N° 3 - Marzo 2018
Dal "diario" di un parrocchiano
di Enzo Mazzini

Mercoledì 17 gennaio - Oggi si festeggia S. Antonio Abate, patrono dell'Annunziata.

Il diacono Agostino, che ha impiegato e continua ad impiegare tutte le sue energie per rendere sempre più bella questa chiesa, mi ha pregato di partecipare alla S. Messa delle ore 11 per accompagnare all'organo i canti dei fedeli. Io ho accolto volentieri come sempre l'invito, insieme a Federico ed a Vasco che mi aiutano nel canto. La chiesa è gremita di fedeli per partecipare ad una funzione veramente commovente. Sono presenti i parroci dell'intero Vicariato di Luni, compreso don Romano che offre sempre, con tanta generosità, la sua collaborazione.
Bellissima la Messa "De Angelis" cantata dai numerosi fedeli presenti. Molto profonda anche l'omelia di padre Mario che cerco di riassumere: Antonio è uno dei più conosciuti eremiti della storia della Chiesa. A vent'anni, facendo suoi i precetti evangelici, abbandona tutto, distribuendo tutti i suoi beni ai poveri e ritirandosi nel deserto, per dedicarsi interamente al Signore. Questo giovane vuole guadagnarsi la vita eterna, seguendo i comandamenti, facendo il proprio dovere e vedendo nel prossimo il Volto di Cristo, al quale dona tutto sé stesso. Numerosi sono i suoi discepoli, tanto da essere chiamato Padre dei monaci e veramente tanti anche i fedeli che lo seguirono.
C'è chi dice: "Io mi comporto bene e perché devo andare in Chiesa?" rischiando così di tagliare ogni collegamento che ci unisce a Dio e trascurando gli insegnamenti che Gesù ci ha impartito.

La nostra vita invece deve fare sempre riferimento a Dio e S. Antonio ci traccia la strada da seguire: essere attenti alla parola di Dio; agire di conseguenza e quindi non essere sordi alla parola di Dio, ma ascoltarla e metterla in pratica; distacco dai beni materiali e quindi non vivere con l'ansia della loro conquista, in quanto tutta la nostra attenzione deve essere rivolta al bene dell'anima; valore del silenzio e della preghiera, rinunciando a tutto quello che può distoglierci da questi fondamentali valori.
La bellissima S. Messa si conclude con un accorato ringraziamento di Agostino, visibilmente commosso, rivolto ai parroci ed ai numerosi fedeli presenti, sottolineando con forza i sacrifici affrontati dai fedeli dell'Annunziata che si sono prodigati per rendere questa casa del Signore sempre più bella e ricordando anche alcuni parrocchiani che hanno raggiunto la pace celeste, compresa la sua adorata Aldemara.

Giovedì 18 gennaio - Alle ore 21 ogni giovedì i fedeli di Casano e S. Martino partecipano all'ora di Adorazione Eucaristica nella Chiesa di S. Giuseppe. Anche questa sera è presente un discreto numero di fedeli, compreso l'ormai prossimo diacono Agostino. Veramente profonde le preghiere e le meditazioni predisposte da padre Mario per l'unità dei cristiani e per rendere grazie a Dio per la nostra eredità cristiana e per l'azione liberatrice e salvifica di Dio nella storia umana.
Il materiale per la Settimana di preghiera di quest'anno è stato predisposto dalle chiese dei Caraibi dove la storia del cristianesimo contiene un paradosso: da una parte la Bibbia fu utilizzata dai colonizzatori per ridurre in catene molti abitanti di quelle terre, per schiavizzarli e costringerli ad ingiuste condizioni di lavoro, dall'altra parte, però, la Bibbia divenne una fonte di consolazione e di liberazione. Oggi la Bibbia continua ad essere fonte di consolazione e di liberazione, ispirando molti cristiani nei Caraibi a farsi carico delle condizioni che oggi minano la dignità umana e la qualità della vita. Mentre la catena di ferro della schiavitù viene fatta cadere, nasce un nuovo vincolo di amore e di comunione nella famiglia umana che esprime l'unità per cui le nostre chiese pregano.

