N° 4 - Aprile 2014
Storie dei lettori
  DA LUNI MARE
di Paola G. Vitale




1 marzo 1984 (trent’anni di storia)

Nella foto dell’inaugurazione dei locali annessi all’erigenda chiesa di Luni Mare, don Angelo de Mattei, già mancato da 24 anni, celebrava la Santa Messa, e noi fedeli, in piedi sul cemento della fondazione, partecipavamo commossi. Tra la folla ho riconosciuto la mia testa, anche se la mia partecipazione attiva era cominciata molto prima, nell’anno 1976, assieme alla signora Ida, in un locale che aveva ospitato l’asilo per i piccoli, poi ceduto per la celebrazione della Santa Messa e dove ho iniziato la mia storia di catechista anche per i miei bambini che nel 1977 hanno ricevuto la Prima Comunione nella chiesa di S. Eutichiano a Marinella.
Tutto ciò che è in quel locale (la nostra chiesa) lungo trenta metri, ad arco, e largo cinque, è stato donato da benefattori che si sono susseguiti, a cominciare dalla signora Isola di Villanova d’Arda, che al momento della pensione donò una grossa cifra, seguita da amici e da tante famiglie che qui venivano per la vacanza sul mare. Sempre si sono susseguite queste opere di amore verso la Chiesa, che ancora non c’è come edificio, ma è presente nel cuore di tanti abitanti di Luni Mare, residenti oppure proprietari di case per le vacanze o per l’aria salubre.
Don Ludovico poi ci aveva dato la dignità della stanzetta in legno e dei mobili fatti appositamente costruire, Insomma, tra alterne vicende, l’ultimo anno è stato confortato dalle tre Sante Messe feriali del giovane don Roberto, ora trasferito a Romito Magra.

            Scenda ora lo Spirito Santo e il dono della cappella!

                                                                                             

Una giornata eccezionale!

Oggi, 14 febbraio, la Chiesa ricorda i Santi Cirillo e Metodio, grandi per il bene della Chiesa, inoltre è San Valentino, festa degli innamorati, e oltre 25.000 coppie di fidanzati sono in piazza S. Pietro, in udienza dal Papa. C’è un bel sole che allarga il cuore nell’aria ancora fresca ed io sono piena di gioia perché sono in armonia con mio marito e inoltre ho ricevuto un gradito miracolo da San Francesco, patrono d’Italia.
Dopo la preghiera, stavo uscendo dal nostro archetto-chiesa e ho udito un piccolo fracasso. Alzando gli occhi ho visto cadere alcune strisce di rifinitura dalla finestrella superiore che dà luce tra i due lampadari di don Angelo de Mattei. C’era un uccellino tutto solo, inferiormente color arancio chiaro, che sbatteva nella plastica nel tentativo vano di uscire da lì, da dove vedeva il cielo. Sono caduta in ginocchio, un po’ spaventata, e ho invocato di nuovo San Francesco d’Assisi, come mi era capitato qualche anno fa. L’ho supplicato: “Santo Francesco, ti supplico, fai scendere l’uccellino e fallo uscire dalla porta!”. Così è stato, subito, ed io commossa ho ringraziato San Francesco. Deo gratias.

 

1° marzo a Le Grazie
Sabato 1° marzo, senza il nostro vescovo Luigi Ernesto, assente per maggiore impegno, ci siamo recati in pellegrinaggio al santuario della Madonna delle Grazie, sempre compatti e numerosi, nonostante la pioggia insistente. Sfilando per la via della bella cittadina che costeggia un ampio e sinuoso golfo, abbiamo pregato il Santo Rosario guidati dai sacerdoti e seminaristi e preceduti, come sempre, dalle Confraternite. La croce dorata di Cristo apriva il cammino sorretta da un giovane che pareva non avvertire la pioggia, sotto tanta Presenza.
La chiesa, bella e ricca nella sua architettura, è sicuramente dedicata alla passione e morte in croce di nostro Signore, tanto che all’ingresso della sacrestia una statua della Madonna trafitta da spada, posta sotto una grande croce con Gesù, colpisce veramente al cuore e induce al vero raccoglimento nella fede. Nonostante la chiesa fosse gremita, è stata possibile la Santa Confessione e, quindi, la Comunione Eucaristica.
Il richiamo a vivere alla presenza di Cristo, sempre in confidente abbandono, è stato l’argomento forte dell’omelia del vicario generale, mons. Enrico Nuti. Cerchiamo di tenerlo sempre presente.
Ringraziando tutti, un forte invito alla prossima mattinata di preghiera insieme!

