N° 7 - Agosto-Settembre 2014
Spiritualità

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  Santa Teresa di Gesù da Avila (6)
di Angelo Brizzi




La Santa della riforma Carmelitana

 

“In Caravaca de la Cruz, quando Madre Teresa viaggiava in gran parte della Spagna fondando monasteri e mettendo in pratica la sua Riforma, vi era un solo convento era, ed è ancora, dei padri Gesuiti, sempre ben voluti dalla popolazione della città e dintorni e le loro celebrazioni erano molto seguite dai fedeli. Tra i tanti partecipanti si distinguevano tre giovinette, molto assidue alle omelie di un dotto gesuita; ascoltando le parole di questo santo padre e meditandole, nacque in loro un tale fervore da fare prendere una importante decisione per la loro vita futura e cioè abbracciare la vita del monachesimo. Però queste tre giovani, tutte di nome Francesca, avevano un grosso problema da risolvere: a Caravaca non esistevano monasteri femminili e per rimarcare la loro precisa volontà si rinchiusero in una casa di proprietà di una di loro e decisero di non uscirne più finché non fosse fondato un convento femminile nella loro città.
Il priore dei Gesuiti, dopo vari tentativi di farle ricredere dal loro proposito, constatata però la caparbietà delle tre giovani nel voler prendere il velo, promise loro che avrebbe mandato un messo da Madre Teresa, già fondatrice di vari monasteri, con una lettera di supplica in favore della fondazione di una casa conventuale femminile e mettendola a conoscenza della loro ferma decisione di consacrarsi a Nostro Signore Gesù. Madre Teresa si trovava ad Avila, quando le giunse il messo inviato dal Priore. Erano i primi mesi dell’anno 1575, Madre Teresa si sorprese nel ricevere la notizia della determinazione di quelle tre giovani postulanti e si sentì subito animata di attuare il progetto di un nuovo convento della Vergine del Carmelo in quella città, ma anche ben sapendo che si trovava fuori mano e mal servita da strade di comunicazione. Madre Teresa si trovò a pensare a quelle postulanti spontaneamente già chiuse in una clausura inadeguata e prese la decisione di inviare due buoni amici a verificare come realmente stavano le cose, dato che lei era impegnata ad ultimare una fondazione a Beas. I due inviati andarono a Caravaca  ma per vari motivi la loro permanenza lì si prolungò più del previsto e quando parve loro che il tutto era fattibile, tornarono da Madre Teresa per riferire l’esito della missione. Ma, nel frattempo, Madre Teresa si era trasferita a Siviglia per una nuova fondazione che le procurava non poche preoccupazioni”.
Sevilla, la maravillosa, adagiata sulle sponde del Guadalquivir sulle cui acque si incrociavano galere e galeoni; dal suo porto partivano e arrivavano merci, specialmente dal Nuovo Mondo; fra le sue ricchezze artistiche vi è la Cattedrale, la più grande della Spagna, ma credo che occupi come grandezza uno dei primi posti al mondo. Fu costruita sule rovine di una moschea e il bel minareto, rimasto intatto, fu trasformato in campanile. Quando le 28 campane di cui è dotato suonano assieme, Sevilla si ferma per bearsi della melodia che si espande sopra la città. Come el dia de la boda que se casò la Infanta Elena, princesa de Espana, jo me encontré en Sevilla el dia mismo de la bada (Come il giorno del matrimonio della principessa di Spagna, l’Infanta Elena, io mi trovavo quel giorno a Siviglia).
“Come già detto, Madre Teresa riceveva costanti notizie e suppliche dalle tre postulanti di Caravaca, lì la raggiunsero anche i due inviati, fra Giuliano d’Avila e Antonio Gaytan, con tante buone notizie sulle giovani e sulla loro casa. La Santa fece suo l’impegno preso dai suoi inviati, però lei non poteva assolutamente lasciare Siviglia, per cui affidò a fra Gaytan l’incarico di prendere contatto con il maestro fra Girolamo Gracia per trasferire un manipolo di suore dal convento di Malagon alla nuova casa di Caravaca. Tra i nominativi che Teresa dette a fra Girolamo ce n’era uno con accanto la parola priora, e questa era madre Anna di sant’Alberto; questa portò a termine la nuova fondazione in base alle direttive  di Madre Teresa. In quel felice giorno, 18 dicembre 1575, la popolazione di Caravaca de la Cruz scese in festa per le strade ad accogliere le suore del Carmelo; la gioia delle tre postulanti era incontenibile: il loro desiderio, dopo tanto tempo, per volere di Dio, per  la loro caparbietà e l’interessamento di Madre Teresa, veniva esaudito.
Questa è la storia della fondazione del Carmelo teresiano in Caravaca de la Cruz - continuò il frate -,  Carmelo riformato da S. Teresa e da S. Giovanni della Croce, il quale per suo compiacimento e per l’amore della popolazione verso il Carmelo, volle che anche gli “Scalzi” fossero presenti in quella comunità cristiana, quindi il 18 dicembre del 1586 presero la residenza in città, prima in una misera casa nelle vicinanze della chiesa di N.S. della Concezione, poi, il 1 marzo 1587, nell’attuale luogo. In questo monastero poche cose rimangono del tempo di S. Teresa: del fabbricato, solo la parte che dà sulla strada, all’interno, un velo della Madre, uno scapolare e una piccola macina por el trigo (per il grano). La Madre che non era presente all’inaugurazione, mandò due statue, una raffigurante S. Giuseppe e l’altra la Vergine del Carmelo, esistenti a tutt’oggi nel convento. Spero così di aver esaudito la vostra curiosità”, concluse il frate. Somos rumbo a Italia, ahì se estan las nuestra familias!”. “Os aguero un buenos viaje!”  (Vi auguro un buon viaggio!). Gli stringemmo la mano e: “Asta la vista Hermano!”.


