N° 4 - Aprile 2015
Spiritualità

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  Appunti di un Pellegrino
di Gualtiero Sollazzi


La bomba

Il 1° marzo scorso Carrara è rimasta paralizzata per il disinnesco di una bomba. 17.000 persone hanno dovuto lasciare per ore le loro abitazioni. Autostrada chiusa e così la linea ferroviaria per buona parte della mattinata. Anche le chiese nel “perimetro rosso”  hanno dovuto sospendere le Messe festive. Un disagio notevole, forse per un eccesso di prudenza da parte delle autorità. I sacerdoti rimasti liberi loro malgrado dalle celebrazioni, si sono resi disponibili a “dir Messa” in comunità dove alla domenica non c’è, per mancanza di preti.
In una di queste parrocchie “scoperte”, la gente, sapendo della gradita novità, ha riempito la chiesa, partecipando con gioia all’Eucaristia. Al termine, un parrocchiano rivolgendosi al “don” ha esclamato: “Speriamo in un’altra bomba!”. Un’espressione che dice tutto. Se capita un altro disinnesco, potremo avere di nuovo la Messa!
Viene un sorriso, ma anche qualche riflessione. C’è la consapevolezza cosa significhi poter avere l’Eucaristia domenicale? Tra poco i preti saranno contati. Chissenefrega o ci si mette in ginocchio per ottenere vocazioni? C’era una canzoncina con musica scadente ma con parole vere: “Si sospira il bene solo quando lo si perde…”.

 

 

Frammenti pasquali

Al mio paese l’evento pasquale si sentiva nell’aria fin dal sabato santo. Era il brivido di una Resurrezione  annunciata. Tonino Bello lo ‘racconta’ bene: “Che cosa faranno gli alberi stanotte, quando suoneranno a stormo le campane? Le piante del giardino spanderanno, come turiboli d’argento, la gloria delle loro resine? E gli animali del bosco ululeranno i loro concerti mentre in chiesa ci canta l’ Exultet? Come reagirà il mare che brontola sulla scogliera, all’annuncio della Resurrezione? L’angelo in bianche vesti farà fremere le porte anche dei postriboli? Oltre i cancelli dei cimiteri, sussulteranno sotto il plenilunio le tombe dei miei morti? E le montagne, non viste da nessuno, danzeranno di gioia attorno alle convalli?”.
Noi, cosa proveremo a Pasqua? Ci diranno nulla quel masso rotolato, le parole dell’angelo alle donne: “Non è qui, è risorto”?. Forse questo è il giorno per riprendere in mano  ognuno la propria vita e farne, come diceva Giovanni Paolo II, un capolavoro.



  Gesù Eucaristia, mistero di comunione
di Giuliana Rossini



 

Oggi mi accingo ad accostarmi, quasi in punta di piedi, ad un argomento altissimo che metterà a nudo tutta la mia piccolezza e inadeguatezza, ma che, con tutti i miei limiti, vorrei porgere come un dono a chi vorrà accoglierlo, avendolo ricevuto, a mia volta, come tale.             Vorrei esporre alcune riflessioni su Gesù Eucaristia, mistero di comunione e di unità.
Gesù, poco prima di morire, ha voluto lasciarci alcuni doni, strettamente legati tra loro, che ci aiutassero a non rimanere soli, dopo la sua ascensione al cielo, ma a mantenerlo presente per sempre tra noi. Il primo è il comandamento dell’amore reciproco che Lui chiama “mio” e “nuovo”, mediante il quale dobbiamo amarci con una misura senza limiti, la sua, e cioè fino a dare la vita. Per esso Gesù si fa presente fra i suoi, come Egli stesso ci assicura: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome (cioè nel mio amore), lì sono io in mezzo a loro” (Mt 18,20). Il secondo è l’istituzione dell’Eucaristia. Con questo dono sublime, Egli ha fatto in modo da restare per sempre con noi su tutti i punti della terra.
Soltanto la fantasia di un Dio poteva arrivare a tanto, rovesciando il cielo sulla terra!
Facendosi cibo e bevanda per noi,ci invita a nutrirci di Lui, a mangiarLo e, in questo modo, non Lui diventa noi, ma noi diveniamo altri Lui, altri Gesù in una relazione che parte dalla Trinità e alla Trinità ritorna. Infine il terzo è il dono dell’unità. Gesù, questo dono, lo chiede al Padre: “Che tutti siano una cosa sola, come Tu, Padre, sei in me e io in Te, siano anch’essi in noi” (Gv 17, 21), perché soltanto Lui poteva realizzarlo. E’ una richiesta accorata che Gesù rivolge con intensità al Padre in quello che possiamo considerare come il suo vero e proprio testamento, nell’ultimo intenso discorso ai discepoli. Gesù vuole che siamo una vera e propria famiglia, che ci amiamo l’un l’altro accogliendo gioie, dolori, fatiche del prossimo fino a farle diventare nostre. In una parola vuole che diventiamo un solo corpo, il suo corpo mistico, la sua Chiesa.
Ma come realizza Dio questa unità? Tramite Gesù Eucaristia. Cibandoci di Gesù, diventiamo come Lui, altri Gesù: io Gesù, tu Gesù, lui, lei Gesù… diventiamo cioè un solo Gesù, tutti uno. Ma non basta. Come Lui si fa cibo per noi, anche noi dobbiamo diventarlo per i fratelli: pane spezzato, pronto per essere mangiato. Gesù, per primo, ce ne ha dato l’esempio, mettendosi al servizio di tutti, pronti a dare la vita per i fratelli. Ma perché l’Eucaristia possa renderci veramente pane spezzato è necessario vivere il comandamento nuovo dell’amore scambievole e, in particolare, avere il cuore puro, senza odi e ripensamenti, disposti sempre al perdono. “Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì il tuo dono… e va prima a riconciliarti con lui…(Mt 5, 23-24). Non è un compito facile, anzi! Ma la fatica, il dolore, anche l’impotenza e tutta la nostra debolezza offerti per la realizzazione della volontà di Dio, possono diventare benzina per accendere il fuoco e incendiare la terra, in modo che Gesù, guardandoci dall’alto, possa affermare compiaciuto: “Ecco, questo è il mio corpo!”.

