N° 2 - Febbraio 2012
I nostri poeti
  AL PADRE RETTORE (che ci ottenne di essere sacerdoti)
di Padre Maurilio Montefiori


 

 

Fiammeggiava l’aurora e le ridenti

stelle nel cielo facean lieta danza

intorno al disco de l’argentea luna.

fremeva l’aura

che de le viole rapiva il profumo,

lungi portando tra canti d’augelli

a salutare del nascente giorno

il raggio primo.

Ma pur di fiamme rosseggianti immani

rilucea l’orizzonte e le volanti

schiere ferrate l’itale contrade

spargean di morte.

Così era il giorno, in cui splendé più bella

a noi la speme d’ascendere l’ara

di fiori adorna, vaga di candore,

a unirci a Cristo.

Intorno a noi ferveva la procella,

ma le tue mani tese e la tua voce

placar i venti immiti e radiosa

un’alba surse.

Che se l’armi il sonito non tacque,

non fu men lieta di canti e profumi,

sì che nel petto ancor la sua fragranza

dolce permane.

Quindi se lungi te voce superna

chiama, la nostra prece da l’altare

te seguirà dovunque ria tempesta

ti attende, o Padre.

 

Luglio 1945       Padre Maurilio Montefiori

 

 

 


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  27 GENNAIO: GIORNATA DELLA MEMORIA
di Angelo Brizzi


 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

Storia: maestra di vita

            Si organizzano camminate, viaggi e altre modi di partecipazione  in occasione di anniversari degli eccidi perpetrati dal nazismo dove essi avvennero. Il significato di tali iniziative può essere riassunto nell’idea degli organizzatori di mantenere vivo il ricordo di una parte importante, quanto dolorosa, del recente passato storico vissuto anche nei nostri territori dalle nostre comunità.

            In particolare ripercorrendo con i nostri passi e con la mente quei luoghi dove avvennero veri e propri sacrilegi sulla vita di persone innocenti, uomini, donne e bambini; rivivendo fatti realmente accaduti ma un po’ dimenticati, spero proprio che tutto ciò serva a smuovere ed a impegnare maggiormente le coscienze per un avvenire migliore alle nostre discendenze.

 

BERLINO 1932

 

Prima di tutto, vennero a prendere gli zingari;

e fui contento, perché rubacchiavano.

 

Poi vennero a prendere gli ebrei;

e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.

 

Poi vennero a prendere gli omosessuali;

e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.

 

Poi vennero a prendere i comunisti;

e io non dissi niente, perché non ero comunista.

 

Un giorno vennero a prendere me;

e non c’era rimasto nessuno a protestare.

 

 

        Bertold Brecht (morto a Berlino nel 1956)

 

 

                Il pensiero risultante dal meditato sul passato ci aiuti a riflettere sugli errori di quei bui momenti, inducendoci a trarne insegnamento per il presente: che sia fulcro di un futuro migliore.

                                                                                                         

 
 

  E IL CUOR SUSSURRA
di Ugo Ventura


 

 

Fra mille pensieri, o emigrante,

sogni la dolce terra

lasciata col pianto in gola.

S’affollano i ricordi:

il mare azzurro,

il cielo del tuo paese,

la gente amica…

E, come in sogno,

rivedi il biondo grano

che oscilla al vento,

e un brivido t’assale

di nostalgia e rimpianto.

Un nuovo sole sorgerà,

amico mio emigrante,

e pronto col suo calore

riscalderà le tue giornate.

 

 

 

  L BOCALO
di Mario Orlandi (dal libro “Pane per la memoria”)


 

 

P’r ‘l balo ‘n t’l Popolo la sorpresa

la v’niv sempre da la Maria d’ Piran

o da ‘Ndrè e la Sevè

che gh’arivev’n dal Biotanel’o.

A Carnovalo, anuncià ‘l balo dato,

coperti d’ v’stiti colorà

con ‘n mantel’o alargà,

ec ‘ntrare i nostri amici

pronti col valzerino

‘n mezo a la genta alargà,

pronta a bat’r la man.