 

                                                                                            


  In ricordo del Preside Prof. Giuseppe Franciosi
di La comunità di Casano




La comunità di Casano rinnova le più sentite condoglianze ai familiari del caro prof. Giuseppe e assicura che non dimenticherà mai il “suo” preside, uomo buono e stimato che ha dedicato la vita ai suoi ragazzi di numerose generazioni.

            Negli ultimi anni egli ha speso parecchie energie nel dar vita e poi collaborare al bollettino interparrocchiale “Il Sentiero”. E’ parso giusto, perciò, elargire, in sua memoria, una piccola somma per aiutare a garantire la continuità al nostro giornalino.

            Assicurando le preghiere e il ricordo di tutti, vi siamo vicini certi che egli ha raggiunto la Casa del Padre ed anche la sua amata Giulia.



  Lettera a Gesù
di Giuliana Rossini



Caro Gesù, Ti invio queste righe in controtendenza rispetto alle normali abitudini, per metterti al corrente di una proposta che vorrei fare. Di solito le missive a Te vengono inoltrate a Natale per chiedere regali o manifestarti buoni propositi. Io invece Ti scrivo in quaresima, periodo di riflessione, conversione e di incontro con Te, perché vorrei che si verificasse un cambiamento di rotta nel nostro modo di pensare e vedere le cose.
Come ben sai, mi è già capitato di manifestare un certo fastidio, che intendo ora ribadire, per come vengono comunicate a raffica notizie, che definire disastrose è troppo poco, dal mezzo televisivo. Tu mi potresti rispondere che se siamo subissati da veri e propri bollettini di guerra è perché noi uomini procuriamo il “materiale” di cui essi sono infarciti. Sì, certo, ma come dice anche il noto detto “est modus in rebus”,  c’è modo e modo di usare gli strumenti di comunicazione e di riferire gli avvenimenti. Non vorrei essere fraintesa e passare come una che demonizzi i cosiddetti media.
Sei Tu, Gesù, che ci hai dato i talenti, l’intelligenza e la volontà per raggiungere certi traguardi ed è giusto che l’uomo non li sotterri, ma li utilizzi per cercare di migliorare la propria condizione. La televisione ha il grande merito di avvicinare tutti i popoli del mondo, facendoci vedere cose di cui la maggioranza di noi non avrebbe neppure sospettato l’esistenza, di arricchire il nostro bagaglio culturale tenendoci informati su una grande quantità di avvenimenti, senza trascurare la compagnia che può tenere alle persone sole. Però ritengo, come spesso accade, che le cose ci siano sfuggite di mano. Capita che la scienza faccia passi da gigante nel compiere scoperte utili all’umanità, ma l’etica, che ne dovrebbe regolare l’uso, non sia all’altezza della situazione, anzi venga tranquillamente accantonata, perché ci insuperbiamo credendoci degli dei, dimenticando la nostra piccolezza e che Tu solo sei il vero Maestro. Così non siamo in grado di capire e analizzare la grande portata (dis) educativa del mezzo in questione. Mi verrebbe da domandarti (ma so bene che non sei Tu il responsabile): chi ha deciso che informare sia sciorinare quantità a dismisura di cattive notizie, senza tenere conto di ciò che di buono l’uomo, fatto a immagine e somiglianza di Dio e reso Suo figlio da Te, normalmente compie? Perché non affiancare al negativo (che purtroppo esiste) qualche buona notizia? Perché non ci si rende conto dell’effetto deleterio che il racconto esasperato del male può avere, specialmente sui giovani che possono perdere la speranza e ritenere che non valga la pena di impegnarsi a migliorare le cose, tanto va tutto a rotoli?

Caro Gesù, Tu ci hai insegnato che togliere la speranza, specialmente ai più piccoli, è un delitto che merita il Tuo castigo. Proprio qualche domenica fa, Tu, in Galilea, seduto sulla montagna, mentre ammaestravi le folle, ci dicevi che sarebbe stato meglio cavarci l’occhio destro e tagliarci la mano destra piuttosto che dare con essi motivo di scandalo. E’ per ciò che oso esternare questi pensieri, anche perché sono convinta che essi esprimano un comune sentire, che la maggioranza delle persone ne abbia abbastanza del male per il male e desideri invece che il bene, che c’è intorno a noi, esca in superficie e sia messo in evidenza. So bene tuttavia che i “signori” dell’informazione sono interessati solo dall’”audience” che ottengono i loro programmi e che occorra ben altro per scuoterli e far loro mutare atteggiamento. Ma Tu ci ami di un amore senza misura e ci mostri anche che nulla è impossibile a Te se siamo disposti ad accogliere e mettere in pratica la Tua volontà.
Ed ecco allora la proposta: perché non incominciare noi, dal nostro bollettino, con testimonianze di storie autentiche e positive? Sono certa che la Redazione de “Il Sentiero” approverà l’idea di abbracciare un nuovo tipo di informazione che pubblichi quello che di buono e bello accade ogni giorno intorno a noi e che bisogna imparare a vedere guardando la realtà con occhi nuovi, cioè, Gesù, con i Tuoi occhi. A dire il vero il nostro bollettino interparrocchiale ha già nel suo DNA la predisposizione ad accogliere il positivo, si tratta solo di fare un passettino in più.

