N° 4 - Aprile 2018
Spiritualità
  Dal DIARIO di un PELLEGRINO
di Gualtiero Sollazzi



                                   LA STRADA, LA NOTTE, LA MENSA

Gesù percorre le strade della Palestina per seminare parole di vita, per ascoltare il grido dei poveri, operare segni. L’ultimo tratto, sarà verso Gerusalemme, dove verrà crocefisso.
Risorto, si metterà di nuovo in strada, verso Emmaus, per risvegliare la fede di quegli “stolti e tardi di cuore” e poi, a tavola, farsi riconoscere quando “prese il pane”…
Il Signore, alla sera, fa sosta; cancella molte volte il riposo, per pregare nella notte.
Chissà l’intensità del dialogo col Padre. Quanti volti saranno passati davanti ai suoi occhi.
Forse anche il mio, il tuo. E la preghiera del Figlio, avrà abbracciato in anticipo, il nostro futuro esistere.
Non esiterà il Maestro a mettersi a tavola se invitato. E’ lo Sposo e non si sottrae alla festa.
Il ‘mangione e beone’ secondo la sprezzante definizione di chi non lo amava, approfitta di quel sedersi con “ pubblicani e peccatori” per colmare quei cuori di misericordia.
E all’ultima tavola, nella ‘stanza superiore’, la cena avrà al centro, il Corpo immolato e il Sangue sparso.
Con un invito che permane da quella sera: Prendete, mangiate bevetene tutti.

Questi “momenti” il discepolo li rivive.

Andrà sulla strada, per seminare vangelo. Nella notte del mondo, leverà le braccia perché tante lacrime siano asciugate.  E non esiterà a imbandire mense dove l’umile e il povero siederanno come dei re.


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  LA GIOIA DEL CRISTIANO
di Giuliana Rossini



Il freddo e la pioggia incessante degli ultimi tempi ci hanno impedito di accorgerci che la primavera si avvicinava a grandi passi, con tutte le cose belle che porta con sé la rinascita della natura. Ma un grande evento non avrebbe potuto passare sotto silenzio: l’approssimarsi della Pasqua, la festa più luminosa e significativa dell’anno liturgico che ci ricorda la passione, morte e resurrezione di Cristo. Sì, il giorno dopo il sabato, Gesù è veramente risorto! Dice San Paolo: se Cristo non fosse risorto vana sarebbe la nostra fede. Questa certezza è la grande notizia, la gioia del cristiano, il nucleo centrale della nostra fede. Gesù risorto è il Dio dei viventi, colui che ha vinto la morte per sempre e ci assicura la vita eterna: “Egli dà la vita a chi vuole…” (Gv 5,21). Non esiste niente che si possa paragonare a questa verità che ha un senso non solo per l’altro vita, ma anche qui e ora, perché Gesù salvandoci con la sua morte, ci ha resi suoi fratelli, figli dello stesso Padre, il quale ama ciascuno di noi immensamente. “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui, non vada perduto, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16). Queste parole dell’apostolo prediletto, che la liturgia ci propone a ridosso della Pasqua, mettono le ali.
Si tratta di un amore smisurato, di cui non ne esiste uno più grande (un Dio che dà la vita per le sue creature) ci rassicura e ci fa superare ogni difficoltà.
Per questo il cristiano non può non essere nella gioia, il sorriso deve essere il suo distintivo e deve comunicare, a chi gli passa accanto, la certezza di essere amato dal Padre. Talvolta, e magari con ragione, si sente qualcuno lamentarsi che la chiesa non ha saputo tenere il passo coi tempi, che i giovani (tanti purtroppo!) sono lontani, non conoscono Dio e lo hanno soppiantato con altri idoli. È vero. Ma in realtà la chiesa siamo tutti noi.
Il Concilio Vaticano secondo ha messo autorevolmente in rilievo che i laici, oggi, sono chiamati ad essere protagonisti all’interno delle varie realtà ecclesiali, veri e propri evangelizzatori, si potrebbe dire locomotive e non vagoni al traino.

Però cosa facciamo noi, cosa faccio io per essere una vera testimone? Sono capace di comunicare la mia gioia di essere cristiana, il mio stupore nel constatare l’amore di Dio nei miei confronti, anche quando tutto sembra andare storto, la meraviglia scaturita dall’aver incontrato una Persona, Gesù che ci dice parole di vita eterna, che mai nessun altro ha pronunciato? “Mai un uomo ha parlato così” (Gv 7,46) dissero le guardie ai farisei per giustificare il fatto di non essere riusciti ad arrestarlo, perché affascinati da Lui.

Allora, forse, i giovani potrebbero essere invogliati a “venire a vedere”, a conoscere le ragioni della nostra gioia e attratti verso uno stile di vita non banale, ma fatto di slanci generosi e di valori veri.
In realtà, spesso, essi vedono cristiani tristi e scontenti. La vita di tutti i giorni, lo sappiamo, non è esente da dolori grandi e piccoli: lutti, malattie, difficoltà economiche, profonde fratture familiari… ma noi credenti troviamo la risposta nel dolore di Gesù, Dio fatto Uomo, che non si è sottratto alla sofferenza, ma l’ha trasformata e innalzata a strumento di salvezza per l’umanità.
La primavera appena sbocciata ci regala un mondo ricco di colori e profumi che rinasce, proprio come la Pasqua che ci ha fatto e ci fa rinascere continuamente a vita nuova, ogni volta più ricchi ed aperti ad accogliere la Parola. Lasciamoci invadere dalla bellezza della vita che si rigenera e guardiamoci intorno con occhi limpidi, certi dell’amore di Dio che, non solo ci dà la vera gioia che solo Lui può donare, ma ci cammina sempre al fianco, senza abbandonarci mai, sorreggendoci e rassicurandoci che Egli è con noi tutti i giorni fino alla fine del mondo.

Serena Pasqua a tutti!


  Santa Pasqua 2018.
di Don Renzo Cortese


Santa Pasqua 2018.

La Spezia

 

Far Pasqua è essere un atleta dalla testa ai piedi.

Far Pasqua è avere una fede lieta.

Far Pasqua è nascere nuovo ogni mattina.

Far pasqua è uscire dal letargo e darsi un fremito di vita.

Far Pasqua è temere di meno e sperare di più.

Far Pasqua è venir fuori da tutto ciò che lega e seppellisce.

Far Pasqua è pensare che la vita non va alla deriva.

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