N° 1 - Gennaio 2019
CONCILIO VATICANO II (1962-1965) (21° ecumenico )
di Antonio Ratti

                                             Le precedenti puntate sono state dedicate alla cronaca e agli avvenimenti del Concilio, ora analizziamo in sintesi quanto questa fondamentale assise ha prodotto.

LE COSTITUZIONI

 Sono le quattro Costituzioni da cui nascono, come strumenti operativi, i nove Decreti e le tre Dichiarazioni:

      SACROSANCTUM CONCILIUM     sulla liturgia (4   dic.  1963 )

       LUMEN GENTIUM                       sulla Chiesa (21 nov. 1964)

       DEI VERBUM                     sulla Parola di Dio (18 nov. 1965)

       GAUDIUM ET SPES    sulla Chiesa nel mondo contemporaneo (7 dic. 1965)

Lumen gentium (luce dei popoli).   E’ il documento più importante e solenne in quanto si parla del mistero della Chiesa che “nel Cristo è il segno e il mezzo dell’unione intima con Dio e dell’unità di tutto il genere umano.” Si delinea così la relazione della Chiesa con Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo. Si definisce la Chiesa come “popolo di Dio”, costituito dal Battesimo e di cui il capo è Cristo, in cammino permanente attraverso la storia e destinato ad unire tutti gli uomini. La Chiesa, popolo di Dio, è pellegrina sulla terra verso la vita eterna in comunione con la Chiesa celeste. Si riaffermano le funzioni e i ruoli della gerarchia, intesi come servizio, nella guida collegiale del popolo di Dio e viene ripristinato l’antico ordine del diaconato permanente da conferire anche agli uomini sposati.

Dei Verbum. (Parola di Dio) Questa Costituzione affronta la centralità della Parola di Dio nel mistero della Chiesa ed è l’epicentro del problema e della necessità dell’ecumenismo. Se la Parola di Dio è una, non può esserci che una sola Chiesa universale. Si evidenzia come nella Sacra Scrittura si trovi la Parola di Dio fissata per iscritto sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, mentre la Parola di Dio, insegnata da Gesù agli Apostoli, è trasmessa integralmente dalla Tradizione ai successori degli Apostoli.

Sacrosanctum concilium. (Riforma liturgica) Questa Costituzione ha dato visibili ed immediati effetti. Infatti, mentre il latino è e resta la lingua ufficiale della Chiesa, i padri conciliari ritengono determinante, per una più attiva e vera partecipazione dei laici ai riti sacri, l’uso delle lingue nazionali e viene affidata alle Conferenze episcopali l’applicazione di tale indicazione. Inoltre è stabilito il ritorno all’antico per l’altare, intesa come la tavola dove Gesù nell’ultima cena istituisce l’Eucarestia. Così il sacrificio eucaristico non è più nascosto dalle terga dell’officiante. La lingua e la tavola eucaristica rivolta verso i fedeli aiutano alla comprensione e alla completa partecipazione. Il fedele deve sentirsi coinvolto e non semplice spettatore.

Gaudium et spes. (Gioia e speranza) Dopo l’analisi delle condizioni del mondo attuale con le sue rapide trasformazioni, le sue speranze, le sue angosce e le sue paure, la Chiesa ritiene sostanziale captare tutto ciò che negli accadimenti quotidiani è segno della presenza di Dio nell’uomo, cioè la Chiesa intende giudicare alla luce della fede i valori ai quali gli uomini di oggi credono. Ne consegue che compito della Chiesa è riallacciare questi valori alla loro sorgente, che è Dio. In altre parole, fatto il punto della situazione, impegno della Chiesa è raddrizzare le molteplici deviazioni causate dal peccato. Pertanto vengono affrontati i temi della dignità del matrimonio, della famiglia, della vita sociale ed economica, della vita della comunità politica da interpretarsi come servizio per la promozione alla pace tra i popoli e il loro armonico sviluppo culturale e sociale.  (Per dirla come papa Francesco: no alle periferie, no all’emarginazione, no allo scarto, no alle guerre.)

 

LE DICHIARAZIONI

 L’educazione cristiana.  Considerando gli attuali metodi di istruzione ed educazione attraverso l’uso dei mezzi e degli strumenti tecnologici più diversi e in rapido sviluppo e perfezionamento, questa Dichiarazione vuole fissare alcuni principi inderogabili sull’educazione cristiana. Il testo ribadisce il diritto inalienabile di ogni uomo ad una educazione veramente umana e al battezzato di una educazione cristiana e ricorda i diritti e i doveri che ne conseguono per la persona, la famiglia e la Chiesa.

 I rapporti con le religioni non cristiane.    Si propone di individuare e di evidenziare tutto ciò che può costituire una base di dialogo con ogni fede religiosa. La parte più corposa del documento si sofferma sugli Ebrei, ricordando come la Chiesa è radicata nel Vecchio Testamento ed espone, per la prima volta in assoluto, l’autentico e corretto insegnamento sulla responsabilità della morte di Gesù, che non può essere addebitata né agli Ebrei di allora, né ai loro discendenti, in quanto il sacrificio della croce subito da Gesù rientra nel piano del Padre per la nuova alleanza tra Dio e l’uomo. Si deplorano le persecuzioni perpetrate e le manifestazioni di antisemitismo. (La liturgia del venerdì santo con questa dichiarazione ha subito una sostanziale modifica). Il documento si conclude sottolineando (e auspicando che non resti un’utopia) l’unità dell’intera famiglia umana, di cui Dio è Padre, perciò non hanno senso forme di discriminazione e di ghettizzazione.

La libertà religiosa.  Si tratta “del diritto della persona e delle comunità alla libertà sociale e civile in materia di religione.” Nessun potere umano può costringere ad agire contro la propria coscienza e nessuno deve essere impedito ad agire secondo la propria coscienza. Da questo diritto, fondato sul rispetto della dignità della persona umana, scaturisce il dovere morale di ricercare, sempre e comunque, la verità, anche in materia religiosa e di vivere secondo gli insegnamenti della verità. Va ribadito che i diritti della famiglia e  delle comunità di avere un credo religioso liberamente accettato, nascono dalla natura sociale dell’uomo, quindi ancor prima, anche se in modo imperfetto, della venuta di Cristo. Ogni Nazione deve garantire per legge la libertà religiosa, di pensiero e di coscienza ai propri cittadini. ( Anche il laico ONU si è reso conto di quanto fosse necessario emanare la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del fanciullo, purtroppo tanto  voluta a parole, quanto disattesa nei fatti  anche dai premi Nobel per la pace e della non violenza : la sig.ra Aung San Suu Kyi , Nobel nel 1991, verso i Rohingya, piccola minoranza islamica, della repubblica buddista del Myanmar-Birmania  ai quali sono negati i diritti civili e di cittadinanza e vengono sottoposti di fatto a genocidio, sebbene abitino pacificamente in una povera e marginale area fluviale da 400 anni. )                       (5 continua)



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