N° 8 - Settembre-Ottobre 2021
Spiritualità
  Festa della Natività
di Enzo Mazzini



Oggi è la vigilia della festa della Natività della Beata Vergine Maria, una grande ricorrenza non solo per gli abitanti di Ortonovo  e di tutto il Comune di Luni, che sono particolarmente legati al loro Santuario, ma anche per quelli dei comuni limitrofi e non solo loro. Infatti molti fedeli provengono anche da località lontane, tanto è il loro legame affettivo e devozionale a questo bellissimo Santuario, tempio davvero maestoso e secolare, capace di suscitare profonda commozione e fonte di prodigi e di miracoli, con la sua incantevole posizione che domina la sottostante piana di Luni, parte della Lunigiana, la Versilia, un lembo del Mar Ligure e la stupenda foce del Magra.

Io, per tanti anni, ho raggiunto il Santuario percorrendo a piedi il tragitto che collega la mia abitazione ad Ortonovo, in compagnia dei miei familiari e di altri fedeli che via via infoltivano il nostro gruppo ma negli ultimi anni, data l'età avanzata, sono stato costretto ad utilizzare il servizio di autobus di cui i fedeli potevano usufruire. Quest'anno purtroppo, come l'anno scorso, il Covid ha poi impedito anche l'uso degli autobus e quindi ho dovuto raggiungere  Ortonovo con l'auto,con grande anticipo, avendo la preoccupazione di poter disporre di una postazione del Santuario prossima ad un amplificatore, per avere la possibilità di registrare, per i lettori  del Sentiero, l'omelia del nostro Vescovo che è sempre molto profonda e coinvolgente.

Nell'orario programmato, viene recitato il Santo Rosario, condotto da Padre Domingo e poi, sempre in perfetto orario, alle ore 21, il nostro Vescovo, S.E. Mons. Luigi Ernesto Palletti, dà inizio alla solenne Santa Messa, con la partecipazione della corale diretta dal Maestro Renato Bruschi.

Molto profonda e toccante, come sempre, l'omelia del nostro Vescovo che di seguito riporto:

"Celebriamo dunque la natività della Beata Vergine Maria,  una festa cara alla tradizione cristiana, soprattutto della Chiesa d'Oriente che poi ovviamente è stata accolta anche nella Chiesa d'Occidente, ma il ministero rimane unico, ovviamente. Maria è nata nel tempo, nella storia, ma soprattutto è nata all'interno di un progetto che è il progetto di Dio. Ecco perché possiamo celebrare di Lei la natività: perché in fondo è l'alba di quel grande progetto che troverà la sua pienezza di luce proprio nel Signore Gesù. Lei è un po' come l'aurora: non c'è ancora il sole però le tenebre vanno già pian pianino diradandosi. Ecco, poi il Signore Gesù, ovviamente nella Sua luce, porta a compimento questo progetto. Anzi, la fede ci svelerà che anche quella piccola alba che è Maria, all'inizio è proprio già frutto della redenzione del Signore Gesù. È bello infatti pensare che con un semplice conto del nostro calendario, se noi guardiamo, questa festa è posta esattamente  nove mesi dopo l'Immacolata Concezione, proprio a ricordarci come la natività di Maria sia profondamente legata all'Immacolata Concezione.  Colei che è nata senza aver contratto il peccato d'origine ecco che  oggi è chiamata ad essere figlia di Dio e soprattutto Madre del Figlio di Dio e questo per noi è un passaggio fondamentale,  un passaggio importante. Però abbiamo anche ascoltato la Scrittura: la prima lettura che, certamente in tempi molto lontani dagli avvenimenti che noi oggi stiamo celebrando, aveva già adoperato il mistero di Betlemme: "E tu Betlemme non sei la più piccola perché da te nascerà il Salvatore". Ecco questo mistero che è un mistero di storia,  un mistero anche geografico: se vogliamo, un mistero di concretezza e noi pienamente lo possiamo leggere nella Vergine Maria perché Gesù è nato a Betlemme, ma è nato da Maria. La fonte rimane sempre Lei e quello che si dice di quella città piccola, la più piccola delle città di Giuda,  la più insignificante agli occhi dell'uomo delle città di Giuda, tanto da diventare però la città dove nasce il Salvatore, ecco si può dire pienamente di Maria. Anzi, non solo lo si può dire per una nostra riflessione, ma lo si può  dire per una sua parola: "Ha guardato all'umidità della sua serva e d'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata". Ecco, Maria è la vera Betlemme perché  storicamente, geograficamente, quello è il paese, ma dal punto di vista della vita è Maria la città che accoglie nel suo grembo il Verbo  di Dio e lo dona, lo porta agli uomini. Ecco quell'alba che porta il sole nascente e Maria è Colei che veramente fa nascere in mezzo a noi un sole diverso, un sole di giustizia, un sole di salvezza e questo ci è ancora ricordato nella seconda lettura perché veramente tutto concorre al bene di coloro che amano Dio e che Dio ama e qui ci viene ricordato come se da una parte Maria è  Colei che ci porta il Salvatore,  è anche la prima a fare esperienza piena di questa salvezza, proprio non contraendo il peccato di origine, in virtù ovviamente della Sua vocazione di essere Madre ma, nello stesso tempo, è anche Colei che è  in grado di partecipare, in modo unico, unico e irripetibile,  alla vicenda di salvezza del suo Figlio, perché Maria è salvata come noi ma non per purificazione, ma per preservazione dal peccato, però è anche vero che questa La mette in una posizione da poter e dover stare sempre a fianco del Figlio. Sarà a fianco del Figlio all'inizio del ministero pubblico, alle nozze di Cana: "Fate quello che lui vi dirà" e sarà a fianco del Figlio nel momento più terribile nell'esistenza di una madre, quando Lo vedrà soffrire e morire sulla Croce e sarà a fianco del Figlio proprio nell'attesa di quel dono dello Spirito che La vedrà non solo a fianco di quel Figlio che nel frattempo aveva a Lei affidato gli Apostoli come altri figli, ma La vedrà veramente a fianco perennemente non solo del Capo, che è  Suo Figlio generato, ma anche del Corpo che è la Chiesa che è quella che  tiene i figli donati che Lei riceve, dall'alto della Croce, da parte del Signore Gesù.

