N° 8 - Settembre-Ottobre 2021
PROVOCAZIONI E GRAFFIATURE DI GESU’
di Antonio Ratti


 Mi è bastato ascoltare i brani di Vangelo delle domeniche estive per sentirmi stimolato a tornare sull’argomento e analizzare, ovviamente, senza la presunzione di fare teologia, la strategia, la tecnica e lo stile espressivi di Gesù nella sua predicazione. Garantendo, e ribadendolo più volte, la totale libertà di seguirlo o di ignorarlo, ne consegue che nel suo esprimersi, sempre pacato e disteso, mostri tutta la sua abilità di cogliere nel segno e di dosare la carota col bastone. E’ sempre diretto - non conosce le interlocuzioni, né i giri di parole -  chiaro e sintetico: i dubbi interpretativi sono banditi.
Quando Pietro gli fa notare che se parla “duro”, molti se ne vanno, la risposta è: “Se volete potete andarvene anche voi.” Al che Pietro risponde: “Maestro, dove andremo? Tu solo hai parole di vita eterna.” Obiettivo raggiunto.
E ancora l’impulsivo apostolo quando dice a Gesù che lo avrebbe seguito sino alla morte, riceve una risposta, nella sua drammaticità, quasi ironica utilizzando un animale da cortile, che sembra suggerire: “ stai più attento quando parli, perché prima che canti il gallo mi rinnegherai tre volte.” Il succo di queste botte e risposte, che nei Vangeli sono parecchie, è una provocazione che vuole indurre a riflettere e a prendere una decisione cosciente e consapevole.  Agli scribi e ai farisei (la casta ebraica del potere religioso e politico), convinti e certi di essere rispettosi e ligi alla Legge, che si apprestano con pietre a lapidare l’adultera, non chiede cosa stanno facendo, perché l’ovvia risposta sarebbe stata “applichiamo quanto stabilito da Mosè”, ribadendo così la correttezza del loro operato. Gesù, al contrario, si limita a sottolineare con estrema semplicità e sottile durezza, mentre è apparentemente distratto a scrivere per terra: “Scagli la prima pietra, chi di voi è senza peccato”, spiazzandoli, mettendoli letteralmente in crisi e salvando la donna. Ci troviamo di fronte ad una pungente provocazione, che graffia le coscienze e che va a demolire le certezze di chi si sente perfetto e di esempio nel rispettare le Scritture e la volontà del Dio dei Padri.
Se con gli apostoli, che sa semplici pescatori di scarsa cultura, Gesù cerca la bonaria provocazione come spinta a meditare e a comprendere il suo messaggio, con chi si sente spavaldamente in regola con i precetti della Legge, non usa mezzi termini nel evidenziare la loro ipocrisia. Basta ricordare il brano di Marco (Mc 7) dove i “soliti noti”, sempre meticolosamente attenti ai comportamenti di Gesù e dei suoi, chiedono: “Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?”. La risposta non potrebbe essere più dura: “Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, così sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini.  E lasciata la casta disorientata e svilita per la figuraccia rimediata davanti alla folla, si rivolge proprio a lei: “ Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro …. Dal di dentro, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono l’uomo impuro.” La prima considerazione è la lunghezza della lista delle pesanti negatività che l’io umano si porta dentro e si mostra disponibilissimo a metterla in pratica. Inoltre si manifesta in tutta la sua gravità come ci si preoccupi della pur igienica esigenza di sciacquare le stoviglie e di lavarsi le mani, mentre non si disdegna di realizzare ciò che cova di impuro e indegno all’interno. Si nota la pagliuzza nell’occhio del vicino e si nasconde la trave che è nel proprio. Concetti di modernità e attualità eccezionali che calzano perfettamente con la tecnologica e irresponsabile società mondiale del nostro tempo.
 Tutte le nefandezze nelle famiglie, nella società, nella politica, negli Stati e tra di loro, i mutamenti climatici, frutto di pseudo conquiste che sembravano la panacea universale e invece sono solo di pochissimi, provengono da quell’elenco di gravi distonie che affliggono la parte pensante dell’uomo, dimentico delle sue origini e della sua destinazione finale. Ma sulla casta (sempre uguale nei secoli per la sua onnipotente superbia), l’altro evangelista, Matteo (Mt 27), riporta le parole più aspre e crude tra quelle pronunciate da Gesù: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: essi all’esterno sono belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa e di ogni putridume. Così anche voi apparite giusti all’esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni ipocrisia e di iniquità.  E ancora: “Sulla cattedra di Mosè si sono seduti scribi e farisei. Quanto vi dicono fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno.”
Non vi vengono in mente  nomi e cognomi  attualissimi in ogni casta, politica, religiosa e sociale? A me, si e tanti. Basta che ogni TG lo si ascolti pensando a queste frasi al laser di Gesù. Le notizie appariranno in una luce molto diversa da come ci vengono proposte. Così come le lacrime di coccodrillo, gli edificanti propositi che non costa niente dire e le giustificazioni banali dei “grandi” dell’Occidente sull’Afghanistan e le fake news sulla salute e sulle dimissioni del Papa, oltre ai conciliaboli su un eventuale prossimo conclave, venute da dentro, che papa Francesco ha dovuto smentire personalmente elencando i suoi impegni pastorali prossimi e futuri.



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