            Buona Pasqua a tutti!

                                                                                 

  La via per arrivare a Dio: il fratello!
di Da uno scritto di Doretto di qualche anno fa.



 

Ho letto uno scritto di Chiara Lubich che dice: “Sappiamo come, attraverso i secoli, nella Chiesa siano sorte persone eccezionali, i Santi, i quali sono tali proprio perché sono riusciti a conquistare l’unione con Dio? In che modo e a quale prezzo? Spesso ritirandosi dal mondo e isolandosi nei deserti o chiudendosi nei conventi, protetti da mura, per essere facilitati, lontani dalle tentazioni del mondo, nel loro rapporto col Signore presente nei loro cuori. Oggi però i tempi richiedono altri modi e lo Spirito Santo si adegua ai nuovi cambiamenti. Oggi la santità deve fuoruscire dai conventi, essere presente nelle case, nelle scuole, nelle strade, negli uffici, nelle fabbriche, nei parlamenti…, perché oggi, più di una volta, si è preso coscienza che anche i laici sono chiamati alla santità”.
Queste le parole di Chiara che le scrisse prima del Concilio Vaticano II. Ora io mi chiedo: Come fare per realizzare questo progetto di Dio? Giovanni Paolo II ha detto che “la via della Chiesa, oggi, è l’uomo!”. Eccola la via per arrivare a Dio: il fratello, la sorella! L’unione con Dio è l’unione con i fratelli! Ma come? Semplice: amandoli ad uno ad uno durante la giornata, tutta la giornata. Il fratello è, quindi, la porta per entrare nella vita divina, per entrare nella luce. Sta scritto, infatti, “chi ama il suo fratello rimane nella luce” (Gv 2,10). E anche “Egli (Gesù), ha dato la sua vita per noi, quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i nostri fratelli” (Gv 3,16).
Ricordo quella volta che dopo aver ricevuto l’Eucaristia, guardai il tabernacolo e ringraziai Gesù per il bene che mi voleva, ma la solita ‘vocina’ mi disse: “Perché mi guardi qui nel tabernacolo, in questo momento sono dentro di te, il mio tabernacolo ora sei tu: io sono in Te!”. “Gesù, se Tu sei in me, cosa vuoi che faccia?”. “Semplice: ama, ama come io ti amo”. “Gesù, ma Tu mi ami sino a dare la vita per me!”. “E tu fai altrettanto con i tuoi fratelli, amali come li amo io”. “Gesù, è dura…”. “E io cosa ci sto a fare con te?”. E mi sono accorto, col passare del tempo, che sforzandomi ad amare così il mio prossimo, cioè tutti quelli che incontro nell’arco della giornata, attimo per attimo, a cominciare da quelli più vicini a me, cioè la mia famiglia,  più li amo e più e più mi avvicino al Signore.
Ecco la via per diventare Santi oggi. Poi ho imparato una cosa molto facile per realizzare questa meravigliosa scoperta: bisogna farlo assieme, in unità con altre anime vicine  che si nutrono dello stesso Corpo di Gesù insieme a te. Che bello ritrovarsi assieme la domenica, riuniti alla mensa Eucaristica col nostro parroco e celebrare il mistero della Risurrezione! Sì, anche la nostra risurrezione, la nostra Pasqua!

