N° 2 - Febbraio 2019
Diario di un parrocchiano
di Enzo Mazzini

Martedì 25 dicembre - È arrivata la solennità forse più sentita da tutti i fedeli: il S.Natale.
È vero che la Pasqua è la festa più importante per i cristiani: il Signore è risorto e col Suo sacrificio ha redento il genere umano, ma il Natale risveglia sempre un'atmosfera di intensa commozione. Anche le funzioni religiose richiamano molti fedeli che emulano i pastori che sono corsi alla capanna per adorare il Salvatore appena nato, riconoscendo nel Bambino una luce da diffondere e da comunicare, diventando così i primi evangelizzatori.
Dio, nella Sua infinita bontà, si è fatto uomo ed è sceso in mezzo a noi per annunciare la pace, il bene e la salvezza quale opera suprema dell'amore onnipotente e salvifico del Signore.
Con questo spirito io mi sono recato nella Chiesa di Maria Ausiliatrice di Isola, per partecipare alla tradizionale S.Messa di mezzanotte.
La chiesa era veramente gremita di fedeli ed il coro, diretto da Nicoletta e di cui anch'io faccio parte, era presente al gran completo, pervaso da una intensa commozione, come difficilmente capita. Bellissima la Messa "De Angelis" eseguita e davvero toccante, come sempre, l'omelia del parroco, Don Carlo, che di seguito riporto integralmente:
" L'uomo, attraverso la sua intelligenza, la sua potenza, noi lo vediamo in questo mondo così grande, così vario, così difficile qualche volta, ha ancora bisogno di una risposta che possa dire la verità sulla vita e garantire all'uomo quello che è l'infinito desiderio del cuore? La nostra presenza ci dice di sì.
Ecco, mi vengono in mente questi cuoricini che sono accanto al nostro Presepe, fatto dai bambini. Questi cuoricini sono l'esempio di alcuni bambini che hanno chiesto, pur non avendo peccati, di accarezzare la loro vita attraverso la confessione. E la confessione cos'è? È la certezza che qualcuno, nonostante i miei dubbi, le mie incomprensioni, i miei tradimenti, accarezza la mia vita. Non giustifica quello che io faccio di male, ma mi perdona. Voi capite che questa è una cosa grande! Ecco perché il Natale è la risposta precisa al desiderio del tuo cuore. Un bambino molto piccolo mi ha chiesto: "Mi racconti la storia di Gesù?" L'abbiamo sentita proprio oggi. La storia di Gesù è la storia di un paese, il più piccolo di tutto il mondo, inesistente. Nella cartina geografica c'era un puntino di fronte al mondo: Betlemme.
È possibile che Dio Onnipotente, quello che noi diciamo il Dio Creatore, abbia scelto un paesino così insignificante? C'erano città importanti già a quel tempo, 2000 anni fa. C'erano civiltà meravigliose. Perché ha scelto quella terra lì? E poi quel paesino lì, Betlemme? E poi perché il Figlio di Dio non ha trovato il posto nell'albergo? Perché è stato messo in una capanna, in una grotta, in una mangiatoia? Perché? Sono tutte cose che mi fanno pensare. È possibile che una cosa così importante e così bella abbia un inizio così difficile da capirsi? E poi come finisce la storia di questo bambino? Che diventa grande, che dimostra alla gente un amore veramente grande, che dice alla gente che siamo fratelli, che dice che abbiamo un Padre, che c'è un Paradiso e poi, alla fine della vita, viene crocifisso.
La storia meravigliosa della nostra salvezza inizia in un silenzio atroce. Dice l'Evangelista Luca, che è medico: "Gerusalemme dormiva, il mondo dormiva e non attende quella piccola luce". Ma non importa. Sarà quella luce che si farà conoscere fino ai confini della terra.
