N° 8 - Agosto-Settembre 2016
Spiritualità
  Rinunciare a quello che si possiede
di Domenico Lavaggi, prete, vostro conterraneo



Marco e Luca raccontano un incontro avuto da Gesù con un tale che,  gettandosi ai suoi piedi, chiese: "Maestro buono che devo fare per meritare la vita eterna?" e Gesù disse: "Perché mi chiami buono, nessuno è buono se non Dio". Poi dice: "Tu conosci i comandamenti - non uccidere, non commettere adulterio, non dire falsa testimonianza, onora il padre e la madre- ". Colui rispose: "Maestro, tutto ciò io l'ho fatto da sempre". Gesù lo guardò con affetto e gli disse: "Una sola cosa ti manca: lascia tutto e poi vieni e seguimi". Quello, sentendo una simile proposta impallidì e se ne andò;  aveva troppe ricchezze. Gesù lo guardò e poi disse ai discepoli: "Com' è difficile per coloro che hanno ricchezze entrare nel regno di Dio!".  I discepoli si spaventarono, ma Gesù disse loro: "È più facile per un cammello entrare nella cruna di un ago che per un ricco entrare nel regno di Dio". Ma essi sbigottiti dicevano: "Ma allora chi potrà salvarsi?". Gesù li fissò e disse:  “Agli uomini è impossibile ma non a Dio, perché tutto è possibile a Lui" era in viaggio verso Gerusalemme dove si compirà il Suo destino e dicendo a quel tale "quando avrai lasciato tutto vieni e seguimi" significa diventerai mio discepolo.
 Ma citando i comandamenti che riguardano i rapporti con gli altri e non solo con Dio, Gesù vuole dire a chi vuol diventare discepolo che non è sufficiente non commettere adulterio e non rubare (aspetto negativo), ma bisogna condividere (aspetto positivo).
Condividere con la persona che hai sposato la gioia di un amore fedele e indissolubile e condividere il pane con chi ha fame e il denaro con chi è povero; condividere l'esistenza con chi è  sofferente perché solitario, senza patria perché in un paese straniero, familiarizzare con chi è diverso per motivi naturali o per questioni di fede religiosa. Occuparsi del prossimo, dunque, è il modo per avvicinarsi a Gesù.
Ora, caro “Sentiero”, concedimi un po' di spazio perché vorrei raccontare una storia.
Io che sono vecchio e lontano dal mio paese ho tanta nostalgia della festa laica di San Rocco, con la fiera e la torta di riso e la "cocombola". La storia che voglio raccontare è la seguente: la fiera si svolge per la festa di S. Rocco; ma chi è S. Rocco? Era il figlio unico di una famiglia francese benestante che possedeva case, terreni e gioielli e alla morte dei genitori si trovò erede di tutta quella fortuna. Conoscendo il Vangelo vendette tutto e distribuì il denaro ai poveri della città e dei dintorni.  Diretto a Roma per pregare sulla tomba degli apostoli Pietro e Paolo e chiedere loro ispirazione per seguire Gesù e forse percorrendo la via Romana, chiamata Aurelia, giunse nella città di Luni ed osservò un paese collinare chiamato Nicola - la fiera di S. Rocco si sviluppa dal bivio che va da Serravalle a Nicola e termina al ponte sul Parmignola, detto ponte di S. Rocco - forse perché  andando  verso Roma  Rocco lo attraversò per recarsi a Nicola dove trovare un rifugio ed un pezzo di pane; poi proseguì per Roma che in quel tempo era devastata dalla peste e Rocco si unì ad una confraternita per assistere gli appestati.
Terminato questo servizio riprese la via del ritorno ma non per la via chiamata Aurelia, ma per la via Francigena che univa il nord Italia all’Europa  e si trovò a transitare per Piacenza, trovando alloggio in una capanna vicina al Po che serviva ai contadini per custodire gli attrezzi agricoli e come stalla. Stanco per il lungo cammino ed anche contagiato dalla febbre contratta assistendo gli appestati, si coricò sulla paglia che era sul terreno e dormì tutta la notte. Il mattino seguente, svegliandosi, vide entrare un cane con in bocca un pane che mise ai suoi piedi. Il cane apparteneva al padrone del terreno e che possedeva una villa poco distante.
Nei giorni successivi la scena si ripeté fintanto che i servi della villa videro il cane rubare il pane e uscire; così avvisarono il padrone che scese in cucina per assistere alla scena e seguì il cane che lo portò alla capanna dove Rocco giaceva sulla paglia (ecco perché nei quadri che rappresentano S. Rocco c'è sempre un cane accucciato ai suoi piedi).
Il padrone del cane e della villa capì che Rocco, non soltanto era stanco, ma anche ammalato ed allora disse ai suoi servi di andare a prenderlo e portarlo in villa; quindi chiamò il medico e lo fece curare.
Rocco decise di tornare in patria, a Montpellier, passando per Voghera, dove le guardie notturne, scambiandolo per ladro, lo arrestarono e lo denunziarono al padrone della città che lo fece mettere in prigione dove morì solo come un cane.
Mentre pensavo questo, mi sono ricordato che durante un'apparizione a Lourdes, la Madonna disse a Bernadette: "Non vi prometto di farvi felici in questo mondo ma nell' altro". E così è stato di Rocco. La Chiesa li ha dichiarati entrambi santi.  Fine della storia.
Non soltanto ho nostalgia della fiera, della torta e della "cocombola", ma quando viene San Rocco rifletto sulla sua vita e ciò che ha fatto per poter seguire Gesù.

Domenico Lavaggi , Prete e vostro conterraneo


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