N° 2 - Febbraio 2010
Storie dei lettori
  Figli nostri
di Patrizia Giacché


 

 

 

E’ concepito con immenso amore; si forma nel ventre tuo di mamma e, delicatamente, cresce in tutto il suo splendore! Lo coccoli e lo proteggi dentro al tuo pancione, accarezzandolo via via in ogni sua posizione; con piacevole fermento attendi il lieto evento.

         A notte fonda avviene la magia: tuo figlio nasce nella più lieta e soave armonia! Contempli affascinata quel visetto; lo sfiori dolcemente e piano piano lo stringi al petto. Da subito lo ami così tanto come mai ti è capitato di amare al mondo. Poi vaghi con la mente, per la felicità, tra lacrime di commozione e grida di giocosità. Con smisurato amore lo sai crescere, difendere e adorare: non v’è cosa più preziosa a cui si possa lui paragonare!
         Al vertice della tua esistenza lui sempre rimarrà, finché fiato e vita a te, Iddio, concederà
 
 
 

  Un anno pieno di .......
di Marta


 
 

Un anno pieno di buoni risultati, di tanti auguri di buon lavoro a tutti coloro che credono di cambiare le cose, con il proprio sostegno morale e fisico, per una causa più giusta. Un buon augurio al politico: potrebbe riconsiderare le motivazioni che l’hanno spinto a fare politica, rinnovando il coraggio con cui mettere in pratica l’ideale di partenza. Un buon augurio ai volontari: senza le loro prestazioni gratuite d’amore non ci sarebbe scorrevolezza nelle situazioni critiche. Un buon augurio agli uomini di potere: non importa sapere quanto grandi si è in quel momento, ma quanto grandi sono le cose da realizzare per il bene della collettività (la Superbia se ne va a cavallo e torna a piedi).

         Auguri alle religioni: l’occhio del mondo è la religione. Gli uomini sono uguali come i piselli in un baccello: diamoci una mano. Essere ignudi non significa solo non avere abiti, ma non avere possibilità d’azione e purezza di spirito. Auguri alla cultura: il conoscere, il sapere, l’informazione sono pane per il nostro cervello che ha bisogno di essere nutrito. Talvolta, però, il talento non è mai grande come l’ambizione, pur tuttavia le due cose non si escludono. Auguri all’ambientalista: perché si prodighi per  salvaguardare la Terra. La Terra è come nostra madre ci nutre e ci fa vivere; nessuno vorrebbe vedere sua  madre sofferente e trascurata.

         Un buon augurio ai giovani: profumatevi di silenzio e meditate su quante possibilità potete avere per vivere una vita sana, sportiva e onesta, senza falsi eroi; basta essere semplicemente sé stessi. Auguri anche a te, turista, che da bon viaggiatore ti soffermi a salutare i nativi di un’isola non per appropriarti dei luoghi, ma per esserne rapito dalle bellezze. Il cielo azzurro è di tutti, di tutti è il sole che scalda, di tutti sono le colline col verde dei loro alberi che infondono calma e serenità.

         Auguri di buon anno e buon viaggio a tutti: che questo 2010 sia un anno portatore di tanta pace, di lavoro, di amore reciproco. Un lungo viaggio incomincia sempre con un piccolo passo!

 

 

 

 
 

  Anno sacerdotale
di Romano Parodi


 
 
 

ANNO SACERDOTALE

              In occasione dell’Anno Sacerdotale indetto dal Santo Padre, Benedetto XVI, pensiamo di fare cosa gradita ai lettori presentando la figura di alcuni nostri illustri sacerdoti, le loro testimonianze, fatti da loro compiuti… e invitiamo altresì i nostri lettori ad inviarcene (www.ilsentieroweb.net).

In questo numero presentiamo la figura di due suore ortonovesi: Suor Maria Bernardina Pellistri e suor Maria Velina Felici.

 

 

    Un mondo che non c’è più

“Care le mie suore di Don Orione - scrive don Piccinini - il vostro annientamento è stato il seno che, senza saperlo, ha generato, nutrito e fatta adulta la mia vocazione e quella di tanti altri”. Don Piccinini, “ortonovese”, ha scritto un bellissimo racconto su una suora orionina, che mi ha portato alla mente una mia lontana parente: suor Bernardina.

Oggi, di suore, ne sono rimaste veramente poche; ma di ortonovesi, ce n’è ancora una, naturalmente di don Orione: suor Maria  Velina Felici. Anche se anziana, è una superiora stimatissima, ne abbiamo avuta la conferma quando siamo stati in gita al santuario della Guardia, a Tortona, dove “comanda”. Le suore sono anime tanto nobili quanto poco considerate, tanto sante e mistiche quanto ignorate, tanto sublimamente madri quanto bonariamente compatite. Gesù, al quale si sono promesse e consacrate avrà loro senz’altro riservato un posto vicino al suo trono.

