N° 6 - Giugno-Luglio 2012
Storie dei lettori
  “La sua misericordia resta per sempre con tutti quelli che Lo servono” (Lc, 1-50)
di Un’assidua lettrice


 
 


Lunedì 07.05.2012.   “…con tutti quelli che Lo servono”: ma cosa significa servire Gesù?  Significa amare gli altri come noi stessi, amare come Gesù ha amato noi quando è venuto in maniera “umile e semplice” in mezzo agli uomini 2000 anni fa; ma non solo amare chi ci ama e chi ci fa del bene (questo ci deve venire naturalmente), ma amare anche coloro che non si sono comportati bene con noi: amare e perdonare.

            Se Dio ci perdona quando ci pentiamo e ci confessiamo, perché noi non dobbiamo perdonare? Se Lui è misericordioso con noi sempre, anche nell’ultimo momento della nostra esistenza terrena (pensiamo al buon ladrone:”Oggi sarai con me in paradiso”), perché noi non dobbiamo essere misericordiosi con i nostri fratelli, figli come noi di Colui che ci ha creati? Siamo cristiani veri e coerenti? Riflettiamoci… Perché quando iniziamo a parlare male degli altri non ci diamo un morso alla lingua e non pensiamo ai nostri sbagli, ai nostri errori, alle nostre debolezze, ai nostri limiti? Se guardiamo gli errori degli altri e ne facciamo nostro insegnamento per non commetterli noi, questo è senz’altro positivo, ma se così non facciamo tutto questo diventa per noi punitivo, perché non ci permetterà mai di aprire completamente il nostro cuore a Maria e quindi farci guidare da Lei per arrivare a Gesù e alla vera pace interiore. Se non abbiamo la pace nel nostro cuore e all’interno delle nostre famiglie, possiamo avere tutto dal lato materiale, ma in realtà non abbiamo niente.

            Sono certa che se rimettiamo Cristo nella nostra vita, aprendogli quella benedetta “porta” (Giovanni Paolo II), facendoci aiutare dai messaggi che da 31 anni Maria ci manda (a Medjugorie), le cose per ognuno di noi cambieranno in meglio, ma dobbiamo seguire la legge dell’Amore: il Vangelo di Gesù. Diceva Blaise Pascal: “Se uno mette in pratica il Vangelo e Dio c’è, avrà guadagnato il Paradiso; se Dio non c’è, si sarà comportato bene in mezzo agli altri, come cittadino, come uomo e sarà di buon esempio per il proprio figlio…”.

            Il mese di giugno è il mese dedicato al Sacro Cuore di Gesù: facciamo veramente spazio nel nostro cuore a Colui che tanto ci ama: perché amando Gesù, amiamo di più noi stessi e, ovviamente, tutti coloro che abbiamo intorno.

            “Pace, pace, pace! Fate la pace con Dio e tra di voi!”. Questo ha detto la Madonna a Marija, il 26 giugno 1981, durante la discesa dal Podbrdo davanti alla croce di legno, nel punto detto della Riconciliazione. Per questo anniversario, secondo me, è molto importante per ciascuno di noi e per le nostre famiglie la novena della “Regina della Pace” che inizia il 16 giugno (Il libro delle novene, ed. Ancilla). Poi nel messaggio del 25.4.85 Maria dice a ciascuno di noi di “trasformare il nostro cuore”; e in quello del 17.10.85 dice che noi troviamo il tempo per ripulire anche i “locali più nascosti”, ma che il cuore lo lasciamo da parte e che dobbiamo lavorare di più, e con più amore, ripulendo ogni angolino del nostro cuore. Grazie, Maria! Rimani ancora il più possibile in quella terra santa di Medjugorie, perché abbiamo ancora tanto sporco addosso da togliere e proteggi coloro che sono molto impegnati per noi: i nostri sacerdoti; e fa che siano tutti santi nel loro servizio.

                                                                                                                

 

P.S.) Penso che per un accrescimento o un inizio dell’apertura della famosa “porta”, l’adorazione eucaristica settimanale non può che aiutarci, in qualsiasi chiesa, ovviamente, a seconda delle nostre esigenze e nel tempo che riteniamo più opportuno. Buona estate a tutti.

                                                                                                

 

            “Se consentiamo deliberatamente al peccato veniale di essere un pane quotidiano, un’anemia morale, la vita spirituale comincia a frantumarsi e a crollare. E come deve’essere terribile il peccato se ha il potere di uccidere la vita di Dio in me” (Madre Teresa di Calcutta).

 

 
 

  IL MESE DI MAGGIO
di Paola G. Vitale


 
 

            Proseguiamo l’incontro mensile di pellegrinaggio e di preghiera, voluto dal vescovo Francesco, ora patriarca in Venezia; sempre presenti alcune Confraternite, testimonianza fedele e pia dai luoghi di antica fede cristiana.