La musica la n’enc f’nì

e dal mant’l’on

ec spuntar ‘n bocalo colorà

pien d’ tordei al sugo…

Ogni bal’arin i gh’a la su forcina

e…infilza e magna,

‘n mezo a gh’aplausi e risata coi lagr’mon.

Ai pu, daprincipio, ‘l bocalo

ris’rvà a altri lavori

i fev ‘n po’ efeto, ma po’

v’dend’li magnar tranquili

forse i gh’an ‘n po’ ‘nvidià

e ‘l premio gh’è stà

un urlar bis a volontà.

 

                    

 

            IL PITALE-    Per il ballo del Popolo la sorpresa veniva sempre da Maria (Gherardi) di Piran o da Andrea e Severina che arrivavano dal Biotanello. A Carnevale, annunciato il ballo riservato, coperti di vestiti colorati, con un mantello allargato, ecco entrare i nostri amici pronti col valzerino, in mezzo alla gente allargata pronta a battere le mani. La musica non era ancora finita e dal mantellone ecco spuntare un pitale colorato pieno di ravioli al sugo… Ogni ballerino ha la sua forchetta e…infilza e mangia, in mezzo agli applausi e risate con i lacrimoni (agli occhi). Ai più all’inizio il pitale, riservato ad altri usi, faceva un certo effetto, ma poi, vedendoli mangiare tranquilli, forse li hanno un po’ invidiati e il premio è stato un urlare bis a volontà.

 

 
 

  OGNI BIMBO HA DIRITTO AL SUO NATALE
di Anonimo


 

 

Non mi uccidere Mamma

Fammi vedere la luce,

fammi ammirare il cielo,

il sole, la luna, le stelle,

le piante, i fiori, il mare.

 

Non spegnere la vita che Dio mi ha dato,

frutto del suo eterno amore

sangue del tuo sangue,

favilla ardente di un più grande fuoco

che brucia nel tuo seno.

 

Non sopprimere un figlio

alla tua famiglia, alla Chiesa,

alla Patria, alla società intera.

 

E se fossi un genio, un santo, un eroe?...

Comunque, il tuo bambino sarò sempre.

 

Per pietà, fa’ ch’io ti veda, fa’ che ti accarezzi il viso

con le mie piccole mani, delicate come piume,

fa’ che rallegri la tua casa con i miei trilli gioiosi.

Su di essa e su di te scenderanno copiose le grazie del Signore.

 

Ascoltami, ti prego: soprattutto non mi chiudere la bocca.

Non m’impedire di gridare,

insieme agli altri bimbi del mondo che giocano al sole:

“Mamma….Mamma…, tienimi con te.”

 

  PERCHE’ VORREI
di M. G. Perroni Lorenzini


 

 

Perché vorrei tornare nel mio cuore

ad avere la fede di bambina,

viva e intatta ed, in più, speranza e amore?

Perché la mia, oggi, è fede che non crede,

è speranza, tradita, che non spera

ed è amore, malato, che non ama.

E vorrei ritrovarli come allora,

ingenui sì, però pieni di fiori,

come albero di pesco a primavera;

pure so che, se avessi ora quei fiori,

morrebbero di gelo dentro un’ora.

 

 

 (dall’ultimo suo lavoro “Raggiungere l’Eden”, ed. Golden Press -Ge)

 

 


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  TERRA PROMESSA
di Paolo Bassani


 

 

 

Siedi

sullo scalino

di pietra...

Lontane voci di bimbi

udrai

e rari suoni di passi

nell'eco di chiuse vie.

Odore di legna,

di pane ancora caldo,

ti porterà

alle antiche case

ove brilla ancora il fuoco

e il geranio adorna

minute finestre

esposte all'infinito.

Profumo di vino nuovo

ti condurrà

nella penombra quieta

di volte e di cantine linde.

Stupito

ancora

sarai

del tuo paese,

malinconico emigrante.

Struggente

sentirai

l'attesa del ritorno.

In questi colli

aperti sulla Magra,

rossi di vigne

e placidi d'olivi,

ecco, splendida nel sole,

la terra tua promessa.

 

                                  

 

Prima classificata – Premio Nazionale

“Val di Vara” 1980 – Varese Ligure

 

 
 

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