N° 2 - Febbraio 2020
Storie dei lettori
  Il presepe vivente
di Enzo Mazzini


Gli organizzatori del Presepe vivente anche quest'anno si sono prodigati per dar vita ad una rappresentazione davvero meravigliosa, una realizzazione veramente impegnativa. Infatti hanno dovuto curare molti scrupolosi adempimenti, per garantire il rispetto delle vigenti norme di legge: presenza di ambulanza, personale per l'antincendio, organizzazione dei percorsi pedonali e delle auto, etc., il tutto regolarmente contenuto in un dettagliato progetto che doveva essere approvato dalle autorità comunali. Inoltre, bisognava ricreare un'ambientazione che rispondesse il più possibile alla ricostruzione storica della nascita di Gesù, rievocando il primo presepe vivente che è stato realizzato da San Francesco d'Assisi e risalente al 1223, nel borgo di Greccio, presso Rieti.
Ebbene, debbo subito ringraziare, a nome di tutti i cittadini, i volenterosi promotori che in tutti questi anni hanno dato vita a dei presepi viventi davvero meravigliosi. Come non ricordare i presepi viventi realizzati nel borgo di Nicola e quelli che si sono tramandati per tanti anni nell'area del Parmignola.
Devo ammettere che anche quello di quest'anno non è stato sicuramente da meno. È stato programmato nell'ampia area adiacente la Chiesa di Caffaggiola ed il tutto è stato realizzato con tanta cura e dovizia di particolari.
Veramente tante le scene ideale  e realizzate per far rivivere la vita che caratterizzava i giorni della nascita di Gesù. Tantissime le persone delle varie età che si sono prodigate per rappresentare i vari personaggi rievocativi di quei tempi: molto sontuosa la reggia di Erode che faceva da contrasto con l'ambiente in cui è nato Gesù: una misera stalla, con la presenza fisica di un asino accanto a Maria, Giuseppe e Gesù.
Molto curata anche la rappresentazione dei vari mestieri: io ho rievocato la figura del falegname, coadiuvato da alcuni giovani apprendisti che si davano un gran da fare, anche con l'uso dei vari strumenti del mestiere, per ricreare il più possibile la scena. Il tutto insomma era curato nei minimi particolari: non sono mancati ovviamente i pastori, gli animali da cortile ed i Re Magi.
Insomma un Presepe davvero meraviglioso. Peccato che ne siano state fatte solo due rappresentazioni. Sicuramente sarebbero state utili ed apprezzate anche altre repliche: lo meritava davvero! Comunque dobbiamo rendere grazie ai volenterosi organizzatori per le commoventi sensazioni che ci hanno permesso di vivere. La bellissima riuscita dello spettacolo spero che li abbia, almeno un po', ricompensati delle loro pesanti fatiche. L'augurio che tutti noi ci facciamo è che continuino ad arricchirci spiritualmente con queste meravigliose iniziative.
Davvero grazie a tutti loro da parte dei concittadini ed un grazie particolare va alla Parrocchia di Caffaggiola ed al suo parroco, don Carlo che si è fatto carico di tutte le responsabilità civili e penali che queste impegnative iniziative, pur estremamente lodevoli, possono comportare. Davvero grazie. Ne valeva la pena!


  Pellegrinaggio Mariano mensile
di Enzo Mazzini



 