Giovedì 31 gennaio - Oggi ricorre la festa di S. Giovanni Bosco, Patrono di Isola e quindi i fedeli della Parrocchia Maria Ausiliatrice, e non solo loro, sono corsi in massa per partecipare ad una bellissima Santa Messa. La chiesa è talmente stracolma che diventa difficile muoversi anche per svolgere i vari adempimenti.
La S. Messa è celebrata da Monsignor Enrico Nuti, Vicario Generale diocesano, coadiuvato dal parroco don Carlo e da don Romano. Bellissimi anche i canti eseguiti dalla corale di Isola che è presente al gran completo, diretta come sempre da Nicoletta. Molto profonda l'omelia di Monsignor Nuti che di seguito riporto: "Cari fratelli e care sorelle e in particolare cari ragazzi che nei prossimi mesi riceverete la Santa Cresima, ai quali questa celebrazione è particolarmente dedicata proprio per avere come guida, come compagno di viaggio, una figura della grandezza di S. Giovanni Bosco che ha dedicato tutta la sua vita proprio alla gioventù, perché potesse godere di quel prezioso dono che la vita cristiana, la vita nel Signore, può donarci,  quel dono di cui ha parlato S. Paolo nella prima lettura che abbiamo ascoltato: "Fratelli, siate sempre lieti nel Signore" e lo ripete: "Siate lieti". È questo il grande dono; è questa la grande conseguenza della vita cristiana: la gioia del cuore; questo poter sperimentare una libertà interiore che consente di vivere tutta la nostra umanità senza perdere nulla e insieme crescere nell'amore, senza perdere nulla di quello che la vostra età chiede e don Bosco lo sapeva bene e che, oltre a insegnare a pregare, a insegnare a prepararci per arrivare nel mondo attraverso una professione, ovviamente voleva che i ragazzi si divertissero e giocassero e Lui stesso possedeva anche l'arte di fare prodigi e così far passare il tempo in allegria, perché è questo il dono della vita cristiana: non la spensieratezza di chi chiude gli occhi e non si guarda intorno e cerca di vivere in una bolla di sapone e si fa un mondo artificiale pensando di trovarvi la gioia, ma di chi invece sa affrontare le sfide del mondo, sa affrontare i momenti lieti e i momenti tristi della vita, sa affrontare anche quelle che sembrano apparentemente delle difficoltà insormontabili, guidato dal Signore. Allora a tutti noi, ma a voi ragazzi in particolare, ecco auguro che questa nostra festa di oggi, questo Santo soprattutto, che avete già conosciuto e che imparerete a conoscere sempre meglio, vi guidi a questa letizia del cuore, a questa gioia del cuore e sapete che questo è un tema caro anche al nostro Papa Francesco che ha scritto più di un documento: il primo è l' "Evangeli gaudium" (la voce del Vangelo) e in questi giorni invece parla della gioia per la verità perché ha dato delle indicazioni alle istituzioni accademiche della Chiesa perché è convinto il Papa, come è convinta tutta la tradizione cristiana, perché è il Signore ad avercelo insegnato, che la pace che porta Lui dona questa gioia, anche se ci consente e non ci esime dall'affrontare le prove, per cui c'è il rischio sempre di perderci, c'è il rischio di non trovare la strada giusta. Tutto questo bel popolo di Dio, radunato in questa chiesa oggi, assicura a voi l'accompagnamento nella preghiera perché non perdiate la via, perché sappiate fare quell'esperienza umana che ciascuno deve fare per sé e nessuno lo può sostituire e nessuno gliela può dare, ma senza vivere quelle deviazioni che poi lasciano delle tracce profonde e che è difficile correggere e soprattutto rimarginare e Paolo ci dice come fare: nella prima lettura ci dice come dobbiamo fare: "Non angustiatevi per nulla" e cioè non ci dobbiamo far prendere dalle preoccupazioni in modo eccessivo. La vita è complessa, la vita è complicata, la vita addirittura è contorta: nessuno di noi ha le ricette già garantite