Noi abbiamo Luni. La prima indicazione è quella. Sono arrivati fino a Luni a portarci la fede, 2.000 anni fa ed è stata trasmessa in tutto il mondo. È possibile? Una fede così minuta, piccola, forse insignificante agli occhi di tanti, diventa quella cometa che illumina il cielo di ogni persona! Ecco il Natale!
Non c'era posto nell'albergo, certo, è stato messo in una mangiatoia, ma forse perché era giusto così, forse voleva essere in comunione con l'uomo, con l'uomo ricco e con l'uomo povero, con l'uomo che soffre e con l'uomo fallito, con l' uomo che dice: "Perché, Signore, mi è capitato questo? Dimmi la risposta a questo mio dolore!". No! Non te la può dire; te la dice attraverso la vita. Se fosse stato nell'agio sarebbe diverso, invece è lì su quella terra, accanto a te e forse in questo momento non ti dice nulla, ma la cosa più autorevole, la Sua parola, sarà l'offerta della Sua vita. Sarà l'abbraccio che darà a ciascuno di noi, sarà quello il "Buon Natale", la certezza che l'uomo non è più solo ma che una stella continua a posarsi sulla storia degli uomini.
Ecco allora il buon Natale, ecco allora quello che ci dice: "Gloria a Dio e pace in terra agli uomini che Dio ama". Sentiamo questo amore, questa tenerezza di Dio che risponde in maniera semplice alle domande profonde del nostro cuore. Non ci risponde con una sicurezza. Noi vorremmo saperle questa sera. Ci sono tante risposte anche a domande che non hanno risposte nel nostro cuore. Non può risponderci immediatamente, ma ci risponderà attraverso la fedeltà, quel silenzio autorevole che farà battere di speranza il nostro cuore.
Sentiamoci inseriti in questo nuovo Natale. Ancora una volta questo Bambino, attraverso la Sua innocenza e la Sua semplicità, sarà fedele per tutta la nostra vita. Quelle piccole braccia, così delicate e così fragili, saranno quelle braccia che ci porteranno anche nei momenti difficili e sono quelle braccia e quegli occhi dove noi potremo vedere quel Paradiso, quella bellezza dove si trovano tante persone che sono raccolte nel nostro cuore, che sono custodite. Il Natale è anche quest’annuncio, non per farci rivivere il dolore ed il tormento, ma per dirci che la storia degli uomini è legata ed è preziosa anche agli occhi di Dio".
Che bella omelia! Grazie, don Carlo: non finisci mai di stupirci e vorrei riportare sul Sentiero tutte le tue omelie, che toccano profondamente il cuore e che sono veri annunci di speranza e di amore verso Dio e verso i nostri fratelli. Anche le omelie proferite nelle messe solenni del Natale, di Capodanno e dell'Epifania sono davvero meravigliose, dei veri gioielli, tant'è che mi sono trovato molto in difficoltà nel sceglierne una fra tutte. Purtroppo mi manca lo spazio per trasmetterle tutte ai fratelli, attraverso il Sentiero. Io però, ogni tanto, le riascolto. Quanta carica riescono a trasmettermi! Grazie, don Carlo, da parte mia e di tutti i lettori.
Sabato 5 gennaio 2019 -  Come ogni primo sabato del mese, per oggi è programmato il  Pellegrinaggio Mariano mensile che ha come meta il Santuario di N.S. di Soviore.
Noi fedeli del Vicariato di Luni possiamo utilizzare il pullman prenotato da Agostino e che parte da Casano in perfetto orario, cosicché arriviamo all'appuntamento come da programma, accompagnati da Padre Mario e da Padre Domenico.