Tu, Gesù, Figlio di Dio, sei venuto sulla terra a morire per noi per amore e così ci hai rivelato che Dio è Amore (non poteva esserci amore più grande di quello del Padre che dona il Figlio e di quello del Figlio che dà la vita per i fratelli). Dio Padre ci ha amati per primo, quando noi eravamo ancora nel peccato ed ha amato tutti, facendo splendere il sole e cadere la pioggia sui buoni e cattivi, sui giusti e gli ingiusti. Anche noi dobbiamo amarci così, creando tra noi rapporti nuovi, ad immagine di quelli esistenti tra Te, il Padre e Spirito Santo, considerando l’altro come un fratello da amare e servire e non da strumentalizzare e scandalizzare. Solo così vivremo realmente la Pasqua in pienezza.

         Buone Feste a tutti.



  DIARIO
di Walter





Iniziando a scrivere queste mie riflessioni non posso non ricordare, a un mese dalla sua scomparsa, il caro prof. Giuseppe Franciosi, il “preside”. Questa è sempre stata la sua rubrica, il suo “diario”, per far sapere ai lettori le cose che normalmente succedono nelle nostre comunità parrocchiali. Era questo, mi diceva, il principale impegno di questo nostro bollettino. Ed io, dopo la sua rinuncia, mi sono sentito in dovere di continuare questo suo desiderio, anche se non sono certamente in grado di eguagliare la sua particolare chiarezza nel raccontare i fatti da lui vissuti. Cerco soltanto di mettere in pratica ciò che da lui ho imparato.

 

Sabato 1° marzo  

Oggi, col pellegrinaggio mariano del primo sabato del mese siamo andati al Santuario delle Grazie (Portovenere). Ma di questo ne parla la Paola in altra pagina.

 

Martedì 11 marzo

Oggi è venuto quassù, a Ortonovo, il tecnico della Gestetner per portarmi una confezione di inchiostro e per ritirare il saldo del nuovo ciclostile. Quando avevamo deciso di sostituire quello vecchio eravamo tutti in pensiero (il Preside invece in questi casi era sempre fiducioso, diceva che quello economico era l’ultimo dei problemi): un po’ di soldi in cassa c’erano, ma ne mancavano ancora tanti per coprire la spesa totale. Ma con l’appello a voi lettori e alle parrocchie siamo riusciti in meno che ce l’aspettassimo a saldare il debito. Certo, ora siamo proprio a zero, quindi vi invitiamo a continuare il vostro generoso sostegno a questa pubblicazione.

 

Giovedì 13 marzo

Questa sera l’ora di adorazione interparrocchiale per le vocazioni si svolge nella chiesa di S. Giuseppe, a Casano. La chiesa è calda e ben illuminata, le panche sono tutte piene. Nel vedere questo mi viene in mente quello che sempre mi dice don Rossetti, quando lo sento al telefono. Ogni volta mi ripete che lui non sa capacitarsi di quanto siano cambiate le nostre comunità. Quando era parroco lui, qui a Casano, oltre 50 anni fa, non si sarebbe mai sognato di riempire la chiesa per un’adorazione, o i pellegrinaggi del primo sabato e altre cose che noi ora facciamo. Certo, si potrebbe fare anche di più, ma non mettiamo limiti alla Provvidenza e continuiamo nelle nostre preghiere, il Signore saprà certamente ricompensarci.

 

Domenica 23 marzo

Oggi alla Santa Messa delle ore 11, al Santuario, il parroco, padre Mario ci ha incantati (almeno me e alcuni altri che me l’hanno detto) col commento al Vangelo che raccontava del colloquio di Gesù con la Samaritana. Già giovedì scorso, la sera, nella “cripta” al centro del paese, nella consueta ora di adorazione con l’inserimento della Lectio Divina, per una buona mezz’ora ci aveva intrattenuti su questo argomento. Oggi pensavo che sarebbe stata una ripetizione, invece in altri venti minuti ha reso ancora più completo il commento (anche se è pur vero che non  si finirebbe mai di discernere sui racconti del Vangelo).  E, come ho già detto un’altra volta,  il segreto sta proprio nella “Lectio”: leggere qualche giorno prima la Parola e meditarla ci fa gustare meglio, poi, l’ascolto della domenica.

