N° 2 - Febbraio 2020
Spiritualità
  LE PAROLE DEL SIGNORE ATTRAVERSO ISAIA
di Antonio Ratti



Ascoltando la prima lettura di domenica 12/1/20, tratta dal Libro di Isaia, ho avuto l’ennesima verifica dell’attualità delle sue parole profetiche. Mentre la trasformazione delle spade in aratri e delle lance in falci era una speranza perché ciò si verificasse, in questo brano sono riportate le parole di Dio e del suo preciso progetto di salvezza. Isaia non può sapere come il pensiero del Signore si potrà realizzare e dell’incarnazione del Figlio - non conosce la Trinità -, ma “Ecco … il mio eletto di cui mi compiaccio” indica in modo esplicito, descrivendone le caratteristiche comportamentali, come sarà colui che ristabilirà “il diritto sulla terra”: “…
Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni. Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta; proclamerà il diritto con verità …. E non si abbatterà finché non avrà stabilito il diritto sulla terra.” Ho cercato di comparare la personalità e il portamento dell’Eletto, che opererà senza cercare audience, visibilità da gossip e chiasso nelle piazze, con il rumore assordante dei nostri politici e uomini che contano. Non sono riuscito a trovare – aiutate la mia cecità! -  a livello italiano e mondiale un governante che non cerchi in modo sbracato il consenso a qualunque costo. Tutta la tecnologia viene usata in modo dissennato. Facebook, Twitter, Instagram, ecc. rappresentano i metodi di comunicazione preferiti e prediletti per aggredirsi mediaticamente. Il vantaggio è uno solo: essendo distanti tra loro non possono usare le mani. E’ assurdo ritenere indiscutibile la convinzione che ciò che è il meglio per una parte, sia automaticamente il peggio del peggio per l’altra. Basterebbe rammentare la semplice regoletta di calcolo della media aritmetica per rendersi conto come il corretto e la virtù, cioè il vero, stiano nel mezzo. Invece, no, perché ciascuno ha la propria verità assoluta e non può non urlarla nelle piazze, imporla ai deboli e approfittare delle metodiche moderne. Quotidianamente TG e giornali sono infarciti, sino alla intolleranza, di simili comportamenti che purtroppo funzionano da volano per innescare nuove storture e violenze verbali e non. Finché il tarlo coercitivo dell’ambizione e presunzione sfrenate non sarà posto sotto stretto autocontrollo per tornare finalmente al rispetto reciproco (homo sapiens), al dialogo, al confronto obiettivo, sarà speranza inattuabile che in Italia e nel mondo la giustizia vera possa trovare cittadinanza piena. Il buon Isaia nel riportare la parola diretta del Signore ci sottolinea che “l’Eletto di cui mi compiaccio” non abbandonerà il compito assegnatogli, finché coloro che abitano nelle tenebre non sapranno uscire dalla loro miope reclusione. Considerando ciò che sta succedendo in questi giorni, prevedo che ci vorrà molta pazienza e perseveranza da parte dell’Eletto. Volevo intitolare “Le graffiature del Signore attraverso Isaia”, ma il problema è talmente drammatico in questi mesi ed anni che non si può più scherzare e fare satira.  Oggi è tangibile come non ci sia un limite alla stolta follia di chi pretende con arroganza solo il soddisfacimento delle proprie smanie di grandezza dimenticandosi, anzi sfruttando cinicamente, le tragedie e le povertà di milioni di persone che vorrebbero soltanto venisse riconosciuto il loro diritto alla vita nel contesto dei luoghi in cui sono nati e vivono.
Raggiungere questo obiettivo non è un problema economico, ma è esclusivamente morale.
 Se quelli che contano e governano in Italia e nel mondo volessero ricordarlo, avremmo un sospiro di sollievo universale. La conclusione è amarissima (l’amarissimo aloe è rosolio al confronto): l’appello generoso del Signore attraverso Isaia è da quasi 3 mila anni totalmente inascoltato e disatteso, sebbene ci siano grandi uomini come papa Francesco a rammentarlo con “testarda” sollecitudine.


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