N° 4 - Aprile 2012
Storie dei lettori
  PENSIERI IN LIBERTA’
di Doretto


 

 

            Mi sono riletto ciò che ho scritto domenica 11; oggi è martedì, mattino. E questa notte i miei pensieri sono volati per spazi impensabili. Mi sforzo di descriverli al meglio.

            Ho ripensato alla vocina che avevo sentito domenica, dopo aver ricevuto l’Eucaristia. Ed ecco che subito mi torna alla mente…. Gesù, Tu ci hai insegnato che bisogna amare Dio con tutto il cuore, con tutte le forze…. Ebbene, ora che Tu sei dentro di me e io sono il Tuo tabernacolo, che fai parte della mia carne, del mio sangue, siamo in sostanza una cosa sola: come faccio a non amarti con tutto il cuore, con tutta la mia forza, con tutto me stesso? Amando Te, amo me! Perché Tu in persona eri dentro quell’ostia consacrata che ho mangiato.

            Ripenso a quel prete che era un po’ scettico: aveva il dubbio che, dopo aver consacrato l’ostia sull’altare, Tu non fossi veramente presente in corpo e sangue in quell’ostia. Era un prete della Boemia, si chiamava Pietro da Praga e, di ritorno da un pellegrinaggio a Roma, mentre celebrava la Santa Mesa a Bolsena, dopo aver consacrato l’ostia, nello spezzarla si ritrovò un pezzo di carne tra le mani che cominciò a sanguinare copiosamente imbrattando tutto l’altare e i suoi paramenti sacri (uno di questi, sporco di sangue, oggi si trova nel duomo di Orvieto). Il Papa di allora, dopo questo miracolo, istituì la festa del Corpus Domini. Pertanto non ci sono dubbi che Tu sei rimasto fra noi sotto le sembianze di quell’ostia che, consacrata dal Tuo sacerdote, viene poi distribuita ai fedeli.

            Gesù, nella Tua vita terrena hai fatto tanti miracoli ma penso che il più grande lo hai fatto quando, nell’ultima cena, hai voluto tramutarti in pane e vino per rimanere con noi per sempre. Oggi io sono qui che scrivo queste cose avendo sempre dentro di me quel pezzettino di pane che Tu, mirabilmente, hai tramutato in Te, vivo e vegeto!

            Riepiloghiamo: io sono impregnato di Te. Cosa debbo fare? Tu, ora, cosa vuoi fare? Qual è la Tua volontà? Cosa vuoi che io faccia? “Sciocco Doretto, devi fare una cosa semplice: ama come io ti amo. Tutto qui”. “Sì, ma Tu mi hai amato sino a dare la vita per me”. “E tu fai altrettanto!”.

            Gesù, hai ragione: perdonami.



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  UN GIORNO DI FIERA
di Angelo Brizzi


 

 

            Partecipo, con mia moglie, alle fiere paesane che si svolgono nei borghi della Lunigiana e della Garfagnana come hobbysti: manufattieri artigianali con proprio ingegno. Si inizia di buon mattino per l’assegnazione dello spazio per il gazebo; esponiamo i manufatti in bella mostra sul banco per il piacere dei visitatori.

Le fiere “cadono” quasi sempre nelle domeniche o nei giorni dedicati ai Santi Patroni; si svolgono sula piazza principale dei centri storici e lungo le vie che vi convergono.

In breve tempo la piazza e le strade sono occupate dai variegati banchi; tutti ormai ci conosciamo; ognuno dà il meglio di sé e, insieme, vitalizziamo queste feste.

La conversazione spazia dalla meteorologia al nostro impegno nell’hobbystica, dalla famiglia alla politica; il fatto del giorno anima la ciarla e sempre regaliamo un sorriso ai passanti, probabili clienti.

Mi informo sempre sull’orario delle Sante Messe nella chiesa del borgo: quel sabato in parrocchia non c’era alcuna funzione, la vespertina l’avrebbe celebrata il Padre spirituale per le monache nel loro monastero situato in cima al borgo. Trascorro tutta la giornata al gazebo con mia moglie; ci fanno compagnia i curiosi; tanti complimenti per la nostra bravura, spesso chiedono ma non comprano.