Alcuni parrocchiani, assistiti spiritualmente da Padre Mario, partecipano con una certa commozione al consueto Pellegrinaggio Mariano mensile. Non siamo molti, come altre volte, in quanto alcuni hanno dovuto rinunciare per problemi di salute, legati anche al periodo influenzale. Il pulmino messo a disposizione da Don Andrea è condotto dal diacono Agostino Cavirani che, come sempre, ci fa da guida.
L'appuntamento è fissato per le ore 8 presso la Chiesa Maria Ausiliatrice  in località Canaletto e noi arriviamo in perfetto orario.
La bellissima cerimonia, come al solito, è aperta dal Vescovo, S.E. Mons. Luigi Ernesto Palletti, con la seguente esortazione: "Carissimi, il gesto che compiamo quest'oggi è denso di richiami: siamo ancora immersi nel gaudio del Natale, dove abbiamo visto l'opera grande dell'amore di Dio: Egli si è fatto uomo, ha assunto la nostra natura umana in tutto e per tutto uguale a noi, fuorché nel peccato; questo ci ricorda che da quel momento non c'è più nulla di banale nella nostra vita perché tutto è stato vissuto dal Verbo Incarnato per cui è ricco di senso e di significato e non può essere lasciato al caso. Siamo nei primi giorni dell'anno, che la misericordia del Signore ci ha fatto iniziare, certo lo iniziamo con tanta trepidazione per noi, il mondo, ma lo iniziamo con la certezza che Dio è amore e il suo amore è più forte di qualsiasi cosa. Noi chiediamo a Maria S.S. che è la Stella del mare che ci guidi nel mare della vita e ci conduca al porto sicuro che è Cristo Signore; che sostenga la Chiesa, difendendola dallo spirito di divisione e la renda sempre più trasparenza del volto di Cristo. A Lei, che veneriamo anche Madre della Chiesa, affidiamo la nostra Chiesa locale, perché maturi nella fede, nella speranza e nella carità e ci doni sante vocazioni. Ancora in questo mese il S. Padre ci farà vivere la Domenica della Parola di Dio, il 26 p.v., richiamandoci non solo ad una semplice conoscenza, ma farla diventare nostro nutrimento e lampada per il cammino della vita. Maria, che è stata attenta e accogliente alla Parola, ci aiuti a porci con il suo stesso cuore di fronte alla Parola di Dio."
Quindi inizia la recita del S. Rosario e, dopo la prima decina, prende il via la processione che porterà i fedeli alla Chiesa "Stella Maris" presso il Porto Mercantile. Qui viene celebrata la S. Messa dal Vescovo che ci rapisce con la sua consueta, bellissima omelia che di seguito riporto: "Bene, siamo qui come ogni primo sabato. Questa volta però viviamo un momento particolare perché il luogo è del tutto particolare, direi, ed anche l'occasione è particolare perché è la prima volta che si fa una cosa di questo genere, certamente con questa partecipazione di persone. Lo scopo però è sempre lo stesso: chiedere al Signore che ci doni sante vocazioni: tutte, per carità ma, in modo particolare, questi sabati sono dedicati alle vocazioni sacerdotali.
Sappiamo quanto sia importante per la Chiesa e per ogni altra vocazione poter attingere sempre da quella ricchezza che è l'Eucaristia, che sono i Sacramenti, che è anche il segno sacramentale del cammino della Chiesa.
Ecco, abbiamo ascoltato la parola di Dio. È una parola che fa un invito: "Venite e vedrete". È un invito che il Signore fa nei confronti di questi due discepoli che dal Battista passano a Lui: "Rabbi, dove abiti? Dove dimori?"
Ed è bello pensare che il Signore non risponda dando un indirizzo, ma chiedendo invece una sequela. Non dice: "Andate e vedrete là, a quel numero civico, in quel momento, in quella particolare parte della città". No! Dice: "Venite e vedete". Dunque ci invita ad andare con Lui: non solo per portarci nella Sua dimora, ma perché il dimorare con Lui non vuol dire stare in qualche luogo, ma è "stare con" ed allora lo "stare con Cristo" è uno "stare" che si deve realizzare in ogni momento della nostra vita e che si realizza proprio nel "venire" e dunque nel "seguire Lui". Nello stesso tempo, questo "seguire" permette a loro di fare un'esperienza. Dice il Vangelo: "Stettero con Lui, erano circa le quattro del pomeriggio e andarono e videro dove Egli dimorava e quel giorno rimasero con Lui". Dunque il Signore ci invita non solo a seguirLo, non solo ad ascoltarLo, ma a "stare”. Ecco, è bello pensare che siamo proprio in un luogo dove in fondo viene data l'occasione di poter "stare". Chi vuole può "stare " col Signore qui. Può stare ovunque ma questo è un luogo privilegiato per compiere questo. E poi questo "stare” però porta subito all' "annunciare". Dunque non è uno stare, un dire: "Ho trovato.
Benissimo, sto lì, ho trovato il posto dove mi sento bene, dove sto bene, dove so di essere amato, mi fermo lì". No! Perché subito Andrea va da Simon Pietro. Fatta l'esperienza, lo "stare" è diventato un "andare", un "annunciare". Ecco, chi segue Cristo sta con Lui ma perché, stando con Lui, possa a sua volta andare ad annunciare. Questa volta lo fa addirittura al fratello Simon Pietro che poi, a sua volta, riceverà il grande nome: "Tu sei Simone, figlio di Giovanni, sarai chiamato "Cefa" che significa "Pietro".
Allora è bello pensare che noi siamo qua per attingere alla parola di Dio, per attingere al corpo e al sangue di Cristo, per vivere la nostra esperienza di Chiesa, per lo stare insieme al Signore, per poi però poter andare ad annunciare e quindi portare a tutti coloro che non sono qui la nostra esperienza , l'annuncio che abbiamo ricevuto, la parola di salvezza che abbiamo ricevuto. Ecco, lo vogliamo veramente fare, ovviamente affidando tutto a Maria, in questo momento a Maria - Stella del Mare. Il mare è un ambiente fortemente evangelico. È vero che quello che loro chiamano "Mare" è un lago, però ecco, c'è l'acqua e lì si naviga ugualmente perché tutto si svolge lì sopra. Allora, pensiamo veramente che quando il Signore manda i Suoi, dice: "Prendete il largo" ed allora pensiamo che siamo qui, sotto la protezione di Maria - Stella del Mare - la quale ci dice: "Prendiamo il largo". Dunque andiamo: il nostro annuncio raggiunga veramente tutti. È il grande dono della missionarietà attraverso la parola. Lo accogliamo così e ovviamente invochiamo il dono grande e necessario delle vocazioni sacerdotali".


