N° 6 - Giugno/Luglio 2021
Dal diario di un parrocchiano
di Enzo Mazzini


Sabato 24 aprile - Oggi la Chiesa festeggia Gesù come buon Pastore che  chiama tutti alla salvezza e ci conosce uno ad uno ed è pronto a donare per noi la sua stessa vita.
La Chiesa di S.Giuseppe oggi è davvero piena di fedeli che elevano meravigliosi canti per solennizzare la S.Messa.
Profonda l'omelia di Padre Michele che di seguito riporto: "Ogni anno la quarta domenica di Pasqua viene chiamata la "Domenica del buon Pastore". È Gesù l'immagine del buon Pastore e questo è un titolo molto caro al popolo di Israele  perché è un titolo che appartiene al Dio dell'Antico Testamento.  Chi è il Pastore del popolo di Israele? È Dio. E quando Gesù si proclama dicendo: "Io sono il buon Pastore" non diventa un pastore qualsiasi ma diventa "Il Pastore" del nuovo popolo che è la Chiesa. Ma Gesù voleva chiarire chi è il Buon Pastore: non è soltanto un pastore che guida, ma è un pastore che dà la vita per il suo gregge.Ed è molto importante comprendere il  messaggio di Gesù quando proclama Lui stesso di essere il "Buon Pastore". Gesù dice: "Il buon pastore conosce il suo gregge e il  gregge conosce il suo pastore ed ascolta la sua voce".Quindi è  un conoscere divino: non è una conoscenza intellettuale, non è sapere troppo, non è il comprendere tutto, ma conoscere, entrare in un rapporto profondo, un rapporto intimo col Pastore che è Dio, un Pastore che mi vuole bene e lo dice chiaramente Gesù: "Il mercenario non è un buon pastore perché il mercenario è un approfittatore e, quando vede venire il lupo, fugge, lascia il gregge". Chi è  il mercenario? Potremmo immaginarlo come un uomo malvagio. No! Il mercenario è colui che quando gli interessa una cosa è pronto e quando non gli interessa non è pronto. Quando qualcosa gli piace, ascolta e quando  non gli piace non ascolta. Invece il Signore vuol dirci che quando noi vogliamo entrare in comunione con Lui, Lui ci dona la vita, ma non una vita che sparisce, ma una vita di presenza del Signore.
Inoltre il pastore conosce il gregge ed anche il gregge conosce il suo pastore. Il pastore ascolta il suo gregge ed il gregge ascolta il suo pastore.

Molto bella questa immagine! Anzi, nella lingua originale, non si parla di "Buon" Pastore ma viene definito il "Bel" Pastore, un Pastore bello, un Pastore modello e quindi il buon Pastore è un Pastore modello. Diventa davvero bello ma perché? Perché dona la vita,  dona la bellezza e quando noi ascoltiamo la voce del Signore entriamo in rapporto con la bellezza di Dio perché entriamo in quel rapporto intimo della grazia e dell'amore di Dio e perché sono consapevole che quel mio Pastore,  che è Dio, dona la sua vita per  me.
Chi è il lupo che rapisce le pecore e le disperde? Guardate che il lupo non mangia il gregge. Gesù non dice: "Il lupo mangia il gregge", ma dice che lo rapisce e lo disperde. Interessante è il fatto che il lupo non mangia le pecore, ma le rapisce e le disperde e quindi le allontana dalla voce del buon pastore. Il male ci disperde, non ci fa capire niente e quindi non siamo capaci di ascoltare la voce del buon Pastore, cioè la voce di Dio, come è accaduto nella Genesi con Eva, la nostra madre che ha ascoltato un'altra voce e non la voce di Dio, ma la voce del male. Secondo la Genesi è stata la voce del serpente che ha fatto perdere tutto a quelli che l'hanno ascoltata: Adamo ed Eva. Hanno perso la bellezza di Dio, hanno perso quel giardino e cioè la grazia di Dio e, quando noi non ascoltiamo la voce del nostro Dio, perdiamo quel rapporto, quella relazione con Dio, ma oggi Gesù ci dice che il Signore ci conosce singolarmente perché Dio conosce ogni persona. Dio conosce ogni figlio e lo ama. Ci chiama per nome. Possiamo dire che noi siamo scritti nel cuore di Dio. Non siamo contenti di questo? Crediamo questo? Perché il sapere non è un sapere intellettuale, mentale, ma è un sapere nel cuore. A questo siamo chiamati oggi. Non occorre pensarlo, ma occorre sentire che siamo nel cuore di Dio.