per l'avvenire, ma noi crediamo nella presenza del Signore. Crediamo che sia il Signore a guidare la storia e addirittura il Signore si serve anche delle righe storte della nostra vita per indicarci Lui la parola giusta, la parola corretta e allora non ci dobbiamo angustiare, perché l'angustia toglie la gioia. Quando ci facciamo troppa preoccupazione per le cose, per l'avvenire ci viene tolta la capacità di gustare il momento presente e di capire che cosa nel momento presente il Signore ci sta dando e che servirà anche domani per affrontare la sfida del domani e poi, appunto, ci viene indicato di fare presenti al Signore le nostre richieste con ogni preghiera, supplica e ringraziamento, ma poi un'altra cosa, un'altra indicazione che direi che è fondamentale per tutti noi e non solo per voi ragazzi ovviamente, ma per ogni cristiano e che è la grande ricetta per affrontare appunto l'impegno della vita. Dice Paolo più avanti: "In conclusione, fratelli, quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile e onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri".
Noi dobbiamo custodire e coltivare nel nostro pensiero appunto quello che è vero, quello che è giusto, quello che è nobile, quello che è amabile. Se non custodiamo pensieri elevati e ci lasciamo condizionare invece dalle tentazioni o dalle influenze negative degli altri, quello che pensiamo, prima o poi cominceremo a dirlo e, prima o poi, diventerà anche quello che faremo. Se invece custodiamo pensieri veri, pensieri giusti, pensieri nobili, pensieri amabili, sarà anche quello che diremo, ma soprattutto sarà quello che faremo e così conseguiamo la letizia e la gioia. Quindi soprattutto per voi giovani questa ricetta è fondamentale. Se non partiamo da quello che portiamo dentro di noi e che coltiviamo, se non abbiamo grandi desideri, buoni desideri, desideri veri, desideri di amore autentico gli uni per gli altri, è ovvio che nella vita troveremo sempre l'occasione che ci farà inciampare, che ci farà deragliare, perché non siamo protetti, perché non possiamo rimanere vuoti. Ci si riempie sempre di qualcosa ma non è detto che sia la cosa necessaria. Se invece noi custodiamo questi buoni pensieri ecco che questi ci difenderanno anche di fronte alle tentazioni e di fronte alle sfide della vita. Ecco perché è necessario avere il desiderio di formarci in modo autentico per affrontare la vita e trovare qual è la nostra vocazione, qual è il nostro modo di guadagnarci da vivere in modo giusto e confacente alle nostre caratteristiche, ma è soprattutto coltivare desideri di bene e condividerli. Il grande pericolo del nostro tempo è quello di creare tanti mondi artificiali, uno separato dagli altri. Abbiamo tanti mezzi di comunicazione, da internet a qualsiasi altra modalità dei social network di scambiarci informazioni, ma questo non fa automaticamente anche un insieme di buoni pensieri: ci possiamo dire di tutto ed il contrario di tutto. Quello che importa invece è questa custodia. Custodendo i buoni pensieri, nessuno ci potrà togliere la gioia e, aiutandoci a scambiare buoni pensieri, i pensieri veri, ci faremo un grande dono, come lo stiamo facendo adesso e tutti con le parole della liturgia ci rivolgiamo a Dio. Ma lo dobbiamo fare anche fuori di questa Chiesa quando affrontiamo le vicende del mondo sempre sforzandoci a vicenda per compiere il bene. Se creiamo questa rete di bene allora siamo garantiti, se rimaniamo isolati, ci lasciamo isolare, siamo in preda a chicchessia e allora S.Giovanni Bosco questo lo aveva capito bene. Aveva creato nei suoi oratori, nelle sue scuole, proprio questa ricchezza di mondo interiore, di mondo operativo per aiutare, aiutare quei giovani, soprattutto quelli più sbandati, senza la famiglia che è il punto centrale per l'esistenza di ciascuno di noi.