  Dal DIARIO DI UN PELLEGRINO
di Gualtiero Sollazzi



 SENZA PUDORE


Siamo sommersi dalla cronaca nera. Con la TV a fare la parte del leone. Una parte diseducativa. Il refrain quotidiano è fatto di “Concordia”, “Sara Scassi”, “Yara Gambirasi” e così via fino ai giorni d’oggi.
Si scelgono temi di sangue e di degrado. Così si accarezzano gli istinti peggiori della gente, si fa di tutto per affrontare o almeno sfiorare qualcosa di pruriginoso, si sezionano morti e vivi pur di fare audience a ogni costo. E’ onesto tutto questo? Si ricerca davvero la verità?
Parlano, ad excusandum, di “diritto di cronaca”.  E, in nome del “diritto”, non ci si cura delle lacrime di tanti che vedono o sanno come si parla e cosa si mostra di persone loro care. Non ci si preoccupa dei minori, spettatori impreparati a certe cronache e, anche, di persone fragili che non possono essere pesantemente condizionate.

E’ morto il “diritto” al rispetto?
Si inzuppa senza decenza il pane nelle disgrazie altrui che per certi giornalisti diventano purtroppo una miniera d’oro. Ci si nutre del dolore di tante famiglie che subiscono, umiliate in silenzio.
Oggi si segnalano tante emergenze: c’è anche, urgente, un’emergenza pietà.


  Superbia ed orgoglio…la stessa medaglia
di Marino Bertocci



 

Ogni qual volta io mi confessi, faccio una confidenza personale, i primi peccati di cui mi accuso sono la superbia e l’orgoglio….
Questa volta dovrò aggiungere a questi anche l’egoismo.
Non è passato molto tempo che, passando dalla solita passeggiata mattutina con il mio cane, fermo sulla strada ho osservato un anziano che cercava di mettere in moto la sua macchina.

Senza riuscirci.
L’ho osservato e…ho proseguito oltre, senza aiutarlo.

Nei pressi erano anche diversi uomini, che discutevano di cose loro.
Né io né loro ci siamo interessati alla disavventura di quell’anziano.

Insomma…per usare un frasario attuale “ce ne siamo fregati”. L’egoismo ci ha impedito di interessarci alle necessità di un uomo che si trovava nel bisogno.
Sono passato oltre…esattamente come coloro che, qualche secolo prima, scendendo da Gerusalemme a Gerico, hanno visto il viandante tramortito ai bordi della strada, hanno proseguito oltre, senza fermarsi ad aiutare.

Non ho scusante nel riferire che, percorso un bel tratto di passeggiata, ho deciso di tornare indietro, per vedere se in qualche maniera avrei potuto essere utile a quella persona.
Non mi è nemmeno di attenuante il fatto che lo stesso, a me perfettamente oggi, come allora, sconosciuto, sia riuscito a fare ripartire la sua macchina, non perché colpita da improvviso guasto, ma semplicemente perché, distrazione dell’età, cercava di infilare la chiave nell’accensione nel verso sbagliato, ovviamente non riuscendoci.

In compenso da una macchina carica di ragazzi, sopraggiunta a sostenuta velocità, sono partiti all’indirizzo dell’anziano un considerevole numero di improperi, unicamente perché fermo con l’auto un poco in mezzo al senso di marcia.
La malinconia del fatto è stata esasperata da numerose offese non solo alla persona ma al suo essere anziano, senza alcun rispetto, offese verbali, certo, ma talmente irrispettose della dignità di quella persona da essere al limite della violenza, se non fisica, certamente morale.

Il mio essere egoista è così stato accomunato ad un altro egoismo…quello del delirio di onnipotenza che deriva a chi si sente forte e non rinuncia, almeno a parole, a farlo rimarcare a chiunque si trovi in posizione di debolezza sul suo percorso.
L’assenza di rispetto per quell’anziano, prima di tutto da parte mia, mi ha schiaffeggiato ricordandomi che la mia fede mi insegna che
dietro ogni essere vivente, dietro ad ogni cosa c'è una storia ...la "sua" storia, unica ed irripetibile e questa è la manifestazione dell'Eterno
Esattamente così come mi sono ricordato di avere letto che vecchiaia è testarda. E questa ti insegue senza tregua fino a consegnarti all'indifferenza.

