N° 2 - Febbraio 2010
I nostri poeti
  A Padre Anselmo Morra
di Maria Angela Albertazzi


 
 
 

 

 

Padre Anselmo, la tua dipartita

ci ha addolorato,

ma sappiamo che, senza ostacoli,

lassù, dove gli angeli, sei arrivato.

Ci hai lasciato un bel ricordo

di persona buona, colta e buon predicatore;

padre sensibile al bisogno

e di tanto carisma dotato.

Anche se incompreso da alcuni

sei andato avanti con umiltà

e forza d’animo nella tua missione.

Ti ricordo tenero coi bambini,

portatore di buone e giuste parole

con ciascuno che con te dialogava.

Ti voglio ricordare col tuo indulgente sorriso

pensando che tu sei già in Paradiso.

Padre Anselmo, che sei davanti al Signore,

pregalo per tutti noi,

per diventare degni del Suo amore.

Da tutti noi sarai ricordato con affetto

e nel nostro cuore con grande rispetto.

 

 

 
 
 
  L'ars'naloto
di Mario Orlandi


 
 
 

 

 

La mogh’era

La ‘mplor ‘l dotoro

D’far presto, d’ v’nir a  v’sitar

‘l su Carlin chi treme,

che p’r la freva i svarie.

 

‘L dotoro, a v’derla preocupà

i gh’a cons’gnà ‘na bustina

con drent do aspirina

tant p’r com’nzar la cura,

anc se la situazion la n’è dura.

 

Pas carc m’nuti

Ec la pov’ra dona n’altra vota

Urland da la disperazion:

“Oddio che situazion nera!

Tuto gh’è ‘ncomenzo arsera!

 

‘L mi Carlin,’ l mi pov’r Carlin gh’è morto!”

‘L dotoro, mentre i mont i scalin

a do a do p’r far ‘n fulinin prima,

i domand quala gh’er d’l pov’r omo l’ocupazion,

tant p’r dars ‘na spiegazion.

 

S’ntù la r’sposta i sclame:

“Ho capito: dopo tanti anni d’arsenale,

pur sentendosi veramente male,

anzi che rischiare di sudare,

ha preferito crepare”.

 

 

 

 
 
 
 
 

L’ARSENALOTTO

  (Lavoratore presso l’arsenale di La Spezia) – La moglie implora il dottore di far presto, di venire a visitare il suo Carlino che trema, che per la febbre delira  (svaria). Il dottore, nel vederla preoccupata le ha consegnato una bustina  con dentro due aspirine tanto per cominciare la cura, anche se la situazione non è dura. Trascorsi pochi minuti ecco la povera donna un’altra volta urlando dalla disperazione: “Oddio che situazione nera! Tutto è cominciato ieri sera! Il mio Carlino, il mio povero Carlino è morto!” Il dottore, mentre sale gli scalini a due a due per fare un pochino prima, domanda quale era del povero uomo l’occupazione, tanto per darsi una spiegazione. Sentita la risposta esclama: “Ho capito: dopo tanti anni d’arsenale, pur sentendosi veramente male, anzi che rischiare di sudare, ha preferito crepare”.

 

 

 

 

  Sussurri nel vento
di Maria Giovanna Perroni Lorenzini


 
 
 
 

 

 

 

 

 

Chi di noi due sussurrerà nel vento

dolcezze all’altro a ogni alito di foglia?

 

Se tu, dirai parole di ricordo

di un amore che, rosse, imporporate,

a ogni incontro le gote e palpitanti

rendeva i nostri cuori; e, ad  ogni addio,

lasciava in noi limante nostalgia.

 

Se io, dirò parole di certezza

Di un amore più forte ad ogni ostacolo:

solo appena velato e, poi, ancora

robusto più di centenaria quercia

ed ai baci tenace più che edera.

 

Chi di noi due sussurrerà nel vento

dolcezze all’altro, nel fruscio di fronde?

 

S e tu, dirai parole di conforto

lieve, che inganni la mia lunga attesa,

che calmi la mia sete, la mia  fame,

ridandomi la pace che mi davi,

da lunga ombra di cipresso annoso.

 

Se io, dirò parole di speranza,

di fede: non può perdersi un amore

da te a me, da me a te; ma viva

oltre la vita in un fluire eterno,

nuova creatura, spirito d’amore.

 

Chi di noi due sussurrerà nel vento?

 

 
 

LE NOSTRE CENTO E UNA PRIMAVERE

 

 

         Mia cara Nanna.

Ed ora le nostre primavere sono centouna o centodue (le tartarughe centenarie di ‘Insieme’, ricordi?). Non so. Ma che importa? Se è ancora mattino e la cucina profuma di caffé e i gatti, non curandosi che è Natale, hanno preteso da mangiare e hanno mangiato, alla faccia di chi si preoccupa per loro? E che importa, se tu sei lì di fronte a me con la tua cassetta e il tuo piccolo registratore in mano e mi dici che hai composto un’altra poesia d’amore e mi dici anche che sei contenta  perché il pranzo di Natale è pronto: antipasto, primo, secondo e dolce? E che importa, se anche oggi con la tua poesia mi farai piangere perché quei versi esprimono un cuore irriducibile, che non la smetterà mai di essere come se lui di primavere ne avesse solo quindici o sedici? E che importa, se poi, comunque, ci sussurreremo nel vento le cose più dolci che mente umana possa immaginare, come, metti, ‘mia cara’, ‘mio caro’, ‘ti amo’?; e se nel vento a renderci immortali rimarrà il canto della nostra poesia? se rimarrà la gioia di quei tuoi “giorni belli del sole e del grano”  e lo stupore del mio Sereno di fronte alla grazia femminile della Pina?  E se oggi il Signore ci concede di essere ancora qui a dirci: “Buon Natale!”, “Buone  Feste!”, “Buon Anno!”, “Buon compleanno di matrimonio!”. Vedi? In fondo, come dici tu, è piacevole dono lo “spartire vecchiezza insieme”. Anche se dono difficile. Un abbraccio.

