N° 5 - Maggio 2016
Spiritualità
  Il 16 aprile a Lesbo
di LA REDAZIONE



Il 16 aprile a Lesbo è accaduto un evento straordinario: la Chiesa, veramente ecumenica, si è ritrovata su quell’isola greca, in prossimità della Turchia, per denunciare l’inarrestabile deriva dell’intera comunità mondiale, al medesimo tempo, indifferente e, a vario titolo, complice delle tragedie causate dalle  guerre a spezzatino che sconvolgono il nostro Pianeta. L’arcivescovo di Atene e di tutte le Grecie, Hieronymos, ha denunciato la “bancarotta dell’umanità e della solidarietà dell’Europa”, oltre l’inutilità impotente delle Istituzioni internazionali, come l’Onu, paralizzate dagli egoismi  e dai contrapposti interessi di leadership politica, economica e militare delle Nazioni più forti, di fronte al dramma dei richiedenti asilo  e dei rifugiati trattati come prigionieri rinchiusi in moderni ghetti.
Il patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, ha posto l’attenzione sulla “tomba del Mediterraneo che vive in fondo a quel mare e che vede anche i corpi di tanti cristiani provenienti da tante parti del mondo”.
Papa Francesco ha sottolineato ed esortato la solidarietà di tanti giovani d’Europa e del mondo invitando a conoscere e a farsi prossimi delle storie di sofferenza dei migranti, perché ciò sia di  monito alle giovani generazioni. Nel campo profughi di Morìa papa Francesco ha aggiunto: “Siamo venuti per richiamare l’attenzione del mondo su questa crisi umanitaria e per implorarne la risoluzione”. 
La Dichiarazione congiunta richiama tutti i popoli, gli Stati e le Organizzazioni internazionali, preposte a tenere aperto il dialogo ed evitare inutili conflitti le cui conseguenze ricadono solo sugl’inermi e sui più deboli, a dare risposte adeguate all’emergenza profughi, che non provengono solo dalla Siria, e a predisporre iniziative atte a risolvere il problema dalle radici, cominciando col blocco del mercato delle armi e col garantire maggiore democrazia e buon governo a tanti popoli sottoposti ancora a spietate e ideologiche dittature. L’ecumenismo evangelico che unisce passa anche attraverso questi gesti di misericordia.

                                                                   LA REDAZIONE

 

“L’Europa deve riprendere la capacità di integrare. Di questa capacità abbiamo bisogno, di un insegnamento e di un’educazione all’integrazione. Il mio viaggio è stato umanitario. Voglio ringraziarvi per questa giornata di lavoro, per me è troppo forte…” E a questo punto il papa Francesco si è commosso.

