N° 8 - Ottobre 2011
7 OTTOBRE : FESTA DELLA MADONNA DEL ROSARIO
di Antonio Ratti

 

 

                     7 OTTOBRE :    FESTA DELLA MADONNA DEL ROSARIO

Il mese di maggio – cosa arcinota – è il mese dedicato al culto di Maria, il mese di agosto ha la festa dell’Assunta, nel mese di settembre sono presenti alcune celebrazioni sempre rivolte a Maria, eppure la festa della preghiera che caratterizza in assoluto la devozione alla Mamma di Gesù si svolge il 7 di ottobre, solennità nel Calendario liturgico della Madonna del Rosario. Perché? Nel XVI secolo, come sempre, l’Europa e l’Occidente, divisi in tantissime realtà politiche invidiose e litigiose tra loro come i polli di Renzo portati all’Azzeccagarbugli, sono in grossa difficoltà di fronte all’unitario slancio espansionistico politico-militare del Medio Oriente islamico. Le truppe ottomane hanno occupato Belgrado spingendosi, poi, fino alle porte di Vienna.

Per la sopravvivenza della cultura e della civiltà dell’Occidente il momento è drammatico.

La situazione di grande incertezza e paura unisce finalmente molte nazioni europee, anche su pressante sollecitazione del Papa, doppiamente interessato agli eventi come capo della Chiesa e capo dello Stato Pontificio e dà allo scontro navale, che si sta preparando, il senso dell’ultimo baluardo contro l’invasione per terra e per mare. In questo clima pesantissimo il Papa Pio V chiede alla cristianità di pregare intensamente con il rosario per chiedere la liberazione dalla minaccia turco-ottomana.

La battaglia navale avviene nelle acque antistanti Lepanto il 7 ottobre 1571. La vittoria cristiana, che sicuramente ha dato un diverso indirizzo alla storia moderna, viene attribuita all’intercessione della Vergine Maria, invocata con il rosario.

In seguito a ciò il Papa istituisce la festa liturgica della Madonna del Rosario per quello stesso giorno.

Data la spiegazione storica della festività mariana, dobbiamo aggiungere che la pratica della recita di un qualcosa di simile al rosario è molto più antica.

Non c’è dubbio che la prima e principale devozione in uso presso i fedeli dal tempo degli Apostoli e dei primi discepoli, sia composta dalla Preghiera di Gesù Cristo e dal saluto evangelico – il Pater e l’Ave – e dalla meditazione dei misteri di Gesù e di Maria.

La parola rosario deriva da una usanza medioevale che consiste nel mettere una corona di rose sulle statue della Vergine; queste rose sono il simbolo delle preghiere “belle” e “profumate” rivolte a Maria. Così nasce l’idea di utilizzare una collana di grani ( la corona ) per guidare la meditazione.

Già nel XII secolo il rosario, col nome di salterio, comincia a essere recitato nei monasteri, come preghiera che sostituiva – per i monaci illetterati – la recitazione dei salmi. Nel secolo XIII i monaci cistercensi elaborano, a partire da questa collana, una nuova preghiera che chiamano “rosario” dato che la comparavano ad una corona di rose mistiche offerte alla Vergine.

Con insistenza il rosario è suggerito dalla Madonna a San Domenico per convertire gli Albigesi e i peccatori  nel 1214, come riferisce il beato Alano della Rupe nel suo celebre libro De dignitate psalterii ( Il Salterio di Cristo e Maria ) del 1478.

Secondo i suoi agiografi San Domenico, constatando che i peccati degli uomini sono un grosso ostacolo  alla conversione degli Albigesi, si ritira in una foresta presso Tolosa e vi resta tre giorni e tre notti in continua preghiera e penitenza. Tali sono il pianto, l’intensità della preghiera e il digiuno che sviene. La Vergine, allora, gli appare e gli dice: “Sai tu, caro Domenico, di quali armi si è servita la SS.Trinità per informare il mondo? “Signora mia, le risponde, voi lo sapete meglio di me: dopo il figliolo vostro Gesù voi siete lo strumento principale della nostra salvezza.” Ella aggiunge: “Sappi che l’arma più efficace è stato il salterio angelico, che è fondamento della Nuova Alleanza; perciò se tu vuoi conquistare a Dio quei cuori induriti, predica il mio salterio.” Il Santo, consolato e pieno di zelo per i suggerimenti avuti sulla salvezza degli eretici Albigesi e dei peccatori, si reca nella cattedrale di Tolosa. Subito le campane, mosse dagli angeli, cominciano a suonare a distesa per richiamare gli abitanti.

