N° 5 - Maggio 2016
Storie dei lettori
  Appunti di un Pellegrino
di Gualtiero Sollazzi



No party, se cattolico?
“No Martini, no party”: era il tormentone di uno spot pubblicitario. Oggi, pare che l’accesso non a un party, ma a ben altro, sia negato a chi è cattolico. La storia è lunga anche fermandoci solo all’Italia e indicativa di pregiudizi. Si pensi alle polemiche sulla scuola paritaria. A certa gente le si gonfiano le vene se lo Stato decide di dare due soldi a queste scuole. Se rivisitiamo certi premi letterari: lo Strega, Grinzane Cavour, il Viareggio…, è lampante che se non appartenevi a certe “parrocchie” non vincevi un tubo. E le opere di Autori cattolici di valore, le trovavi nelle librerie dal nome famoso? C’è di più. “Cattolico” è diventato un insulto.
Sere fa, nel salotto di “Otto e mezzo” dell’ineffabile Gruber, si stava discutendo di certi accadimenti. Una signora, filosofa per chi lo sapeva, come risposta a un interlocutore gli dice: “Il suo ragionamento è proprio ‘da cattolico’ “, sottinteso: da nazista. Rivedere la trasmissione, per curiosità.
A un mercato, un ambulante per far figura presso il capoguardia, di provata fede stalinista, e che lì faceva il bello e il brutto, gli disse indicando un collega: “Lui è un cattolico!”. “Sì, rispose l’altro a muso duro, e sono meglio di te!”. Sarà una risposta non proprio evangelica, ma talmente azzeccata...

 

Estasi
Questo termine pare non riguardarci. Lo riserviamo ai mistici e ai Santi. Lo scrittore Pavese, abitualmente amaro, liquida l’estasi così: “Non è nulla di più che il piacere di addentare una nespola o un grappolo d’uva. Se ne può fare a meno”. Lapidario, ma ignorante.
L’uomo è assetato di estasi. Si pensi all’amore. Di fronte, poi, a un panorama, a un’opera d’arte, ci esce spontaneo: “Sono estasiato!”. La bellezza suscita l’estasi. Il cristiano è “di natura” estatico.
Il curato d’Ars entrando in chiesa vide un povero contadino, muto davanti al tabernacolo. Incerto, gli chiese: “Cosa fai?”. La risposta: “Io lo guardo, e Egli mi guarda”.
Chiara Badano è una ragazzina che colpita da gravissima malattia, ne fa un Tabor. Chiara Lubich, in una lettera, le porrà il soprannome di “Luce”. E Luce confiderà: “Dio mi ha tolto le gambe, ma mi ha dato le ali!”. La vita del credente è un camminare in un’estasi quotidiana cantata dal salmo 115: “Camminerò davanti al Signore nella terra dei viventi”.

Madelein Delbré, mistica e poetessa, meditando il mistero di Dio, afferma: “Nulla sarebbe mediocre, perché tutto sarebbe voluto da te. Nulla sarebbe troppo pesante, perché tutto avrebbe radice in te. Nulla sarebbe tedioso, perché tutto sarebbe amore di te. Noi siamo tutti dei predestinati all’estasi”.



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  Semplici considerazioni
di Marisa Lisia



 

Come per incanto ho ritrovato nel mio cuore sensazioni da tempo sopite, con i suoi numerosi perché: il perché della morte ed il perché della vita da sempre perpetuata per il miracolo dell’amore.
Disse bene il Figlio prediletto di Dio, che di cuori se ne intendeva, Eccome! “Alzati e cammina”, ordinò solennemente ad un paralitico, che fu guarito all’istante. Poter poi udire le più sottili delle realtà, come il soffiare lieve del vento, vedere sbocciare un fiore, ascoltare le voci misteriose del mare in tempesta e, con estatico stupore, ammirare notti popolate da miriadi di luminose stelle. Tutto ciò che di grande e di infinito esiste, perché è opera delle tue mani, Signore.
Fammi sempre udire, dunque, nel tempo presente il lieve soffiare del vento, il delicato profumo dei fiori, lo splendore del tuo astro sovrano, il placido sussurrio del mare in bonaccia ed il gioire di persone amate. Ed io appagata sarò per l’eternità, sgabello per i Tuoi piedi…

                                                                             



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  A nostro padre, un piccolo pensiero
di Paolo - Roberta - Paola



 

14 febbraio: San Valentino. Il giorno in cui sei nato, ed è per questo che avevi un così bel nome.

