N° 6 - Giugno 2022
Sogno ad occhi aperti
di Don Romeo Rossetti

 

SOGNO AD OCCHI APERTI DI UN VECCHIO PARROCO DI S. MARTINO

(in origine Abbazia di S. Martino di Iliolo)

 

           

     Non avrei mai immaginato che, dopo 50 anni, per interessamento di una carissima parrocchiana di allora, ancora bambina ai miei tempi, Lucia Taravacci, oggi sposa, madre di famiglia eminente e numerosa e valente professionista, sarei ritornato ad interessarmi di S. Martino.

         Come in un bel sogno, improvvisamente mi sono ritrovato parroco di S. Martino, a rivivere la vita di allora, assieme alle persone di allora. Appena nominato parroco, essendo allora parroco di Casano alto (Annunziata), come ho potuto vedere da vicino la chiesa di S. Martino, antichissima abbazia romanica, solitaria, cimiteriale, poetica, mistica e solenne nello stesso tempo, me ne sono subito innamoarato, con vero spirito francescano che, penso di avere sempre posseduto, e ne ho fatto il centro di tutte le mie attività, trasportandovi anche l’Ufficio Parrocchiale, pur continuando ad interessarmi del nuovo insediamento della parrocchia presso la Piazza.

         Quanti fatti e quante persone hanno preso vita in questo sogno: la mia lunga permanenza in chiesa alle volte fino a notte, in un silenzio sepolcrale, inginocchiato in coro in preghiera, a luci spente, alla semplice luce del lumicino ad olio del Santissimo Sacramento; il mio trascorrere le ore libere, specialmente la notte, nella vecchia casa dell’originale signor Mario, che io avevo, trasformato in canonica, vicino alla chiesa, pur quasi priva di mobili, tant’è vero che dormivo su un materasso steso per terra, perché il primo letto me lo regalò il carissimo e valente medico, dottor Bongioanni, quando venne a visitarmi perché malato di bronchite: mi trovò senza letto e si affrettò ad offrirmene uno che poi io regalai ad una famiglia bisognosa.

         Ho rivisto, come in sogno, quelle calde e solenni Sante Messe cantate della domenica alle 11, con il coro pieno di uomini fra cui ricordo specialmente il carissimo Gino Badiale, una gran bella voce, e tante persone assiepate nella piccola navata, fra cui ricordo il carissimo amico, come fratello, il padre della piccola Lucia, Filippo Taravacci, presidente dell’Azione Cattolica, chiamato in età ancora fiorente alla vita eterna.

         Passano in sogno, davanti ai miei occhi, i tanti chierichetti, più o meno rumorosi, attorno all’altare, fra cui ricordo il mai abbastanza lodato per la sua fedeltà, Archimede, figlio del suddetto Gino e della amatissima madre, Nella, che, per pura carità cristiana, provvide, si può dire, al mio mantenimento e alla pulizia della canonica. A tutta la famiglia vada la mia eterna riconoscenza.

         Sogno di essere circondato da tanta gioventù, maschile e femminile: Paolo, futuro diacono, Gianni, futuro ingegnere, la estroversa Mirella, la gentilissima e devotissima Adriana, che ora ha famiglia e ha perseverato nella fede, contribuendo a formare il gruppo dei Focolarini.

         Sogno di un carissimo giovane, Doretto, non della parrocchia, ma sempre vicino a me, cordiale e servizievole, fra l’altro in possesso di una potentissima moto “Mondial” con la quale siamo andati in pellegrinaggio ad Assisi, alla Verna, a Roma... Anch’egli, pur essendo divenuto disabile, ha perseverato nella fede ed anch’egli è parte integrante del Movimento dei Focolarini.

         Fra i non più giovani, ricordo l’esimio professor Franciosi, che ora mi risulta una colonna della parrocchia, la umile e disinteressata Marietta che, anch’essa per pura beneficenza, s’interessava della pulizia della vecchia canonica, ai miei tempi adibita ad Oratorio Parrocchiale.

         Ricordo  tante altre brave persone ma non le nomino per non dilungarmi. Dal giorno del mio ritorno in sogno a S. Martino io vivo là con la mente e con il cuore, come se vi fossi ritornato come parroco. Con le persone, che come la carissima Lucia mi hanno cercato e trovato, sono in continuo rapporto, ci scriviamo, ci telefoniamo, una volta sono venute a visitarmi (Archimede parecchie volte) e io gioisco nella mia vecchiaia, ormai priva di attività pastorale e piena di acciacchi di ogni genere.

         Per chiudere, mi ricordo spesso della parabola evangelica del Seminatore: “…alcuni semi caddero su terreno buono e diedero un frutto abbondante, cento e sessanta e trenta volte di più (Mt 13, 3-8).

         Grazie, carissima e affezionatissima Lucia, del bene che mi hai fatto, cercandomi e trovandomi, anche perché io continuerò a sognare S. Martino, fino al giorno in cui mi troverò nella Casa del Padre con tutti i miei vecchi parrocchiani.

        

Varano de’ Melegari (PR), 12/09/2009                      

 

                      Don Romeo Rossetti

                      parrocchia S. Martino

        


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