N° 6 - Giugno 2022
LE VIRTU’ CARDINALI E TEOLOGALI
di Ratti Antonio

 

Il concetto di virtù è introdotto dalla filosofia classica greca per indicare gli atteggiamenti di fondo della persona valutati come positivi dal giudizio etico. Platone nel Fedro affronta il rapporto dell’anima razionale con le altre due facoltà dell’anima, quella irascibile e quella concupiscente. Per Platone le virtù sono : fortezza ( andréia ), sapienza ( sophìa ), temperanza ( sophrosyne ), giustizia ( dikaiosyne ).
I padri della Chiesa hanno ripreso questa classificazione. Con sant’Ambrogio  
( IV  sec. ) l’attività morale viene articolata in quattro grandi virtù: giustizia, fortezza. temperanza, prudenza. Le prime tre hanno come campo di applicazione le relazioni interpersonali e il controllo delle proprie spinte vitali-istintive, l’ultima è intesa come “ragionevolezza suprema” in quanto orientata a stimolare la produzione di un giudizio che  richiama le finalità più alte dell’umanità senza dimenticare la vita individuale.
La “ragionevolezza”  a cui le suddette virtù tendono non si identificano con il calcolo utilitaristico, ma con la consapevolezza dei valori, dei beni e delle finalità ultime dell’uomo. La virtù prevede l’idea del bene dell’uomo come scopo della vita umana e il bene-vivere è inteso come autorealizzazione personale. Infatti la tradizione teologica cristiana considera le virtù come il mezzo attraverso il quale presentare il messaggio di salvezza proposto dalla Rivelazione. Ma la realizzazione etica ( ovvero, la perfezione ) di per sé non può essere raggiunta con le forze umane della ragione e della volontà ( virtù cardinali ), ma solo attraverso il ruolo decisivo della grazia ( virtù teologali ), cioè dell’aiuto divino per il libero operare dell’uomo verso la salvezza. In parole povere, le virtù cardinali costituiscono i cardini di una vita dedicata al bene, ovvero i pilastri  che inducono a vivere rettamente, mentre le virtù teologali riguardano Dio e il suo indispensabile aiuto per regolare la condotta di ciascuno in conformità della Rivelazione e quindi della fede.

Le virtù cardinali

Prudenza.   La prudenza dispone la ragione a discernere il vero bene e a individuare gli strumenti adeguati per attuarlo; consiste nella capacità di distinguere il vero dal falso, il bene dal male.  L’uomo prudente non è indeciso, cauto o titubante, ma sa decidere con sano realismo, non si lascia trascinare da facili entusiasmi, non tentenna né ha paura di osare o di farsi prendere da iniziative che portano lontano dalla legge di Dio.

Giustizia.     

E’ la più importante delle virtù cardinali, perché “chi pratica la giustizia è giusto come Egli ( Cristo ) è giusto” ( 1 Giov. 3,7 ), mentre “chi non pratica la giustizia non è da Dio” ( 1 Giov. 3, 10 ).  Essa consiste nella determinazione di dare a Dio e al prossimo quanto è loro dovuto e quindi di fare ciò che è bene verso Dio, verso il prossimo e verso se stessi.

Fortezza.      

Assicura la fermezza, la costanza e la capacità nella ricerca del bene anche nelle difficoltà, quindi è la forza di resistere alle avversità, di non scoraggiarsi e di perseverare nel cammino verso la perfezione.  In questi giorni la politica ha scoperto un sinonimo “resilienza” ( capacità di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà).

Temperanza.       

Modera l’attrazione verso i piaceri sensibili e l’egoismo  sfrenato. Se l’uomo seguisse liberamente le proprie pulsioni, finirebbe schiavo delle sue bramosie, delle sue passioni fino all’abuso e alla degenerazione. E allora, in cosa si differenzierebbe dall’animale che vive di istinti non controllati e incontrollabili?     Il Catechismo della Chiesa cattolica insegna che “la temperanza è la virtù morale che modera l’attrattiva dei piaceri e rende capaci di equilibrio nell’uso dei beni creati. Essa assicura il dominio della volontà sugli istinti e mantiene i desideri entro i limiti dell’onestà” ( n° 1809 )  La temperanza diventa imitazione di Gesù come modello di equilibrio.

Le virtù teologali

Sono le virtù che riguardano Dio e rendono l’uomo in grado di vivere in relazione con il suo Creatore e Padre e indicano l’agire morale dando valore e significato alle virtù cardinali. In sostanza, le virtù cardinali servono a dare concretezza  realizzativa  alle virtù teologali, che non possono essere ottenute con il solo sforzo della volontà umana, ma sono infuse nell’uomo dalla grazia divina. Diciamo che dalla fede in Dio discendono le virtù teologali che  con la volontà di ciascuno trovano attuazione attraverso quelle cardinali.

Fede.   

E’ la virtù per la quale l’uomo crede in Dio e a tutto ciò che ha rivelato; infatti , secondo la dottrina cattolica, Dio è la Verità. Con la fede l’uomo si abbandona liberamente e totalmente alla volontà di Dio. Ricordiamo la risposta di Maria all’angelo Gabriele durante l’annunciazione: “Ecco la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua parola.”

Speranza.     

E’ la virtù per la quale l’uomo desidera ed aspetta da Dio la  vita eterna, riponendo piena fiducia nella promessa di Gesù e accogliendo l’aiuto dello Spirito Santo per meritarsela.

Carità.     

Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte la più grande è la carità” ( 1 Corinzi 13, 13 )  perché è la virtù per la quale l’uomo ama Dio sopra ogni cosa  e il prossimo suo come se stesso. Gesù fa di essa il “comandamento nuovo”, ossia la pienezza della Legge di Dio. 
La carità è il filo conduttore e il vincolo che lega tutte le altre virtù, che anima e ispira  la gratuità vera e il vero amore  realizzabili solo nel nome di Gesù.  Tutto deve essere consapevolmente e volontariamente amato e accolto nel suo nome. Ciò che è amato al di fuori di Gesù è un amore umano, quindi imperfetto. La riscoperta della carità per l’uomo d’oggi rimane l’unica opportunità  per uscire dalla sua voglia di incosciente autodistruzione che coinvolge anche la casa donatagli da Dio ( la Terra).



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