29 febbraio: giorno in cui il Signore ti ha chiamato a sé.
Un bel nome, dicevamo. Come bella è stata tutta la tua vita. Maestro di vita per noi, tuoi figli: insegnandoci con amore e guidandoci con fermezza, fin da piccoli, ad avere rispetto del prossimo, della natura e delle cose.
Oggi che anche noi siamo genitori, non possiamo fare altro che mettere in pratica tutto ciò che ci hai insegnato, e fare sì che possiamo trasmetterlo ai nostri figli.
I tuoi occhi sorridevano sempre. Prima di te arrivava la tua voce, inconfondibile; la tua espressione era sempre gioiosa e felice.
Tutti coloro che sono venuti a salutarti, avevano un ricordo, un pensiero, un aneddoto gioioso da raccontarci: grazie di cuore a tutti!
Ora siamo certi che dal Paradiso veglierai e proteggerai tutta la tua grande famiglia.
Con tantissimo amore, i tuoi figli, Paola, Roberto, Paolo.

 

Il caro Valentino Alessandroni già da piccolo era divenuto “famoso”, qui a Ortonovo, e particolarmente nella sua parrocchia di Isola, poiché il Prof. Taravacci dovendo dipingere una grande tela raffigurante San Giovanni Bosco per la chiesa di Isola, scelse proprio la figura del piccolo Valentino da affiancare al Santo protettore di quella parrocchia.



  Finalmente una cartolina!
di Marta



 

In questo nostro tempo la tecnologia fa veramente miracoli e noi ‘anzianotti’ rimaniamo meravigliati; ora si possono fare tante cose con una facilità estrema e immediatezza.
Si può, ad esempio, telefonare in tutte le località del mondo e nello stesso tempo vedere con chi si parla: basta collegarsi a ‘skipe e con un clik puoi vedere e parlare col tuo cugino o tua zia in Australia. Senza parlare poi dei vari you tube, facebook, watts app e altri servizi che ancora non conosco. I messaggini, poi, sono all’ordine del giorno. 
Oggi, osservando le persone ti accorgi che non è più possibile parlare a tu per tu, bisogna aspettare il proprio turno, dopo che quella persona ha finito di dialogare al telefonino e, talvolta, non si riesce a finire un discorso che il cellulare suona di nuovo e bisogna interrompere la conversazione.

Tutti vanno di fretta: il gomito alzato (non perché ha bevuto) e la testa reclinata significano che stanno parlando al cellulare che è ormai diventato quasi indispensabile; ma è anche vero, bisogna ammetterlo, che è di una utilità eccezionale.E così è ormai quasi scomparsa la bella abitudine di scrivere cartoline illustrate quando si va in vacanza o viaggi in importanti e amene località. Ora basta un selfie (autoscatto) col tuo volto e il panorama e inviarlo: in un attimo è a destinazione! Proprio ogni tanto me ne arriva qualcuna: tempo fa da un’amica da Bruxelles e, proprio in questi giorni una addirittura da New York. Eccola qui, che emozione! Mentre la osservo, penso al suo lungo percorso: la foto, la stampa, esposta all’edicola o in un negozio di ricordi; questa cartolina fino al suo arrivo in Italia ha ‘parlato’ solo inglese, è stata toccata, osservata solo da Americani; ora sembra che mi stia raccontando del suo lungo cammino.
I francobolli sono tre, tutti uguali; su di loro sventola la bandiera americana a stelle e strisce con la scritta “U.S.A. FOREVER”; la data è quella del 12 aprile 2016; poi  “Cari saluti a tutti”; l’immagine è quella di New York con i suoi altissimi grattacieli; in primo piano la statua della Libertà: bella, imponente, con un braccio alzato regge una fiaccola, nell’altra mano un libro recante la data dell’indipendenza americana, 4 luglio 1776; sul capo una corona a sette punte che rappresentano i sette mari o i sette continenti.
Ora questa cartolina fa bella mostra di sé attaccata al vetro della mia credenza; quando le passo vicino mi sembra di sentire l’odore di quella grande metropoli, il vociare delle tante persone che la invadono continuamente, il suono dei mezzi pubblici, le altissime insegne fluorescenti della pubblicità e dei tanti negozi.

