N° 6 - Giugno 2022
L’Abbazia di San Lorenzo
di Romano Parodi



Padre Mario ha chiesto perché alcune persone lo chiamano Abate. Il motivo di questo titolo prestigioso, ancora in uso nei vecchi ortonovesi, lo si deve al fatto che la chiesa di San Lorenzo è stata, e probabilmente lo è ancora, una Abbazia. Il titolo fu concesso direttamente da Papa Clemente XI con Bolla del 15 ottobre 1714, in virtù della quale da semplice rettoria la chiesa fu elevata  al rango di Abbazia, con conseguente promozione del parroco titolare, ad Abate della parrocchia. Di lì a pochi anni anche al borgo di Ortonovo fu conferito il prestigioso titolo di Insigne  (da “Una Compagnia di ‘Flagellanti’ nella storia di Ortonovo” di Elio Gentili).
Nel 18° secolo era una splendida chiesa, tutta affrescata con altari stupendi e arricchiti da reliquie prestigiose come quella della Croce di San Lorenzo, san Pietro, sant’Eugenio, ecc. All’inizio del ‘900 era ancora tutta affrescata: vi sono ancora cartoline al riguardo. Quando il vescovo Lomellini, nel 1560, venne in visita alle tre chiese di Ortonovo: santa Maria (il santuario del Mirteto), san Rocco (al cimitero) e san Lorenzo (in mezzo al paese, oggi casa comunale), constatò che quest’ultima era troppo piccola per ospitare le 1400 anime del borgo (compreso i pochi abitanti di Casano, tanti quanti a La Spezia) e perorò la costruzione di una chiesa più ampia. Allora, sopra  i ruderi del castello-fortezza dei lucchesi e poi dei genovesi, si costruì  la nuova chiesa di San Lorenzo, che venne ultimata nel 1640 e consacrata dal vescovo ortonovese Ambrogio Viola Ceccardi nel 1650 (in quell’anno consacrò anche la chiesa di San Isidoro Agricola di Moneta; e quello fu anche l’anno della sua morte).
Le grandi famiglie del paese (i scignori d’Ort’nò): i Ceccardi, i Viola, i Bianchi, i Beggi, i Raganti, i Bertuccini, i Casani, fecero a gara per arricchirla ed abbellirla e vi trasferirono gli altari delle vecchie chiese oramai abbandonate. Infatti gli altari di sant’Antonio abate, di san Rocco ed altri (compreso quello che ora non c’è più della Madonna del Soccorso) sono molto più antichi della chiesa stessa, e l’affrescarono tutta. Sino agli anni trenta si potevano ancora vedere molti disegni come quello, per esempio, dei quattro Evangelisti sulla cupola. Alcuni ci sono ancora: S. Lorenzo, sul soffitto e S. Giovanni, al fonte battesimale (interessante questo perché conserva ancora la data di esecuzione). Le statue dei quattro Evangelisti dovevano essere collocate anche sulla facciata, ma queste, però, non sono state mai scolpite e le nicchie sono rimaste vuote.

La nuova chiesa di san Lorenzo, era una delle sei chiese della diocesi di Luni, dove c’era una Collegiata e vi si celebravano dodici Sante Messe giornaliere da sacerdoti diversi e tutti ortonovesi (la Collegiata Raganti).  Lo splendido portale è opera dello studio dei figli di Pietro Tacca: Jacopo Tacca (risulta dai contratti) fu pagato anche con degli oliveti. In origine, al centro del portale, c’era la statua di San Lorenzo: si vede ancora un po’ di piedistallo sporgente. Questa statua, probabilmente, la prelevarono dalla vecchia chiesetta di S. Lorenzo. Oggi detta statua è stata spostata nella nicchia a sinistra del portale, nicchia nata per ospitare uno dei quattro evangelisti, mentre nella nicchia a destra c’è  la statua di S. Martino, con la data 1730. Quest’ultimo fu prelevato dall’altare della Madonna del Ponte dei Raganti-Casani, dove tutt’ora, nel lato sinistro, c’è il suo piedistallo, mentre a destra c’è ancora la statua originale di santa Lucia. Si chiama altare del Ponte (probabilmente quello di Rigoletto), perché la piccola maestà,  oggi al centro dell’altare, era posta lì e, si racconta, che per sua intercessione si fosse fermata  la peste e salvati tutti gli abitanti di Ortonovo paese che, riconoscenti, le eressero un altare.
Ma ritorniamo alla facciata. Al centro del portale, al posto di S. Lorenzo, vi collocarono uno scudo. Questo scudo era stato prelevato dal palazzo Ceccardi e modificato da qualche scalpellino con il simbolo di S. Lorenzo: la graticola.  Cosa rappresentava prima? Forse lo stemma di uno dei due vescovi della famiglia? Molti anni fa ho interrogato tutti i nostri vecchi, ma purtroppo nessuno sapeva cosa rappresentava in origine. Tutti questi obbrobri che hanno cancellato un pezzo della nostra storia, sono stati effettuati nel 1930 dal muratore Baston, sotto l’egida dell’Abate don Marcalini. Ma perché il ‘grande’ don Marcalini ha fatto tutto questo scempio? (grande perché poi, a Venezia, diventerà famoso). Era convinto che la nostra chiesa fosse intitolata anche a S. Martino, poiché i libri dicono che a Ortonovo c’era la parrocchia di San Martino. Ma si sbagliava di grosso, perché San Martino era sì, la parrocchia degli ortonovesi, ma la chiesa era quella molto più antica e vetusta di Iliolo, la chiesa madre delle tre chiese ortonovesi; infatti è laggiù che seppellivano i nostri morti più abbienti prima del 1400. La vecchia chiesa del paese era dedicata a San Lorenzo e basta! Vero Elio?

Quindi possiamo ancora chiamare il nostro parroco “padre Abate” come si faceva fino a parecchi anni fa?

 

                                                                                              


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