N° 11 - Dicembre 2015
Concilio di Calcedonia ( 451)(Parte prima)
di Antonio Ratti


 

Il Latrocinium di Efeso.
 Gesù è consustanziale al Padre secondo la divinità e consustanziale a noi secondo l’umanità, essendo avvenuta l’unione della due nature. Perciò noi confessiamo un solo Cristo, un solo Figlio, un solo Signore.” Con questa affermazione, che sintetizza l’essenza della persona di Gesù, si conclude il Concilio di Efeso I (431) che condanna la tesi di Nestorio, sostenitore di due nature distinte e due persone distinte in Gesù. Partendo dalla posizione teologica, sostenuta da Cirillo, patriarca di Alessandria, e riconosciuta ortodossa e corretta dal Concilio efesino, Eutiche (378 – 454) radicalizza la divinità di Cristo, perché, secondo lui e i suoi sostenitori ( es. Dioscoro, il potente successore di Cirillo ad Alessandria) è impossibile sostenere razionalmente il perfetto equilibrio tra l’infinità della natura divina con la infinitesima natura umana nella medesima persona, Gesù.
“Dopo l’unione in un solo corpo, la natura divina resta ciò che era e assorbe l’umanità, come l’acqua del mare dissolve e assorbe una goccia d’acqua che vi sia caduta.”( Dioscoro) Eutiche, compare alla ribalta della notorietà solo quando a Costantinopoli è archimandrita (superiore di un convento con più di 300 frati) e in età avanzata ( 70 anni).
Sebbene di lui si conosca poco, dagli inizi degli anni 440 sappiamo che gode di molta considerazione nella corte di Teodosio II, grazie ad un suo discepolo, l’eunuco Crisafio, che ricopre un ruolo importantissimo ed è vicinissimo all’imperatore.
La posizione teologica così radicale è contrastata e ritenuta non corretta dal patriarca di Costantinopoli, Flaviano, che, dopo vani tentativi di dialogo, convoca un sinodo locale (8 nov. 448) nel quale le argomentazioni  dell’archimandrita vengono condannate come eretiche. A sostegno di Flaviano prendono posizione i vescovi Eusebio di Dorilea, Domno, patriarca di Antiochia, Iba di Emessa e il patriarca d’Occidente, papa Leone Magno, che gli invia, tramite il vescovo di Como, Abbondio, una lunga lettera ( 27 maggio 449), il così detto Tomus ad Flavianum, di elogio e sostegno per la sua ortodossia contro “questo errore perverso e folle”. Dei grandi patriarcati solo quello di Alessandria con Dioscoro sostiene Eutiche. Ma Crisalfio e Dioscoro non demordono e convincono Teodosio II a convocare un concilio che, con sospetta celerità, si apre ad Efeso l’8 agosto del 449, nel quale la dottrina di Eutiche viene riabilitata e ritenuta la sola ortodossa.
 Ai legati papali (il vescovo Giulio, il presbitero Renato e il diacono Ilario, figlio del Pontefice) viene impedito di parlare e di leggere il Tomus Flavianum. Flaviano viene deposto ed esiliato. Morirà poco dopo di crepacuore e a causa delle percosse ricevute.
Per il modo intimidatorio e a senso unico con cui si sono svolti i lavori, il papa Leone Magno (440 -461) definisce l’assemblea conciliare il Latrocinium di Efeso e ovviamente non ne viene riconosciuta la validità e non compare nell’elenco dei 21 Concili ecumenici.
Dobbiamo ancora una volta rilevare come eventi extra teologici e religiosi abbiano spesso condizionato la vita della Chiesa e delle comunità cristiane. Il patriarcato di Alessandria, che aspira da sempre alla leadership,  teme l’isolamento, quindi, approfittando del sostegno dell’imperatore Teodosio II, il patriarca Dioscoro, ritiene di avere l’occasione buona per indebolire l’immagine del Patriarcato di Costantinopoli e gestisce a suo piacimento i lavori conciliari indirizzandoli nel modo voluto, discriminando e impedendo con minacce  messe in atto dal suo seguito formato da monaci semianalfabeti e fanatici, di parlare e sostenere posizioni divergenti ai vescovi e ai legati di Roma, solitamente alleata del patriarcato di Alessandria, ma questa volta nettamente contraria con papa Leone alla dottrina eretica di Eutiche sostenuta dal solo Dioscoro.   ( fine della prima parte)




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