Grazie, caro Ale, per avermi scritto questa cartolina!

 

                                                                                        


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  Don Albino Bellangelo
di Enzo Mazzini


 

Don Albino Bellangelo è e sarà per sempre nel cuore degli Ortonovesi.  Lui, che insieme ai suoi confratelli, don Pesce e don Tito, ha segnato la storia locale negli anni terribili della guerra di Liberazione, non poteva essere dimenticato da chi può dare ancora testimonianza diretta di tanto eroismo e fraterna generosità. Ad ognuno di questi santi e generosi sacerdoti è stato dedicato un ricordo sul “Sentiero” ; quello su don Albino è stato riportato nel n° 10 di dicembre 2013, al quale chi vuole può fare ricorso per una più completa lettura  (o anche cliccando su Google:  don Albino Bellangelo).
L'Amministrazione Comunale, in occasione dell’anniversario della Liberazione, ha voluto intitolare a don Albino Bellangelo il parco adibito ad uliveto in Via Larga, adiacente la tipografia Sanguinetti, con una cerimonia veramente significativa. Numerosi i cittadini presenti che hanno dato dimostrazione di commossa partecipazione, compresa la nipote Maria Grazia Bellangelo insieme al marito. La cerimonia è iniziata con la Santa Messa, celebrata dal parroco don Andrea, coadiuvato dal diacono Paolo e con l'esecuzione dei canti religiosi diretti da Angelo Angelini. Commovente l’omelia di don Andrea che ha sottolineato il valore cristiano e civile di santi sacerdoti, come don Albino Bellangelo, e la insostituibile  missione che la Chiesa è chiamata a svolgere.  Terminata la celebrazione eucaristica, tutti i presenti si sono trasferiti nello spazio in cui è stata esposta la lapide-ricordo per la cerimonia dello scoprimento e la benedizione da parte di don Andrea. Sulla lapide sono incise poche parole, ma molto significative: "A ricordo di don Albino Bellangelo, parroco esemplare di Casano. Salvò il paese dalla distruzione nazifascista". 
In sintesi, un eroe! Quanti santi sacerdoti si sono comportati così!  E quanti hanno pagato con la vita!
A questo punto ha preso la parola il sindaco Pietrini che ha ricordato il comportamento eroico di don Albino, rievocando alcune pericolose vicende, come quella del caporale Bertacchini che aveva deciso di passare nelle fila dei partigiani o quella del caporale tedesco Gollarsh, omettendo di riportare per intero la descrizione di dette vicende per necessità di sintesi, rinviando al precedente articolo richiamato in premessa per eventuali approfondimenti.
Dopo l'intervento del rappresentante della FIAP, Mario Battiglia, ha preso la parola il presidente dell' ANPI  di Ortonovo, Luciano Danieli, che ha ricordato alcuni momenti importanti e commoventi della sua infanzia e giovinezza, quando fu costretto a lasciare la sua casa di Isola per rifugiarsi con la famiglia all'Annunziata prima e poi darsi alla lotta partigiana. Quindi l'intervento conclusivo del prof. Andrea Ranieri del comitato nazionale di Sinistra Italiana. Dopo aver ricordato alcuni passaggi della filosofia fascista: "Obbedire, obbedire, obbedire", si è intrattenuto su alcuni momenti  della lotta partigiana, ricordando anche un vero eroe tedesco Rudolf Jacobs, che si era unito ai partigiani ed il 3 novembre 1944, insieme ad altri 9 partigiani, sotto mentiti abiti tedeschi, attaccò l'hotel "La Laurina" di Sarzana, che era usato come caserma dai fascisti, facendosi passare per un distaccamento tedesco al comando dello  stesso Jacobs .L'attacco di sorpresa fallì e Jacobs, la cui arma si inceppò, fu ucciso. Altri i passi importanti del suo intervento, compreso quello riguardante il  messaggio di Papa Francesco che si batte contro i muri  ed in difesa degli emigranti e la lotta per una maggior giustizia sociale.