 

Suor Bernardina, al secolo Pellistri Maria Eleonora Bellafine (1915 – 1979), era una suora di bell’aspetto, alta e sorridente.  Essa ha offerto tutta la vita a Dio e ai malati. Ha “operato” in vari ospedali per tutta la vita, anche nella nostra provincia (Alma Mater). Era cugina di mio padre e veniva spesso a trovarci. La ricordo sempre sorridente e affettuosa. Mi portava sempre qualche dono e qualche libretto di preghiere.  Entrò a 17 anni nelle suore di Nostra Signora del Sacro Cuore e prese il velo nel 1935.

Ovunque fosse inviata, portò sempre il suo ottimismo, la sua vitalità. il suo sorprendente spirito di iniziativa, il suo zelo inesauribile. Il suo esempio era contagioso.. Il Rosario era il suo Vangelo e intorno a lei sono fioriti gruppi di numerosi rosarianti. Amò costantemente le Missioni; andò anche in India. Sincera, affettuosa verso tutti, fu sempre punto di riferimento per le consorelle e la sua famiglia d’origine. Aveva un fratello e due sorelle: Ubà, la Mariné, la “I” (Iride).

Scrive di lei, una sua consorella: “Suor Bernardina ha arricchito con la sua vita di dedizione il patrimonio spirituale del suo Ordine. Il suo esempio è un forte stimolo a perseverare gioiosamente nella nostra vocazione. Il suo ricordo è un invito a trovare nella devozione alla Vergine, la sorgente viva della nostra vita e del nostro apostolato. Essa fece del dolore l’ultima arma del suo zelo apostolico, offrendolo, insieme al sacrificio di Cristo, per la nostra Famiglia religiosa, per i parenti e per la Chiesa intera.

         AVE MARIA e avanti”.

                                                                                     
 

  La fede
di Olimpio Galimberti - Dal libro "Strada facendo"


 
 

Cos’è per voi  - mi riferisco ai credenti -  la fede? E’ un dono, una ricerca, un’aspirazione, un aiuto nei momenti di difficoltà ? ( ma è proprio nei momenti del dolore  che molti dicono di perdere la fede ). La fede è, secondo un sacerdote che in un’omelia domenicale si è cimentato su questo non facile argomento, fiducia nel Signore. E per rafforzare il suo dire ha raccontato una storia svoltasi in un paesino in cui avevano costruito tante villette a schiera abitate da giovani coppie. Un giorno, in una di queste casette dove viveva una coppia con tre figli, scoppia un incendio. E’ buio, i genitori mandano subito fuori i bimbi, ma poi             s’ accorgono che manca Giacomino, il figlio più piccolo. Dov’è Giacomino?  “Giacomino, Giacomino!”, si mette a gridare il padre. Si sente una vocina, è Giacomino che prima di uscire è salito al piano  superiore per mettere in salvo il suo orsacchiotto. “Papà, papà, sono qui”, dice Giacomino. Ormai il fumo e il fuoco hanno invaso i locali, il padre invita il piccolo a lanciarsi, lo prenderà lui in braccio. Giacomino ha paura: “Papà, non ce la faccio, non ti vedo”. “Buttati, Giacomino, ti prendo io”, replica il padre. “Ho paura, papà, dove sei?”. “ Buttati, dai, Giacomino”. Alla fine Giacomino si fida del padre, anche se non lo vede, e si lancia nel vuoto; il padre lo prende al volo e lo salva. Ecco, questa è la fede, la fiducia nel padre; un Padre che non si vede, che non promette miracoli, ma che non abbandona mai chi si rivolge a lui.

 

 

 

  La visita pastorale del nostro Vescovo
di Ottavia


 
 

Domenica 24 gennaio si è conclusa la visita pastorale nelle parrocchie di Ortonovo paese, Annunziata e  Casano. Dopo tre giorni intensi di incontri il nostro Vescovo Francesco ha fatto  a La Spezia lasciando però dietro di sé un segno profondo e spero indelebile nelle nostre coscienze. Sì, è stata un'esperienza meravigliosa  perché  davvero è stato l'incontro del pastore con le sue pecore. Negli ultimi mesi, raggiunti dalla notizia di una imminente visita da parte del Vescovo, i nostri parroci hanno lavorato alacremente e anche noi parrocchiani ci siamo impegnati molto pensando di dover fare bella figura a tutti i costi. In realtà mi è sembrato che le intenzioni del vescovo fossero invece quelle di far venire allo scoperto i problemi, i crucci, i nodi della sua Chiesa, in particolare, sgombrando il campo da tutte quelle formalità che spesso caratterizzano questi momenti.