Allora Maria diventa un punto fondamentale di intercessione nella preghiera, certamente perché Lei, anche se è una creatura come noi e quindi vive il suo limite di creatura, però,essendo la madre del Signore, ha la possibilità di chiedere tutto ed allora possiamo dire che, in un certo qual modo, Maria è onnipotente non perché è Dio: Maria non è  Dio. Rimane una creatura come noi ma, poiché il Figlio non negherà mai nulla di ciò che Gli chiede la Madre, allora, in questo senso qua, partecipa di questa onnipotenza del Signore Gesù. Diventa per noi, dunque, da una parte intercessione di preghiera,  dall'altra parte maestra di vita perché in quelle poche parole c'è già tutto: "Fate quello che lui vi dirà" ma, soprattutto, rimane Colei che ci custodisce, momento per momento del nostro cammino. Allora, celebrare la sua natività non vuol dire ricordare semplicemente un momento importante, fondamentale della storia della salvezza, ma vuol dire ricordare che da quella natività, che è l'alba, nasce un'altra natività che è il sole, che è il Signore Gesù e nasce la nostra natività che poi è quella che abbiamo vissuto nella Fonte Battesimale quando,  purificati dal peccato d'origine, inseriti nel Signore Gesù,  diventati per adozione anche figli di Maria perché  il Signore Gesù ha detto: "Ecco tuo figlio, ecco tua madre" al discepolo prediletto, per noi ha iniziato a brillare nel nostro cuore la luce nuova della salvezza. A noi compete custodire questa luce, chiedere a Maria che ci aiuti  nel nostro cammino ed essere fedeli a quello che è il suo insegnamento sereno, costante, materno, esigente però, nello stesso tempo, sempre vicino, come è stata vicina agli Apostoli nell'attesa del dono dello Spirito.

Chiediamo questo e invochiamo veramente la Vergine Maria come Colei che intercede per noi peccatori ".

Ovviamente i festeggiamenti si sono susseguiti anche il giorno seguente e cioè  il giorno della Natività di  Maria. Infatti, partendo dalle ore 7, ogni ora si è  celebrata una Santa Messa con grande partecipazione di fedeli ed alle ore 11 è  stata celebrata la Messa solenne con la presenza della cantoria diretta dal Maestro Renato Bruschi.

Anche nel pomeriggio, partendo dalle ore 16, si sono susseguite le Sante Messe, alla presenza di numerosi fedeli.

Insomma la nostra Madre Celeste continua a richiamare tanti suoi figli che corrono a venerarLa ed a chiedere la sua incessante protezione.


  Speranza
di marino bertocci



Speranza

Per troppo tempo il cristiano, a causa di una , ormai passata ma malintesa,  rigidissima,  interpretazione di una morale, soventemente solo formale, quasi mai nella sostanza… timoroso anche del suo stesso sorriso…ripiegato su se stesso in un dolore esistenziale inguaribile , è stato visto come un musone, un essere sospettoso e guardingo  verso ogni novità. In buona sostanza dando di se l’immagine di persona incapace di vivere l’esistenza come un dono e non come un fardello..