            L’orologio della torre trecentesca erta al centro del borgo scocca le cinque; informo la moglie e mi insinuo per l’erta ‘montata’ che si inerpica tortuosamente fra le case: terrazze, archi, portali e finestre adorni di gerani ravvivano le antiche mura annerite dal tempo. Sbuffando arrivo alla fine della salita; mi fermo un attimo prima di salire i dieci gradini che portano su nell’altana davanti al portone del monastero. Varcatolo c’è subito la chiesetta: entro, volgo lo sguardo attorno genuflettendomi davanti al tabernacolo e prendo posto nella panca in fondo alla piccola navata. Da una porta laterale entrano le religiose, in silenzio prendono posto davanti; alcune giovani, altre più anziane; una di queste sale i tre gradini dell’altare e accende le candele; nello scendere si ferma a metà, mi guarda e con un lieve movimento del capo accenna ad un saluto. Il suono della campanella dà inizio al rito della Santa Messa.

            Al termine della celebrazione mi fermo davanti a un tavolo dove una novizia gestisce la vendita di ricordi e libricini con la storia del luogo; all’uscita dalla chiesa incontro la suora che mi aveva salutato e il frate celebrante; accenno un saluto e faccio per proseguire, ma il frate, con un bel sorriso, mi ferma e mi domanda: “Sei tu, vero? Non ti ricordi di noi?”. Imbarazzato chiedo dove e quando ci siamo conosciuti. E’ la suora a spiegarmelo, fa riferimento a una località poco lontana dal monastero e a una piccola mandria di mucche: loro due erano i guardiani…

            Subito nella mia mente si è aperta una finestra in cui mi vedo ragazzo dodicenne al campeggio estivo; le tende erano piantate su un pianoro alle falde del monte sovrastante dove si erge un santuario dedicato alla Vergine Maria; la ragazza col viso pieno di lentiggini, lui, poco più grande, tarchiato, con sorriso raggiante.

Di buon mattino portavano la loro mandria al pascolo, passando a lato del campeggio, e vi rimanevano fino a sera. Occupavano così la loro giornata e intanto leggevano le vite dei Santi o cantavano inni sacri, fra i tanti quello che lui più amava cantare era l’Ave Maria di Gounod: la cantava con voce possente e ben intonata.

            Mai avrei pensato di rivederli, avendo perso ogni contatto con quei luoghi. Eppure il destino si è tenuto in serbo, per sessanta lunghi anni, questa bella sorpresa: riunirci, facendoci godere un momento di vera gioia fraterna.

Abbiamo così parlato della nostra vita, dei nostri propositi di un tempo e dell’attualità.

            Salutandoci poi nel nome del Signore ci siamo ripromessi di ritrovarci per trascorre assieme una giornata in amicizia e preghiera come eravamo soliti fare quando, libero da direttive del campeggio e con il permesso di padre Ferdinando, li raggiungevo su quei verdi prati dove sostavamo sotto i noci guardando la mandria al pascolo.

 

“Che volan l’ore i giorni e gli anni e i mesi, e’nsieme con brevissimo intervallo tutti avemo a cercar altri paesi” (Petrarca)



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  “Parla a tutto il mondo della mia Misericordia”
di Una affezionata lettrice


 

 

(dal diario di Santa Faustina)

 

            “Ma Dio mi ha mostrato che non si deve evitare nessun uomo come impuro (At 10,28-29), Egli infatti ama tutti quelli che credono in Lui e vivono secondo la sua volontà, senza guardare al popolo al quale appartengono” (At 10, 36-37).

Come tutte le mattine ho iniziato la giornata aprendo a caso la Parola del Signore (il Vangelo) e mi sono messa in suo ascolto, cercando di fare tesoro di quello che è successo a Pietro e Cornelio, leggendo tutto il brano 10.

