N° 3 - Marzo 2010
Spiritualità

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  3 Segni e simboli cristiani
di Antonio Ratti


 
 
 

COLOMBA

 

 Nel simbolismo cristiano la colomba ricopre un ruolo di primissimo piano; infatti, è il simbolo usato a rappresentare lo Spirito Santo.  Esso trae origine dal racconto evangelico  del battesimo di Gesù nel fiume Giordano: “Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua ed ecco si aprono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui.” ( Mt 3,16 ) Anche la Sacra Scrittura nel Vecchio Testamento presenta lo Spirito Santo come lo Spirito creatore: “Lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque.” ( Gen 1,2 ) Sempre per opera dello Spirito Santo, il Figlio di Dio, Gesù, s’incarnò nel seno della Vergine Maria. ( Mt 1,18 )  E’ lo Spirito Santo che muove l’uomo all’azione e infonde forza, coraggio e determinazione per testimoniare  e annunciare la Parola di Gesù. Gli Apostoli, rimasti soli, chiusi nel Cenacolo, disorientati e spaventati, si sentono orfani preoccupati del loro futuro senza la guida tranquillizzante di Gesù, ma, dopo aver ricevuto lo Spirito Santo, non hanno più esitazioni a testimoniare e predicare il Vangelo. Paolo ai Corinzi palesa le sue paure che l’opera dello Spirito Santo trasforma in energia: ”Io venni in mezzo a voi in debolezza e con molto timore e trepidazione; e la mia parola e il mio messaggio non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza.” ( 1 Cor 2,3-4 ) Il medesimo concetto lo ripete ai Tessalonicesi: “Il nostro Vangelo, infatti, non si è diffuso fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con potenza e Spirito Santo e con profonda convinzione.” (1Ts 1,5 ) Lo Spirito Santo insegna a pregare, aiutando la nostra debolezza e superficialità, mantiene viva la nostra vita spirituale, infondendo i suoi doni che sostengono il cammino di fede: “Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore.” ( Is 11,2 )  “Il soffio della vita divina ( pneuma ), lo Spirito Santo, nella sua maniera più semplice e comune, si esprime  e si fa sentire nella preghiera. E’ bello e salutare pensare che, dovunque si prega nel mondo, ivi è lo Spirito Santo, soffio vitale della preghiera “. (Dominum et vivificantem 65 ) La colomba è anche il simbolo della pace e della riconciliazione:il  messaggio si richiama al libro della Genesi, dove si narra che la colomba, dopo il diluvio, tornò all’arca di Noè portando nel becco un ramo di ulivo, segno tangibile dell’avvenuta riconciliazione tra Dio e l’uomo. ( Gen 8,11 ) Questo particolare simbolismo si collega allo Spirito Santo che è portatore efficace di pace  e di fraternità tra gli uomini. “Lo Spirito è anche forza che trasforma il cuore della comunità ecclesiale, affinchè sia nel mondo testimone dell’amore del Padre, che vuole fare dell’umanità, nel suo Figlio, un’unica famiglia.” ( Deus caritas est 19 )  Infine, è superfluo dire che nell’arte sacra antica e moderna, la colomba esprime lo Spirito nella rappresentazione trinitaria.

 

PELLICANO

Sul pellicano circolavano nell’antichità alcune credenze particolari. Una di queste narrava che, quando non riusciva a trovare sufficiente cibo per sfamare i suoi piccoli, si squarciasse il petto offrendo il suo sangue come alimento. I primi cristiani hanno colto, da subito, la similitudine dell’amore materno di Dio divenuto visibile in Gesù Cristo, il quale ha offerto la vita e il sangue per la salvezza di tutti noi.

 

PAVONE

Nella cultura classica il pavone rappresentava l’ansia d’immortalità propria della natura umana. Per i pitagorici, poi, il pavone, raffigurando le sembianze del cielo stellato, indicava una sorta di immagine dell’immortalità. I primi cristiani hanno adattato questo significato: il pavone con la sua coda variopinta  richiamando la volta del cielo stellato, divenne il simbolo della vita eterna. Per dare una risposta esaustiva al desiderio di immortalità, che è dentro di noi, è necessario rivolgerci a Gesù: “In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna.” ( Gv5,24 ) Ogni gesto ed ogni rito è un pubblico richiamo alla nostra fede nella vita eterna: la celebrazione dei sacramenti come battesimo, cresima, ordine sacro; la celebrazione della Veglia pasquale durante la quale vengono  rinnovate le promesse battesimali; la professione di fede del Credo durante la Messa. E’ ovvio che tale impegno richiede la corrispondenza delle nostre azioni: “Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei sstato chiamato…” suggeriva Paolo a Timoteo ( 1Tm 6,12 )