Quindi sento di poter affermare che si è trattata della visita di un Padre che davvero interessato alla vita della sua comunità è venuto ad incontrarla nel contesto dove essa opera. Per prima cosa mi ha colpito la disponibilità di Sua Eccellenza a soddisfare il programma peraltro molto intenso redatto dai nostri padri e che prevedeva l'incontro con i giovani, i bambini, le famiglie   i collaboratori dei parroci, gli ammalati. Personalmente ho partecipato a quasi tutti questi incontri e ho potuto apprezzare la capacità del vescovo di adeguarsi ad ogni pubblico con una freschezza di argomenti e di linguaggio che denotano certo un grande cultura, ma anche una grande empatia.

Sabato mattina poi come da programma sua Eccellenza ha incontrato nelle loro case i malati e fra coloro che hanno avuto questo privilegio c'è stata mia nonna Doride. Quel momento rimarrà nei miei ricordi soprattutto per la grande semplicità con cui quell'uomo così maestoso e regale ha ascoltato noi e parlato di sé, della propria famiglia e con un senso di grande solidarietà ci ha benedetti.

Altro momento che sento di dover citare è quello che la comunità parrocchiale di S. Giuseppe ha vissuto domenica mattina durante la celebrazione della S. Messa. E' accaduto che  una bambina del catechismo mentre stava “servendo” la messa si è sentita male ed è stato necessario portarla nel salone parrocchiale per farle prendere un po' d'aria. La celebrazione è andata avanti normalmente ma alla fine prima della benedizione il vescovo informatosi sullo stato di salute della piccola ha voluto rassicurare tutti che non era successo niente di grave e che si era trattato di un banale svenimento. Ho trovato questo comportamento molto rispettoso verso chi aveva assistito alla scena.

Infine domenica pomeriggio sono rimasta commossa dall'abbraccio fraterno che il vescovo si è scambiato con Tarcisio dopo che questi a nome di tutte le comunità parrocchiali ha salutato e ringraziato sua Eccellenza. Con questo gesto il vescovo ha dimostrato di aver voluto abbattere ogni distanza fra lui e noi, è stato proprio l'abbraccio di un padre protettivo,  di un fratello solidale, di un uomo convinto che quella tracciata da Gesù è l'unica via da seguire e percorrere insieme.

 

 

 

  Premio "Il Sentiero2009"
di Giuseppe Franciosi


 
 

Sabato, 9.1.2010.

       

Avevo detto a Walter che questa sera non mi sarei avvicinato al microfono per nessun motivo e che le mie sensazioni sulle vicende di questa serata le avrei rese note scrivendo qualcosa nel nuovo numero del “Sentiero”. Ed è quello che mi accingo a fare ora.  Questo è quello che mi proponevo, ma, avvicinatomi al microfono per un doveroso ringraziamento non ho potuto fare a meno di aggiungere qualcos’altro. Non era la serata per me, non avevo preparato nulla e non sono riuscito a mettere insieme quattro parole come avrei dovuto e voluto; a un certo punto, viste le mie difficoltà ho chiuso bruscamente e miseramente. Sono vecchio: lo dico sempre, ma non mi si dà retta e così faccio brutte figure. Bisogna partire da quanto è stato scritto nel “Sentiero” del mese precedente: secondo Walter il “riconoscimento” deve essere assegnato a me, secondo me invece deve essere assegnato a Walter:  Secondo me Walter è quello che oggi sostiene il “Sentiero” e tante altre attività; se Walter si ferma tante iniziative muoiono. Comunque si è trovato un accordo: quest’anno a Franciosi, che il prossimo anno potrà non esserci più; il prossimo anno  si vedrà. Il “riconoscimento “ quest’anno è stato assegnato a me e quindi ha avuto ragione Walter.

         Quella di stasera per me è stata una serata indimenticabile; i baci e gli abbracci non finivano mai. Mio figlio, quando ritornavamo a casa, ha condensato tutto il suo giudizio in queste parole: “Tutti ti vogliono bene”. E io questo bene non lo voglio sciupare, lo voglio contraccambiare. Del resto “fare del bene” è compito di ogni cristiano, sempre; giovane o vecchio: non c’è differenza. Oggi è piovuto tutto il giorno e questo certamente ha indotto qualcuno a non uscire di casa e così la partecipazione ne ha risentito. La corale di Renato stasera ha dimostrato qualità che io in altre occasioni non avevo riscontrato altrettanto bene. Sono una ventina di persone: non  poche, ma neanche troppe per una corale che ha girato e gira il mondo: certi brani li ha eseguiti con una potenza straordinaria. Si può dire che col passare del tempo tutto cresce tutto migliora. Un Bravo a Renato e a tutti voi del “Cantus Firmus”: ancora una volta complimenti, grazie, auguri.

