N° 11 - Dicembre 2017
Spiritualità
  LA SITUAZIONE DEL REGNO DI DIO NEL MONDO
di Don Domenico Lavaggi


 

 

Gesù propone una parabola che dice: "Il regno di Dio è simile ad un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo.
Mentre gli uomini dormivano venne un uomo che seminò zizzania e se ne andò. Quando l'erba cominciò a germogliare apparve anche la zizzania ed i servi dissero al padrone: "Non hai seminato del buon seme; da dove viene la zizzania? Andiamo a strapparla”. Ma egli rispose: "No, non accada che strappando la zizzania strappiate anche il grano”. La zizzania è un'erba infestante che nasce nel campo del grano, fa una spiga che è simile al grano e produce una farina velenosa.
Gesù, lasciate le folle, rientra in casa e i discepoli gli chiesero: "Spiegaci la parabola della zizzania". Gesù disse loro: "Il buon seme sono i figli del Regno, la zizzania sono i figli del maligno, gli spergiuri, i fedifraghi, i calunniatori, cioè gli operatori di iniquità”.
Gesù non vuole che sia strappata la zizzania dal buon grano, perché nel mondo i figli del Regno devono convivere con i figli del maligno sino alla mietitura.
La storia è espressione del tempo in cui i figli del Regno devono convivere con i figli del maligno. Difatti Gesù prega il Padre che li custodisca dal maligno (Giovanni 17. 15) e li fa pregare così: "Non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal maligno". Gesù non pensa ad una comunità di perfetti, ma di persone che si sforzano di essere perfetti o vicini ad essa. La separazione tra i figli del Regno ed i figli del maligno avverrà soltanto alla fine del mondo. Allora, quando il grano sarà maturo, solo i giusti risplenderanno come il sole nella luce del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Ora siamo la luce del mondo e soltanto alla fine la luce vera apparirà in tutta la sua bellezza. Per questo Gesù dice che  i figli del Regno splenderanno come il sole. Ora i figli del Regno devono convivere con i figli del maligno, facendo sì che questi ultimi possano trasformarsi in figli del Regno.
Ora, caro Sentiero, voglio riferire ai tuoi lettori una mia esperienza di quando ero cappellano del lavoro alla OTO Melara.
Con alcuni amici si decise di vivere un fine settimana speciale programmando un pellegrinaggio al Santuario de La Verna. Arrivati al paese, sotto il Santuario feci fermare il pullman. Sapevo che per arrivarci c'era un cammino difficoltoso,ma volevo che ci sgranchissimo le gambe anchilosate dal viaggio. Quando iniziammo la salita io dissi agli altri: "Siccome la salita durerà una ventina di minuti, sarà bene recitare il Rosario ". Iniziai a recitare e tutti risposero.
Dopo cena chiesi al Superiore del convento se fosse possibile una visita alla Cappella delle Stigmate, il luogo dove S. Francesco le aveva ricevute, nelle mani, nei piedi e sul costato. Il superiore ci fece accompagnare da un anziano frate che spiegò a tutti il significato delle Stigmate. Finito il giro io dissi loro: "Domani è domenica e celebriamo la Messa alle 7,30;  se qualcuno desidera fare la comunione sarà meglio che scenda prima; i frati sono a disposizione per la confessione”. All’indomani, quando arrivai, li vidi tutti seduti sulle panche e uno di loro mi disse che si erano confessati tutti.
Andai in sacrestia per indossare le vesti della celebrazione e al momento della Eucarestia tutti si comunicarono.
Ritornati in fabbrica, chiesi loro che cosa aveva lasciato La Verna e mi risposero che avevano scoperto il senso della fede in Dio e in Gesù.
È vero che la zizzania può trasformarsi in grano buono.

