N° 10 - Novembre 2020
PADRE NOSTRO
di Ratti Antonio

                               

                                 PADRE  NOSTRO

Il  P.N., sintesi di tutto il Vangelo ( Tertulliano, De oratione 1 ) e perfezione stilistica e teologica
( Enzo Biagi), è la preghiera per eccellenza, perché insegnataci da Gesù   (Catechismo della Chiesa Cattolica n.2765) dietro
espressa richiesta dei suoi discepoli : “Signore, insegnaci a pregare.” (Lc 11,1) Se passi in rassegna tutte le parole delle preghiere contenute nella Sacra Scrittura, per quanto io penso,  non ne troverai una che non sia contenuta e compendiata in questa preghiera insegnataci dal Signore .”  ( Sant’Agostino, Epistulae, Lettera a Proba ).  Esempio di perfetta armonia, nel P.N. non solo vengono “ domandate tutte le cose che possiamo rettamente desiderare, ma anche nell’ordine in cui devono essere desiderate.  Cosicché questa preghiera non solo insegna a chiedere, ma plasma  anche tutti i nostri affetti.” ( San Tommaso d’Aquino, Summa theologiae )
Il P.N. ci propone il succedersi di tre impegni e di tre richieste, con i quali l’uomo esprime la libera accettazione ad essere e a fare secondo la volontà di Dio e poi chiede ciò che necessita per le sue esigenze materiali e spirituali:

1.      L’impegno alla testimonianza :  sia santificato il tuo nome

2.      L’impegno alla fedeltà :     venga il tuo regno

3.      L’impegno all’amore :  sia fatta la tua volontà

 

      1.    La richiesta del sostegno di Dio :  dacci oggi il nostro pane quotidiano

 2.    La richiesta del perdono dei peccati :   rimetti a noi i nostri debiti

      3.    La richiesta della salvezza :   non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male.

“Se il discorso della montagna è dottrina di vita, l’Orazione domenicale ( preghiera del Signore, dal latino Dominus ) dà una nuova forma ai nostri desideri, ai moti interiori che animano la nostra vita. Gesù ci insegna la vita nuova con le sue parole e ci educa a chiederla mediante la preghiera.”
( Catechismo della Chiesa .Cattolica n. 2764 )

Il P.N. è una preghiera data per scontata tanto è lineare e semplice nelle sue espressioni, eppure ogni parola racchiude una pietra d’angolo per la vita materiale e spirituale di ogni credente. Indica punto per punto il cammino dell’anima verso la méta e le linee guida della vita terrena.

Padre    Sin dalla prima parola Gesù ci introduce nella nuova dimensione del rapporto con Dio, che non è più il Dominus, il Dominatore e re degli eserciti, ma il Padre, che non ci chiede di essere servi fedeli, ma figli. Lui, creatore di tutte le cose, a chi sa ascoltarlo con il rispetto dovuto ad un padre, ma con la libertà  e la fiduciosa intimità di figlio, dà i suggerimenti  per vivere correttamente la vita terrena con la certezza di averlo premurosamente vicino soprattutto nei momenti difficili e nella tentazione. Lui è sempre il Padre che accoglie con gioia il ritorno del figlio caduto nella trappola della tentazione, ma  che sa riconoscere l’errore e pentirsene. Non si dimentichi la parabola del Figliuol prodigo.

nostro    Altro insegnamento: non Padre mio, bensì nostro, cioè dell’intera umanità, del ricco e del povero, del santo e del peccatore che sa riconoscere l’errore e farne ammenda.  Padre nostro, ma non genericamente di tutti: Dio ama tutti, perché vuole la salvezza di tutti, ma ama ognuno singolarmente. Come un buon padre di famiglia ama tutti i suoi figli senza distinzione o preferenze e conosce di ciascuno le diversità di carattere, i bisogni e le esigenze particolari, così il Padre nostro ama tutti e ciascuno dei suoi figli. Ne consegue che l’aggettivo “nostro” conferma e ribadisce il nuovo rapporto di relazione con Dio che, per mezzo del sacrificio di Gesù, è tornato ad essere il Padre delle sue creature che apre le porte del Cielo.

che sei nei cieli        Anche nelle religioni non cristiane la divinità ha dimora in cielo. Sicuramente per la maestosità e per l’immensità il cielo con le sue stelle e la luce del sole sembra essere il luogo ideale quale residenza divina. Del resto nella Bibbia Dio appare sempre alto nel cielo avvolto in una nube che lo nasconde all’occhio umano. L’espressione è nella versione di Matteo e manca in Luca; forse, dando per scontato il concetto, nella comunità frequentata da Luca non veniva recitata.