                                                                                        


  Una persona non muore mai se continua a vivere nel nostro ricordo
di Andreani Tarcisio




 

          Caro Paolino, così, a dispetto della tua mole, ti abbiamo sempre chiamato. Mentre mi accingo a scriverti in occasione del nostro 60° compleanno, la mia mente viene sommersa dai ricordi, dalle tante situazioni della vita che ci hanno legato. Solo 23 giorni ci separano nella nascita e sin dai primi mesi abbiamo preso il latte dal solito seno, e questo ci ha sempre legati come un sottile filo, sottile ma molto solido. Una persona, mentre ti ricordavamo, mi ha detto: ”Se ne è andato un pezzo di Storia”.
Vorrei qui ricordare molte cose; mi manca molto il tuo saluto scherzoso, le imitazioni che facevamo di Stanlio e Ollio, il prenderci a pugni, darci le ‘panciate’. Mi manca molto quel tuo sguardo, con occhi languidi, quando avevi qualche problema fisico. Non potrò mai dimenticare l’angoscia che mi prese quando una volta mi dissero che non eri rientrato con il pullman e che ancora ti stavano cercando; o quando stavi per affogare e ci siamo buttati tutti a prenderti per tirarti a riva, a Marinella (non fu impresa facile per la tua mole e la tua agitazione); e le conseguenti botte che tu prendesti da tua mamma Aldina, la quale, povera donna, si era spaventata moltissimo.
Quante corde di chitarra  ti abbiamo comprato perché le rompevi continuamente e ne imitavi il suono con la bocca, questo fino a quando l’Aldina ti ha spaccato la chitarra in testa e non ha più voluto che te la ricomprassimo.
Il giorno del tuo compleanno (il 15 dicembre) era “obbligo” venire a prendere il caffè doppio dell’Aldina, che ci teneva svegli due giorni con un po' di tachicardia, e portarti un regalo, sempre ben indovinato visto che già un mese prima cominciavi a chiedercelo.
Rivedo la gioia nei tuoi occhi quando ti abbiamo portato il mangiadischi: lo portavi sempre con te attaccato all’orecchio e cantavi Celentano con il tuo timbro di voce baritonale. Non ti vediamo più passare portando i sacchetti dell’immondizia con la tua andatura ondeggiante e la faccia che ci faceva capire che era una grande fatica per te, ma la Marina questa tua “fatica” se la meritava. Mi mancano le tue espressioni quando ci si incontrava per la strada: “o budellooo!”, “pagliaccio!”, “a me!?”, oppure le tue imitazioni di Stanlio. Mi manca quando all’inizio dell’estate mi chiedevi sempre: “Quand’ i ven Pino?  I ven, i ven?”.
Ora stai guardando dal Cielo noi così affaccendati ad accumulare denaro, ad odiarci, a pensare male l’uno dell’altro, a non saperci perdonare, a non avere attenzione per i più deboli e bisognosi, ad essere attaccati alle piccole cose…, e con la tua espressione migliore stai dicendo: “Com’ g’jen scemi!”.
Caro Paolino, ho fatto la festa dei miei/tuoi 60 anni con te sempre vicino.

 

                                                                              

 



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