  Maestro dove abiti ?
di Don Carlo


"In comunione con la Voce di Radio Maria, che è l'espressione più alta dell'amore e tende ad arrivare nei cuori più profondi, nelle storie più silenziose, anche nelle case più lontane, una voce delicata che apre il cuore dell'uomo alla speranza cristiana, oggi la Chiesa ci fa vivere la dedicazione della Basilica Lateranense costruita da Costantino al tempo di Papa Silvestro I (314-355). È la madre di tutte le chiese dell'urbe e dell'orbe. È la grande chiesa che ci richiama alla presenza meravigliosa di un Dio-amore.
Vediamo di riflettere un attimo su una delle più belle domande che è nata dal cuore dei discepoli un giorno: "Maestro, dove abiti?" Dopo aver ascoltato Gesù che parla alle folle, il vero credente deve poterLo incontrare a lungo e restarGli vicino, deve sapere dove abita e qual è in mezzo a noi il luogo del Suo riposo, là dove si è sicuri di vederLo tornare se solo Lo si aspetterà un poco, là dove Egli non ci può sfuggire. "Maestro dove abiti?" La Sua casa noi non potremo conoscerla, se Egli stesso non ce la mostra, se Egli stesso non ci conduce con Sé: "Venite e vedrete!" Si arriva a Lui solo attraverso di Lui; Egli è insieme la via, la verità e la vita. Per questo, solo i cuori illuminati dalla Sua luce, solo le anime che si lasciano guidare dalla Sua volontà possono scoprirLo e restare con Lui. Dove abita? "In mezzo a noi": perché il mondo intero è riempito della Sua presenza invisibile, e se Egli sembra assente, la nostra fede ci assicura che è soltanto nascosto. Egli è presente nella nostra vita: noi siamo diventati la Sua casa, il Suo Tempio; acquistati a caro prezzo, ci ha liberati dal peccato e dalla morte offrendo Sé stesso sulla croce per la nostra liberazione. Maestro dove abiti? Insegnami le strade che conducono a me stesso, rivelami il rifugio profondo che il Tuo amore ha voluto costruirsi nell'intimo del mio cuore: fammi scoprire la Tua immagine sul volto di ogni fratello, fammi scoprire la Tua presenza anche nel dolore e nella sofferenza perché io possa diventare testimone dell'umanità redenta dal Tuo amore e gridare al mondo intero che l'uomo è la gloria del Dio vivente. Signore Gesù, aiutami a riconoscerTi nelle piccole occasioni di fare il bene o di accettare la sofferenza: nell'Eucarestia dove sei realmente presente e offri Te stesso per la nostra salvezza; nel volto di un visitatore importuno, nella malattia fastidiosa, in un sacrificio che mi viene richiesto. Signore, aprimi gli occhi: che io impari a conoscerTi nell'umiltà di ogni Tuo abbassamento e a ritrovarTi nel quotidiano della mia vita. Perché Tu abiti proprio qui, in questa mia piccola storia, rendendola infinitamente grande".

  LA VITA: COS’E’?
di Doretto



La vita, la cosa più semplice! Dopo nove mesi di gestazione nella pancia di una donna, ecco che… esci nel mondo! E subito un bello sculaccione da parte dell’ostetrica o di chi ti ha aiutato a venire al mondo…e… uaaa! ... uaaa! ... Nessuno ha mai capito se questo pianto primordiale sia di gioia o di dolore. Ecco, la cosa più semplice è la vita. Uno sculaccione e vai!
Ti basta poi il latte della mamma, gli omogeneizzati, i pampers! Una cosa semplice, una cosa facile che si ripete dagli albori del mondo. Ma qual è la cosa più difficile della vita? È la stessa. Cioè… VIVERE! Quanti di noi possono dire: “IO VIVO!”.

Una mattina nel programma televisivo religioso “A sua immagine” ho visto e ascoltato un uomo relegato su una carrozzina dopo un incidente stradale che ringraziava Dio per averlo ridotto così! Perché Dio gli aveva fatto capire l’importanza della vita dopo che non era più come prima.

Cioè, prima viveva, ma non sapeva apprezzare ciò che gli stava intorno, mentre ora gioiva al solo sentire un canto di un uccellino. Non sapeva apprezzare tutti i doni che ogni giorno il Signore gli mandava.

Ebbene, guardiamoci intorno! Siamo tutti presi nel nostro andare di qua e di là, sembriamo più macchine che esseri umani e non ci accorgiamo di quell’albero fiorito che sta germogliando perché è primavera; di quell’acqua limpida che scorre nel torrente dopo le piogge d’autunno; di quei campi prima spogli e adesso si riempiono d’erba e di fiori.

Viviamo, forse, come dice S. Paolo, da “uomini vecchi” e non ci accorgiamo del mondo meraviglioso che ci circonda, della natura che è lo specchio dell’Amore di Dio verso di noi e soprattutto non ci accorgiamo dei nostri fratelli che soffrono vicino a noi, nemmeno li guardiamo, perché esiste “solo” il mio “IO” e basta!

Ecco, se anche noi facessimo come quell’uomo sulla carrozzina! Forse questa sarebbe la vera Pasqua! Rinascere a nuova vita come la natura.  

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