Allora lasciamo che questo Santo ci imprima nel nostro cuore e soprattutto questi insegnamenti del Vangelo ci siano compagni di strada. Non troveremo allora fatica nel seguire il Signore perché il Signore ci darà quella gioia. Sia lodato Gesù Cristo!"

Sabato 3 febbraio - Il Pellegrinaggio Mariano mensile oggi si svolge presso il Santuario di Nostra Signora della Neve in La Spezia. Come sempre, i fedeli del Vicariato di Luni  e quelli di Bocca di Magra partecipano numerosi, nonostante il tempo piovigginoso, utilizzando un autobus gran turismo della ditta Lorenzini, appositamente noleggiato e che raggiunge la meta con la massima puntualità ed i fedeli si ritrovano nella Chiesa di S. Maria Assunta dove, alle ore 8, il nostro Vescovo, S.E.Mons. Ernesto Palletti, apre la commovente cerimonia con una forte esortazione: "Carissimi, viviamo questo momento di preghiera alla vigilia di una giornata particolare che la Chiesa italiana ci fa vivere: la Giornata della Vita. Una giornata che ci richiama alla sacralità della vita in ogni suo stadio e la bellezza e la grandezza della vita che non può essere banalizzata o vissuta senza uno scopo grande, infinito, nello stesso tempo l'impegno a difendere la vita, specie quella più debole ed indifesa. Noi dobbiamo vivere con gratitudine l'inestimabile dono che ci è stato fatto della vita, consapevoli che ogni istante, ogni battito del nostro cuore, è amato e voluto    da Dio che è amore e che ci ha pensati dall'eternità e il suo amore è fedele e non si dimentica di noi. Siamo preziosi ai suoi occhi. Noi adulti cristiani abbiamo la responsabilità, di fronte alle giovani generazioni, di testimoniare la gioia di essere amati, pensati e voluti e questo anche dentro la croce è la più grande testimonianza che si possa dare; chiediamolo anche per i presbiteri tutti in modo particolare quelli stanchi, infermi o comunque in difficoltà: è la prima opera vocazionale la consapevolezza che fin dal grembo materno ha pronunciato il nostro nome."  Quindi la processione inizia la sua marcia attraverso le strade cittadine, recitando il S. Rosario ed elevando bellissimi canti, raggiungendo in perfetto orario il Santuario di Nostra Signora della Neve dove alle ore 8,30 viene celebrata una solenne santa Messa da parte del nostro Vescovo, attorniato da numerosissimi sacerdoti e diaconi. Molto profonda e commovente, come sempre, l'omelia del nostro Vescovo che di seguito riporto: "Dunque questa mattina ci troviamo insieme a pregare, anzi ad affidare la nostra preghiera nelle mani di Maria. Innanzitutto perché è il tradizionale pellegrinaggio di ogni primo sabato del mese e non dimentichiamolo, in modo particolare, proprio rivolto ad invocare dal Signore il dono delle vocazioni, in modo particolare delle vocazioni al sacerdozio e questo deve essere un carico che ci prendiamo veramente; dobbiamo far nostra la parola del Vangelo, dobbiamo elevare al Padrone della messe le nostre preghiere perché mandi operai alla Sua messe. Lo facciamo però in modo particolare, proprio ricordando Maria, Regina e Madre della Misericordia. Importante questo titolo che viene attribuito alla Vergine! Non è un titolo puramente devozionale anzi, dobbiamo dire, affonda le sue radici proprio nella profondità di Dio. Dio è misericordia e se Maria può essere, con ragione, con verità, definita Madre della misericordia, è perché Maria è Madre del Signore Gesù. Potrebbe apparire scontata questa affermazione, ma di fatto non lo è perché un conto è dirla e un conto è viverla; un conto è proclamarla e un conto è crederla, dove crederla vuol dire farla scendere dentro al nostro cuore come una verità importante, fondamentale dentro la nostra vita e Madre di misericordia è innanzitutto perché genera Colui che è la misericordia del Padre. Questa è la radice della vera misericordia di Maria. Lei dà alla luce il Signore Gesù che è l'unico redentore dell'uomo. Se noi siamo salvi è perché Lui è nato, morto, risorto per noi. Lui, eterno figlio di Dio, prende la nostra umanità, un'umanità vera, la vive in modo concreto ed autentico, tranne che per il peccato il quale non Gli appartiene ovviamente, però si addossa le nostre colpe, in modo da poterle purificare una volta per tutte al cospetto del Padre e diventa per noi misericordia.
Maria ci dona il Signore Gesù. Maria è la madre della misericordia, perché la misericordia nel Vangelo non è semplicemente un atteggiamento: è una persona, ha un volto, ha una storia, ha anche uno spessore dell'incarnazione al punto tale da poter essere inchiodato sulla croce per noi; ha la luce candida della resurrezione e dunque della nostra liberazione e salvezza.
Ecco, noi non possiamo fare a meno di guardare Maria in questa ottica, in questa luce. Maria è madre di misericordia perché ha generato Colui che è la misericordia del Padre, però non è semplicemente uno strumento: Maria è coinvolta in questa misericordia; Maria è resa partecipe di questa misericordia. Noi sappiamo che ci viene affidata come madre misericordiosa proprio dalla Croce, da parte del Signore Gesù. Maria è madre di misericordia perché si trova non solo a crederla, a generarla, a donarla, ma a viverla in prima persona. Sotto la Croce, in quel dolore di madre, Lei esercita la misericordia, Lei esprime la misericordia. Non ci sono parole di condanna ma, se mai, c'è una presenza silenziosa che fa Suo il progetto del Figlio, anche quando il progetto passa attraverso la grande forza del martirio come è stata per Maria sotto la Croce, al cospetto di Cristo e allora la Madre di misericordia che vive la misericordia. La vive, la esercita, la trasmette, la rende concreta non solo nel generarla nel Figlio, ma nel lasciare che si generi anche in Lei stessa. È misericordia perché è capace di intercessione.

