Il Sentiero


N° 8 - Agosto-Settembre 2016

I nostri poeti

			Prepotenti ippocastani di Paola Cossu (da 'Le parole del cuore') Alti ippocastani, monumenti di foglie, v’imponete allo sguardo e ogni altra verde cima insignificante appare. Maestosi ippocastani, se pur graffiate il cielo, dall’intrinseca vostra essenza un fremito s’avverte e un lieve respiro s’ode seguire il vento… Prepotenti ippocastani, sicuri e così fragili, come chi, scintillante al sole, timidamente cela desideri d’Amore.

			Nei miei anni il tuo volto di M. G. Perroni Lorenzini (da 'La preghiera di un poeta') Senza paura alcuna alzavo gli occhi sereni a Te, Sole del mio mattino, e cercavo il tuo volto, fiduciosa; Tu ti levavi, rapido e lucente, ed in quell’aria fresca mi scaldavi. Ma presto fu abbagliante la tua luce, troppa per le mie povere pupille, che, impazienti, ad altra luce volsero, fredda, distante, e infine traditrice; e ti scordai, o Sole del mio giorno. Ma adesso Tu ti trovi più vicino al mio orizzonte, o Sole che addolcisci la mia sera e m’irraggi dei tuoi raggi di porpora; e ti supplico, pentita, ché troppo tempo Tu fulgesti invano. (da ‘La preghiera di un poeta)

			Al cimitero di Silvano Puglia Na matina de bela giurnà a portu me nevodu (Davide zinc’ani) a visitare chi n’arven pù. Lastron de marmo i parlu tuti en bela manera, e a man man ch’a camineo a lezeo ar fantu quel che i diseu. “Chi ghè un che già fatu tantu”; “Chi ghè un che i vo’ purtà pe esempio”; “Chi un che, ecc. ecc.”; “Questu envece, ecc. ecc.”. E via via, lezendo lezendo, en se feniva mai i soliti descorsi. Ariven per surtire, ma Davide i me dia: “Nono, aven fenì?”. “Sì, a go ditu, adesu anden a cà”. A penseu che gera straku, ma lu i me tira un po’ la man e i me dia: “Ma an ganden e vedere dove i metu i cativi?”. 17 giugno 1995 Traduzione - Una mattina di una bella giornata porto il nipotino (Davide, cinque anni) a far visita a chi non ritorna più. Grosse marmoree lapidi parlano di tutti in bel modo; a mano a mano che camminavo leggevo al bimbo quello che vedevo. “Qui giace uno che ha fatto tanto; qui c’è uno che bisogna portare ad esempio”; “qui uno che…”; “questo invece…”. E via via, leggendo leggendo, non si finiva mai delle solite belle parole. Arrivati all’uscita il bimbo mi tira un po’ la mano e dice: “Ma non ci andiamo a vedere dove mettono quelli cattivi?”.

			Ricordi di Marisa Lisia Vaghi ricordi della mia lontana fanciullezza, ma pur sempre viva, complice e compagna di vita. Vorrei custodire il ricordo dei miei verdi anni con venerazione e riconoscenza per la vita generosa che m’ha concessa. E per un solo momento sollevare un lembo di cielo per scoprire i sublimi segreti; a scrivere e scrivere col cuore poesie d’amore, mentre l’Eterno, indulgente, mi sta ad ascoltare. Lacrime di gioia rigano il mio volto raggiante.

			La melma di Marco Foce La nostra mente non è più libera, siamo rimasti in pochi, e quei pochi non hanno più la forza di resistere. Che rabbia vedere la melma schizzare da tutte le parti: ormai siamo in ginocchio, la cosiddetta melma è dappertutto, e purtroppo ormai sembra che sia l’unico vero collante del nostro povero e perduto io.

			Il tempo e il cuore di Paola G. Vitale La nebbia ha cancellato il monte e offusca il piano… Casette e fronde sono un sogno fresco e lontano. Il cinguettio senza pensieri degli uccelletti sopra la gronda, rompe il fragore dell’autostrada. Così il mio cuore si placa e ancora si tormenta nel mattino. (11 luglio 1976)

			Ti chiedo perdono di Adriana Polla Luciani Spesso nella vita si sbaglia; in tragici momenti si scrivono parole che uccidono più d’una spada. Oggi io l’ho fatto con te, non so perché; ti chiedo perdono se ciò che ho scritto t’ha recato dolore: non volevo ferirti. Dio m’è testimone, ciò che dico è verità, ma sbagliare è umano; ed io ti chiedo perdono.

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