Abbiamo un Pastore che è Gesù e che dona la vita per noi. La domanda, in questa domenica, è questa: "Noi ascoltiamo veramente la voce del nostro Pastore? La ascoltiamo veramente o quale altra voce noi ascoltiamo? ....
Purtroppo oggi siamo dispersi e non sappiamo a che cosa aggrapparci e quando siamo così, siamo tristi, scoraggiati, delusi e cosa pensiamo? Pensiamo che Dio non c'è, che Dio non pensa a noi. Invece siamo noi che ci allontaniamo dal nostro Pastore e che il male ci rapisce, ci disperde e tante volte non ci piace ed allora noi dobbiamo essere coscienti di avere un vero Pastore: Gesù Cristo che dà la sua vita per noi.

Chiediamo questo al Signore in questa domenica del buon Pastore per sentirci chiamati, amati e guidati dal nostro vero Pastore che è Gesù Cristo e Dio Onnipotente  ci conceda la sua grazia e ci dia la sua benedizione e chiediamo anche l'intercessione della nostra Madre,la Vergine Santissima. Amen".
Domenica 2 maggio - Oggi al Santuario della Madonna del Mirteto si celebra una importante ricorrenza: P.Mario Martin Villafuerte festeggia il 25°di Ordinazione Sacerdotale, Ordinazione avvenuta il 27 aprile 1996 a Colón, Panama. Padre Mario è nato a El Salvador 49 anni fa ed ha compiuto gli studi nel Seminario della Fraternità Missionaria di Maria, in Guatemala.

Ha iniziato la sua attività Missionaria in Italia nel marzo 1997, avendo la sua prima sede in Abruzzo e quindi è stato trasferito a Cassino, prima di approdare al Santuario della Madonna del Mirteto in Ortonovo dove svolge la sua missione in comunione con altri due confratelli (Padre Michele, Parroco di Casano e Padre Domingo Patix, Parroco di Ortonovo), mentre lui ora svolge la missione di Parroco di San Lazzaro.
La ricorrenza è molto sentita e non per niente il Santuario è davvero gremito di fedeli che sono corsi anche dal Piano per essere vicini a Padre Mario, molto amato da tutti i fedeli delle varie parrocchie. Padre Mario è stato infatti parroco di Ortonovo Paese, prima di Padre Domingo e per circa un anno è stato parroco anche di San Giuseppe  e San Martino. Ecco perché si è fatto amare da tantissimi fedeli e molti oggi sono corsi a festeggiarlo.

Molto solenne la S.Messa celebrata nel Santuario della Madonna del Mirteto, con la partecipazione di Padre Domingo, di Padre Michele e del diacono Agostino Cavirani e la Corale diretta dal maestro Renato Bruschi.
Molto profonda l'omelia di Padre Mario che di seguito riporto: "Fratelli e sorelle, l'evangelista Giovanni continua a presentarci queste parole del Signore Gesù, rivolte ai suoi discepoli con le quali li invita a rimanere uniti a Lui per poter fruttificare. I discepoli hanno accolto la chiamata del Signore, sono stati con Lui, Lo hanno conosciuto, Gli hanno voluto bene ed ecco il pericolo che corrono: quello di abbandonare la chiamata del primo momento perché a volte la quotidianità può far diminuire quella prontezza con la quale anche loro hanno risposto al Signore quando erano nel Mare di Galilea e quindi anche a noi oggi il Signore rivolge il suo invito a mantenere viva questa unione con Lui affinché il nostro nemico,  il Diavolo, non ci possa separare, attraverso la tentazione, attraverso i dubbi e tante altre cose che possono allontanarci, possono far raffreddare quel nostro "Sì" al Signore, perché tutti noi abbiamo dato un "Sì" al Signore. Noi abbiamo risposto alla chiamata, alla vocazione sacerdotale e voi avete risposto ad un'altra chiamata: quella matrimoniale. Comunque tutti siamo stati chiamati alla vita di fede, per ciascuno di noi fruttifica se siamo veramente uniti a Lui. Quindi non possiamo agire per conto nostro. È infatti questa la grande tentazione: pensare che possiamo fruttificare grazie ai nostri sforzi, grazie al fatto che siamo bravi e, qualora fosse necessario, possiamo dare una valida testimonianza di bene, di vita cristiana. Invece no! Perché il Signore è stato chiaro con i discepoli ed oggi lo è con noi, quando  dice: "Senza di Me non potete far nulla": nulla di buono, nulla di bene, nulla di evangelico, perché la radice è Lui, perché la vite è Lui: quella vite che comunica a noi, attraverso il suo Spirito, la forza per poter testimoniare la vita cristiana. Altrimenti ci si stanca,altrimenti uno perde quella illusione.

