N° 7 - Luglio 2016
Spiritualità
  La scelta dei poveri
di Domenico Lavaggi, prete, vostro conterraneo




La comunità cristiana è oggi continuamente sollecitata perché dica con chiarezza quali sono le scelte che la comunità stessa deve operare oggi nel mondo e sapere che posto occupano i poveri, gli emarginati, i debitori, nelle scelte cristiane. E queste, si limitano allo spirito o hanno anche riflessi di ordine sociale?
 Luca, come molti scrittori greci e latini, dedica il Vangelo ad un personaggio che chiama “Eccellente Teofilo”. Eccellente non perché è ricco o potente ma perché nella comunità di Luca occupa un posto di rilievo per la carità e la fede. Notiamo che il nome Teofilo significa amato da Dio o amante di Dio; ma Luca non intende dedicare soltanto a Teofilo il Vangelo, ma perché tutti i Teofilo sono i componenti della sua comunità e ora siamo noi amati da Dio e amanti di Dio.
Luca nel capitolo 7° del suo Vangelo dice: "Tutto il popolo udì Giovanni ed anche gli esattori delle tasse lo udirono e riconobbero il volere di Dio e si fecero battezzare da Giovanni ".  Ma i farisei ed i dottori della legge disprezzarono il volere di Dio e rifiutarono il battesimo di Giovanni . Avendolo saputo Gesù paragona i farisei ed i dottori della legge a bambini seduti in piazza che si rinfacciano gli uni gli altri “ vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato; vi abbiamo cantato canzoni lamentose e non avete pianto…".
Gesù li paragona dunque a bambini capricciosi e viziati.
Poi Luca continua a dire: "Un fariseo invitò  Gesù a pranzare da lui. Gesù entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola". Certamente in quella casa il clima non era favorevole a Gesù per l'attacco fatto prima. Poi in quella sala entra una donna in attesa, molto chiacchierata in quella città, forse un'adultera o una prostituta. Va a sedersi davanti a Gesù e gli lava i piedi con le lacrime agli occhi poi li asciuga con i capelli e li unge con olio profumato. Vedendo questo il fariseo pensa: "Se Gesù fosse un vero profeta saprebbe chi è la donna seduta ai suoi piedi e la scaccerebbe” . Ma Gesù sa chi è la donna e sa anche chi è Simone il fariseo, conosce tutti e due e risponde così al fariseo: "Sono entrato nella tua casa e tu non mi hai lavato i piedi coperti di polvere e non mi hai versato sul capo due gocce di olio profumato che si dà a tutti gli invitati; per darmi il benvenuto in questa casa e non mi hai dato il bacio che si dà a tutti gli invitati, invece questa donna mi ha lavato i piedi con le lacrime asciugandoli con i capelli e profumandoli, perciò ti dico: - A lei sono stati perdonati molti debiti e li perdono anch'io -" (Luca adopera un verbo che a quel tempo corrispondeva al nostro passato prossimo  e presente che significa  "sono stati perdonati da Dio e li perdono anch' io").

 Carissimi lettori del “Sentiero”, dopo dieci anni passati a Levanto come curato collaboratore del parroco di S. Andrea, il Vescovo mi aveva nominato parroco della parrocchia di Santa Teresa del Bambin Gesù , di Limone-Melara, quartieri popolari o proletari, nella zona industriale di La Spezia. Lì mi sono trovato davanti ad un bivio perché c' era l' usanza dei funerali civili senza prete e senza chiesa. 
Non sapendo cosa fare e come comportarmi, ho riletto il Vangelo di Luca e di Matteo che parlano dell' incontro fatto da Gesù con un esattore delle tasse da versare nelle casse  dell'erario. Luca lo chiama Levi e Matteo lo chiama Matteo. Gesù lo incontra e lo chiama a seguirlo, poi Levi-Matteo invita Gesù nella sua casa a mangiare con i suoi primi discepoli e lo fa sedere in mezzo ai suoi amici  esattori come lui ed a tutti i peccatori della città.
Questo mi ha fatto decidere: non dovevo starmene in chiesa a riflettere sulla cosa. Ho indossato la veste talare e mi sono presentato alla casa del defunto e con la gente mi sono incamminato verso il cimitero recitando il rosario.
Questo è stato il mio comportamento ed oggi saluto con gioia la parola di Papa Francesco che dice: "In nome di Dio e misericordia: la Chiesa non è al mondo per condannare ma per permettere l'incontro con quell'amore viscerale che è la misericordia di Dio. Perché ciò accada è necessario uscire. Uscire dalle chiese e dalle parrocchie, uscire e andare a cercare le persone là dove vivono, dove soffrono, dove sperano".
Caro lettore, questo è stato il mio atteggiamento durante i 60 anni di servizio pastorale, iniziando da Santa Teresa fino ad ora. Nessuno si scandalizzi! Ero cappellano alla OTO Melara quando, visitando lo stabilimento come facevo ogni  settimana, un sindacalista mi ha detto: "Dobbiamo fare un'assemblea per tutti gli operai della fabbrica per le condizioni sanitarie; abbiamo chiesto alla direzione l'uso del salone e ce lo ha negato”. Io ho risposto al sindacalista:  "Perché ti preoccupi? La chiesa di Santa Teresa è a meno di 100 metri da qui e vi può accogliere tutti. Io la apro e vi aspetto". 
Secondo le regole ecclesiastiche avrei dovuto togliere il Santissimo Sacramento ma non l' ho fatto. Quando tutti gli operai si sono accomodati in chiesa ho detto loro: "Avrei dovuto togliere Gesù dall'altare ma non l' ho fatto perché volevo che partecipasse all'assemblea un ‘Lavoratore speciale’ di nome Gesù". Alle mie parole  è seguito un applauso generale: non a me ma a Gesù presente in mezzo a loro.
  Creazione-Preghiera-Adorazione-Pace nel cuore: il Santo Rosario
di Stefania Storti