 

CERVA

Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio.” ( Sal 42,2 ) E’ palese il richiamo a questo salmo per evidenziare l’immagine della sete spirituale dell’uomo e del suo desiderio-bisogno di Dio. Desiderio che è insito nel cuore dell’uomo proteso alla ricerca, che non delude, della felicità, del bene e della verità.  Solo Gesù è colui che può soddisfare ogni aspirazione dell’uomo: “Chi ha sete venga a me e beva.” ( Gv 7,37 )  Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete.” ( Gv 6,35 )  Chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna.” ( Gv 6,35 ) Infine, il simbolo della cerva è anche un chiaro invito di partecipazione ai sacramenti, cioè, ai segni istituiti da Gesù per la salvezza, che dissetano sul piano spirituale e danno, attraverso lo Spirito Santo, l’energia necessaria nel cammino verso vita eterna. ( continua )

 

 

                                        

                                                                                              
 

  I Vangeli del mese di marzo
di Rosa Lorenzini


 
 

I   Vangeli   del    mese   marzo

 

 

07 marzo 2010      III DOMENICA del TEMPO  DI  QUARESIMA     anno C

Lc.   13,1-9

 

La conversione è la protagonista della Parola di questa domenica.

Conversione del cuore e delle azioni che porta alla salvezza, conversione di “facciata” che ha come conseguenza il perire del cuore e l ‘impoverimento delle nostre azioni che  si trasformano in spettacolo senza sostanza per far notare a tutti il “nostro buon cuore”.

Il Signore ci avverte e ci lascia un messaggio su cui meditare:

_ è giusto pensare che è troppo tardi e che la pazienza di Dio si è consumata

nell’ attesa?  “ Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo.”

_ è giusto pensare che c’ è sempre tempo e che la pazienza di Dio è senza limiti ?

“Signore, lascialo ancora per quest’ anno.”

Nella nostra preghiera quaresimale inseriamo anche questa intenzione: “ Voglio zappare bene attorno a questa pianta e metterci del concime. Può darsi che…. produca frutti…”

Noi non possiamo fissare scadenze alla pazienza di Dio, ma con la preghiera quotidiana accompagnata dalla fede certa  e dalla speranza nella Sua Misericordia possiamo “accelerare” la nostra conversione.

Buon cammino quaresimale in comunione di intenti !

 

14 marzo 2010        IV DOMENICA del TEMPO di  QUARESIMA      anno C

Lc. 15, 1-3. 11-32

 

“ Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo….”

Tutti conosciamo la parabola del figliol prodigo o del padre misericordioso:

l’ attesa del Padre per il ritorno del figlio perduto… la gioia del Padre appena lo vide da lontano tornare.. l’ abbraccio e il bacio della riconciliazione….il pentimento del figlio…. la festa gioiosa per il figlio ritrovato…..

Ma ricordiamo la reazione del figlio maggiore ? “ Egli si adirò e non voleva entrare in casa “ Il dramma di questo fratello maggiore è forse comprensibile ……. ma ancora una volta il Padre ci previene e ci invita a riflettere ”Allora il padre uscì per cercare di convincerlo” : non basta essere nel giusto, osservare la legge e le regole per essere in comunione con il Padre,non è la logica del merito o la logica del servizio per la ricompensa che usa il Signore per “ saggiare “ la nostra bontà, ma la logica dell’ Amore

( il fratello minore era quello che ne aveva più bisogno ) la logica della comunione ( “ tu sei sempre con me “  il fratello minore aveva sperimentato quanta sofferenza si prova

nell’ essere da soli lontani dal Padre) e la logica della condivisione ( “ tutto ciò che è mio è tuo “  il fratello minore aveva sperimentato che lontani dal Padre ogni cosa era vuota, fugace e senza valore ) Chi si riconosce nel fratello maggiore apprezzi la “ricchezza spirituale” che proviene dall’ essere sempre con il Padre.