Il nostro Vescovo, S.E. Mons. Luigi Ernesto Palletti apre quindi la bellissima cerimonia con la seguente esortazione: "Carissimi, siamo ancora nel clima del Natale, dove abbiamo contemplato l'amore di Dio che si è fatto carne: è il miracolo dei miracoli. L'uomo da sempre ha desiderato vedere il volto di Dio; Egli ha risposto andando oltre il desiderio dell'uomo: si è fatto uomo in tutto, per tutto uguale a noi fuorché nel peccato...vivendo la gioia della famiglia, dell'amicizia, la fatica del lavoro, la sofferenza, la morte, vincendola con la resurrezione. Per poter comprendere il mistero del Natale occorre la semplicità del cuore, come i pastori o i Magi. Se c'è l'arroccarsi di Erode che non vuole che qualcuno possa disturbare il suo potere ecco non solo non c'è l'accoglienza, ma anzi si diventa violenti, si elimina tutto quello che può disturbare l'attuarsi dei nostri progetti. Siamo all'inizio dell'anno, vogliamo offrire al Signore questo tempo che ci sta di fronte perché sia vissuto per affermare Lui e non qualche nostro criterio. Fra qualche istante ci incammineremo verso il luogo che custodisce l'immagine di Maria SS., che veneriamo N.S. di Soviore, che è stata proclamata, anni or sono, Patrona principale della Diocesi…vogliamo a Lei presentare tutta la nostra chiesa diocesana perché interceda per essa, ci rafforzi nell'impegno della sequela di Gesù e interceda perché dalle nostre comunità sgorgano buone vocazioni alla vita sacerdotale."
Quindi i fedeli si mettono in cammino per raggiungere il Santuario, recitando il Santo Rosario, intervallato da bellissime invocazioni e canti Mariani. Arrivati al Santuario, viene celebrata la S. Messa solenne, arricchita da bellissimi inni Mariani e Natalizi. Molto profonda, come sempre, l'omelia del nostro Vescovo che davvero merita di essere portata all'attenzione dei nostri lettori:
"Anche in questo mese, anzi proprio all'inizio di questo nuovo anno, continuiamo il nostro peregrinare per chiedere al Signore la grazia di sante vocazioni e soprattutto, lo ricordiamo, di vocazioni alla vita sacerdotale.
Sappiamo quanto siano importanti e sappiamo quanto è essenziale per una comunità poter avere un pastore che possa rimanere in mezzo ad essa, ma sappiamo anche quanto è importante, come popolo di Dio, invocare dal Signore il dono della vocazione. Il Signore ce lo chiede oggi nel Vangelo:
"Pregate il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe".
Oggi ovviamente lo facciamo sempre alla luce della Vergine Maria, anzi affidiamo questo proprio alle mani della Vergine Maria perché sia Lei ad intervenire nella nostra preghiera ed anche se la nostra preghiera è un po' congiuntamente piccola, ma messa nelle mani di Maria sappiamo come veramente è Colei che ha strappato il primo miracolo: l'acqua trasformata in vino ed allora la nostra piccola preghiera umile, fragile, diventa importante al cospetto di Dio proprio perché viene portata al Suo cospetto dalle mani di Maria.
Oggi la parola di Dio che cosa ci insegna? Che cosa ci annunzia?
Innanzitutto ci annunzia questa necessità di vivere nella verità. L'Apostolo Giovanni, nella sua prima lettera, è stato molto chiaro.
Certamente Dio è amore! Noi siamo chiamati a vivere in questo amore di Dio, però quest'amore di Dio deve avere una manifestazione concreta, tangibile.
Non può limitarsi a delle parole e allora ecco che viene subito nella concretezza. Amare nei fatti, nella verità, ci porta ad essere autenticamente discepoli. Cosa vuoi dire? Non vuol dire semplicemente fare, anche se il fare decisamente è importante, ma è soprattutto essere veramente discepoli.
