N° 1 - Gennaio 2018
Dal "diario" di un parrocchiano
di Enzo Mazzini


 

Sabato 11 novembre -
Oggi ricorre la festa di S. Martino di Tours - vescovo, patrono, insieme a S. Giuseppe, della parrocchia di Casano ma, come sempre, la ricorrenza viene solennizzata la domenica seguente e quindi, quest'anno, il 12 novembre.
I giovani si danno un gran da fare per organizzare una bella festa e richiamare molti fedeli soprattutto alle funzioni religiose e poi per gustare il vino novello ed alcuni cibi tradizionali ed in primis le caldarroste ed i castagnacci, offerti ai visitatori.
La festa è sempre molto sentita nella bellissima chiesa, pieve di epoca longobarda e che, seppure ampiamente ristrutturata, presenta ancora immutate le sue linee in stile romanico e costruita sulla importante via di comunicazione che collegava i due castelli di Ortonovo e Nicola.
La chiesa oggi è strapiena di fedeli che assistono con devozione alla S. Messa solenne, arricchita da meravigliosi canti sacri eseguiti dalla Corale di S. Giuseppe, diretta da Pier Giuseppe.
Molto avvincente l'omelia di don Romano che apre con un dialogo diretto con i numerosi bimbi che occupano i primi posti e che partecipano con grande attenzione e devozione. In particolare, ricorda che Martino, nome che significa dedicato a Marte il dio della guerra, è vissuto 1.600 anni fa ed è nato nella odierna Ungheria da genitori pagani e quindi non cristiani che non lo battezzarono. Ma a 10 anni, contro il volere dei genitori, si iscrive nel registro dei catecumeni. Il padre, un po’ testardo, gli impone di fare il servizio militare e lui obbedisce, ma è proprio in quel contesto che nasce la sua vocazione.
Di S. Martino tutti noi conosciamo un episodio: la donazione di metà del proprio mantello ad un povero, per ripararlo da un freddo insopportabile. La notte seguente sogna un povero e capisce che il il povero al quale aveva dato il mantello era Gesù. Allora, in seguito a questo sogno, decide di fare di testa sua, prende il battesimo a circa 40 anni ed in seguito diventerà addirittura Vescovo nella città di Tours e fonderà poi un monastero, fornendo un grande esempio di generosità, di carità e di amore verso il prossimo e quindi, prendendo a guida il Vangelo, ha vissuto con la lampada accesa per tutta la vita, per lo meno dall'età di 10 anni. Quella luce è rappresentata dalla fede, da portare in ogni momento, sempre più splendente e sempre più forte e quindi S. Martino ci indica la strada non per essere santi come Lui, meta difficilmente raggiungibile, ma almeno in cammino verso la santità.
Martedì 21 novembre -
Ho partecipato ad una funzione religiosa veramente commovente, nella Chiesa di S.Lorenzo in Ortonovo dove, alle ore 17, si è svolta la cerimonia per la somministrazione dell'accolitato ad Agostino Cavirani, penultima tappa per raggiungere l'ambito traguardo del diaconato. Infatti il periodo di preparazione al diaconato è abbastanza lungo, richiedendo un notevole impegno ed approfonditi studi specifici con conseguente necessità del superamento di appositi esami, volti a verificare il necessario grado di preparazione da parte dei candidati anche se tutto ciò non deve scoraggiare le vocazioni. Gesù e la nostra Madre Celeste ci fanno da guida e da sostegno in ogni momento.
Ebbene Agostino, che ha già superato lo stadio del "lettorato", oggi si accinge a superare anche quello dell'"accolitato" e quindi è ormai ad un passo dall'ordinazione di "diacono".
Molto commovente la cerimonia, ovviamente alla presenza del Vescovo, S.E. Mons.Luigi Ernesto Palletti. La Chiesa di S. Lorenzo è gremita di fedeli per partecipare ad una cerimonia e ad una S. Messa veramente commoventi, con la presenza della Corale "Cantus Firmus", diretta dal Maestro Renato Bruschi.
Bellissima ed elevata, come sempre, l'omelia del nostro Vescovo che di seguito riporto interamente: "Innanzitutto abbiamo sentito il brano del Vangelo. È un brano che ci parla di familiarità: "Chi è mia Madre e i miei fratelli", ma ci parla anche di fedeltà: "Ecco chi è mia Madre e i miei fratelli: coloro che ascoltano la parola e la vivono". È un brano che in modo particolare ci richiama alla Vergine Maria. Sappiamo che Maria, certo, è madre di Gesù.