21 marzo 2010        V DOMENICA del TEMPO di QUARESIMA        anno C

Gv. 8, 1-11

 

“ ….la legge ci ha comandato di lapidare donne come questa “

Gli scribi e i farisei, fedeli alla Legge di Mosè, forti e convinti di essere nel giusto grazie alla loro posizione sociale che li autorizza a giudicare e condannare, con l’euforia che facile sarà il loro trionfo, sfidano Gesù, ebreo che conosce e rispetta la legge, perché sono convinti di metterlo in difficoltà con parole scritte sulla pietra.

Gesù li ascolta e senza posare su di loro lo sguardo, scrive sulla sabbia mandando un messaggio non compreso dai suoi interlocutori: la vostra legge è debole come queste parole scritte sulla sabbia… un soffio di vento e tutto sparisce.

Ma a loro interessava solo metterlo in ridicolo, farlo sprofondare nella polvere dalla vergogna e chiudergli per sempre la bocca, quindi lo incalzano perdendo l’ occasione di

terminare una partita già persa in partenza.

La voce di Gesù pacata ma forte arriva insieme al suo sguardo come una lapidazione spirituale che li fa allontanare impietriti e inebetiti “ Chi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei “

Ogni loro intenzione è spazzata via dal “vento” della giustizia che con saggezza ci ammonisce dicendo che non si deve giudicare se non si vuole essere giudicati.

La legge di Mosè è sostituita dalla legge dell’ Amore “ Neanche io ti condanno; va’ e

d’ ora in poi non peccare più “

 

 

28 marzo 2010  SETTIMANA SANTA - DOMENICA DELLE PALME E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE      anno C

 

La processione e l’aspersione dei rami con l’ acqua benedetta    Lc. 19, 28-40

 

Il brano di Luca che racconta l’ ingresso di Gesù in Gerusalemme manifesta in ogni azione e in ogni frase che Gesù è Re Messia Profeta e Salvatore.

Ma con interpretazioni discordanti: gli apostoli festeggiano l’ entrata nella città santa del loro Maestro come il “ padrone “e vedono realizzata la loro speranza di liberazione;

Gesù, docile alla volontà del Padre, vede realizzarsi la sua missione di Re Messia Profeta e Salvatore che per realizzare il Regno di Dio non deve passare tra la folla festante,

tra deve sopportare silenziosamente il tradimento, le bugie, la solitudine, il dolore,

l’ infamia e la morte in croce…………..

 

Santa Messa della Passione      Vangelo della Passione      Lc. 22, 14–23, 56

 

Ascoltiamo la proclamazione del Vangelo della Passione dell’ Evangelista Luca in silenzio, con fede, cercando tra i tanti personaggi che avvicinano Gesù quello che rispecchia il nostro comportamento, se fossimo stati presenti all’ avvenimento che ha dato origine alla nostra Salvezza. Trovato il “ nostro “ personaggio esaminiamo  con cura le somiglianze  e  con speranza preghiamo chiedendo allo Spirito Santo sostegno, saggezza, coraggio e forza per il nostro perpetuo cammino di conversione.

 

 

 
 

  SPENSIERATA AUTODISTRUZIONE
di Romano Parodi


 
 
 

 

 

Ed ecco che il Signore fece piovere sopra Sodoma e Gomorra zolfo e fuoco provenienti da Lui stesso. Egli distrusse queste città e tutta la valle con tutti i suoi abitanti, la vegetazione del suolo e quant’altro”. Questo è il celebre  passo della Genesi nel quale si racconta la distruzione delle due città site nei pressi del Mar Morto. Un passo utilizzato in tante occasioni religiose e non, per raccontare della stoltezza dell’uomo e della punizione divina.

Che si creda o meno alla punizione divina, resta un fatto accertato: l’umanità intera sembra avviata all’autodistruzione. Non passa giorno che qualche scienziato non lanci l’allarme sullo stato di salute della terra.  Alla conferenza mondiale dell’ambiente di Copenhaghen, è stato detto che è giunto il momento delle decisioni irreversibili. La terra è malata grave: non c’è più tempo da perdere. “L’uomo libero e responsabile è chiamato ad agire per preservare il destino della sua specie e degli esseri viventi” (Al Gore).