Appena comincia la sua predica si scatena una tempesta: un furioso temporale, il suolo  che sussulta, il sole che si oscura, i tuoni e i lampi continui fanno tremare dal terrore tutto l’uditorio. Lo spavento cresce ulteriormente quando i presenti vedono un’effigie della Vergine, esposta in luogo ben visibile, alzare per tre volte le braccia al cielo e chiedere la giusta punizione di Dio su di loro qualora non si convertissero e non ricorressero alla protezione della santa Madre di Dio.

Il temporale ha termine per le preghiere del Santo che può continuare il suo discorso spiegando con tanta efficacia l’importanza e la bellezza del Rosario come forma di preghiera da indurre quasi tutti i presenti ad abbracciare la pratica e a rinunciare ai propri peccaminosi errori.

Questo prodigio del cielo, oltre ad un significativo cambiamento dei costumi di vita nella città, infonde la più alta stima per la devozione del Rosario e ne estende la conoscenza e la pratica.

Nel sec. XIV il certosino Enrico di Kalkar suddivide l’insieme delle 150 Ave Maria in 15 decine, inserendo tra l’una e l’altra il Padre nostro.

Da quando San Domenico comincia a promuovere con grande fervore questa devozione e fino al 1460, anno in cui il beato Alano della Rupe - dottore e grande predicatore domenicano del convento di Dinan ( Bretagna- Francia )  -  la rinnova per darle nuova linfa, vigore e diffusione, è detta Salterio* di Gesù e Maria, sia perché contiene tante salutazioni angeliche quanti salmi ha il salterio di Davide, sia perché i semplici che non sanno recitare il Salterio di Davide, ricevano dalla recita del Rosario lo stesso frutto che si ottiene con la recita dei salmi. Il papa PioV nel 1569 così definisce questa tipica preghiera della pietà popolare: “Il rosario o salterio della beatissima vergine Maria è un modo piissimo di orazione e di preghiera a Dio, modo facile alla portata di tutti, che consiste nel lodare la beatissima Vergine ripetendo il saluto angelico ( Ave Maria) per 150 volte, quanti sono i salmi del salterio di Davide, interponendo ad ogni decina la preghiera del Signore (Padre nostro), con determinate meditazioni (i misteri) illustranti l’intera vita del Signore nostro Gesù Cristo.” 

Da quando il beato Alano della Rupe rinnova questa preghiera, la voce del popolo la chiama semplicemente Rosario, cioè, corona di rose, a significare che ogni volta che si recita il Rosario si pone in capo a Gesù e a Maria una corona di 150 rose bianche e 15 rosse, che in cielo non perderanno  mai la loro bellezza, lo splendore e il profumo.

Nel XV secolo si propone ai fedeli un rosario più breve, costituito da 50 Ave Maria: questa è la forma che comunemente oggi viene recitata. La Vergine ha sempre mostrato di approvare il nome “Rosario” per la sua preghiera prediletta nelle tante apparizioni, come Lourdes e Fatima, dove ha chiesto esplicitamente di rivolgersi a Lei con la recita del Rosario.

Ci sarebbero ancora tante e tante cose da dire, ma lo spazio è tiranno, quindi non escludo di ritornare sull’argomento. Per ora, spero che, quanto detto, sia utile a penetrare meglio il significato spirituale e liturgico della festa della Madonna del Rosario e del rosario stesso.

 

* Il Salterio è la raccolta dei 150 Salmi distribuiti, per la recita, nei giorni della settimana, secondo le ore canoniche dell’Ufficio divino. Questa forma di preghiera era quotidiana dei conventi.  Il nome è usato dalla Bibbia dei 70 e dalla Vulgata latina per indicare il Libro dei Salmi richiamando l’abitudine degli Ebrei di farsi acccompagnare nel canto dei Salmi da alcuni strumenti a corda tra cui il salterio, simile ad una rudimentale arpa e  cetra.

 

 

 


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