Tuo Carlo.

 

 

  Uomini ed ombre
di Ceccardo Roccatagliata Ceccardi


UOMINI  E  OMBRE

 

Le ombre di una storia più vicina e inquieta animano questo sonetto ceccardiano. La forza evocativa del paesaggio “materno” non si soddisfa con il solo richiamo a glorie del passato, come alle radici della famiglia Bonaparte. Ad esse Ceccardo contrappone i più concreti uomini: una rude gente come quella dei lavoratori delle cave, sacra a la morte e legata (per l’autore del fiammeggiante Dai paesi dell’anarchia) a figure di nuovi predicatori e agitatori, come l’anarchico Carlo Caffiero.

Metro: sonetto (ABAB, BABA, CDC,EDE).

 

 

 

 

E non il Bonaparte io chieggo e i tardi

suoi Avi,1) e le lor greggi ad un dirùto

ovile tra ‘l tonfar d’umidi cardi:

favola de la storia io ti saluto!

 

Altri tuoi figli or col pensier aiuto,

o popol d’Apua: operatori e bardi2)

di novel Tempo, ch’aprono nel muto

sasso lor prima pagina, gagliardi.

 

L’ombre dei Re s’inchinino! Tal rude

gente è sacra a la morte: in tra ‘l fragore

di mine i fianchi d’Appennin dischiude,

 

e i marmi ne di scheggia ardui, il fiero

oprar cantando. E tra lor va minore

fratello di Danton3), Carlo Cafiero4).

 

 

 

 

 

1)       Ceccardo si rifà a una diffusa tradizione che voleva i Bonaparte originari di Marciaso.

2)       Celebratori.

3)       Il celebre rivoluzionario francese Georges-Jacques Danton (1759-1794) vittima degli scontri interni alla Repubblica.

4)       Carlo Cafiero (1846-1892), abbandonata la carriera diplomatica, si impegnò nella diffusione del socialismo e, in seguito, dell’anarchismo. E’ autore del diffusissimo Compendio del Capitale.

Tratto dal libro “Questa di castelli nobil terra”: poesie scelte a cura di Lorenzo Vincenti (Ed. Giacchè).

 

 

 

 

 

  A San Gabriele
di Padre Maurilio Montefiori


 

 

 


 

 

Quando il suo sguardo Ti chiamò

Non resistevi a quel volto

Di severa bellezza.

 

T’indicava selve profonde

Ove asceti Vivono il Cristo totale

E il pentimento e l’estasi

Si dilatano negli spazi di cielo.

 

E Lei

Mistero Trinitario Mamma Maria

Vivente carne di Dio

Ti accompagnava

 

Lungo l’aspro cammino

A cogliere fiori di sangue

E a unirsi al suo pianto.

 

 

 
 
 
  Com'è strana la vita !
di Berni


 

 

 

 

Che strana la vita:

ti fa cadere, distratta,

da qualcosa

che non ti è dato sapere.

 

Poi apri gli occhi:

tutti son felici

ma il tuo corpo non risponde

a quel che tu gli dici.

 

E’ un momento:

ancora tu sorridi

a colei che ti ha tenuto

con i vivi.

 

Poi, la realtà!

Vedi la tua vita,

il suo egoismo innato:

maledici colei che  non ti ha ceduto

alla sorella nera cui eri destinato.

 
 
 
 

  Figlio ti raccomando
di Ugo Ventura


 

 

Se tu potessi un giorno, figlio mio,

scambiare l’onestà per la dovizia

saresti stolto, benedetto Iddio,

e perderesti onore e amicizia.

 

La povertà è un dono del Signore

perché arricchisce l’uomo di saggezza,

mostrare soldi non vuol dire amore

avere cuore  significa ricchezza.

 

Fra le virtù l’uomo può vantare

la rettitudine, l’onor, l’intelligenza,

la volontà di sempre lavorare

e la salute intesa come scienza.

 

La vita è un labirinto di sorprese

e l’uomo lotta con forza e gagliardia,

subisce torti, inganni a più riprese,

perché segnato da antica profezia.

 

…Al posto del coltello e del fucile

prendi una rosa…ti farà fiorire!!!

 

 

 

 

  A Te
di Annamaria Venturini


 

 

 

 

 

 

Occhi profondi

Verdi come il mare

Profumo folleggia

Sento odore d’erba e fieno

Di bosco e terra bagnata

Fragranza di mosto

Che bolle nei tini

Riverbero lucente, dorato

D’olio cadente, fluido, dal torchio

Odo merli, passeri, fringuelli

Li accarezzo col pensiero

Penso...Vivo...Respiro

Quest’aria satura d’onestà

Che mi hai lasciato,

Babbo

 

 

 

 

 

 

  Nessuno......ha tempo
di Adriana Polla Luciani


 

 

 

Ogni giorno una guerra

Che lascia il segno

Al suo passare.

 

Nazioni che combattono,

Giovani che muoiono,

Terroristi che crescono

E invadono la terra;

 

Eroi che passano

Alla storia,

Gente che soffre.

 

Mah!

Chi troverà il tempo

Per la pace nostra?
Nessuno… ha tempo!

 

 

 

 

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