Esattamente come è accaduto a quell’anziano!

Quanta povertà in questo pensiero laico...noi credenti sappiamo bene che la vecchiaia non è questo, essa va oltre…va verso la Speranza.........,
Allora ancora più offensivo verso quell’anziano è stato odioso il mio menefreghismo così come l’agire offensivo ed arrogante di quei ragazzi, tutti noi vittime della nostra mediocrità

Mediocrità che è vestita di grigiore, nutrita di chiacchiere, che si affida alle mode, teme la verità e l’impegno serio ed esigente…impegno magari che inizi dalla tolleranza verso chi è debole, offrendogli un aiuto…
Forse una goccia nel mare dell’esistenza ma chiediamo aiuto a Dio perché dovunque una mano ci cerchi non distogliamo lo sguardo, non siamo orecchio che non sente, il passo che prosegue incurante…

Ecco, allora, che la speranza: la solidarietà, l’amore per il prossimo prenderanno il posto dell’arroganza e dell’egoismo, che se ne andranno, e noi torneremo a sorridere al nuovo giorno.
ma…sentinella: quanto resta della notte?

Luni, 19 gennaio 2020


  Anche gli incubi sono sogni
di Romano Parodi



 

 E andando nel sole che abbaglia / sentire con triste meraviglia / com’è tuttala vita e il suo travaglio / in questo seguitare una muraglia / che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia”. (Montale).
Camminavo in un deserto. Cercavo la via d’uscita. I miei passi sollevavano la polvere. Sempre avanti… stanco. Ma... ecco…, ero al cimitero. Il vialetto era scivoloso. Già da lontano mi veniva allo sguardo un tumulo di terra. In quel tumulo c’era qualcosa che mi attraeva; ed ero tutto teso nel desiderio di raggiungerlo.
Mentre ancora il mio sguardo era affisso a quella parte, quel medesimo tumulo me lo vidi improvvisamente accanto, anzi quasi alle mie spalle. Salto svelto fra l’erba e scivolo in ginocchio, proprio sul bordo. Due uomini stavano dietro la tomba e fra loro levavano alta una pietra tombale. Ero ancora a terra che costoro piantarono la lapide che rimase eretta, solida, come murata.
Tutta un tratto, da un cespuglio uscì fuori, un terzo uomo.  Aveva addosso solo un paio di calzoni e una camicia male abbottonata; in capo un berretto di velluto. In mano teneva una comune matita; e con quella, mentre veniva avanti, tracciava figure nell’aria.

Pose la punta di quella matita sulla parte superiore della lapide. La lastra era molto alta, l’uomo non aveva nessun bisogno di curvarsi ma piuttosto di protendersi in avanti perché il tumulo, che egli non voleva calpestare, lo separava dalla pietra. Stava quindi in punta di piedi e con la sinistra si reggeva contro la superficie della lapide.
Maneggiando quella comune matita, la sua abilità riusciva a tracciare lettere d’oro. Scrisse: Qui giace... Nitida e bella risaltava ogni lettera, incisa a fondo in oro perfetto. Quando ebbe scritte quelle due parole si volse verso di me, che con acuta ansia seguivo come l’iscrizione proseguisse.
L’uomo riprese a scrivere; ma non ce la faceva, doveva esserci qualche impedimento. Abbassata la matita, tornava a volgersi verso di me. Ora anch’io lo guardavo: l’artista era perplesso, non ne capivo la ragione. Tutta la sua vivacità di poco prima era scomparsa. Ci scambiammo due sguardi smarriti; doveva esserci un brutto malinteso che nessuno dei due aveva il potere di risolvere. Mi sentivo disperato per il disagio e cominciai a piangere e singhiozzare. L’artista attese che mi fossi calmato; poi, non riuscendo a trovare altra soluzione, decise di continuare a scrivere. Mi sentii sollevato; ma... non riusciva a concludere se non con estrema riluttanza. La scrittura non era più bella come prima, pareva soprattutto scarsa d’oro, si profilava smorta e malcerta mentre, al contrario, il carattere diventava enorme.
Era già quasi finita quando l’artista, furioso, picchiò col piede sul tumulo tanto che tutt’intorno ne schizzò via il terriccio. Finalmente capii che cosa quello volesse; ma non c’era più tempo per farlo desistere. Quello affondava le dita nella terra; che pareva quasi non opporgli resistenza. Era come se tutto fosse stato preordinato. Era stato disposto un sottile strato di terra, ma solo per figura. Subito sotto si apriva una grande fossa, dalle pareti a picco dove, rivolto sul dorso, precipitai fino in fondo. Ma mentre già, riverso sulla nuca il capo, laggiù mi accoglieva la profondità impenetrabile, lassù in fregi possenti il mio nome si avventava sulla lapide.
A quella vista mi sono svegliato. Ero madido di sudore.