Vale per noi nella vita sacerdotale, ma vale anche per voi nella vita cristiana di ogni giorno perché talvolta si può perdere l'illusione, quella gioia del primo momento e, con la quotidianità, perdere quello slancio, per noi sacerdoti di lavorare, di annunziare il Vangelo, di lavorare come comunità parrocchiale, etc. e per voi fedeli invece perdere quello slancio,  quella voglia di testimoniare quotidianamente la fede perché ci si stanca quando magari gli altri non la pensano come noi, quando ci sentiamo come pesci fuori dell'acqua o perché  tutti gli altri vanno verso un'altra strada e noi siamo contro corrente. Ma ciò non importa perché per noi quello che è veramente importante è vivere questa unione con il Signore,  riconoscere dunque che solo in Lui noi possiamo ricevere la grazia e la forza per dare testimonianza di vita evangelica. Lo hanno fatto i grandi Santi, lo hanno fatto i Martiri e dobbiamo anche noi, nella nostra vita spirituale,vita cristiana, essere consapevoli che se uniti a Cristo poi il Padre, che è il vignaiolo, lavora su di noi, attraverso il Suo Spirito Santo. Lavora su di noi perché possiamo dare frutti ancora più belli ed allora bisogna anche accettare la potatura nella nostra vita, quando sentiamo l'invito nel nostro cuore a staccarci da quelle cose che sono superflue e ad una chiamata del Signore ad avallare ciò che è veramente importante e cioè l'unione con Lui. Insomma, le famose rinunce della nostra vita che a volte non ci piacciono ed alle quali facciamo fatica a rinunciare perché magari ci siamo attaccati a loro, perché ci fanno stare bene, perché ci danno un po' di gioia, ma il Signore ci invita a qualcosa di più grande.
A volte sembra che il Signore ci tratti male e che non ci voglia bene e lo diceva anche Santa Teresa d'AviIa che i Santi hanno questo rapporto col Signore molto personale. Gesù diceva: "Io tratto così  i miei amici" ed allora Santa Teresa ha detto: "Ecco perché ne hai così  pochi!" Appunto perché il Signore vuole che  nella nostra vita ci sia sempre di più e soprattutto ci sia sempre di più bello perché noi, con la nostra vita di fede, fruttificando nella nostra vita di fede - dice Gesù - rendiamo gloria al Padre. Dunque chiediamo al Signore la grazia che quell'unitá che abbiamo ricevuto grazie al Sacramento del Battesimo, nel quale siamo stati innestati in Cristo vera Vite, quella unita possiamo mantenerla sempre salda, attraverso la nostra preghiera, attraverso la vita sacramentale, con la Confessione e con la Comunione Sacramentale, quella unione sacramentale che ci permette di camminare, di nutrire quell'unione con Cristo e attraverso l'ascolto e la meditazione della Sacra Scrittura e quel modo in cui noi possiamo sempre più  unirci a Cristo ed allora i frutti verranno da soli perché, nutrendoci di Cristo che è il bene, non possiamo che fruttificare il bene.

Chiediamo al Signore questa grazia e vi ringrazio con tutto il cuore per esservi uniti a me per dire grazie al Signore per il dono del ministero sacerdotale insieme ai miei confratelli sacerdoti e quindi alla nostra preghiera per la nostra comunità religiosa, la Fraternità Missionaria di Maria. Anche lì è un mistero,vedete? Mentre io celebro i miei 25 anni di sacerdozio, proprio ieri abbiamo perso un confratello sacerdote di 49 anni, missionario nel Venezuela e rientrato in Guatemala per problemi di salute e ieri abbiamo ricevuto la notizia che è venuto a mancare.  Quindi,ecco il Signore pota in questo modo e ci chiama ad essere quello che è veramente essenziale e cioè l'unione con Lui, l'unione con la Chiesa, l'unione nella vita parrocchiale e proprio in quel modo noi rendiamo gloria a Dio e testimoniamo la nostra fede.
Maria Santissima, e siamo nel Santuario a Lei dedicato e siamo nel mese di maggio che dedichiamo alla preghiera del Santo Rosario, ci aiuti con la Sua intercessione affinché, come Lei si è sentita sempre unita al Suo Figlio, possiamo anche noi sentirci uniti a Cristo, unica vera vite. Sia lodato Gesù Cristo".

