N° 2 - Febbraio 2009
I Vangeli del mese
di Una mamma

I  VANGELI  DEL  MESE

1°  febbraio: lV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO/B (Mc 1, 21-28).
   
La scena del Vangelo di oggi è ambientata a Cafarnao, una città della Galilea.
Qui, nella sinagoga, centro tradizionale dell’insegnamento, Gesù inizia di sabato, giorno principale della settimana dedicato alla preghiera e alla fede, il suo magistero.
Rispetto all’insegnamento dei rabbini e degli scribi, che si limitavano a dissertazioni teoriche, legalistiche e impersonali, la Parola di
Gesù risuona come una novità assoluta, inaspettata e meravigliosa.
In tutti c’è grande stupore: la folla avverte di trovarsi davanti ad un Maestro fuori del comune; lui che non conosce che l’Aramaico e non ha studiato presso un’illustre scuola rabbinica.
Le parole del Nazareno raggiungono il cuore, spalancano nuovi orizzonti e indicano una vita di autenticità che colpisce chi l’ascolta.
Egli parla dal profondo, parla per amore, mette l’uditore al centro del discorso perché gli sta a cuore la salvezza e la felicità di ognuno.
Allora come ora.
Poi giunge inquietante il grido di un indemoniato.
Un giovane posseduto è mimetizzato tra la folle della sinagoga.
Il “Maligno”, più acuto della gente comune, non è preso dallo stupore, ma dall’odio e dalla rabbia: sa che il Santo Dio è venuto per distruggere le tenebre che abitano il mondo.
Gesù non discute con il Male: non scende a patti con lui, gli impone di tacere e andarsene.
Gesù insegna con autorevolezza ed efficacia, parla ed agisce, dice e fa, predica e guarisce.
Il Figlio di Dio impegna tutto se stesso per il riscatto degli uomini che Egli ama.
Fino a venir condannato alla morte in croce.
Fino a versare il suo sangue.

8 febbraio: V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO/B (Mc 1, 29-39).

L’evangelista Marco completa il racconto della prima giornata di Gesù a Cafarnao.
Dopo aver scacciato lo spirito immondo dal poveretto che si trovava nella sinagoga, Gesù si reca a casa di Simone ed Andrea.
Qui scopre che la suocera di Pietro è febbricitante e senza indugiare la guarisce.
Non dice nulla, neppure una preghiera: la prende per mano e la solleva.
Quanta tenerezza e profonda delicatezza in quel gesto salvifico!
Anche la risposta della donna non si fa attendere: ella si mette a servire, non per grata cortesia, ma per seguire Gesù al servizio del
Padre e dei fratelli.Tramonta il sole, non c’è più luce.
Tutta la città si raduna davanti alla porta della casa dove si trova il Maestro, la Speranza vera, l’unica Luce che non tramonta mai.
Anche oggi milioni di persone sole, povere, emarginate vagano cercando una porta cui bussare e sempre più spesso il loro durissimo pellegrinare termina davanti ad una porta chiusa.
Solo quando tutti sono andati via, guariti e rincuorati, Gesù esce a pregare.
È il culmine di tutta la giornata. È il dialogo con il Padre sulla missione che ha intrapreso, sulla salvezza di tutti coloro che Gesù aveva incontrato e su quella degli altri che avrebbe dovuto e voluto incontrare ancora.
Gesù non si ferma in una sola casa e non entra da una sola porta.
Egli vuole visitare tutte le case ovunque ci sia bisogno del Vangelo.15 febbraio:

VI  DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO/B Mc 1,40-45

Questa volta la folla non c’è.
C’è solo un lebbroso.
Non solo, per l’epoca, un malato grave, ma un uomo solo, isolato, escluso dalla famiglia, dalla convivenza sociale e dalla sinagoga:una persona disperata e indegna di essere commiserata..    
Infatti un crudele ragionamento attribuiva la malattia al peccato e il male era la punizione per una colpa da espiare.
Quale terribile peccato doveva aver commesso un lebbroso! Gesù ha ai suoi piedi un uomo piegato sotto il peso del dolore e dell’emarginazione.
Poche sono le parole del malato.
La sua è una timida richiesta, non osa disturbare il Rabbi, “Se vuoi”, dice.
Osa chiedere, ma senza insistere.    
Forse nel profondo del cuore pensa di non essere degno dell’aiuto del Messia.
Invece Gesù, lungi dal giudicare, stende la sua mano, lo tocca e lo guarisce.    
Finalmente una mano amica.
Ancora una volta Egli è fedele al suo amore per ogni uomo, un amore più forte del ribrezzo, più forte del timore di trasgredire ai precetti dei rabbini, più forte della paura del contagio.
Anzi il contagio avviene al contrario: è Gesù che contagia il lebbroso con il suo amore restituendogli la sua dignità di uomo e di figlio di Dio.
E quando si ama, come ama il Cristo, in qualche modo ci si mette in ombra perchè chi è amato riceva luce.
Quanto c’è da imparare per noi oggi.
Il nostro mondo è pieno di gente “lebbrosa”che chiede di essere amata: “Se vuoi”.
Dobbiamo volerlo.

22 febbraio: VII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO/B Mc 2,1-12

Anche il Vangelo di questa domenica ci porta a Cafarnao, a casa di Pietro e Andrea.
Si respira un clima di fede, di speranza, di letizia.
Un gruppetto di amici, non riuscendo ad entrare nella casa che ospitava il Maestro, a causa della gran folla, non esita a scoperchiare il tetto e a calare, con l’aiuto di corde, il lettuccio su cui giace un paralitico pur di farlo incontrare con Gesù.
L’Amore non conosce ostacoli e sa trovare strade anche le più impensate.    
Quando Gesù lo vede, ancor prima di guarirlo, dice:”Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati”.
Sono parole di misericordia, di perdono, di riconciliazione e di accoglienza.
Sono parole che riempiono il cuore di pace.
Ma non tutti sono disposti ad accettare.
Tra i presenti c’è chi pensa che quell’uomo ha bisogno di salute non di perdono e amore.
E’ un malato da sanare non un fratello da salvare.
Solo Dio può rimettere i peccati.
Gli scribi di allora, ma forse anche quelli di oggi, si scandalizzano di tale misericordia.
Gesù, che ama oltre ogni limite, dona la totale e piena guarigione del corpo e dello spirito a chi è nel bisogno.
Aveva ragione la gente di Cafarnao a dire: “Non abbiamo mai visto nulla di simile”.
Anche a ciascuno di noi Gesù dice tante volte: “Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati”, donandoci un’esistenza che torna a risplendere della luce di Dio.

                                                                                                                               Una mamma


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