera che era quasi buio, la Madre di certo si fermò, dopo la chiesa di S. Millan, in una venta de aciete denominata la meson del aciete, per acquistare l’olio per le lampade.
Guardo l’orologio: ya son las tres de la tarde, il colloquio è durato quasi un’ora. La madre Priora si alza seguita dalla consorella e da me: è tempo del commiato e dei saluti, però la curiosità mi spinge a rivolgere una domanda alla Priora: “Madre, si el tiempo lo permite, le pongo una postrera pregunta”. “Seguro, que sì, mi risponde, “la escucho de buena gana!”. “Mi piacerebbe sapere perché la consorella mi ha chiesto per diverse volte da che paese provengo”. L’anziana suora, con un cenno della mano verso la Madre, si scusa dicendo: “Nosotras le rogamos perdon a usted por la sonrisa y la pregunta, péro es la primera ves que escuchamos un italiano que abla espanol como un potugues!”. Una bella risata ci unisce tutt’e tre, io ho partecipato senza sapere se ciò che ha detto era un complimento o una critica.
Lascio Segovia e riprendo il viaggio verso Caravaca: lì mi attendono due blocchi di marmo per l’Italia, marmol gris Cehegin. Chissà se lì, a Caravaca, un giorno avrò un po’ di tempo per seguire le frecce indicanti Casa Carmelo e l’invito del cippo che sorregge la croce di Cristo con una targa che dice “Vera Croce”, invita i viandanti a porgerle un saluto.
Croce venerata in Caravaca nel santuario sorto dentro il castello moresco: storia o leggenda?

                                                                                                                     


                                                                                                                     




  DAL SANTUARIO
di P. Mario Villafuerte, fmm.



 

“…Il 21 maggio il Card. Maffi, dopo aver pontificato e recitato una delle sue più brillanti omelie, compì l’augusto rito dell’incoronazione alla presenza degli intervenuti prelati nell’affollato tempio. Dopo altri due giorni di funzioni pontificali, nella domenica 24 maggio, si ebbe il degno coronamento delle feste.
L’addobbo sontuoso e l’illuminazione del santuario, la scelta musica vocale e strumentale, lo splendore delle funzioni, tutto concorse a rendere veramente solenne la festeggiata incoronazione.
Straordinario fu il concorso dei fedeli, senza che nessun spiacevole incidente sorgesse a turbarlo; e il cielo stesso, quasi un segno del favore della Vergine, arrise alle turbe devote col suo più bel sereno nei quattro giorni delle feste, precedute invece e subito seguite da giorni torbidi e piovosi.
Fu insomma l’incoronazione un vero trionfo della Vergine del Mirteto a salutare risveglio e incremento della sua devozione”.
Conclude così don Pesce il suo racconto sui giorni dell’incoronazione della Madonna del Mirteto e a me pare che non ci sia modo migliore per augurare che anche i festeggiamenti del Centenario possano risvegliare, prima di tutto, negli ortonovesi e poi in tutti i devoti della Madonna, la fede in Gesù Cristo, l’amore alla Sua Madre e l’adesione fedele alla Chiesa.
Nel mese scorso vi avevo parlato del Comitato che si è formato per meglio preparare i festeggiamenti del Centenario (i nominativi li trovate alla fine di questo articolo) e, infatti, detto Comitato sta già lavorando in un ricco programma per il mese di maggio che verrà preceduto da una “Peregrinatio Mariae” cioè, si è pensato di portare alle parrocchie della vallata lo Stendardo del santuario che tiene impresso l’immagine della Madonna, a modo di coinvolgere le comunità parrocchiali in questo evento straordinario che, certamente, non interessa unicamente agli abitanti di Ortonovo paese, ma a tutti i fedeli delle parrocchie del Comune e oltre.
Le parrocchie che visiteremo sono le seguenti: Ss.ma Annunziata, Casano Alto (22 aprile); S. Giuseppe, Casano (23 aprile); S. Isidoro, Fiumaretta (24 aprile); Maria Ausiliatrice, Isola (26 aprile); Preziosissimo Sangue, Luni (27 aprile); S. Pietro apostolo, Luni Mare (28 aprile); Santi Filippo e Giacomo, Nicola (29 aprile) e S. Vincenzo martire, Ameglia (30 aprile).
Nel ringraziare le persone del Comitato che con vero amore alla Madonna e al suo Santuario stanno danno il meglio di lorostessi, vi porto a conoscenza i loro nominativi: Beggi Carla, Puccianti Tatiana, Andreani Tarcisio, Bruschi Renato, Cavirani Agostino, Gentili Elio, Pedroni Walter.

 Ho chiesto anche la collaborazione della Proloco del paese e dell’AVIS Comunale e Provinciale.

A tutti voi lettori, auguro una Santa Pasqua!