Credere che il Signore Gesù è il nostro Salvatore. Che di Lui non possiamo fare a meno. Che la verità che ci viene posta di fronte non è semplicemente quella che possiamo comprendere aprendo i nostri occhi e ragionando col nostro intelletto. Certo quella è una verità: è vero che siamo qui; è vero che siamo in questo numero; è vero che stiamo pregando: ecco tutte verità che ci sono, ma il Signore Gesù ci porta su una verità ancora più profonda. Perché ci ha convocato Lui. Perché stiamo pregando? Perché nei cieli c'è il cuore di un Padre che accoglie la nostra preghiera. Perché possiamo chiamarlo Padre? Perché il Signore Gesù ci ha fatti diventare figli di Dio. Ecco, allora c'è una verità che supera, va molto oltre quello che possiamo constatare con la nostra visibilità. In quella verità noi dobbiamo imparare a vivere, a vivere dice il Vangelo, lo dice l'Apostolo Giovanni, ma non solo a vivere ma anche ad agire. Allora la parola di Dio è molto concreta: "Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità. Da questo conosceremo che siamo nati dalla verità ". E questo deve diventare per noi il motivo fondamentale della nostra vita, una fede che si traduce continuamente in una vita concreta, che non si limita a dire "credo" ma dice "credo dunque vivo".
Una fede che, se da una parte aderisce pienamente con l'intelletto, con la volontà, con tutta la nostra umanità, all'annuncio del Vangelo, di salvezza che porta il Signore Gesù, però vi è anche una vita coinvolta. Il coinvolgimento lo abbiamo sentito: se uno vivendo in questo mondo vede il fratello e chiude il proprio cuore, come dimora in lui l'amore di Dio? Ecco questo non è l'unico modo, ma è certamente un modo molto concreto per tradurre in gesti concreti la nostra fede.
D'altra parte, noi ci ricordiamo il Signore Gesù che dice: "Avevo fame, mi avete dato da mangiare; avevo sete , mi avete dato da bere; ero malato e siete venuti a visitarmi e così tutti i vari passaggi possibili. Non solo quelli materiali, ma anche quelli interiori, quelli spirituali. Potremmo anche dire:
"Abbiamo bisogno, ecco abbiamo pregato gli uni con gli altri, però gesti concreti che traducano la vita in qualcosa di concreto. E allora, a questo punto, realmente la concretezza trova la realizzazione proprio dentro la nostra esistenza. Quell'incontro tra Natanaele e Gesù: incontro che, abbiamo sentito, parte in modo molto sfiduciato. Ma può venir fuori qualcosa di buono?
E invece poi si realizza in un incontro vero di salvezza: "Tu sei il Figlio di Dio" e quell'incontro è segnato da quella parola che sempre rimarrà misteriosa.
Tutte le volte che la leggiamo ci interpella:" Ti ho visto quando eri sotto il fico". Chissà che cosa era nella vita di Natanaele questo episodio, forse banale, forse importante, certo sconosciuto, però capace di richiamare un'attenzione. Il Signore Gesù ha visto Natanaele in un momento della sua vita che lui solo conosce, ma che diventa per lui un segno di identità: "Se mi hai visto là allora vuol dire che Tu veramente mi stai vedendo, che Tu sei attento a me. Veramente Tu hai a cuore la mia esistenza" e allora Natanaele ecco che apre il suo cuore e dice: "Rabbì, Tu sei il figlio di Dio. Tu sei il re di Israele " e Gesù stesso gli risponde: "Ma perché ti ho detto questo? Perché ti ho detto che ti ho visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!".
Ecco Il Signore Gesù entra dentro la nostra vita in quei particolari che forse sfuggono ai più e a volte sfuggono anche a noi. Solo quando Lui ce li richiama allora comprendiamo che è Lui che è entrato lì, è Lui che ha agito lì; è Lui che ha avuto attenzione nei nostri confronti. Allora quella fede che ci porta all'incontro, dall'incontro ci porta alla vita e, portandoci alla vita, ci rimanda a quello che appunto lo stesso Giovanni ha scritto nella sua lettera:
"Non a parole ma con i fatti e nella verità". Ecco, cogliamo tutto questo; lo cogliamo ovviamente dalla voce viva del Vangelo, lo cogliamo dall'annuncio dell'Apostolo, lo cogliamo dalla materna attenzione della vergine Maria. A Lei ovviamente affidiamo la nostra preghiera".


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