N° 9 - Ottobre 2018
CONCILIO VATICANO II (1962 – 1965) (21° ecumenico)
di a cura di Antonio Ratti


(2° parte )                                                

 

Indizione e preparazione.  L’annuncio dell’intenzione di indire un concilio, tra lo stupore e la contrarietà di molti, è dato il 25 gennaio 1959, dopo solo tre mesi dalla sua elezione, nella basilica di San Paolo fuori le mura a Roma, insieme all’annuncio di un Sinodo della Diocesi di Roma e all’aggiornamento del Codice di Diritto Canonico.  Papa Giovanni XXIII, molto preso emotivamente, in modo risoluto comunica la sua decisione ai cardinali: “Venerabili Fratelli e Diletti Figli nostri! Pronunciamo innanzi a voi, certo tremando un poco di commozione, ma insieme con umile risolutezza di proposito, il nome e la proposta della duplice celebrazione di un Sinodo diocesano per l’Urbe e di un Concilio ecumenico per la Chiesa universale.”
Le reazioni di perplessità, se non di avversione, non mancano, ma il Pontefice rimane fermo nel suo proposito, precisando la finalità dell’assemblea conciliare. Fiducioso in Dio, senza esitazione e con l’energia di un giovanissimo, avvia la preparazione nominando il 16 maggio 1959 la Commissione antipreparatoria presieduta dal cardinale Domenico Tardini, la quale, per avere indicazioni e suggerimenti sugli argomenti da affrontare, consulta a 360° tutte le componenti della comunità cattolica: i cardinali, i vescovi, i generali degli Ordini religiosi, le Congregazioni vaticane, le Università cattoliche e le Facoltà di teologia. A dicembre dello stesso anno il Papa chiarisce che il concilio avrà una propria fisionomia e autonomia, quindi non sarà la ripresa né la prosecuzione del Vaticano I, interrotto bruscamente quasi un secolo prima, nel 1870. Tuttavia appare chiaro che il nuovo concilio si sarebbe ispirato, per quanto possibile, alla costituzione Pastor Aeternus, discussa e votata dai padri conciliari e confermata da Pio IX, dove la Chiesa rifletteva su se stessa, sia nella definizione della sua identità e natura, sia nel rapporto con il mondo esterno.

Presa visione del corposo materiale raccolto, il 5 giugno 1960, Festa di Pentecoste, con il Motu proprio Superno Dei nutu, nomina la Commissione preparatoria, presieduta dallo stesso Pontefice e traccia le linee guida del complesso apparato preparatorio e degli argomenti da trattare nelle sessioni plenarie del concilio.

Due anni di intenso lavoro sono necessari alle sottocommissioni preparatorie per elaborare gli schemi dei tanti temi  da sottoporre alla discussione dei padri conciliari, mentre gli organismi tecnici sono impegnati alla trasformazione della Basilica di San Pietro nella grandiosa aula conciliare.

Il 25 dicembre 1961 papa Giovanni firma la costituzione apostolica Humanae salutis con la quale indice ufficialmente, dopo la fase preparatoria, il Concilio Vaticano II.

Il 2 febbraio 1962 promulga il Motu proprio Concilium  con il quale stabilisce la data di apertura: 11 ottobre 1962, data che “si ricollega al ricordo del grande concilio di Efeso ( 431 ) che ha la massima importanza nella storia della Chiesa.” (Giovanni XXIII).

Infine, il 1° luglio 1962 rende pubblica l’enciclica Penitentiam Agere, con la quale si rivolge al clero ed ai laici invitandoli a “prepararsi alla grande celebrazione conciliare con la preghiera, le buone opere e la penitenza”, ricordando che nella Bibbia “ogni gesto di più solenne incontro tra Dio e l’umanità è stato sempre preceduto da un più suadente richiamo alla preghiera e alla penitenza.”

Questa complessa fase preparatoria, che aveva fatto gettare la spugna ai suoi predecessori,  non è immune da difficoltà, limiti e difetti nella stesura dei testi, ma la Sottocommissione centrale e la Commissione delle materie miste e degli emendamenti riescono in tempi brevi a unificare gli schemi aventi argomenti affini e ad emendare la prima redazione.                Ora tutto è pronto.

L’ottuagenario Papa di “transizione”, assorto e commosso, tanto da non trattenere le lacrime, la mattina dell’11 ottobre 1962, festa liturgica della Maternità della Beata Vergine Maria, apre solennemente il Concilio Vaticano II, che per l’importanza dei contenuti, è paragonato al Concilio di Trento ( 1545 – 1563 ).

Tutta la notte piove a dirotto su Roma, ma al mattino il cielo è terso e splende il sole, così il lungo corteo di 2400 padri conciliari da Piazza San Pietro lentamente fa ingresso nella Basilica vaticana. Si può affermare che è un vero concilio ecumenico non solo per il numero dei padri partecipanti, ma soprattutto perché rappresentano i cristiani dell’intero pianeta. Questo concilio costituisce la prima veritiera occasione per conoscere realtà ecclesiali rimaste finora ai margini e conoscerne la loro spiritualità.

Le intense azioni missionarie poste in essere da Pio XI avevano frenato un po’ l’eurocentrismo della Chiesa caratterizzandola come Chiesa universale e il Vaticano II rappresenta la prima grande e concreta occasione di Chiesa universale raccolta attorno alla tomba di Pietro per individuare in modo collegiale come “questa dottrina certa ed immutabile  sia approfondita ed esposta quanto è richiesto dai nostri tempi.” (Giovanni XXIII)  La diversità non è più manifestata dalla presenza delle Chiese cattoliche di rito orientale, ma, per la prima volta, anche dalle Chiese latino-americane e africane, che chiedono di essere ascoltate, considerate e capite per la loro diversità pur nella fedeltà alla cattedra petrina. Altra importante novità, che aveva spaventato Pio XII, è la presenza come osservatori di esponenti di altre confessioni cristiane, come quelle ortodosse e protestanti.    (Continua 2)


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