  La consapevolezza di quello che riceviamo col Sacramento
di Stefania




            Nei mesi di giugno e luglio e la prima domenica di agosto, con la mia famiglia, ho condiviso momenti importanti e di grande gioia con diverse persone cristiane come me e la mia famiglia: due Matrimoni (il terzo l’avremo a fine agosto), una Prima Comunione, una Cresima e un Battesimo. Quando alcuni mesi fa ho saputo di tutti questi inviti, ho immaginato che mi si stava presentando l’occasione di fare un confronto: allora, prima di iniziare il mio personale cammino, e ora che credo di avere, finalmente, la consapevolezza che un cristiano non deve stare fermo, ma deve impegnarsi, ogni giorno, secondo gli insegnamenti del Vangelo e utilizzando tutti quegli strumenti che la Chiesa ci mette a disposizione. Ho quindi potuto rendermi ancora più conto di come vivo, ora, i Sacramenti, che sono per ognuno di noi, nessuno escluso, tappe di vita fondamentali per proseguire il nostro cammino e per rimanere sempre nella strada del Signore.
Subito ho pensato che la prima azione che dovevo rivolgere a coloro che mi avevano invitato era la preghiera, poi anche quelle azioni esteriori anch’esse necessarie per condividere la festa con coloro che avevano ricevuto il Sacramento. Devo senz’altro ringraziare coloro che mi hanno invitato perché quello che ho ricevuto in queste occasioni è stato di grande aiuto per proseguire il mio cammino quotidiano con il Signore. Mi sono ancora di più resa conto del grande tesoro che possiedo e che devo difenderlo per non perderlo e tutto questo mi ha permesso di vivere appieno il rito e la festa con una gioia e una pace mai così intensa. Ho avuto la prova, guardandomi indietro, del mio capovolgere completamente l’ordine delle mie azioni nel partecipare al rito dei Sacramenti, capendo fino in fondo quanto sia importante mettere queste “pietre miliari” nella costruzione della nostra vita. Ho quindi pregato affinché quello che io ho trovato, lo potessero trovare anche tutti coloro che ricevevano il Sacramento, ossia che la nostra vita ha un senso se mettiamo al primo posto Dio e che ricevere il Sacramento è presenza viva di Gesù con noi e solo con Lui nel cuore possiamo gustare la vera pace.
Il nostro Creatore non vuole da noi grandi cose, vuole solamente che ci amiamo gli uni con gli altri; per fare ciò dobbiamo ritornare a mettere in tutte le nostre azioni due importanti ingredienti: responsabilità e tanto rispetto reciproco. Solo così, facendo ognuno la nostra parte, arriveremo a pulire questo mondo sporco, dove l’amore, la giustizia e la pace non stanno vincendo. Sant’Agostino diceva: “Il nostro cuore sarà sempre inquieto finché non troverà Dio, e trovandolo troveremo quell’amore che abbiamo sempre cercato”. Se ci amassimo un po’ di più, le nostre chiese dovrebbero essere strapiene di cristiani ogni giorno.

Buon cammino di conversione quotidiana a ciascuno di noi e non dimentichiamoci mai che non siamo mai soli.

                                              

                                                                                             

 

P.S.) Recitiamo spesso questa bella ‘Preghiera alla Santa Famiglia’ di Papa Francesco.

 

Gesù, Maria e Giuseppe, in voi contempliamo lo splendore dell’amore vero, a voi con fiducia ci rivolgiamo. Santa Famiglia di Nazareth, rendi anche le nostre famiglie luoghi di comunione e cenacoli di preghiera, autentiche scuole del Vangelo e piccole Chiese domestiche. Santa Famiglia di Nazareth, mai più nelle famiglie si faccia esperienza di violenza, chiusura e divisione: chiunque è stato ferito o scandalizzato conosca presto consolazione e guarigione. Santa Famiglia di Nazareth, il prossimo Sinodo dei Vescovi possa ridestare in tutti la consapevolezza del carattere sacro e inviolabile della famiglia, la sua bellezza nel progetto di Dio. Gesù, Maria e Giuseppe, ascoltate la nostra supplica. Amen.

 

 


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