Tutte le epoche hanno guardato a Maria come al segno della misericordia; anche lì dove, per cultura, per tradizione, anche per arte, quando si raffigura il giudizio finale e si raffigura in modo forte, potente, Maria è sempre colei che tenta di dire l'ultima parola di misericordia, anche nel momento ultimo, decisivo. È bello dunque ricordarLa così, come una madre che rimane vicino a noi, però è anche bello pensare che la misericordia di Maria non è una semplice ed a volte banale giustificazione; Maria non giustifica banalmente i propri figli. Maria sappiamo che ci richiama con forza la verità; è una verità che Lei identifica proprio nel Suo Figlio: "Fate quello che Lui vi dirà": quelle parole ormai così abituali delle nozze di Cana eppure così profonde!  Maria esercita una misericordia che lega l'uomo alla verità e dunque lo lega alla responsabilità delle nostre azioni. Nel contempo, però, lo mette sotto la luce di quel perdono del Padre che, dove accolto, produce veramente una riconciliazione autentica. Allora è Colei che da una parte non cessa di chiamare bene il bene e male il male. Ci insegna ad essere chiari nei nostri giudizi e nel nostro cammino, soprattutto il giudizio che dobbiamo dare a noi stessi perché è facile giudicare gli altri. Maria chiede di giudicare noi stessi; nello stesso tempo però, questo giudizio lo pone maternamente sotto l'unico grande sigillo di salvezza che è quello della Croce, il quale non è venuto per condannare ma è venuto per salvare. Certo, questo non toglie il fatto che noi potremmo anche rifiutare drammaticamente questa salvezza. Questo è un fatto concreto di cui non dovremmo mai dimenticarci. Abbiamo la grazia di abbracciarla fino in fondo, ma potremmo anche avere una volontà di rifiutarla fino in fondo e sarebbe drammatico perché allora lì non ci sarebbe tanto la condanna di Dio quanto il rifiuto dell'uomo, quel rifiuto di fronte al quale anche Dio deve arrendersi. Ecco, Maria invece è vicina a noi per incoraggiarci, per evitare che questo avvenga, perché il nostro cuore sia sempre aperto, perché non ci sia mai lo spazio per la disperazione e che la verità che deve esserci e riveli il nostro peccato sia però nella luce della misericordia, capace di portarci alla vita e non di gettarci nella disperazione. Ecco, Maria compie tutto questo. Lo compie innanzitutto con quelli che all'inizio Gesù aveva scelto e li aveva posti attorno a sé, pronto a compierlo nella Chiesa e lo compie all'interno della nostra vita. Chiediamolo perché è di questa misericordia che noi dobbiamo essere testimoni e di questo amore che Dio ha verso l'uomo che noi dobbiamo proclamare con la vita e con le nostre parole il Vangelo di salvezza. Lo chiediamo ovviamente per l'intercessione materna della Vergine Maria".
 


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