            Monsignor Bassano ha presieduto la celebrazione al Molinello di Vezzano, poi a San Bernardino di Corniglia e ci ha invitato con fermezza a chiedere fiduciosamente l’intercessione di Maria Santissima, sicuri che verremo esauditi.

            Questo mese di maggio è stata molto bella e sentita la celebrazione dell’Adorazione Eucaristica interparrocchiale che si è svolta al Santuario di N.S. del Mirteto a Ortonovo. Ho pensato che il periodo pasquale ci fa veramente più vicini al mistero eucaristico, immenso dono di amore di Gesù.

Ogni giorno, però, a noi conviene vivere intensamente i comandamenti di Dio, come Gesù ci chiede e come sua Madre, Maria, ci suggerisce: “Fate quello che vi dirà”.

Il Santo Rosario recitato in gruppo ci fa intanto presenti al cuore immacolato di Maria.

            Dunque, non perdiamoci di coraggio.

Grazie a voi, amici, pensando alla gioia del prossimo incontro e mettendo nelle mani di Maria Santissima tutti i bambini che riceveranno la Prima Comunione in questo anno.

 

                                                                                                                     


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  CHI LA FA…L’ASPETTI!
di Marta


 
 
 

            E’ una casetta bianca posta su una montagnola; c’è intorno un bel prato verde smeraldo, fresco di taglio, dove spiccano tanti, colorati fiori in tutte le stagioni. In questa casetta abitano, in affitto, Saverio e la sua famiglia: papà Nello, mamma Rosa, la sorella Mirca e il fratellino Armandino. Il papà fa il portuale e tutte le mattine si alza prestissimo per percorrere in bicicletta i cinque chilometri che lo separano dal posto di lavoro.

            Siamo nel 1955; la seconda guerra mondiale è finita da dieci anni e piano piano c’è una lenta ripresa; la mamma, Rosa, resta a casa ad occuparsi dei figli. Mirca - di dieci anni - va a scuola ed Armandino - di tre – non va ancora all’asilo. A Rosa piacciono tanto i fiori e ha trasmesso questa sua passione al figlio maggiore, Saverio, che di anni ne ha quindici e non frequenta più la scuola: fa l’apprendista in un’officina meccanica, ma tutto il tempo libero lo dedica al giardino e, con mamma Rosa, fa a gara a chi riesce meglio la fioritura. Dividono però anche la passione dell’orto, che è poi una necessità per il sostentamento della famiglia.  Negli occhi di Rosa c’è tanta gioia nel veder crescere tutte le sue piantine; la buona terra poi  dà i suoi frutti: melanzane, zucchine, peperoni…

            Saverio, come apprendista, non percepisce lo stipendio ma solo una piccola somma per invogliare il ragazzo ad imparare il mestiere. Non ama particolarmente uscire con gli amici; dedica la maggior parte del tempo libero al suo giardino. Conosce tutti i nomi dei fiori e, se qualcuno gli sfugge, consulta in biblioteca il libro dei fiori per conoscerlo. Un giorno (quello del mercato rionale) va con la mamma a fare la spesa e con i suoi risparmi compra un fiore esotico che tanto gli piace: non ne ha mai visto uno  così bello e non vede l’ora di arrivare a casa per metterlo a dimora. Lo pone all’inizio del viottolo che sale alla sua casetta: è uno spettacolo.

            In quegli anni c’erano ancora le lattaie che andavano a riempire le latte (la ‘centrale del latte’ era in fattoria) e poi si diramavano ognuna verso la propria zona. Una mattina Saverio si alza per andare all’officina, ma prima passa in rassegna i fiori sbocciati e nota che quello esotico è sparito. Lo chiede alla mamma, ma anche lei non ne sa nulla. Saverio va al lavoro ma pensa al mistero di quella sparizione e gli viene un sospetto. Due sere dopo, durante la cena, la mamma gli chiede: “Tutto bene?”. “Sì, risponde il ragazzo, tutto bene, mamma; il mio fiore è tornato al suo posto!”.

            Cosa era successo? Saverio si era ricordato di aver visto l’Amalia, una lattaia, che guardava il suo fiore con aria circospetta. Aveva preso la bicicletta ed era andato dove abitava la Amalia: era proprio lì, in bella vista; era certamente il suo, lo notava da diverse particolarità. Se lo riprese e lo riportò a casa sua. E alla mamma aggiunse: “Chi la fa…l’aspetti!”.

 

                                                                                                                     

 

 

  DAL MIO VIAGGIO IN BRASILE (SECONDA PARTE)
di Angelo Brizzi


 
 

 

            Perseguendo il suo disegno di restauro del Santuario, padre Riccardo, con l’aiuto della Divina Provvidenza, tira avanti impegnandosi duramente, senza risparmio, imponendo la volontà alla fatica e, non perdendo d’occhio il suo “gregge”, riesce, con benefattori prodighi in opere di solidarietà e lontani in essere, ma vicini a lui col cuore, ad arrivare al tanto atteso giorno della fine del restauro e riconsacrare la casa di Nostra Signora de Guia (della Guida).