Sabato 15 maggio - Io sono solito partecipare anche alla S.Messa vespertina nella vigilia della domenica, nella Chiesa di S.Giuseppe. Inoltre  oggi ricorre una festività davvero solenne: l'Ascensione di Gesù, che segna l'inizio della missione della  Chiesa che sarà sempre accompagnata dal Signore e sostenuta dallo Spirito Santo e che testmonierà
la presenza del Risorto in mezzo a noi, annunciandola ai fratelli attraverso il  Vangelo.

I fedeli presenti sono davvero numerosi e contribuiscono a solennizzare questa S.Messa con canti meravigliosi.
Molto profonda l'omelia di Padre Michele di cui, per motivi di spazio, riporto solo alcuni passi: "Oggi noi dobbiamo comprendere qual'è la nostra missione come cristiani.È la missione  che è stata consegnata da Gesù  ai suoi discepoli, prima di salire al Padre. Dice chiaramente l'Evangelista Marco: "Gesù disse ai suoi discepoli: Andate  in tutto il mondo e proclamate il Vangelo". Ecco la nostra missione! Su questa frase ho riflettuto molto in questa settimana e mi sono reso conto che tante volte, nel mio ministero, nella mia missione, mi preoccupo di convertire la gente, di cambiare la mentalità della gente, di cambiare i loro cuori, ma mi sono reso conto che non era e non è questa la mia missione e neppure la vostra missione. La mia missione, la tua missione, la nostra missione è proclamare il Vangelo. Il compito di Dio è di cambiare il cuore attraverso la mia proclamazione e tutti dobbiamo impegnarci in tal senso...... Quando  noi proclamiamo, facciamo la missione consegnataci da Gesù e quando non proclamiamo cosa succede? Lo dice chiaramente Gesù: "Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato". Chi ci condanna? Dio? No! Dio non ci condanna, ma siamo noi stessi nel momento in cui non accogliamo quella missione che Gesù ci ha consegnato.... Gesù non si ferma sui nostri peccati, sulle nostre debolezze che Lui conosce benissimo, ma va oltre i nostri peccati, le nostre debolezze e ci consegna di nuovo, dopo oltre duemila anni, questa missione: "Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo. Chi crederà sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato". Questa è la grande missione che Gesù ci consegna e si fida di noi..... " Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono e nel mio nome scacceranno demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se saranno contagiati da qualche veleno, questo non renderà loro alcun danno. Imporranno le mani ai malati e questi guariranno". Cosa vuol dirci Gesù con questi segni? Gesù con questi segni va oltre quello che noi possiamo vedere con i nostri occhi. Noi siamo tentati di guardare i segni visibili e quando questo non è possibile, sperimentiamo la debolezza, sperimentiamo la stanchezza delle nostre preghiere, la partecipazione eucaristica, le cose belle che facciamo, ma non vediamo il frutto dei nostri sacrifici ed il demonio che dice: "Lascia perdere. Perché credi ancora? Goditi la vita: prima o poi morirai". Ecco il Demonio, il veleno che entra nel nostro cuore e ci fa morire. Noi sperimentiamo la morte nel peccato.

Quando invece noi accogliamo il Vangelo, siamo pronti a combattere con questi mali che ci attaccano dal di dentro e dal di fuori.....
La proclamazione del Vangelo deve trasformare la nostra vita e noi dobbiamo soltanto accogliere Gesù che veramente è morto per me ed è risorto per me ed io credo in questo Gesù risorto per la mia vita. Lui vuole la nostra gioia in questa festa dell'Ascensione e la grande festa è che Lui non sparisce, ma rimane in noi e consegna Sé stesso a noi, entrando a far parte della nostra vita. È Lui che vive con noi i momenti di  difficoltà della nostra vita e dobbiamo essere certi che Lui è con noi e sarà sempre con noi. Lo dice alla fine del Vangelo secondo Matteo che sarà sempre con noi fino alla fine del mondo....".

Enzo




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