N° 6 - Giugno 2022
Caro Gesù Bambino,
di Antonio Ratti

 

 

 

Caro Gesù Bambino,

                                      365 giorni sembrano lunghi da passare, eppure siamo nuovamente a Natale, cioè, a ricordare la tua natività. Ci sono tanti modi per fare memoria di questo giorno, unico nella storia dell’umanità, quasi tutti sono demolitori della sacralità che rappresenta: ormai è un dato di fatto che il Natale sia la festa più laica e meno capita dell’anno. Poi, a Pasqua si penserà e si dirà la stessa cosa, perché, diaciamocelo, i problemi dell’anima – quindi della fede – sono sempre più marginali, dimenticati nella confusione fuorviante di un modo di essere, di concepire la vita e di viverla in superficie, persi negli abbagli di ciò che chiamiamo progresso e benessere e dei mezzi per conquistarli. Nella cruda realtà del quotidiano quale valore diamo alla vita? Pressocchè niente. Per un biglietto della metropolitana la furia del progredito con un pugno spegne una vita; un neonato ingombrante si depone nel cestello della lavatrice (a centrifugare ?); l’invidia per un amore non corrisposto si sposa con le molestie di uno zio e una giovane vita viene stroncata; con assurda frequenza una separazione mal tollerata scatena la furia assassina del partner. I giornali ormai sono un lungo elenco di ordinari accadimenti di cronaca nera e nerissima, che evidenziano lo scarso rispetto per gli altri: l’io è diventato l’assoluto. Eppure, la civiltà non era nata quando l’uomo si accorse che il riconoscimento dell’altro nella reciprocità dei diritti e dei doveri apportava solo positività? Certo era una comunione d’intenti basata su meri vantaggi e opportunità  - l’unione fa la forza –  quindi impastata di opportunismo ed egoismo.  Ma, ….. poi, sei arrivato Tu a spiegarci che è possibile, anzi doveroso, un approccio diverso nei rapporti tra uomo e uomo, non fondato su un valore opportunistico, soggetto a regole dettate dal peso della forza, anche quando si parla di maggioranze e minoranze democratiche, ma su un valore incardinato in una sola parola, ritenuta molto allergizzante, urticante e banalizzata dai più: amore. E’ così insostenibile l’ipotesi di gestire l’agire umano fuori da ogni rapporto di forza? Il progetto di tuo Padre è chiaro e si basa sulla gradualità nella sua realizzazione. La prima fase è la scelta operata su Abramo, resosi subito disponibile a riconoscere l’unicità del Dio-Creatore, mentre la totalità dei popoli s’incapponiva su improbabili politeismi. La seconda è la fase della Legge, che non ammette deroghe, assegnata per regolare i rapporti tra uomo e uomo e tra uomo e Dio. La terza, che Ti vede protagonista assoluto, è quella definitiva, perché rappresenta il momento più alto del progetto: infatti un rapporto di figliolanza non può fondarsi sull’arida legge, deve andare oltre. Ecco, allora, la Caritas divina innalzare l’uomo a figlio del Dio-Creatore. Il genere umano sembra non accorgersi del vero protagonismo cui è destinato: solo per questa motivazione Ti trascura o Ti riduce a evento storico-mediatico da utilizzare per finalità contingenti. I risultati sono lampanti: a quali modelli oggi possiamo fare riferimento? Al nulla sgangherato e sbandierato dei vip del gossip? Di chi fidarsi? Di una madre, priva persino dell’animalesco istinto materno, che tortura e sopprime la sua creatura? Di un figlio che per futili interessi sopprime il genitore? Dell’imprenditore ossessionato dal “bisogno” di un sempre maggior profitto ad ogni costo e, sempre, sulla pelle dell’anello più debole, il lavoratore o nell’evasione dei doveri verso la collettività? Del politico che serve se stesso con danno per la collettività? O di chi, in nome di Dio – ma quale Dio? -  è protagonista dell’odio e sostiene guerriglie e stragi assassine?   ( Al Qaeda ha definito “bersagli legittimi”  i cristiani iraqeni ) Questo caos, che l’uomo spesso confonde col progresso e al quale supinamente si assoggetta, propone solo prospettive funeste per il corpo e per lo spirito. Possibile che l’uomo non capisca che la fatica a fare il bene o a fare il male è la medesima, ma i risultati finali sono diametralmente opposti? Il destino imperituro dello spirito, al centro delle attenzioni dei grandi pensatori di ogni tempo, sembra non contare più niente.  “Carpe diem, prendi oggi ciò che ti aggrada e non preoccuparti d’incerti, perché invisibili e ignoti, futuri eterni, proposti  solo a chiacchiere” Questa appare la nuova filosofia che intorpidisce la volontà di cercare il corretto percorso per trovare il vero senso della vita del genere umano che non può esaurirsi nell’arco dell’esistenza corporea e fisica. Se così fosse, che differenza esisterebbe tra l’uomo e il lombrico, avendo entrambi lo stesso destino di morte?

Adesso basta con i brutti pensieri: la nascita di una vita è sempre fonte di gioia. La tua nascita, poi, apre all’uomo le prospettive eterne, i doni della fede, la figliolanza con il Padre di tutte le cose create. Per questo il sorriso della speranza non deve mancare a nessuno. Buon Natale a Te e agli uomini di buona volontà.

                                                                                                                               

Antonio Ratti

P.S.   Nella foga dei miei ragionamenti, mi sono dimenticato di mettere nelle tue mani e nella tua attenzione il nostro “Il sentiero”, che compie, con questo numero di dicembre, vent’anni. Aiutalo perché possa continuare, nelle nostre comunità, a rispettare e sostenere, sempre meglio, gli obiettivi, portati avanti nel tuo nome, che i suoi animatori si erano dati fin dalla sua prima uscita e che sono ancora attualissimi.

 


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