Questo brano è molto bello e meditandolo ho rafforzato in me le mie idee: siamo tutti creature di Dio, non dobbiamo disprezzarci tra di noi; Dio ci ama e noi come possiamo opporci alla sua Parola? Noi quanti errori e sbagli facciamo e abbiamo fatto? Perché vediamo solo quelli degli altri? E se qualcuno ci fa capire che nel nostro comportamento c’è qualcosa che non va, ci offendiamo anziché ringraziarlo.

Sant’Agostino diceva: “ Cristo ci chiede: condannare i nostri peccati, perdonare quelli degli altri; fare la prima cosa a motivo della seconda, che allora sarà più facile; chi pensa, infatti, ai propri peccati, sarà meno severo riguardo al suo compagno di miseria”.

            Pensando alla Domenica delle Palme, ormai alle porte, la prima cosa che mi viene in mente è come Dio, mandandoci suo Figlio, ha voluto farci capire che dobbiamo essere semplici e non complicarci le cose poiché Gesù è venuto tra noi con semplicità, umiltà e amore. Il Venerdì Santo ricordiamo la sua crocifissione, ma noi dobbiamo vedere questa croce come un gesto di grande Amore, poiché  attraverso questo gesto Dio ci ha aperto le porte per la vita eterna.

Grazie, quindi, a Dio per questa opportunità di salvezza eterna per ognuno di noi.

Quindi quell’Innalzamento sulla Croce dobbiamo vederlo come un gesto trionfale.

A Sarzana, nella cattedrale, c’è un bel dipinto, “Christus Trionphans” di Mastro Guglielmo (1138), che rappresenta la vittoria di Gesù sulla morte e che non lascia spazio al dolore, perché Gesù è sulla croce, ma col capo eretto, gli occhi bene aperti, il corpo ancora vigoroso e vitale (come la Croce di S. Damiano ad Assisi). Quindi Quaresima e pasqua, per noi, sono gioia e gratitudine a Dio.

            La domenica successiva alla Pasqua è la festa della Divina Misericordia. Il messaggio della Divina Misericordia dato da Gesù a suor Faustina Kowalaska è rivolto al mondo intero e con questo messaggio Gesù vuole risvegliare in ciascuno di noi l’Amore misericordioso di Dio per l’uomo, che dovrebbe portare (come è scritto sul diario di S. Faustina) al rinnovamento della vita di fede nello spirito di fiducia e misericordia cristiana. Papa Giovanni Paolo II, il 17 agosto 2002, ha consacrato l’Umanità alla Divina Misericordia (pag. 6 del diario) facendo un atto di fede.

Sempre sul diario di suor Fautina (a pag. 378) uno dei messaggi dice: “Nessuna anima troverà giustificazione finché non si rivolgerà con fiducia alla mia Misericordia”. Quindi l’immagine con i raggi che escono dal Cuore di Gesù, con la frase “Gesù, confido in Te”, dobbiamo averla sempre davanti ai nostri occhi: non può che aiutarci.

            Ma dato che siamo dei testoni e Dio, oltre che amarci, è molto paziente, ha mandato sulla terra, a Medjugorie, Maria per “salvarci dall’autodistruzione temporale e dalla morte eterna”.

            Il 2 aprile sono sette anni che il nostro “intercessore” Giovanni Paolo II ci ha lasciati; dobbiamo ringraziare Dio per il gesto d’amore di avercelo donato.

Non dimenticheremo mai le sue decise parole: “Non abbiate paura! Aprite le porte a Cristo! Dio opera nelle vicende concrete e personali di ciascuno di noi. Non permettete che il tempo che il Signore vi dona trascorra come se tutto fosse un caso”.

 

                        Buona Santa Pasqua a tutti da un’affezionata lettrice.

 

P.S.) Signor Preside, le persone di 90 anni sono, insieme ai bambini, le più preziose. Continui a scrivere, ne abbiamo bisogno tutti. Anche i ricordi sono importanti e il suo amore per la sua Giulia è una grande speranza per tutti noi, per tutte le famiglie.

Grazie di tutto e continui, per favore! Dobbiamo capire che l’amore è la spiegazione di tutto.