 

                     


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  Sindone e Scienza: una via per la verità
di Mara Barbieri


Parrocchia del Preziosissimo Sangue di Luni


Conferenza della dott.ssa Emanuela Marinelli

 

Questo il testo della locandina che è apparsa nelle nostre chiese, nei luoghi d'incontro del Comune e anche nelle chiese vicine della diocesi di Massa.-Carrara-Pontremoli.
La conferenza della dott.ssa Marinelli è stata un evento, un incontro molto interessante per tutto il Vicariato di Luni che ha visto la presenza di moltissime persone.
Dobbiamo ringraziare Padre Enrico, Superiore Generale dei Missionari di Maria, che aveva come ospite, nella sua Casa Madre di Via Fenice a Massa,  Emanuela Marinelli, perché ha fatto in modo di inserire anche la nostra parrocchia fra i molti incontri che la grande studiosa ha tenuto nei pochi giorni del suo soggiorno a Marina di Massa.
La dott.ssa Marinelli vive a Roma; ha scritto 16   libri sulla Sindone tradotti in diverse lingue, è stata la Coordinatrice del Congresso Mondiale “Sindone 2000”, ha partecipato a numerosi dibattiti televisivi. Conferenziera in Italia e all'Estero, ha girato il mondo per dimostrare che non c'è conflitto fra fede e scienza, perché i segni della Passione di Gesù descritti nel Vangelo corrispondono ai segni “lasciati” sul sacro lino dal corpo straziato di un “crocifisso”.
Non a caso Giovanni Paolo II nel maggio 1998 inginocchiandosi davanti a quel Lino che avvolse Gesù, disse: “La Sindone è provocazione all'intelligenza. La Chiesa affida agli scienziati di continuare ad indagare”.
La dott.ssa Marinelli ha avuto il coraggio recentemente di visitare i paesi più poveri dell'Africa, il Libano, la Siria, dove vivono comunità cristiane perseguitate per parlare di speranza, della Luce dal Sepolcro.
A settembre in occasione della festa della Madonna Addolorata, il nostro parroco, don Andrea, aveva programmato un incontro, una riflessione sulla Passione di Gesù di cui fu testimone sua Madre Maria. Allora fece venire una copia autenticata della Sindone, ripromettendosi un approfondimento su quella sacra reliquia, in preparazione alla sua ostensione del 2015. Per questo ha accolto con entusiasmo la possibilità di avere questa studiosa e ne ha organizzato la conferenza nell'oratorio della parrocchia del Preziosissimo Sangue.
La Sindone è un lenzuolo di lino del I secolo dopo Cristo, che misura cm 442 x 113 e ha accompagnato e attraversato i 2000 anni di storia dopo Cristo; è stata testimone di guerre, pestilenze, incendi salvandosi sempre miracolosamente, fino alla storia più recente, quando, temendo che finisse nelle mani dei nazisti, fu portata segretamente nel Santuario di Montevergine (Avellino) dove rimase dal settembre 1939 al 28 ottobre 1946.
Alla morte di Umberto di Savoia, il 18 marzo 1983, per sua disposizione testamentaria, il Papa diventò il proprietario della Sindone e decise che il lenzuolo rimanesse sempre a Torino.
La Sindone non è un'icona, non è il sudario insanguinato di una delle molte vittime della crudeltà umana, ma è la prima reliquia, perché la più vicina in senso spaziale e temporale alla morte e resurrezione di Gesù Cristo.
La Sindone non è oggetto di fede, ma un sussidio alla fede e alla devozione, perché rimanda a un Crocifisso (a Gesù Crocifisso) per questo la Chiesa l'ha sempre custodita, venerata e ne ha incoraggiato la devozione.
Indubbiamente l'autenticità o meno della Sindone non cambia nulla nel nostro credo cristiano, che per fede ha al centro Cristo figlio di Dio morto e risorto, perciò non c'è l'obbligo di ritenere “per fede” autentica la Sindone. La scienza può continuare le sue ricerche anche con i mezzi di indagine modernissimi, ma l'excursus fatto dalla dott.ssa Marinelli di quel sacro lino fra storia, scienza e fede, anche sul piano della pura ragione, convince che l'Uomo della Sindone è Gesù di Nazareth.

 

                                                                                                       

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