Mai come oggi le attività umane stanno influenzando in modo così rilevante l’ambiente; ci sono però alcune terapie che Cina, Stati Uniti e India, i paesi più inquinanti, non accettano di praticare. Ultimamente un ragazzo di Luni Mare, che è stato in Cina, mi raccontava che in quel paese il sole non c’è più. Solo una cappa di piombo sopra la testa (come a Milano in certi periodi). La cecità continua a prevalere. Si inneggia alla ripresa economica mondiale. Ci stiamo preparando quindi a godere di un nuovo benessere (mah!). Il dio soldo dei ricchi la farà da padrone per acquistare auto sempre più potenti e inquinanti: vedremo nuove industrie che sputano veleni, continueremo a devastare foreste e vedremo martoriare sempre di più la già martoriata natura. Non importa se in Cina le malattie polmonari sono aumentate del 300%, se il fiume Giallo, sulle cui rive vivono 430 milioni di persone, è una cloaca a cielo aperto, se in India ci sono laghi e fiumi dove ogni forma di vita è scomparsa, se la Florida è flagellata dai tifoni, se il Danubio ha perso molto del suo abituale habitat. Nei milioni di anni passati, la terra, a causa dei cambiamenti climatici naturali, ha subito morte e distruzione immani, e più volte l’uomo, ha dovuto ripartire dall’inizio, ma oggi è proprio il progresso che sta portando l’umanità all’autodistruzione.

Nato sotto i tropici d’Africa tre milioni d’anni fa, l’uomo ha fatto enormi progressi, specialmente negli ultimi due secoli, ed ha acquisito una conoscenza che avrebbe la capacità di intervenire con una salvifica terapia; ma lo farà? Dovrebbe! perché se restiamo in attesa presto arriverà il punto di non ritorno.

Pessimista per natura, non credo molto a una rivoluzione delle coscienze, come dice Al Gore; credo che vincerà, come sempre, il dio dei ricchi, e che la fine della razza umana sarà quella di morire di troppo progresso.

“Abramo andò di buon mattino al luogo dove si era fermato davanti al Signore; contemplò dall’alto Sodoma e Gomorra e tutta la distesa della valle e vide che un fumo saliva dalla terra: come il fumo di una fornace…”

 

 
 

  NON CI RODERA’ IL RIMORSO
di Chiara Lubich


 
 
 

 

 

Noi cattolici abbiamo bisogno di rievangelizzarci. Il Papa, i Vescovi ed i Sacerdoti fanno la loro parte di docenti. Siamo noi che poco sentiamo il gusto delle cose divine, materializzati dall’epoca che viviamo e sterilizzati dal laicismo.

         Dobbiamo rinnestare tutto l’umano in Dio e far scorrere la linfa del Vangelo nelle anime degli individui e nella società. Ne verranno uomini nuovi ed una società nuova. E la rivoluzione cristiana sarà una consolante realtà che si batte per la giustizia e la libertà, insidiata da pseudo giustizie e pseudo libertà.

E attivi in questo mondo dei vivi non ci roderà il rimorso un giorno d’aver lasciati soli, nel lungo estenuante martirio, i martiri tutt’oggi sanguinanti dietro cortine di ferro e, peggio, dietro la cortina della nostra indifferenza.

 

 

 
                                           Chiara Lubich (da Fermenti di unità-1963)
 
 
 
 

  Fuggire in convento
di Nandino Di Eugenio


 
 

La tragica morte del diciannovenne Fulgenzio de Vico lasciò tutti profondamente costernati. Ci volle del tempo a convincersi che quel giovane di belle speranze se ne era andato per sempre. Ognuno continuava a dire che non doveva morire così e si tormentava con tanti perché, senza trovare una risposta pacificante. I suoi confratelli attingevano conforto e sollievo solo dalla fede. Ma il dolore restava ugualmente profondo.

         Fulgenzio non godeva un’ottima salute. Il medico gli aveva ordinato di prendere il sole al mare aggiungendo che qualche bagno gli avrebbe senz’altro giovato. Il giovane era restio alla cura sia per innato pudore, sia per non essere eccessivamente distratto dal raccoglimento, sia anche per non togliere tempo prezioso agli impegni che aveva in comunità. Alla fine, però, vi si era rassegnato, anche su consiglio dei superiori.