                                                                                    


  Il re ebbe pietà di lui, cancellò il suo debito e lo lasciò andare
di Un’assidua lettrice



“…Il re ebbe pietà di lui, cancellò il suo debito e lo lasciò andare”

Questa frase meravigliosa di Matteo (18-27) è quello che succede ad ognuno di noi quando, dopo esserci messi in discussione rivoluzionandoci interiormente, corriamo dalle persone più importanti della terra (dai nostri sacerdoti per confessarci) perché abbiamo riconosciuto i nostri peccati e vogliamo riallacciare la nostra personale Alleanza con Colui che ci ha creato. E tramite queste persone speciali Gli chiediamo perdono e ci impegniamo a continuare il nostro cammino con Lui seguendo il suo Vangelo e non il nostro tornaconto. Più ci “puliamo” e più riempiamo il nostro cuore del suo Amore e, con il suo aiuto e la preghiera, piano piano arriviamo a essere in grado di perdonare anche noi coloro che ci hanno ferito e fatto soffrire. Ecco quindi la cosa più bella: siamo diventati misericordiosi! Riusciamo ora a sentire quella gioia e pace che solo Lui ci può donare e veramente riusciamo a capire che Lui ci è sempre stato accanto dall’inizio della nostra vita: eravamo noi che non lo volevamo incontrare e “aprire quella benedetta porta”.
Non dobbiamo comportarci come il servo crudele, ipocrita e incoerente, che non ha avuto pietà dell’altro: lui ha ricevuto il perdono ma non perdona e viene quindi messo in prigione (il purgatorio) fino a quando non avrà pagato tutto il debito (ricordiamoci che Dio, fino a quando siamo sulla terra, con ognuno di noi è misericordioso, dopo con ognuno di noi sarà Giusto). Quando riusciamo a perdonare completamente, riusciamo a capire quanto l’Altro era ed è importante per la nostra vera pace. Quindi, quando riceviamo l’Eucaristia, dobbiamo sentirci veramente in comunione con tutti gli altri, nostri fratelli, e sarà perciò più facile per noi tutti perdonare l’altro se ci sono stati malintesi, incomprensioni, rancori… Se riusciremo a mettere in pratica il Vangelo di Gesù, arriveremo sicuramente a vivere quella comunione che deve essere tra veri cristiani: nelle nostre famiglie, nelle comunità parrocchiali, nella associazioni…
Dobbiamo ringraziare il nostro intercessore, Giovanni Paolo II, che ha voluto inserire nel Calendario Liturgico la festa della Divina Misericordia; questa festa però non deve essere vissuta solo la domenica dopo la Pasqua, ma ogni giorno, poiché non c’è nessuno tra noi che ogni giorno non debba confidare nella misericordia del Signore Gesù che, conoscendo le nostre debolezze, è apparso nel 1931 a suor Faustina Kowalska, affidandole il Messaggio della Divina Misericordia.

Buona conversione quotidiana e Buona Pasqua a tutti.

                                                                                                        


  Come i discepoli di Emmaus
di Doretto




Mercoledì 20 marzo 2014.   Fuori c’è il sole, e tanta luce! Il pomeriggio ecco un regalo speciale. Mi vengono a trovare la Federica e la Ottavia: è stato un paradiso! Abbiamo parlato di Gesù, di Maria, di Giuseppe (ieri era la sua festa). Ma Giuseppe, come è morto? Dov’è sepolto? Detto tra noi: secondo noi Giuseppe è stato assunto in cielo come Maria! Non è un dogma, ma domani chissà? Ad un certo punto la Fede esclama: “Ma non ci rendiamo conto di cosa stiamo parlando? Pensare a queste cose ora e parlarne qui, a Isola di Ortonovo!
Abbiamo sorriso. Gesù, questa è un’altra Tua carezza! Ed era evidente che Tu eri in mezzo a noi, perché il cuore ci scoppiava dalla gioia. E allora mi sono venuti alla mente i discepoli di Emmaus, quando lungo il viaggio da Gerusalemme a Emmaus si affiancò a loro uno sconosciuto e li informò che Gesù era risorto. Era Lui, ma non lo riconobbero. Però la sera, quando dietro loro richiesta (stupende quelle parole “resta con noi, perché si fa sera…”) si fermò a mangiare con loro e spezzò il pane, allora lo riconobbero. E poi commentarono: “Ma non ci scoppiava il cuore dalla gioia, quando lungo il viaggio Lui era con noi?”.
Proprio Lui, il Risorto, in mezzo a loro! E ho pensato: ecco, proprio Lui, il Risorto, oggi era in mezzo a noi per via della sua promessa: “Dove due o più saranno uniti nel mio nome, io sarò in mezzo a loro”. E Gesù è fedele: sì, Lui era in mezzo a noi, e la prova era che mentre parlavamo di Lui, di Maria, di Giuseppe, ci scoppiava il cuore dalla gioia: ecco la Pasqua!
La Pasqua cade sempre di domenica. E la domenica, per noi cristiani,  è sempre Pasqua! Ma è anche Pasqua quando portiamo Gesù nel nostro cuore. E’ sempre Pasqua quando ci riuniamo in chiesa e insieme al sacerdote celebriamo la Santa Messa e dopo esserci nutriti del Corpo di Gesù, l’Eucaristia, usciamo nel mondo e portiamo la nostra gioia agli altri, e vorremmo gridare a tutti che Gesù è veramente risorto, non ci ha lasciati soli, ma è rimasto con noi, cammina insieme a noi come con i discepoli di Emmaus. E quando Lui è con noi è gioia grande e nulla ci fa più paura. Lui ha vinto le tenebre; Lui ha vinto il mondo; ha vinto le malattie; Lui ha vinto la morte!
Cari lettori, è con questi pensieri che ho nel cuore che auguro a tutti voi e alle vostre famiglie una buona e santa Pasqua. Una vera Pasqua, piena di gioia, piena di Lui, il Risorto!

                                                                                                    


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