(Da Racconti di F. Kafka).

 

  …da ORTONOVO PAESE
di Una parrocchiana



Come sapete il 27 dicembre Padre Domenico è ritornato, per un breve periodo, in Guatemala, per stare un po’ con i suoi famigliari, con i suoi amici e con i suoi confratelli.
Noi parrocchiani in questo periodo abbiamo potuto avere ugualmente le nostre S. Celebrazioni Eucaristiche, grazie a Padre Michele e Padre Mario, che tutte le sere sono venuti, alternandosi, a celebrare nella parrocchia di San Lorenzo. Naturalmente la domenica non potevano celebrare la S.Messa, perché occupati nelle loro parrocchie, allora abbiamo avuto per un periodo Padre Riccardo, un nostro paesano, missionario in Brasile, che quando fa ritorno a Ortonovo, è sempre molto disponibile ad aiutare i confratelli. Quindi Padre Domenico, missionario in Italia, sostituito da un missionario del Brasile; che bello!
Domenica scorsa invece abbiamo avuto la sorpresa di vedere all’altare Don Romano, che tutti conosciamo per la sua disponibilità. Troverete su questo numero del Sentiero l’articolo delle catechiste, che parlano di lui descrivendo il giorno dell’Epifania.
Anche oggi, 19 gennaio, ha celebrato la S. Messa don Romano e vorrei soffermarmi un attimo sull’omelia; è stato di una semplicità straordinaria spiegando in Vangelo e ho notato i bambini che erano in chiesa ascoltare in silenzio e con interesse.
Don Romano ci ha anche consigliato di leggere l’articolo che si trova nell’ultima pagina del foglietto “La Domenica”, dove Fra Giacomo Pugliese ci spiega la frase “Ci trattarono con gentilezza”, che riguarda il tema di riflessione per la settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani di quest’anno.
Vi consiglio, se non l’avete ancora fatto, di leggere l’articolo perché spiega molte cose sull’accoglienza cristiana con i gesti del Vangelo.

Grazie ancora a tutti i padri e buon rientro a Padre Domenico.


  La Celebrazione Solenne della Santa Messa dell’Epifania nella Parrocchia di San Lorenzo, Ortonovo.
di Le catechiste


 

Il 6 gennaio scorso, alle ore 11e 15 nella Chiesa di San Lorenzo, ad Ortonovo, si è celebrata in maniera solenne la Santa messa dedicata all’Epifania, con la tradizionale rappresentazione dell'arrivo dei Re Magi, impreziosita dal coinvolgimento e dalla partecipazione dei bambini della parrocchia.
La cerimonia si è aperta, con il passeggio dei bambini che hanno portato all’altare diversi doni, consistenti in generi alimentari, simbolicamente impacchettati, da destinare alla Caritas diocesana.

Durante la celebrazione, Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, straordinariamente interpretati da tre parrocchiani abbigliati di fastosi abiti d’epoca, hanno offerto al Cristo i tradizionali doni, oro incenso e mirra. Al seguito dei Re magi tre bambine hanno portato all’altare altrettanti cesti colmi di dolciumi che al termine della funzione sono stati donati dai Magi ai piccoli presenti.

Il tutto si è svolto in un’atmosfera di festa, animata dalla splendida interpretazione del coro dei bambini della parrocchia che coadiuvato da alcune mamme e da alcuni membri dello storico coro ortonovese ha riproposto i canti natalizi.

Il tema del cammino verso Dio, del dono e dell’adorazione sono stati posti al centro della funzione, accoratamente spiegati dal parroco celebrante Don Romano e ben rappresentati dalle attività che hanno impreziosito la Santa Messa.

Merita una riflessione, la partecipazione attiva dei bambini alla cerimonia, che ancora una volta nella parrocchia di Ortonovo, durante celebrazione della Santa Messa diventano protagonisti in prima persona.

Un grazie di cuore: a Don Romano che ha celebrato in maniera solenne la funzione, a tutte le mamme dei bambini che hanno partecipato ed in particolare a quelle che si sono occupate del coro, ai membri della corale che hanno accompagnato i bambini, ai tre parrocchiani che hanno egregiamente interpretato i Magi, a tutti i bambini che ci hanno allietati con la loro presenza e con i loro canti e a tutti i parrocchiani che hanno partecipato.

