N° 11 - Dicembre 2015
I nostri poeti
  Bon Nadalo dalla Lunigiana
di Sconosciuto



 

Arven Nadalo, la fescta di crisctiani! 

Jen domil’ani chi è nado n’ mezo al fen,

n’tna grepia d’n paesin luntan,

pr’ n’sgnare a la genta a voler ben.

 

No an gan mai dato reta al Redentore:

e sempr pegio… catii com srpenti!

Pnsangh almeno  l’ghjorno d’l Scignore….

Lvan l’odio dal cor, presr contenti.

 

Auguri, genta!

A tutti, vechj e gjon, a tut l’mondo;

ai bianchi, giai e neri…

fan n’sema n’voto d’dvntar pu bon;

volans  sempr ben da fradei veri.

 

Auguri a chi sofre n’ti oscpdai,

a chi è luntan da ca pr n’pezzo d’pan,

a quei ch’è n’guera, ai popoli nti guai;

anch’ai nmighi dangh la nosctra man.

 

Discelo a tuti, com’ja fato Lu...

Ci zigo, nado domil’ani fa,

arpnsan a la parola d’Gesù…

pr prdonar a chi, lev n’chjodà!

 

 

 

TRADUZIONE.  Ritorna Natale, la festa dei cristiani! Sono duemila anni che è nato in mezzo al fieno, dentro una mangiatoia di un paesino lontano, per insegnare alle genti a voler bene. Non hanno mai dato retta al Redentore: e sempre peggio… cattivi come serpenti. Pensateci almeno il giorno del Signore…. Leviamo l’odio dai cuori per essere contenti. Auguri, gente! A tutti, vecchi e giovani, a tutto il mondo: ai bianchi, ai gialli, ai neri…. Facciamo insieme la promessa di diventare più buoni; vogliamoci sempre bene da veri fratelli. Auguri a chi soffre negli ospedali, a chi è lontano da casa per un pezzo di pane, a quelli che sono in guerra, ai popoli nella sofferenza; anche ai nemici diamo la nostra mano. Ditelo a tutti, come ha fatto Lui…. Così piccolo, nato duemila anni fa;  ripensiamo alla parola di Gesù……per perdonare chi l’ha inchiodato.

      

 ( La Redazione rivolge i suoi complimenti all’autore e si scusa di non poter indicarne il nome, che non è riuscita a trovare)



  Gli zampognari
di Silvano Puglia



 

Aria di letizia nelle case.

Vociare allegro nelle strade.

Vetrine addobbate di mille luci:

è tempo di Natività.

Gli zampognari scendono dai monti

con le artigiane cornamuse:

suonano allegria, suonano pace.

Ornati con vestimenta di natii luoghi

incedono lentamente

lungo le vie della città,

soffermandosi sulle soglie

e guardando ai balconi.

Ma la gente è indifferente;

non ascolta la poesia del suono;

non vede nelle figure simboliche

dei pastori un’essenza di pace e di bontà.

Gli zampognari enfiano d’aria le cornamuse,

non guardano l’entità delle offerte,

guardano negli occhi e nel cuore

la gente che frettolosa passa,

pensando che un sorriso, una parola,

varrebbe più di obolo.

 


(da ‘I pensieri e l’anima’)


  Grigiore
di Anna Maria De Ghisi



 

Non è roseo il tramonto.

Il cielo cupo pare

un addio senza ritorno.

 

Le case sulla terra incolta

e fra le siepi sporche di polvere,

sentieri dimenticati.

 

Quanto grigiore!

 

Così è l’anima mia!

Spento l’entusiasmo,

fiaccata la volontà.

 

Luce, ritorna!

 

Forse dopo il pianto del cielo

e del mio cuore, un fiore

spunterà sull’arso rovo.

 


(da ‘Fra incantevoli silenzi’)



  Natale
di Padre Alberto Beggi O.P.



 

Notte!

Tempo di Natale!

 Sui poggi le case sparse

fanno presepe lunare

all’infanzia che mi resta.

L’apparita gioia

alla sera d’un tempo andato,

quando la mamma

con velata dolcezza spiava

dall’uscio i segni, le lotte

sull’ultimo venuto

e ci guardava con occhi diversi

dalla gente della strada.

Come nell’ora di ieri

dell’indimenticabile volto

pungono quelle parole distese

restituite alla festa di Natale

sul cammino del prodigo

in cerca di quiete.

 

                  

(da ‘Spine di rose’)



  ‘Sancta Maria’
di M.G. Perroni Lorenzini



 

Tu nella luce senz’ombra,

la tua anima e il tuo corpo intatti,

come i più santi degli uomini

neppure alla fine dei secoli.

 

Tu nell’onniscienza di Dio,

col ricordo del tempo umano,

con in cuore una piccola eco

del primo vagito del Bimbo.

 

Tu unica nel cielo e sulla terra,

che t’inchinasti a Colui che partorivi;

e intanto cercavi nei suoi occhi

il manifestarsi della divina missione.

 

Tu umile nella gioia e nel dolore, beata

 nella contemplazione del Sacro Mistero,

che consapevolmente accettasti

e sapesti vivere.

 

Tu che, nella gloria infinita che ti cinge,

rivivi nell’Eterno ogni momento

della Sua vita umana; ma più, forse,

gioisci dell’eternità del Suo Natale.

 


(da ‘La preghiera di un poeta’)



  Tempo
di Marco Foce



Ecco, sta iniziando;

mi affaccio, guardo il cielo, la terra;

tutto intorno è come uno specchio

che riflette la mia esistenza;

mi guardo, mi tocco, mi giro intorno,

ma i miei occhi sono spenti.

Allora mi fermo, impaurito;

resto immobile ad aspettare

che il tempo schiarisca i miei occhi;

e che non piova più sul mio viso.

 

                  

  Un bimbo, l’uomo e la pietà
di Adriana Polla Luciani



 

Cammino per la strada festosa

assorta in vaghi, pensieri

che nascono nella verde età.

D’improvviso il mio sguardo si posa

su un vecchio tremante

che ai passanti tende la mano:

ognuno, indifferente, prosegue.

Una diversa verità s’insinua

e subito, di tristezza, l’anima si riempie;

si spegne in me il sorriso.

Nella mia mente vedo un neonato:

cresce, cresce, da bambino a uomo;

da uomo, subito vecchio:

vecchio ad un angolo di strada:

il mio cuore si chiede

dove sia la pietà.

 

 (31 gennaio 1977)

 

  L’eterno enigma di ogni vivente
di Marisa Lisia



 

Ed io ti credo,

ambito Ospite dell’anima mia.

Sin dall’alba ti vedo nei teneri

e provvidi raggi solari,

e all’imbrunire, compiacente

e complice come sempre,

nel tuo pallido astro.

Nelle più sublimi melodie

io sento il tuo cosmico respiro:

sostienimi nelle fatiche

del mio lungo giorno,

ed io, paggio,

sarò grata al mio Re.

Benedici gli eredi del tuo Cristo

e della sua croce:

da vinto, ne è supremo vincitore.

Una sensazione di giubilo

rallegra il mio cuore!

 


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