                               Dall’incontro del Papa con i giornalisti sull’aereo di ritorno a Roma



  Maggio, il mese di Maria
di Giuliana Rossini



La luce che entra prepotente dalle fessure delle persiane, il cinguettio festoso degli uccellini che svolazzano allegramente da un ramo all’altro della magnolia del mio giardino, il profumo asprigno delle roselline selvatiche, mi confermano con certezza, se ce ne fosse stato ancora bisogno, che maggio è alle porte e, con esso, tornerà la bella iniziativa dell’anno scorso: la recita del Santo Rosario nelle famiglie.
Il radunarci festoso attorno alla nostra cara Madonnina, nella passata stagione, ha contribuito a fare di tutti i partecipanti una sola famiglia, tutti figli dell’unica Madre Celeste, Madre nostra e di Gesù. E’ stato un aprirsi reciproco e un meditare, insieme, con semplicità, sulla bellezza e grandezza di Lei, prima discepola di Gesù, creatura al di sopra di ogni altra creatura. Abbiamo portato Maria (come fece il discepolo Giovanni) a casa, non solo fisicamente, per imparare a vivere con Lei, illuminare la nostra vita con i suoi consigli e andare a Gesù.
Maggio, da sempre, è il mese dedicato a Maria. Ricordo che, da bambina, la nostra piccola chiesa gentilizia, la sera, si riempiva di fedeli anche se soprattutto di noi bambini e ragazzi e donne avanzate in età, vestite di scuro con l’immancabile fazzoletto in testa.
Era un fatto straordinario poter uscire la sera, anche se la chiesa era vicina (vivevamo praticamente sotto il campanile), e, all’epoca, per poter partecipare alla funzione, si spostava anche l’orario dei pasti.
La recita del Rosario era un momento prezioso, vissuto con partecipazione. Mi procura una certa tenerezza ricordare quelle donne anziane che, prive di istruzione, biascicavano un latino incomprensibile che, allora, faceva ridere noi ragazzi un po’ superficiali e ancora troppo giovani e che, oggi, mi fa invece pensare alla profonda devozione di quelle donne semplici: chissà quanto comprendevano di quello che dicevano, eppure il loro amore alla Madonna era indiscutibile!
Maria ha sempre esercitato una grande attrazione sulle masse popolari, forse la percepivano umile e semplice come loro, ma splendente di una bellezza senza macchia, modello potente di vita e anche possibilità di riscatto. Anch’io amavo Maria e ogni giorno mi sforzavo di fare un piccolo atto d’amore in onore di Lei (i famosi “fioretti”), ma poi, per lungo tempo, l’ho dimenticata…. L’ho ritrovata, in seguito, e, per grazia di Dio, ho avuto la possibilità di conoscerla in modo più profondo e intenso di prima. Ricordo che, allora, le litanie lauretane erano un po’ misteriose anche per me. Espressioni come “Turris eburnea”, “Foederis arca”, “Ianua caeli”… ed altre ancora, rimanevano quasi impenetrabili e suonavano alle mie orecchie come una nenia ripetitiva e un po’ noiosa.
In realtà ho scoperto la profondità e la freschezza delle litanie in epoca recente. E’ stato alcuni anni fa, quando è nato il mio primo nipotino. Forse perché è stato il primo – ma mi risulta che ciò che ho provato io, sia un sentimento comune fra i nonni e si è ripetuto puntualmente alla nascita delle altre due nipotine -, il suo arrivo ha scatenato in me un innamoramento subitaneo e intensissimo. Tenere quella creaturina, piccola e indifesa, tra le mie braccia era un’emozione indescrivibile: davvero in lui riscontravo la bellezza della creazione divina. Sentivo un impulso irrefrenabile a dirgli le frasi più dolci che il cuore mi suggeriva. E così, quasi senza accorgermene, accostavo la bocca al suo orecchio e, sottovoce, parlavo, parlavo come un fiume in piena. E lui sembrava ascoltarmi tranquillo e abbandonato.
Un giorno che ero impegnata in questo “esercizio”, ho alzato lo sguardo e ho incontrato quello di mia figlia che, sorridendo bonaria, mi dice: “Non hai ancora finito di dire le litanie?”. La litanie? Quali litanie? Cosa le veniva in mente?... Poi, improvvisamente, ho capito che il mio era un impulso d’affetto irrefrenabile, proprio come quello che doveva aver ispirato il primo autore delle lodi mariane e mi è parso di acquisire una nuova comprensione di esse. Allora, sì, Maria era veramente una torre, una fortezza d’avorio che si innalzava immacolata e fulgida verso il cielo; il suo “sì” aveva permesso di stabilire il nuovo patto tra Dio e l’umanità, l’abbraccio tra cielo e terra, grazie alla discesa del Salvatore tra noi. E Lei, Maria, era veramente la porta del cielo, Colei che conduce a Gesù.
Ma, come si conviene a chi ha messo al primo posto, non la sua, ma la volontà di Dio, una porta aperta, vuota di sé, silenzio altissimo che non aveva posto alcun ostacolo alla realizzazione della Parola di Dio e, proprio per questo, via diritta verso il paradiso.
Seguendo quella via, tutti noi possiamo divenire come Lei, madri dell’umanità e, come dice una grande mistica contemporanea, “lenire i dolori, le piaghe, asciugare le lacrime.
 Canta le litanie e rispecchiati in quelle”.