 Questo è stato, e tuttora è , verissimo, ma solo per tutti i “falliti della vita”, per tutti coloro che, incapaci di vedere quanta gioia possa esserci nel quotidiano di un cristiano vivono nell’esasperato “dovere quotidiano”, escludendone  ogni altra opportunità. . Il “mio” Cardinale Siri chiamava questi soggetti “quelli del collo torto e dei sospiretti ”, tendenzialmente inutili…, ancor prima che per gli altri, per loro stessi, perché incapaci di fare fruttare i talenti ricevuti in dono… comunque , sempre il Cardinale lo rammentava, nella mai abbandonata speranza missionaria di fare anche  a loro comprendere la grandezza del camminare cristiano. Spingendosi oltre, invitava il suo Clero al continuo rinnovamento spirituale, per non ridursi a celebrare i Sacramenti con i soli” delusi o falliti della vita”…

La verità è che noi cristiani  abbiamo solo motivi di gioia, pochissimi di dolore, l’esistenza è infatti anche questo.. se riusciamo a vedere quanta luce ci viene donata dalla vita!

Certo. Talvolta, osservando quanto il presente tenda ad  allontanarsi sempre più dall’idea di una società cristiana,  idea che nel bene o nel male è alla loro base ed ha formato le attuali comunità civili della nostra vecchia Europa, il rischio di cadere nella tentazione dello sconforto è grande ma…è  proprio qui, grazie a Dio, che ci viene in aiuto la nostra fede. Anche noi, così come  i Primi cristiani, piccolissimo gregge, rischiamo di disperderci ( “hanno percosso il pastore ed il gregge si è disperso”, vogliamo richiamare questa verità alla nostra memoria?”).nel presunto mare dell’indifferenza che ci circonda.

D’obbligo la domanda: siamo sicuri che sia proprio così?, siamo sicuri che l’uomo del nostro tempo non voglia proprio  sentire parlare della possibilità reale di una vita migliore, impegnandosi in prima persona in  una reale prospettiva della vita eterna?

In un mondo sempre più scristianizzato, la cultura che ci vuole perdenti non ci  parla più del dolore, dei disincanti, delle difficoltà del quotidiano, dell’esistenza di qualcuno che, per problemi fisici, mentali, economici o di razza viene tenuto nascosto…esattamente come la cattiva massaia di un tempo faceva con la polvere : nascondendola sotto al tappeto. Ma non è vero che la polvere fosse sparita…anzi: si accumulava sempre più fino ad arrivare al punto da non essere più occultabile…. Esattamente come il dolore, così come non è finita la polvere, così non è finito il dolore dell’uomo.

Possiamo nasconderne l’esistenza ma esiste!

Quasi come il popolo di Israele lasciato solo da Mosè, impegnato sul Monte a ricevere le Tavole della Legge, anche noi uomini  di oggi ci siamo costruiti un vitello d’oro, nell’illusione di potere vivere in un solo presente senza fine . Tutti noi abbiamo idealizzato un nostro personalissimo vitello d’oro. Chi nella costruzione di un fisico perfetto, chi nel successo personale,  chi nell’apparire, chi nell’omologarsi alle mode o alle tendenze del momento, chi nel rifiuto di qualsiasi impegno sociale.

Tutto questo, ovviamente,  escludendo le necessità “dell’altro”.

Esiste solo la mia necessità, la mia felicità, il mio stare bene e gli altri? Non mi importa cosa facciano gli altri. Prima di chiunque vengo io…e l’altro?? È ok  ma unicamente fintanto che non rappresenti un problema o un intralcio per la mia realizzazione. Un esempio per tutti? Pensiamo ai tanti anziani abbandonati a loro stessi.. Ci vogliamo dimenticare che  il quotidiano, quello reale, prima o poi , nessuno ne risulta escluso, ci pone di fronte a situazioni che non sono quelle che troppi moderni “influencer” vogliono farci credere e ci propongono come unico modello esistenziale. Non siamo sempre giovani, sempre sani, sempre belli, sempre pronti, sempre efficienti, sempre brillanti, sempre simpatici...arriva un momento in cui il tempo che passa ci pone di fronte alle realtà ineludibili della vita..e non sono pochi quelli ,fra noi, che ., smarriti, devono  fare i conti di  bilanci esistenziali… che non tornano..in una desolante solitudine.

E’, credo, questo il momento in cui emerge la solitudine dell’uomo che ha costruito la sua vita sul nulla ma è  da queste macerie,  con lo sguardo ben puntato sull’unica luce dell’esistenza, che deve ripartire la costruzione della nostra speranza per un mondo migliore, un mondo cristiano..

Luni, 19 luglio 2021

marino bertocci

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