N° 4 - Aprile 2011
LA MADONNA DI CARLON, “IL BOLSCEVICO”
di Angelo Brizzi. (Dal mensile "Agorà")

 

 

 

       Il “graffito di Dio” in realtà disegna la Vergine col Bambino. Bassorilievo del miracolo: in effetti l’ha scolpito il caso. Combinazione tutta di marmo, perché siamo nel ventre delle montagne di Carrara. Ironia della sorte la sacra immagine decora l’antro di un comunista che lì per lì è rimasto sbalordito. Dopo, in silenzio perfetto ma gridando, ha accettato l’evento e l’ha onorato.

            Il “bolscevico” ha rinunciato anche al business: “La Signora col Pargolo in braccio non si tocca: proibito! Niente tagli alla bancata!”. Anni dopo i clamori della cronaca giornalistica l’hanno fatto imbestialire: “Il compagno Carlon ha visto la Madonna!”, sussurravano le voci da monte al mare; “Ormai è fuori di testa!”. Immaginatevi la reazione di questo cavatore provetto, biondo e nerboruto, nativo di Bergiola Foscalina, consigliere comunale per anni tra le fila del PCI; comunista d’onore e d’azione, burbero e benefico; istruttore disinteressato di giovani cavatori e titolare – amato dagli operai – dell’azienda di escavazione in galleria Ravaccione a Fantiscritti.

            Il fenomeno successe 15 anni fa e sembrava un sortilegio. “O Carlon, gridò in dialetto un cavatore, vieni a vedere cosa è apparso laggiù, dietro al pezzo! Una roba mai vista, che mi viene anche da piangere”. “Mio padre si precipita – racconta il figlio Eugenio – lì per lì aveva paura che si fosse fatto male qualcuno. Poi la vede, la Signora, col Bambino tra le braccia. Sembra proprio Maria Vergine, la Madonna, comparsa da uno strappo dell’argano che tirava via un blocco, un “dente” difettoso dalla bancata sana. E quel comunista del babbo ordina a tutti: -State fermi, Lei non si tocca più! E te, o ninin, disegnale intorno una capanna con lo spray rosso e al vertice di questa speciale Grotta della Natività metti una stella scarlatta che è molto meglio della cometa. Però Lei, la mamma di Gesù, non si tocca più! E al diavolo gli affari di marmo -.

            Carlo Dell’Amico è morto qualche anno fa. Comunista, figlio di comunisti, iscritto al partito dal 1946. Suo padre si chiamava Michele, un gigante alto due metri che, in processione, non disdegnava di portare sulle spalle il pesante Cristo. Salvò anche dal saccheggio di guerra il “tesoro” della chiesa di Bergiola. La mamma di Carlon faceva da “priora”: puliva, lavava, stirava di tutto per tutti. Ottimo era il suo minestrone coi fagioli che dispensava a chiunque avesse fame.

            La Vergine col Bambino in braccio è ancora nell’antro di Carlon dove la mano dell’uomo ha creato un inferno dantesco ordinato, fra tagli e fili di diamante industriale, grattacieli postmoderni nel grembo del titano bianco. I cavatori dal Natale 1995 depongono luci votive tutto intorno ai piedi di Maria; le offrono ginestre selvatiche raccolte lungo i sentieri del marmo e rose rosse. Mai visto un  ex-voto così…semplicemente umano, anzi, sovrumano.

            Il “bolscevico” Carlon - come detto – è passato a miglior vita, ma non sono pochi gli uomini del marmo che giurano di aver visto la sua anima ascendere al cielo. Per un uomo forte ma buono come lui, il Paradiso… non poteva attendere. “Ave, o Maria”.

 

 

 

 

 


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