 

Martedì 25 marzo

Oggi si celebra la festa della Santissima Annunziata e nella frazione di Annunziata il diacono Agostino col parroco, padre Mario, hanno programmato per le ore 11 la Santa Messa solenne. A presiedere la celebrazione c’è il Rettore del seminario, don Franco Pagano, concelebrano i padri Mario e Onildo, il vicario don Andrea, don Roberto Poletti (anche se trasferito a Romito, quando può partecipa ai nostri incontri) e il “padrone di casa”, Agostino. Enzo alla pianola (che lo fa un po’ tribolare) accompagna i canti. La piccola chiesa, nonostante il giorno feriale è piena di fedeli giunti da diverse parrocchie. L’omelia di don Franco è naturalmente incentrata sul messaggio dell’angelo a Maria, ma più che il contenuto mi colpisce il modo con cui il Rettore comunica (e questo l’ho notato anche all’Adorazione in seminario e anche quando riceve le confessioni in occasione dei pellegrinaggi mariani). Egli, infatti, quando parla riesce sempre a trasmettere gioia, e non è certamente cosa facile; ha sempre il sorriso sulle labbra e i suoi concetti anche se importanti e problematici sfociano sempre in sano ottimismo.  Nella Santa Messa è stata ricordata la defunta Aldemara, moglie del diacono, scomparsa recentemente.

            A voi tutti, cari lettori, auguro di cuore una serena e Santa Pasqua!

                                                                                                                


  Una Pasqua a ritroso nel tempo.
di Marta




Il vestitino era pronto da tempo: la zia cuciva per noi nipotini gli abiti nuovi perché il giorno di Pasqua tutto doveva essere rinnovato. Mi piacevano il pensiero e l’attesa dell’evento. Durante la quaresima gli adulti facevano voti e preghiere al Signore, noi bambini dovevamo rinunciare a qualcosa (dolci, giochi…) o promettere di essere più ubbidienti e disponibili con tutti, e questo ci procurava un certo sacrificio. Il Venerdì Santo era il giorno più triste. La sera, verso il crepuscolo, cominciavano a preparare i grandi fuochi. “Perché mamma si fanno i fuochi?”, domandavo. “Per illuminare il percorso del Signore sotto la croce”, mi rispondeva lei. La processione con grande folla si snodava per il paese con canti e preghiere e il suono della ràrà rappresentava il clamore della folla e il pianto della gente per la passione di Gesù.
Nella testolina di noi piccoli veniva da pensare: “Perché gli uomini sono così cattivi con Gesù che non aveva fatto nulla di male?”. La paura e lo sgomento ci prendeva alla gola sfociando in un pianto dirotto.

Il Sabato santo era il giorno di attesa e la veglia. Poi ecco che tutte le campane suonavano a distesa annunciando la lieta notizia: Gesù è risorto! Allora tutti noi bambini correvamo nei prati, negli orti, campi e giardini esultando e cantando e, subito dopo, a risciacquarci la faccia, senza asciugarla, per essere certi di purificarci. Poi la domenica, il giorno di Pasqua. Non stavo ferma un momento; il vestitino nuovo era pronto sul mio letto, era molto bello, color fragola, di tessuto fru-fru, ricco di arricciature sulle spalle e nella gonna; il colletto bianco di millerighe con la trina tutt’attorno e un grande fiocco lo chiudeva sotto il mio collo (anche se mi strusciava sotto il mento, non mi importava niente); pure il fiocco che la mamma mi aveva messo in testa era molto grande e bello; le scarpine erano di vernice nera, i calzettoni bianchi. Tutti eravamo pronti e tutti a nuovo. Io guardavo mio fratello che per l’occasione lo avevano pettinato con la riga e tanta brillantina e, sebbene avesse già dodici anni, portava i calzoni corti.
La chiesa il giorno di Pasqua era sempre gremita. Anche chi non frequentava spesso, quel giorno faceva l’impossibile per non mancare ed erano molto attenti alla cerimonia. Poi fuori, sul sagrato, tutti sorridenti ed esultanti ci scambiavamo gli auguri, anche con persone alle quali durante l’anno, per strada, non facevamo assolutamente caso. Noi piccoli, invece, pensavamo alle cose buone che avremmo mangiato quel giorno e: nell’uovo che sorpresa ci sarà? Da maschio o da femmina? Ma ritornando alla realtà del momento si gioiva pure noi, perché Gesù era risorto  Buona Pasqua a tutti!

 

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