sia santificato il tuo nome      Riconosciuto quale Creatore di tutte le cose e Padre, il suo nome merita il massimo rispetto  e adorazione da parte di ogni essere umano. Come? Con la preghiera e con una vita che si mostri di esempio e di disponibilità verso il prossimo, specie se considerato “scarto”. “Quando diciamo “Sia santificato il tuo nome”eccitiamo noi stessi a desiderare che il nome di Lui, ch’è sempre santo, sia  considerato santo anche presso gli uomini, cioè non sia disprezzato,cosa questa che non giova a Dio, ma agli uomini.” ( Sant’Agostino, Epistulae, Lettera a Proba )

venga il tuo regno       E’ l’auspicio perché nei nostri cuori e nel mondo trovi piena realizzazione la sua creazione  così come l’aveva immaginata, poi alterata dal peccato originale. E’ desiderio divino che il regno di Dio cresca e si affermi anche nell’oggi, così da guardare con fiduciosa speranza al ritorno di Cristo per il giudizio finale. “Quando diciamo “venga il tuo regno, il quale, volere o no, verrà senz’altro, noi eccitiamo il nostro desiderio verso quel regno, affinché venga per noi e meritiamo di regnare in esso.” (Sant’Agostino, Epistulae, ibid. )

sia fatta la tua volontà     Anche se la nostra incomprensione delle tue vie è preoccupante, la tua volontà è la salvezza dell’uomo per la quale hai incarnato il tuo Figlio Unigenito nel seno di Maria. Aiutaci ad accettare la tua volontà, donaci la capacità di avere fiducia in Te e la consolazione della tua paterna vicinanza attraverso lo Spirito Santo.

come in cielo, così in terra.       Che in cielo sia fatta la tua volontà è una certezza, in terra certamente no. Noi, tuoi fragili e indegni strumenti,  chiediamo che il mondo impari nel possibile ad imitare il Paradiso. “Quando diciamo “Sia fatta la tua volontà come in cielo, così in terra” noi gli domandiamo l’obbedienza, per adempiere la sua volontà, a quel modo che è adempiuta dai suoi angeli nel cielo.”  
( Sant’Agostino, ibid. )

Dacci oggi il nostro pane quotidiano       E’ la richiesta per avere ogni giorno il vero necessario per ciascun uomo, liberandoci dai desideri e dalle brame del superfluo. In questa espressione è presente  ciò che oggi chiamiamo “dottrina sociale della Chiesa,” che mira ad annullare le forti differenze sociali, economiche e culturali,  purtroppo presenti da sempre. C’è il richiamo esplicito anche ad un altro pane, quello che, come l’acqua offerta alla samaritana,  toglie ogni stimolo di fame. E’ il Pane di vita eterna, ovvero il Corpo di Cristo e la Parola di Dio che Gesù ci ha rivelato. “Quando diciamo “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” , con la parola oggi intendiamo nel tempo presente, in cui o chiediamo tutte le cose che ci bastano indicandole tutte con il termine pane che fra esse è la cosa più importante, oppure chiediamo il sacramento dei fedeli che ci è necessario in questa vita per conseguire la felicità non già di questo mondo, bensì quella eterna.” ( Sant’Agostino, ibid. )

rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori      Il testo originale dice “i nostri peccati”, ma è chiaro che i debiti nei confronti del Padre sono spirituali, cioè peccati. I conti in sospeso che abbiamo con Dio non sono certo di natura economica, ma sono le nostre fragilità verso le tentazioni che si traducono anche nel non rispettare il nostro prossimo.Se tu presenti la tua offerta all’altare  e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, và prima a riconciliarti con tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.” ( Mt 5, 23 ) A Dio è doveroso presentarsi in modo adeguato, in linea con quanto insegnato dal Figlio Gesù. “Quando diciamo “Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,” richiamiamo alla nostra attenzione che dobbiamo chiedere e fare per meritare di ricevere questa grazia”      ( Sant’Agostino, ibid. )

e non ci indurre in tentazione     E’ una evidente provocazione alla riflessione, perché come un buon padre non può mettere in difficoltà i figli, così il nostro Padre celeste  non può creare le occasioni per  lasciarci cadere nell’errore, può semmai metterci “ alla prova per irrobustire la nostra volontà “ ( prima lettera di Pietro ), ma  senza andare mai  oltre le nostre possibilità di autodifesa, quindi, in realtà,  è la nostra forte richiesta di afferrarci e di prenderci per mano  nel momento della tentazione. Lasciati soli la nostra vigilanza e perseveranza vacillano e cadono.  Non è il Padre che ci pone  in difficoltà, piuttosto siamo noi che preferiamo  dimenticare i suoi insegnamenti. “Quando diciamo “Non c’indurre in tentazione”, ci eccitiamo a chiedere che, abbandonati dal suo aiuto, non veniamo ingannati e non acconsentiamo ad alcuna tentazione né vi cediamo accasciati dal dolore.” ( Sant’Agostino,  ibid.)

 ma liberaci dal male       Cristo ha manifestato la sua vittoria sul principe del male e di questo mondo, attraverso la morte e resurrezione. Questa vittoria l’ha messa a disposizione dell’uomo per liberarlo dal peccato e rendergli possibile la salvezza eterna. Quindi il Padre, con il sacrificio del Figlio, ha già ottemperato a questa nostra richiesta. Sta a ciascuno di noi  saper cogliere lo strumento messo a disposizione  di ciascuno: fare la sua volontà. “ Quando diciamo “ liberaci dal male” ci rammentiamo di riflettere che non siamo ancora in possesso del bene nel quale non soffriremo alcun male. Queste ultime parole della preghiera del Signore hanno significato così largo che un cristiano, in qualsiasi tribolazione si trovi, nel pronunciarle emette gemiti, versa lacrime, di qui comincia, qui si sofferma, qui termina la sua preghiera.”      ( Sant’agostino, ibid.)

Amen      E così sia, come ha stabilito la tua volontà.   ( C.C.C. 2865 )

                                                                                                                    Antonio Ratti




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