 

 

 

  VITA DI PARROCCHIA (S. Pietro apostolo – Luni Mare)
di Paola G. Vitale


 

 

            Questo 29 febbraio, andando in visita al Santissimo Sacramento e a recitare l’Angelus davanti all’Immacolata, ho veduto il pacco de “Il Sentiero” vicino all’ingresso; così questa sera ho letto gli importanti appuntamenti interparrocchiali e lo scritto di Walter, uno dei “pochi ma buoni”, il quale annuncia con mestizia la decisione del professor Giuseppe di non più scrivere. Dispiace molto anche a me che il caro “preside” non scriva più, perché i suoi “spaccati” di parrocchia e di vita sono sempre belli e edificanti.

            Qua, a Luni Mare, siamo tutti dei “migrantes”: originari di Ortonovo giusto i Cupini del panificio o pochi altri di Carrara e dintorni. Inoltre c’è un continuo flusso e riflusso di stranieri da vari continenti, soprattutto Africa e America latina.

Il centro storico è stato riscattato a suo tempo dal Comune di Ortonovo e quattro o cinque famiglie, ivi residenti, costituiscono anche il cuore della parrocchia, tra animatori, sostenitori e catechisti. Le scuole, momentaneamente dichiarate da “rinforzare”, sono chiuse e il vasto giardino è invaso da rami e tronchi cadenti anche lungo il perimetro del muro di cinta. I bambini si incontrano nelle ore del catechismo e così i loro genitori.

            Venerdì 17 si è svolto il carnevale di parrocchia, con buona presenza di animazione e don Roberto, cui siamo affidati, è stato simpaticamente attivo.

Le Sante Messe, al mattino di mercoledì e venerdì, non sono ancora ben partecipate; migliore è la presenza il lunedì pomeriggio. Più sentita è la Via Crucis anche se raccolta lungo le stazioni appese alle pareti del nostro “archetto”. L’oratorio ha preso un po’ di vita il sabato (primo pomeriggio) con Gianfranco e le lezioni di lingua inglese ai bambini, mentre Mila raccoglie i piccoli al catechismo. Il giovedì c’è il maestro di musica e, sinceramente, se mi sentissi meno inetta, ci andrei volentieri pure io. Al momento non mi resta che ringraziare tutti voi, cari amici, che ci raccogliete e ci date un po’ di coraggio.

            Ora, tanti saluti e auguri ai numerosi Giuseppe e a tutti gli uomini e donne di buona volontà.

Domenica 3 marzo.    

Questa mattina, al termine della Santa Messa, ho consegnato la mia quota a Elda, catechista, per il “Progetto Gemma”. Questo è il secondo anno che portiamo avanti questo progetto a sostegno della vita. Inoltre ho consegnato quanto pattuito a Mila per uno dei due progetti a suo nome, presso il centro missionario diocesano; progetto a cui partecipiamo almeno cinque parrocchiane. Dimentico sempre di dare queste importanti notizie ed ora, con questo mio scritto, ho rimediato. C’è anche la “cassettina” da riempire: quella davanti all’altare, per l’intenzione cui intende partecipare il parroco, don Roberto.

            E’ vero che siamo un po’ pochi, ma non restiamo inattivi!

Domenica 18 marzo: IV di Quaresima-   

La Santa Messa è più viva se è animata dai bambini, sia pure nella loro semplicità che implica un po’ di gioiosa confusione. Con questa sono già quattro le “animazioni” nelle quali le catechiste si sono impegnate a turno, sia nella confezione del tabellone illustrativo, sia nei brevi commenti al Vangelo letti dai bambini, come chierichetti attorno all’altare. Sembra proprio che il giovane parroco, con il seminarista Andrea, raccolgano un po’ di attenzione al vero animatore della nostra vita, cioè Gesù. Abbiamo anche tenuto il Consiglio Pastorale per stabilire le celebrazioni pasquali come meglio si può.

Ora, con i saluti, auguro a tutti un felice cammino verso la Santa Pasqua.

Auguri!


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