Lo ha concepito dallo Spirito Santo, Lui, figlio di Dio, che nasce per noi ma però prende per noi la natura umana e quella la riceve dalla Vergine Maria. Dunque è veramente madre di tutti noi. Eppure il Signore non pone tanto in questa verità la grandezza di Maria, quanto invece nel fatto che Maria sa essere non solo madre ma discepola del Figlio, dunque Colei che ascolta, Colei che vive, Colei che rimane a fianco sempre, fino alla Croce, di Suo Figlio che però riconosce anche Signore ed allora una maternità che certo tocca Maria nella Sua umanità, ma La tocca ancor prima nello spessore della Sua fede e la fede, fin dall'inizio, farà dire a Maria: "Ecco sono la serva del Signore, si compia di me secondo la Tua parola ". In quella sede che fa essere Maria madre, e nel contempo serva, ma serva ad un livello alto, serva nelle nozze di Cana, serva ancor prima nell'accogliere, partorire, far crescere il Signore Gesù proprio nella Sua umanità, serva nel Cenacolo quando estende questa maternità a tutta la Chiesa ed in modo fondamentale proprio a quei primi discepoli e proprio lì con gli Apostoli ad attendere ed accogliere il dono dello Spirito.
Maria, potremmo dire, non sale mai al centro della situazione. È sempre a fianco: a fianco del Signore che nasce, a fianco del Signore che cresce, anche quando non Ne comprende
fino in fondo il progetto, quando Lo ricerca e Lo ritrova nel tempio. "Non sapete che devo occuparmi delle cose del Padre mio?" e, come dice il Vangelo, Maria viveva queste cose meditandole nel Suo cuore, a fianco del Signore Gesù al momento delle nozze di Cana, a fianco del Signore Gesù nel momento della Croce, a fianco degli Apostoli nel Cenacolo, nell'attesa dello Spirito. Potremmo dire che ha un ruolo relativo? No, fondamentale; fondamentale proprio perché questo essere a fianco è sempre in profonda comunione con Suo Figlio, è sempre nel servizio profondo al Suo Figlio, è sempre in quell'unità con l'unico mistero di salvezza. Ecco oggi noi potremmo anche vedere in questo che stiamo per celebrare la radice di tutto questo.
L'accolito è colui che sta sempre a fianco. Non amministra la Messa: sta a fianco del celebrante.
Non compie un'azione: sta a fianco del celebrante. È colui che previene, perché deve guardare che tutto sia predisposto per la celebrazione dell'Eucaristia. È colui che accompagna perché realmente cura tutto questo; è colui che è una presenza di comunione.
Allora è bella questa figura di Maria che diventa in un certo qual modo nella Sua maternità un po’ la figura dell'accolito per eccellenza: è donna che però sta vicino al Signore Gesù e pure in mezzo agli Apostoli e in mezzo a coloro ai quali il Signore Gesù ha detto: "Chi ascolta voi, ascolta me" ed a fianco di quel Pietro al quale Gesù ha detto:" Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa". Apparentemente potrebbe scomparire, ma quel l'essere a fianco, costante perché affidata, perché dentro ad un progetto, ecco che La rende grande nel servizio e grande anche nella sua interezza. Ecco, noi oggi vogliamo veramente compiere questo è cioè affidare il ministero dell'accolitato al nostro fratello, chiedendo che possa essere, proprio come Maria, colui che sta a fianco e dunque sta in servizio costante, sta in acquisizione costante e sa che a lui non compete ovviamente la celebrazione però compete che la celebrazione vada bene, questo sì ed è importante.
Come a Maria competeva che tutto si svolgesse secondo la parola dell'Angelo, secondo la parola di Dio, nel progetto della salvezza. Ecco, noi la vogliamo vivere così e ovviamente affidarlo al Signore e nel contempo continuare a pregare per lui e chiedere ovviamente al Signore che ognuno di noi sappia essere veramente, sul modello di Maria, un servo autentico del regno di Gesù.
Pertanto ora accogliamo e benediciamo, istituendo questo ministero in questo nostro fratello".