 


  Festa di S.Antonio Abate
di Enzo Mazzini


Festa solenne oggi all'Annunziata in onore del Patrono, S. Antonio Abate.
Il diacono Agostino Antognetti dedica, encomiabilmente, tutte le sue energie per fare di questa Casa di Dio un vero gioiello e cura anche i minimi particolari per solennizzare le funzioni religiose.
Oggi, ricorrendo la festa patronale, la chiesa è veramente stipata di fedeli provenienti anche dalle altre parrocchie del nostro Comune e dei territori limitrofi. Anche i parroci del Vicariato di Luni sono presenti al gran completo per dar vita ad una Santa Messa davvero meravigliosa e ad essi si sono uniti Don Romano, che offre sempre, con tanta generosità, la sua preziosa collaborazione e Padre Amil. È presente anche il diacono Agostino Cavirani che, come sempre, si dà un gran da fare.
Anch'io sono stato pregato da Agostino di accompagnare all'organo i canti dei fedeli e, come ogni anno, sono ben felice di rispondere a questo invito, insieme a Federico ,a Vasco ed a Rita,  che sono sempre presenti per unirsi, nei canti, agli altri fedeli.
Come sempre, è stata eseguita una bellissima "Messa De Angelis" , arricchita da altri canti tradizionali.
Molto profonda l'omelia di Padre Amil che, dopo aver ricordato il Natale appena trascorso, ha sottolineato l'importanza della odierna ricorrenza del Patrono S. Antonio Abate. Ha quindi richiamato la prima lettura, tratta dal primo libro di Samuele che esorta il popolo di Dio ad operare secondo giustizia, in onore del nostro Signore, invitandoci a seguire questi insegnamenti, volti ad operare secondo giustizia in onore di nostro Signore, come ci insegna S.Antonio Abate, il nostro Patrono, che è stato un grande
testimone dell'amore a Dio ed ora ci è vicino e ci aiuta ad aprire i nostri cuori.
Antonio era figlio di ricchi agricoltori e, rimasto presto orfano (non aveva ancora vent'anni) e con una sorella ancora più giovane da accudire, ben presto sentì il richiamo evangelico: "Se vuoi essere perfetto, va, vendi quello che possiedi e dallo ai poveri".E questo fece Antonio: va, vende tutto quello che possiede e dona tutto il ricavato ai poveri e, dopo aver affidato la sorella ad una comunità femminile, si ritira nel deserto, vivendo in preghiera, povertà e castità.
Fu anche il fondatore del monachesimo cristiano ed il primo degli abati. È lui infatti il primo a costituire, in forma permanente, delle famiglie di monaci che sotto la guida di un padre spirituale , "abbà", si consacrarono al servizio di Dio.
Seguendo l'esempio di S.Antonio, anche noi dobbiamo vivere con spirito di fraternità, sempre pronti al nostro perdono, seguendo l'esempio di Gesù ed ascoltando la parola di Dio ogni giorno. L'omelia termina con l'esortazione a chiedere l'intercessione di Maria, la nostra Madre Celeste.
La bellissima Santa Messa si conclude con un accorato ringraziamento di Agostino, rivolto ai sacerdoti ed al diacono Agostino Cavirani che, con la loro preziosa presenza, hanno dato vita ad una cerimonia davvero solenne ed intensa. Visibilmente commosso, ma dimostrando una perfetta padronanza fisica e mentale che fanno onore ai suoi novant'anni, ringrazia tutti i presenti che hanno partecipato a questa bellissima cerimonia.
Prende quindi la parola Padre Mario per ringraziare, a nome dell'intera comunità, Agostino per l'impegno continuo e per la totale dedizione al servizio della Parrocchia.