         Nel 1908 viene trasferito nel convento di Ortonovo (La Spezia), annesso al santuario della Madonna del Mirteto. Il complesso sorge su una terrazza naturale di fronte alla costa a 280 metri sul livello del mare. Il posto era quindi più che favorevole per la cura prescritta. Il 24  agosto 1908 Fulgenzio si reca al mare; mentre è in acqua o perché poco esperto del nuoto, o per un improvviso malore viene travolto dalle onde. Corrono in suo soccorso un suo confratello e due giovani che cercano disperatamente di salvarlo. Purtroppo non vi riescono. Il cavaliere Carlo Andrea Fabbricotti, proprietario della tenuta in cui si è consumata la tragedia, per affetto verso i Passionisti e verso lo sfortunato Fulgenzio, volentieri concede che il giovane riposi per sempre nel piccolo cimitero di sua proprietà. Ai funerali partecipano molti sacerdoti e seminaristi, numerosi fedeli e non pochi turisti. Tutti sono stati richiamati dall’ammirazione per un giovane conosciuto personalmente o di cui hanno sentito parlare con stima da quanti hanno trattato con lui.

         Fulgenzio era nato il 13 gennaio 1889 a Savigliano (Cuneo). La sua condotta prima di entrare in convento, viene definita esemplare e irreprensibile dai sacerdoti della zona. Nel suo paese il giovane conosce un Passionista che vi si trova per il servizio militare. Stringe amicizia con lui; spesso si incontrano e pregano insieme; il religioso gli parla con entusiasmo della vocazione, della gioia che si prova nel servire il Signore, della sua grande nostalgia per il convento. Fulgenzio ne resta affascinato, non si stanca di ascoltarlo e poi decide: sarà Passionista anche lui. In famiglia incontra una forte opposizione, ma non si arrende. Di nascosto fugge verso il convento di Pianezza (Torino). Sono cinquanta chilometri: il desiderio di arrivare gli mette le ali ai piedi, gli fa scivolare la stanchezza di dosso, non gli fa sentire neppure il disagio della pioggia battente. All’arrivo è accolto a braccia aperte, ma quando il superiore provinciale viene a sapere che è fuggito da casa gli impone di andare a chiedere il permesso alla famiglia.

         Fulgenzio torna a Savigliano e non gli è difficile ottenere il consenso. Tutti infatti hanno capito che è impossibile trattenerlo. Il giovane riprende quindi la strada del convento. Inviato al noviziato di Cameri (Novara) meraviglia tutti per la fermezza nella decisione e per la bontà del cuore. I superiori sono talmente contenti di lui che dopo pochi giorni decidono di dispensarlo dai prescritti sei mesi di prova. Non dovranno mai pentirsi della decisione perché il nuovo aspirante non conoscerà pause nel fervore e non accuserà stanchezze nel cammino verso la perfezione.

         Fulgenzio veste l’abito religioso il 25 maggio 1905 e il 31 maggio dell’anno successivo professa i voti. Lui non aspira al sacerdozio: sarà religioso fratello. Ha una buona intelligenza pratica e una innata propensione a svolgere ogni ufficio; tutto compie con la soddisfazione di tutta la comunità. Inviato a Ortonovo continua il suo lavoro e le sue ascensioni spirituali.

         Guardando lo stupendo spettacolo offerto dalla natura che lo circonda si eleva sempre più alla contemplazione di Dio. Ma a diciannove anni e sette mesi, passa dalla terra al cielo per contemplare da vicino quel Dio cui aveva consacrato la vita e per starsene per sempre in paradiso. Quello che aveva sempre desiderato.

 

                                                            

 

 Nandino Di Eugenio (da ‘L’eco di S. Gabriele’- Febbraio 2010 - Teramo)

 

 

 

E’ stata una vera sorpresa trovare su questa rivista il bello e lungo articolo (e una bella foto del nostro Santuario) che racconta la storia di questo giovane religioso Passionista. Qui a Ortonovo non se n’era mai sentito parlare. Se ora qualcuno ricordasse qualcosa di questi fatti è pregato di comunicarlo alla Redazione.

 

 

 
 

  LA CRESIMA
di Virginia Corsi 1^ B


 

 

 

LA VISITA PASTORALE E LA CRESIMA

 

       Il 22 gennaio il Vescovo ha iniziato la Visita pastorale alle chiese di San Lorenzo– Annunziata– San Martino– San Giuseppe.

        Il 24 gennaio, alle ore 16, al Santuario ho ricevuto la Cresima. Eravamo 24 ragazzi. Quando durante il rito è venuto il mio turno ho sentito veramente lo Spirito Santo scendere su di me. Mi sono sentita diversa, come se fossi rinata con un nuovo spirito, più buono.

 

                                                                                    

 

                                                                          Virginia Corsi, I^ B.

 

 

 

 

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