                                                                  


  L’Eucaristia è Amore
di Stefania



Il mese di maggio è il mese dedicato a Maria, alla nostra Mamma Celeste, a colei che con il suo “Sì” ci ha donato il nostro Salvatore, Gesù, il quale con il suo Vangelo ci indica le strada da percorrere per la nostra salvezza, poiché Lui è veramente la Via, la Verità e la Vita. Egli è il nostro Dio dell’Amore e questo Amore lo dobbiamo custodire gelosamente all’interno delle nostre famiglie.Il mio padre spirituale mi ha sempre detto - fin dall’inizio del mio cammino quotidiano di conversione, ma che io prima non capivo - che noi sposi dobbiamo mettere sempre al primo posto il nostro sposo o sposa e dopo i figli: se  noi sposi ci amiamo, ai figli diamo automaticamente tutto quello di cui hanno bisogno per crescere sani nel loro cuore e nella loro mente: l’Amore.  Dio, per farci capire l’importanza della famiglia, ha mandato suo Figlio nella famiglia di Nazareth e lì è cresciuto nell’Amore dei genitori, per poi camminare da solo  e ridonare al mondo intero quell’Amore che aveva sempre respirato nella sua famiglia.Questo mese dedicato a Maria inizia proprio con la festa di San Giuseppe lavoratore, suo sposo; uomo pieno d’Amore verso la sua sposa Maria e verso il suo figlio Gesù, uomo retto e dedito al lavoro. Ma quante altre ricorrenze festeggiamo questo mese:  l’8 maggio l’Ascensione del Signore, la festa della mamma e la Supplica alla Madonna di Pompei; il 12 San Leopoldo Mandic; il 13 la Madonna di Fatima; il 15 la Pentecoste, il 22 la SS. Trinità e Santa Rita; il 24 Maria Ausiliatrice e il 29 Corpus Domini. Ma non voglio soffermarmi su queste feste. Sappiamo che maggio è notoriamente anche il mese della Prima Comunione per tantissimi bambini e, quindi, dobbiamo pregare affinché questo primo ‘Incontro d’Amore con Gesù’ sia  pieno di gioia per loro, per i loro genitori, nonni e amici e che da quel giorno ritornino spesso a ricevere Colui che è “Essenziale” per la loro crescita spirituale.Papa Francesco all’Angelus del 18 aprile scorso diceva: «Il Maligno, il grande nemico di Dio e delle sue creature, tenta in molti modi di strapparci la vita eterna. Ma il Maligno non può nulla se non siamo noi ad aprirgli la porta della nostra anima, seguendo le sue lusinghe ingannatrici…, non può strapparci da Dio, se noi non glielo permettiamo di strapparci da Gesù!». Ecco perché è così importante nutrirci frequentemente di Lui. E in un’altra occasione (l’otto aprile) diceva: “L’Eucaristia è importante perché, senza, saremmo ancora di più tentati, più peccatori di quello che siamo…”.Buon cammino di conversione quotidiana a ciascuno di noi e imploriamo la nostra Mamma Celeste affinché ci aiuti a riprendere o a rimanere nell’unica strada che per noi è:  Via, Verità e Vita, quella indicataci da Gesù.In prossimità della  Pentecoste (15 maggio) imploriamo lo Spirito che ci assista, poiché “senza lo Spirito Santo, non riusciamo ad essere testimoni veri, e il testimone è chi è coerente con quello che dice, con quello che fa e quello che ha ricevuto” (Papa Francesco).
Rivolgo quindi a voi lettori l’invito a pregare per tutti questi nostri giovani che riceveranno per la prima volta Gesù Eucaristico e per quelli che riceveranno la Cresima e per i tanti giovani che si sono radunati in piazza San Pietro per festeggiare il “loro” Giubileo con papa Francesco.
Vi ricordo, inoltre, che il 14 maggio, presso gli scavi archeologici di Luni, ci sarà, con inizio alle 20,30, la Veglia di Pentecoste organizzata dalla diocesi di Massa-Carrara- Pontremoli. 

                                                                             

 

 

P.S.:Come sempre riporto di seguito il messaggio della Madonna a Medjugorie.
"Cari figli! Il Mio Cuore Immacolato sanguina guardandovi nel peccato e nelle abitudini peccaminose. Vi invito: ritornate a Dio ed alla preghiera affinché siate felici sulla terra.
Dio vi invita tramite me perché i vostri cuori siano speranza e gioia per tutti coloro che sono lontani. Il mio invito sia per voi balsamo per l’anima e il cuore perché glorifichiate Dio Creatore che vi ama e vi invita all’ eternità. Figlioli, la vita è breve, approfittate di questo tempo per fare il bene. Grazie per aver risposto alla mia chiamata". (
Messaggio del 25 aprile 2016)


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