  Cento anni fa…..
di Giuliana



Il 22 gennaio 1920 a Trento nasceva Chiara Lubich. Il suo vero nome era Silvia, ma ella volle cambiarlo per vivere come lei e somigliare alla santa d’Assisi. Chiara, fin da piccola, dimostrò una fede profonda. Era appena adolescente quando, in seguito ad un atto d’amore (volle andare lei in una rigidissima giornata invernale a prendere il latte) sentì una voce dentro di lei che le diceva “Datti tutta a me”. Terziaria francescana e dirigente di Azione Cattolica, in questa fu inviata a Loreto per partecipare ad un congresso. Lì ciò che la colpì maggiormente fu la casetta di Nazareth, trasportata in Italia dalla famiglia Angeli. Trascorreva ogni attimo libero davanti ad essa, immaginando come avessero vissuto Gesù, Giuseppe e Maria. Li immaginò impegnati nelle loro faccende attorno a quel piccolo focolare, uniti da un profondo amore. Quel santo modo di vivere fu un esempio luminoso che le suggerì un nuovo modello di vita (rivoluzionario per quei tempi) una nuova via, rispetto al matrimonio, alla vita religiosa e al nubilato. Una quarta via, come lei la chiamò, cioè un gruppo di persone laiche che sceglievano di vivere insieme, unite da amore reciproco, per trasmettere la buona notizia evangelica: il focolare, appunto. Qualche tempo prima aveva avuto modo di scoprire che Dio era amore. Rimase colpita come da una folgore; con stupore si domandava: Dio mi ama immensamente, dunque Dio è amore? Nessuno prima di allora le aveva mai parlato così, ma la risposta affermativa rappresentava una novità così grande che sentì di doverla comunicare a quanti incontrava. Fu così che nacquero i primi incontri con giovani ragazze del luogo affascinate anch’esse da questa meravigliosa novità. Lo scoppiare della guerra avrà un grande peso su di lei. Non potrà terminare gli amati studi universitari. Nel riporre definitivamente i libri in soffitta dirà a Gesù: “Sarai Tu il mio maestro”. Durante i bombardamenti, correva al rifugio con le compagne portando unicamente con sé il Vangelo che leggevano a lume di candela. Lì le parole parevano illuminarsi in modo tale da comprenderne appieno il significato. Ma non si accontentarono di capirle: decisero di viverle ogni giorno parola per parola, frase per frase. Tutto nel vangelo parlava di amore. Misero in particolare luce la frase di Giovanni: Dio ci aveva tanto amato da dare la sua vita per noi. Occorreva corrispondere a tanto amore: decisero di essere disposte a morire l’una per l’altra. Il vangelo fu una continua scoperta, una parola di vita da vivere giorno per giorno. E le sorprese furono tante! Vissero intensamente il “Date e vi sarà dato” e scoprirono la puntualità di Dio nel rispondere alla loro fede incondizionata. E’ noto l’episodio delle scarpe n.42. Un povero chiese a Chiara un paio di scarpe di quel numero. Davanti al tabernacolo ella le chiese a Gesù “Per Te in quel povero” e all’uscita della chiesa ebbe le scarpe numero 42. Gli esempi potrebbero essere tanti. Esse scopriranno che il vangelo era vero. Gesù dava ciò che veniva chiesto con fede. Sfogliando il vangelo di Giovanni lessero una frase che le sbalordì: “Padre che tutti siano uno!”. Capirono immediatamente di essere nate per questo: portare l’unità nel mondo. L’unità sarebbe stato il fulcro, il carisma del movimento nascente. Una unità che solo il padre può darci, ma che noi con il nostro amore reciproco possiamo contribuire a realizzare, una fratellanza fra tutti, perché tutti, di qualunque provenienza, razza, fede, siamo figli di Dio e perciò fratelli e come tali dobbiamo vivere senza odi, rivalità, guerre, ma tutti indistintamente amati dal padre e uniti nel suo nome.

 

  Prima adorazione interparrocchiale
di Paola G. Vitale



Giovedì 9 gennaio duemila venti, si è celebrata in Maria Ausiliatrice, la prima adorazione inter-parrocchiale per le vocazioni, ed anche a me, è stato possibile partecipare.
Nicoletta che si aggirava fra le panche, per distribuire gli stampati, Gesù Bambino circondato da amoroso ornamento; la tovaglia ricamata come un partecipato affresco, tutto, insomma, ti faceva sentire in familiare accoglienza. E poi, Nicoletta e il suo coro, sempre attivi e presenti, hanno accompagnato con fedeli e appropriati canti, l'intero incontro di preghiera, così Gesù Sacramentato era veramente in famiglia.

In cuor mio ringraziavo Gesù, i sacerdoti, i presenti, i cantori e chiedevo fortemente al Signore di suscitare lo stesso zelo fedele, nell'eterogenea popolazione della nostra periferia, distaccata al di la dell'autostrada.
Tanta era la richiesta al cuore SS. Di Gesù per noi esposto, e tanta anche la fiducia nascente dallo stare insieme e insieme rafforzare la fedeltà alla presenza, la quale, poi, diviene testimonianza alla propria fede e alla Chiesa intera.

 

Paola G. Vitale

Luni Mare

  MAMMA
di Savio


La morte per Paolo è concepita come un aumento, una maggiorazione, 

un " di più" in quanto Cristo è causa della vita. 

Per Paolo dunque, vita e morte non sono,

un’alternativa; prevalga l’una o l'altra

il risultato non muta.

È necessario per ogni Cristiano oggi 

essere testimone della vita:

essere con Cristo, cioè vivere per Lui,  

morire per il Vangelo

Dobbiamo trovare anche noi

il senso della vita intesa 

non come "bios", cioè vita fisica,

ma nella "zoe", cioè vita eterna. 

Trovare il senso nella Pasqua di Gesù

nella resurrezione dei morti.

Ecco perché non bisogna smarrirsi

e perdersi d'animo e disperarsi;

perché un giorno dopo la morte, 

Dio si prenderà cura di noi!!

                                  Savio 

 

 

Tutto si può dimenticare,

ma non si può dimenticare

l'amore della mamma.