Stamattina sono giunta in spiaggia presto; nel più assoluto silenzio contemplavo il meraviglioso scenario che avevo di fronte, ovunque mi voltavo: il mare (stamane calmissimo), la costa (da Fiumaretta a Marina di Carrara), le montagne (con le meravigliose cave di marmo), le colline con i loro paeselli e il nostro splendido Santuario.
Mi è venuto d’istinto di prendere la coroncina e recitare in quel silenzio il Santo Rosario, dato che lo faccio tutti i giorni. E’ meraviglioso recitarlo qui, immersa nella creazione; rendere gloria al nostro Creatore e Padrone della nostra vita.
Dato che è mercoledì, oggi medito i misteri della Gloria. La mia mente, il mio cuore si concentrano ora nelle parole della preghiera e nella meditazione di ogni mistero: Risurrezione, Ascensione, Pentecoste, Assunzione, Incoronazione della Vergine; e mi sembra di provare le stesse sensazioni ed emozioni  di quando, durante la settimana, mi trovo davanti al Santissimo durante l’Adorazione e ri-benedico quel sacerdote che nel 2010 a Medjugorie, in confessione, dopo avergli domandato potevo portare a casa quella pace che sentivo forte nel mio cuore, mai provata prima così intensa e indescrivibile, egli mi disse solo di pregare ogni giorno il Santo Rosario. Mi diede anche un altro prezioso consiglio: se non riuscivo a restare concentrata o avevo poco tempo, di recitarlo anche a pezzetti durante tutta la giornata in quanto, mi disse, è più importante che ti sforzi ad unire la tua mente e il tuo cuore in quello che dici in piccoli momenti anziché recitarlo tutto ed essere con la mente e il cuore altrove.
Quanto mi sono state utili quelle sue parole! Quanto è diventato poi importante per me recitare il Rosario ogni giorno! Ma ho anche capito che spesso dicevo una semplice Ave Maria o un Padre nostro in maniera abitudinaria, meccanica, senza capirne il vero significato. Un po’ come quando durante la Messa recitiamo il ‘Credo’; in questa preghiera ci sono tutte le risposte ai nostri interrogativi, sta a noi dare il giusto valore e crederci fino in fondo. Questi preziosi consigli voglio impegnarmi a metterli in pratica ogni giorno, nei gesti, nelle azioni che assumo nell’arco della giornata; quanto è importante essere presenti col cuore e con la mente in quello che svolgiamo  e non trasformare quei gesti, azioni in comportamenti abitudinari.
L’andare a Messa, ad esempio: c’è differenza tra andarci per abitudine o andarci col desiderio di incontrare il Signore, per guarire le nostre mancanze e darci la forza di continuare a camminare sulla strada da Lui indicata, con l’impegno quotidiano di miglioraci e mettere in pratica il Suo Vangelo, non il nostro tornaconto; quel Vangelo che dobbiamo conoscere sempre di più, se no, come possiamo discernere.
E’ proprio vero, rischiare di far diventare abitudinari gesti e azioni, non ci fa mettere nei nostri ruoli la concentrazione e la passione necessarie per superare gli ostacoli che ogni giorno possiamo incontrare.
Nella recita del ‘Credo’ mi sono soffermata sulla frase “di là verrà a giudicare i vivi e i morti” e ho riflettuto che siamo liberi (“libero arbitrio”) ma quando saremo di fronte a Lui, la nostra libertà finisce… non c’è più tempo. Quante volte Gli ho chiesto: “Ma perché ci hai fatto liberi? Guarda a che punto siamo arrivati per tutti i nostri peccati! Ma poi capisco che Lui è il Dio dell’Amore, non può che lasciarci scegliere come e con chi camminare.
Ha mandato sulla terra Suo Figlio per  salvarci tutti, basta volerlo…e sappiamo come fare.

Buon cammino di conversione a tutti noi in questo Anno santo della Misericordia, sperando che attraverso una bella ‘pulizia’ del nostro cuore, possiamo arrivare a vivere già quaggiù in terra un po’ di quel Paradiso che tutti bramiamo.
San Giovanni Paolo II diceva: “Quante grazie ho ricevuto in questi anni dalla Vergine Santa attraverso il Rosario!”




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