         Parlando della Scuola, dei miei 25 anni di presidenza, ho detto che sono andato d’accordo sempre con tutti. Ricordo sempre un’insegnante che aveva chiesto il trasferimento perché questa per lei era una sede scomoda; quando venne a salutarmi era tutta un pianto, non riusciva a parlare per l’emozione. Un’altra insegnante, con laurea in filosofia, venne nominata per insegnare questa materia in un Liceo; mi diede la notizia per telefono e mi disse che avrebbe rinunciato: a Ortonovo si trovava bene e non voleva andarsene. Ho sudato sette camicie per convincerla che doveva accettare: chissà quando le si sarebbe ripresentata un’occasione simile! La nostra Scuola Media ha fatto tante cose che altre scuole non si sono mai sognate di fare. Quando c’era la riunione del Collegio dei Docenti (poche volte in un anno) presentavo ai professori delle iniziative; se cadevano nel vuoto, l’argomento era chiuso; ma se qualcuno si dimostrava interessato, io mi mettevo al suo fianco e insieme lavoravamo: i risultati non mancavano mai. Abbiamo portato i nostri ragazzi a conoscere la montagna: non solo settimane bianche, ma anche (e non abbiamo mai trovato altre Scuole Statali) settimane “verdi”. Abbiamo realizzato, per ridurre le spese per i libri, il “prestito d’uso” grazie sempre al lavoro di alcuni insegnanti. Eravamo poveri, non avevamo soldi per sviluppare certe attività e allora sotto con le recite. La  prof. Bisagno e altre insegnanti quante recite hanno organizzato! Avevamo un’aula di Ed. Tecnica che nessun’altra scuola aveva. Siamo riusciti anche a mettere su un laboratorio di informatica, aperto anche a privati. Con le famiglie solo una volta ho avuto un contrasto: la nostra Scuola è stata progettata per sei classi; quando io ne ho assunto la presidenza le classi invece erano già tredici; ho dovuto inventare le aule, per esempio, tagliando i corridoi; in queste aulette ci stavano solo tredici banchi e io ci volevo mettere i ragazzi che avevano dei problemi; ma i genitori la chiamavano la “classe degli asini” e non volevano che ci andassero i loro figli. Oggi la nostra Scuola Media è stata ampliata ed è ricca di spazi.

Giovedì, 14.01.2010.

         Questa sera l’Adorazione mensile per le vocazioni si svolgerà a Isola, alle ore 21. Alle ore 20,45 - davanti a casa mia – salgo sull’auto di padre Onildo e, anche con mia sorella Maria, raggiungiamo Isola e alle 21 siamo in chiesa. C’è una notevole partecipazione e c’è una bella corale che esegue canti straordinari ai quali purtroppo mi dispiace di non potere unire la mia voce perché non li conosco. Come sempre mi sistemo in una panca che mi consente di godermi la corale. Conclude l’Adorazione la meditazione di don Giorgio Rebecchi, vicario episcopale: questa volta sono riuscito a seguire tutto con viva partecipazione.

Sabato 23.01.2010.

         Questa sera-alle ore 20,30– cena al Santuario del Mirteto col Vescovo. Alle ore 19, con Enzo, Nuccio e sua moglie, ci mettiamo in viaggio verso il Santuario. Lasciano a me, il più vecchio, il posto vicino all’autista. Ringrazio riconoscente perché io, in auto, se si tratta di auto a quattro portiere non ho problemi; ma, diversamente, vado in crisi: mi sento soffocare. Al Santuario nel salone c’è un pienone. Come sempre, anche stasera tutto va bene. Il Vescovo è circondato affettuosamente da tutti; ci sono quattro sacerdoti: i tre del Santuario e il segretario del Vescovo. A un buon punto della cena, incominciano gli interventi dei rappresentanti delle varie parrocchie e associazioni: Agostino Cavirani per Ortonovo; la Ottavia per Casano; il diacono Agostino e suo genero (il dott. Bianchi) per Annunziata e Pancrazio per l’ANSPI. Noto un lungo testa a testa di Walter col Vescovo (poi mi racconterà).

                               Giuseppe Franciosi
 

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