            Il Santuario si presenta “ringiovanito” nell’aspetto, il tetto rifatto riprendendo l’antico disegno e così tutto l’interno con lo stesso principio, non solo con il legname, ma anche muri, intonaci e pietre rovinate o mancanti: tutto risistemato, in ossequio al passato e ammirato nel presente per il lavoro e la ferrea volontà di padre Riccardo, il Frei, come è conosciuto dai nordestini del Paraiba. Alla riconsacrazione del Santuario al culto della Senora de Guia , da parte del vescovo di Pessoa, vi partecipa tutta la stampa del Paraiba, il bel mondo di Pessoa e di Lucena. Gli abitanti dei villaggi della Prefettura di Lucena - di cui fa parte il Santuario - salgono numerosissimi al riscoperto devoto sito sulla collina per rendere omaggio alla Vergine e ringraziare chi tutto questo ha voluto e fatto.

            Una comoda strada (frutto del lavoro di Riccardo) che unisce il piazzale del Santuario alla statale che corre in basso nella pianura, favorisce la comoda salita dei pellegrini e dei loro mezzi di trasporto; la loro permanenza è confortata da servizi alimentari e igienici. All’interno, di una unica navata, la sacra immagine della Madonna è posta sopra l’altare maggiore sempre adornato da bellissimi fiori; tantissime le candele votive accese dall’amore filiale per la Vergine. Sempre numerosi i fedeli cercano all’interno un momento di silenziosa preghiera mentre all’esterno c’è il chiassoso frastuono della fiera: lunghe file di banchi gastronomici e di altre mercanzie; inoltre balli e canti folcloristici allietano piacevolmente il giorno di festa.

            Dopo tanta fatica e sacrifici le cose sembra che vadano per il verso giusto; tutto il lavoro fatto dà i suoi frutti sia materiali, sia spirituali; l’afflusso dei pellegrini è costante: provengono da ogni parte dello Stato; giungono con qualsiasi mezzo a loro disposizione. Nella comunità cristiana c’è tanto da fare: matrimoni, battesimi, bambini da preparare per Cresime e Prime Comunioni. Per tutto questo è necessario costruire dei locali dove svolgere tutte queste attività e c’è bisogno quindi di altri consistenti aiuti finanziari. La comunità cristiana affidata a padre Riccardo consiste in numerosi bambini mal nutriti e mal vestiti; abitano in capanne di legno e fango; foglie di kokkos fanno da tetto; la sporcizia regna… Sono creature bisognose di tutto, in primis l’alimentazione che è povera di sostanza, generalmente composta da un po’ di riso, fagioli e frutta che cresce spontanea. Trascorrono le giornate giocando nella terra, tra rifiuti e fogne a cielo aperto, ‘sdocciandosi’ approfittando dei frequenti acquazzoni.

            Nella mente di Riccardo sempre più si fa pressante un pensiero: come dare una vita migliore a quei bambini; come assicurare loro una crescita fisica e spirituale: occorrerebbe costruire una Creche (scuola materna e primaria). Nella sua fervida mente la vede come dovrà essere composta: una sala refettorio con annessa cucina, una sala giochi e palestra, almeno due aule per le lezioni, un dormitorio per il riposo pomeridiano, servizi igienici completi di docce e lavabi e tanto spazio esterno per i loro divertimenti. Quel progetto già “costruito” nella mente, all’atto pratico è molto difficile; non si sa da dove incominciare. Il pensiero corre al Santuario, alla Signora della Guida: Lei lo guiderà. La prega, la invoca di intercedere presso la Divina Provvidenza per un concreto aiuto: un terreno per un’opera che andrà a favore dei bambini di Lucena.

            L’idea è nata; il progetto è pronto; manca il più, vale a dire il luogo dove gettare le fondamenta. Ma Riccardo non dispera, fiducioso da sempre nell’aiuto della Provvidenza e confidando nel buon cuore dei suoi compaesani che gli vogliono un gran bene, credenti convinti nel suo lavoro missionario. Un appezzamento di terreno lungo la statale della Guia, che corre nella pianura sottostante il Santuario, gli viene offerto da una pia e devota famiglia del luogo; sono persone che nutrono vivo apprezzamento e stima per Frei Riccardo e per quello che fa. Ma nel tempo di trasformazione di quel progetto in opera realizzata, riceve un duro colpo dalla autorità ecclesiastica locale: gli si ordina di lasciare ad altri la custodia della sua “creatura”, il Santuario della Guida. Così, confidando sempre nell’aiuto della Vergine Santissima, raccoglie tutte le sue forze, si scrolla dalle spalle quel pesante macigno, e riparte per la realizzazione del progetto della Creche che ospiterà ottanta bambini, togliendoli dalla fame, dalla sporcizia e dai vari pericoli della strada almeno per tutta la durata dell’anno scolastico. (segue).

 

                                                                                                         

 

 

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