N° 2 - Febbraio 2012
Don Luigi Mazzini: ricordi di un nipote
di Enzo Mazzini

 

 

 

        Il tredici gennaio 1972 don Luigi Mazzini è salito al Cielo. Credo che sia doveroso in questa ricorrenza ricordare brevemente la sua figura.

       Era il pomeriggio del 13 gennaio 1972. Io lasciavo il mio ufficio e, come quasi tutti i giorni, mi recavo all'ospedale di Massa, dove era ricoverato nostro zio don Luigi per assisterlo. Sapevo di farlo felice. Gli infermieri mi riferivano che quando c'ero io ad assisterlo lo zio era talmente felice per cui sentiva meno anche i dolori e raramente aveva bisogno dei loro interventi.

     Noi nove nipoti non lo abbiamo mai abbandonato e lo abbiamo sempre assistito come dei figli, in occasione dei suoi numerosi ricoveri ospedalieri. Quella sera lo zio era stato felice che ci fossi io ad assisterlo e me lo disse espressamente: "Sono contento che questa notte ci sia tu". Io non capii o forse non volevo capire, essendo consapevole dello straordinario affetto che aveva sempre nutrito verso di me. Fra l’altro quella sera, nonostante il suo grave stato di salute, lo zio era particolarmente loquace e mi meravigliò il fatto che volle ripercorrere con me i suoi 86 anni di vita. Nessun rincrescimento per aver donato al Signore tutta la sua vita, nonostante i tanti sacrifici e una dolorosa rinuncia che lui mi svelò: "Non mi è pesata la mancanza di una moglie, ma solo non avere avuto figli, anche se debbo dire che voi nipoti avete supplito egregiamente, avendomi trattato come un padre. Un’altra confidenza: "Muoio sereno solo perché confido nella misericordia divina". Ed io, stupito, gli chiedo: "Zio, ma allora cosa dovremmo dire noi poveri peccatori?". E lui di rimando: "Ho fatto tanti sacrifici nella vita, ma chissà quanti peccati di omissione!".

La conversazione è stata lunga e approfondita e non voglio raccontarvela tutta per non tediarvi, ma una cosa che ritengo doveroso riferirvi in questi tempi di attacco vergognoso ai servitori della Chiesa, consiste nel fatto che mi rivelò anche di non aver mai tradito il voto di castità fatto alla Chiesa.

      Il suo racconto man mano diventava meno fluido ed io mi accorsi che stava vivendo gli ultimi momenti di vita terrena. Suonai subito il campanello per chiamare gli infermieri, ma quando stavano arrivando la sua anima aveva iniziato il volo per ricongiungersi al nostro Padre Celeste.

Non un lamento, non un sussurro: il suo volto sembrava sorridesse. Non sto a descrivervi il mio sgomento: noi nipoti lo avevamo sempre amato come un padre. Quanti insegnamenti e quanto aiuto spirituale!

        Come lui mi aveva espressamente richiesto, provvedemmo a tumulare la sua salma nel cimitero di Pognana. Lui voleva rimanere per sempre in mezzo ai suoi parrocchiani che per oltre quaranta anni gli avevano affidato la guida delle loro anime ricambiandolo con immenso affetto e stima. Erano i tempi in cui i Lunigianesi dovevano lasciare i loro paesi per trovare lavoro altrove: Milano, Torino, Valle d’Aosta, etc. Ebbene, non c'era parrocchiano che si dimenticasse d'andare a salutare don Luigi, "il Priore", come lo chiamavano, perché quello era il titolo che spettava al parroco di Pognana, dove lo zio don Luigi aveva provveduto a far ricostruire una chiesa meravigliosa in stile romanico che ancora oggi richiama parecchi visitatori, specialmente tedeschi, essendo monumento nazionale, dopo che il terremoto del 1920 aveva distrutto la chiesa  preesistente.

          I funerali a Pognana diventarono funerali di un popolo: tutti erano a salutare per l’ultima volta quello che ancora oggi è ricordato come loro pastore.

Le lacrime dei parrocchiani si confondevano con quelle di noi parenti e non potrò mai dimenticare la commovente omelia del Vescovo di Pontremoli (Pognana apparteneva alla diocesi di Pontremoli oggi confluita in quella di Massa Carrara), un'omelia che si incentrava su un tema dominante: ”Si è spenta una luce, si è spenta un guida".

         Anche molti ortonovesi hanno preso parte a questo ultimo saluto, perché erano molto legati a don Luigi, anche se aveva vissuto presso il Santuario del Mirteto solo per pochi anni. Lo zio aveva voluto trascorrere quegli ultimi anni della sua esistenza terrena proprio presso quel Santuario, chiamato dal compianto e indimenticabile Abate don Luciano Pesce Maineri.  A lui lo legava una profonda e fraterna amicizia. Lo zio don Luigi aveva preso contatto con l'Abate per favorire l'ingresso nella congregazione di don Orione di un suo parrocchiano, don Luciano (che, fra l'altro, era cugino di mia mamma e che andò missionario in Australia dove trovò anche la morte). Da allora sorse una grande amicizia che durò tutta la vita.

Forse alla base di questa scelta di finire la sua esistenza terrena a Ortonovo chissà che non abbia influito il fatto che a Ortonovo avrebbe ritrovato due dei suoi amati nipoti: Giulia ed io. Infatti, era ben felice di essere ospite mio o di Giulia e Giuseppe la domenica e nei giorni di festa, quando era libero da impegni di Sante Messe, confessioni o altro.

Quanto bene gli abbiamo voluto e con quanto amore siamo stati ricambiati!

Tutti i nipoti fra l'altro hanno ricevuto la grazia di essere stati uniti in matrimonio proprio da lui. L'ultimo a ricevere questo grande privilegio sono stato io, com'era naturale, essendo anche l'ultimo dei nove fratelli. Fra l'altro Giovanna ed io siamo stati i primi  ad unirci in matrimonio nella Chiesa  di S.Giuseppe, il 4 maggio 1968, facendo felice anche il nostro parroco don Ercole Garfagnini.

       So di essermi dilungato un po' troppo, ma quello che vi ho riferito è solo una minima parte di quello che avrei dovuto dirvi in merito a don Luigi.

Vi chiedo scusa se vi rubo ancora qualche riga per riferire di un fatto molto significativo avvenuto a Pognana nel 1944. Come tutti sappiamo a Fivizzano c'era la base del Comando delle forze tedesche. Ebbene, un tedesco era andato a rifornirsi di fieno per i cavalli a Pognana e mentre sul carro si dirigeva verso Fivizzano, fu colpito a morte da un partigiano. Immediatamente scattarono le misure di ritorsione da parte del Comando tedesco che ordinò di radere al suolo il paese di Pognana. Furono quindi dispiegate le artiglierie pesanti nella spianata che collega Fivizzano a Verrucola, proprio di fronte a Pognana. A quel punto non rimaneva altro da fare: don Luigi si caricò della Croce e, risalendo a piedi il monte, si consegnò ai tedeschi come ostaggio pur di risparmiare il paese e i suoi parrocchiani.

 I tedeschi rimasero toccati da un simile gesto e desistettero dal loro intento.

Quanti santi sacerdoti si sono comportati in questo modo per salvare gli abitanti! Basterebbe citare i parroci del nostro Comune. Tutti agirono in maniera eroica e fraterna: l'Abate, don Luciano Pesce Maineri, il parroco di S. Martino, don Albino Bell'Angelo e il parroco di Nicola, don Tito Bassi, ma di loro parleremo in un altro ricordo perché troppo gloriose sono state le loro gesta per essere raccontate in poche righe.

 

                                                                

 


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