So che un giorno

la rivedrò

e la guarderò negli occhi,

le stringerò le mani

e in quell' istante

capirò la mancanza

anche di un solo giorno:

una scintilla nel tempo.
Avrò da farle mille domande,

come semi di procaci melograni,

mi assalgono e mi eccitano.

Ma si,

sono sicuro

che oltre la luce

esiste quella possibile certezza

che noi chiamiamo Dio!

 

MAMMA

 la scomparsa della mia mamma....sembra ieri. Sono passati sei anni ma il dolore è ancora vivo nel mio cuore come fosse il primo giorno, malgrado la consapevolezza che lei, dove si trova ora, sia in pace!

C'è una frase di San Paolo che mi ha toccato e fatto riflettere: 

 VIVERE È CRISTO, MORIRE È SOLO GUADAGNO

 

  SIGHTSAVERS Italia
di Barbara Abbruzzese




SIGHTSAVERS Italia

In occasione del pranzo di solidarietà organizzato dalla sig.ra Carla sono stati raccolti  fondi donati all’associazione Sightsavers. Di seguito riportiamo la lettera di ringraziamento da parte della signoraBarbara Abbruzzese , corporate fundraiser di Sightsavers.

A calce della lettera troverete gli estremi bancari per chi volesse fare eventuali donazioni a questa associazione ONLUS

 

 Sightsavers Italia ONLUS  
Milano,10 dicembre 2019

 

 Cara Carla,

scrivo a te e a tutti coloro che hanno partecipato e contribuito al pranzo di domenica 24 novembre per ringraziarvi degli straordinari risultati che avete raggiunto.
Solo nel 2019, tra gennaio e dicembre, siete riusciti a raccogliere e donare ben 4.150 euro, con cui sarà possibile fare concreti passi avanti verso l'eliminazione del tracoma e cambiare davvero molte vite.


In particolare:

· oltre 9.700 persone potranno ricevere l'antibiotico di cui hanno bisogno per curare l'infezione allo stadio iniziale, quando gli occhi lacrimano, prudono e bruciano (la distribuzione dell'antibiotico ha un costo unitario di 0'17 euro);
· 50 persone potranno essere sottoposte all'operazione di trichiasi, lo stadio avanzato del tracoma, quando le ciglia si sono ormai rivoltate all'interno e ad ogni battito graffiano gli occhi provocando dolori insopportabili e portando nel tempo alla cecità irreversibile (l'operazione ha un costo unitario di 50 euro).
Il vostro aiuto trasformerà letteralmente non solo il loro destino, ma anche il loro presente, la loro vita quotidiana, che il tracoma rende uno strazio a causa della sofferenza continua, dell'isolamento e della povertà.
Per questo Natale, grazie a voi ciascuna di queste persone riceverà il regalo più bello che si possa immaginare.
Da parte loro e da parte di Sightsavers Onlus, grazie di cuore a tutti voi e uno speciale augurio per un Santo Natale e un felice anno nuovo con le vostre famiglie!
Colgo l'occasione per segnalarvi alcune recenti novità che ci riguardano e che costituiscono un'importante garanzia per chi decide di sostenerci: oltre a mantenere il patrocinio della Regina d'Inghilterra, Sightsavers è stata di nuovo inclusa - per il quarto anno consecutivo - tra le 7 "Top Charities" del mondo selezionate da GiveWell; ha inoltre ricevuto una valutazione di 5 stelle su 5 per l'efficienza nella gestione delle risorse da Impact Matters, che ha anche classificato Sightsavers al primo posto tra le organizzazioni attive nel campo della salute per il maggiore impatto sulla vita dei beneficiari.

 

 Barbara Abbruzzese

Corporate Fundraiser

 Sightsavers Italia ONLUS


 Sightsavers International Italia Onlus
Corso Italia, 1 - 20122 Milano (MI)
Tel.0287380935- 0236593324 Fax0287381148
IBAN IT 10 H 03069 09606 100000001732

 

italia@sightsavers.org    www.sightsavers.it


Inseriamo inoltre il biglietto d’auguri di Natale inviato da Barbara Abbruzzese alla signora Carla:

 

 Cara Carla,
questo biglietto è per augurare a te e alla tua bella famiglia un felice Natale e uno splendido anno nuovo. Ti invio anche un messaggio di Caroline, il nostro Direttore Generale a livello mondiale, che ti ringrazia per il tuo generoso aiuto che ci permette di raggiungere alcune tra le persone più emarginate del mondo. Non avremmo potuto farlo senza di te. Con il tuo impegno, il tuo entusiasmo e la tua voglia di far del bene sei davvero entrata a far parte della famiglia di Sightsavers. E di bene ne hai fatto e ne fai tanto, continuando a cambiare la vita di moltissime persone dall’altra parte del mondo. Spero di vedervi presto e nel frattempo ti mando un grande abbraccio.


Ancora tanti auguri!

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