Quindi viene celebrato il commovente rito della concessione dell'accolitato al nostro fratello Agostino da parte del Vescovo che elenca anche tutte le competenze che vengono assegnate all'accolito.
Venerdì 8 dicembre -
Oggi ricorre la festa della Immacolata Concezione della B.V.M. che viene solennizzata nella Chiesa di Maria Ausiliatrice di Isola. Per questo, dopo aver partecipato alla S. Messa delle ore 9,30 nella Chiesa di S. Martino, sono corso ad Isola per unirmi al coro che era presente al gran completo, sotto la guida di Nicoletta.
Questa ricorrenza è molto sentita ed infatti la chiesa era veramente gremita di fedeli. Moltissimi anche i chierichetti presenti, cosa oggi abbastanza rara e che non si verifica frequentemente nelle altre chiese. Bellissima e veramente profonda l'omelia di don Carlo che, dopo aver approfondito i principali passi del Vangelo del giorno, ha ricordato anche fatti straordinari, realmente accaduti in questa ricorrenza.
L'Immacolata Concezione rappresenta per la Chiesa cattolica un dogma importantissimo in quanto stabilisce che la Vergine Maria è stata preservata immune dal peccato originale fin dal primo istante del Suo concepimento. Infatti solo Maria, in quanto Madre di Cristo e quindi anche Madre di Dio, nasce e vive senza macchia di peccato e quindi è l'unica creatura umana non solo esente dal peccato originale, ma che non ha commesso nessun peccato né mortale né veniale in tutta la Sua vita. Durante l'omelia debbo dire che mi sono per un attimo distratto perché il mio pensiero è corso a Lourdes dove Maria Santissima, rispondendo ad una domanda di Bernadette, suggerita dal suo parroco proprio per verificare l'autenticità dell'apparizione, aveva rivelato la Sua identità: "Io sono la Immacolata Concezione ", cosa che, riferita da Bernadette al suo sacerdote, lo aveva definitivamente convinto dell'autenticità di quanto riferito dalla piccola veggente circa le apparizioni di Maria.
Come avrebbe potuto una semplice bambina di paese inventare questa elevata definizione di Maria Santissima? Proprio in quel periodo, ed esattamente l’8 dicembre 1854 Papa Pio IX, con propria enciclica, proclamò solennemente il dogma della Immacolata Concezione e cioè che "la beatissima Vergine Maria, nel primo istante della sua concezione, per una grazia ed un privilegio singolare di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, è stata preservata intatta da ogni macchia del peccato originale".
Al termine dell'omelia, don Carlo ha invitato i fedeli a partecipare alla recita del Santo Rosario a Nicola. L'appuntamento ogni anno era davanti alla statua di Maria, collocata nella nicchia del Pianello, però quest'anno il tempo perturbato non avrebbe consentito un regolare svolgimento di questa meravigliosa e significativa funzione e pertanto don Carlo ha invitato i fedeli a recarsi direttamente nella Chiesa di Nicola. Io ho partecipato a questa bella cerimonia che si è svolta regolarmente nonostante il vero diluvio che si è scatenato.
Giovedì 14 dicembre -
Questa sera ho partecipato all'ora di adorazione per le vocazioni che si è svolta nella Chiesa di Luni Mare e, nonostante il tempo perturbato, ho notato una discreta partecipazione di fedeli guidati da tutti i parroci del Vicariato.
Bellissime le letture predisposte da don Alessandro di cui riporto qualche riferimento.
Il tempo di Avvento è ormai inoltrato e dal punto di vista sociale sembra già arrivato il Natale, poiché i giorni iniziano a popolarsi di eventi e appuntamenti nei quali confluiscono sia i rituali natalizi presenti in diversi luoghi sociali, sia i rituali di chiusura dell'anno civile. Il clima generale percepito, quindi, possiede già una certa atmosfera che è bene cogliere, leggere in profondità e illuminare con la luce del Vangelo. Il desiderio della festa e l'esperienza della gioia sono molto affini: si fa festa per cercare la gioia e quando si vive la gioia si fa festa. Il cristianesimo ha molto da dire e da dare sulla gioia, anche se purtroppo la percezione diffusa è diversa dall'autentico spirito cristiano. L'atteggiamento e l'esperienza della gioia ci donano un'altra indicazione su come vivere l'attesa del Signore. Ogni lettura biblica può costituire uno sfondo per declinare l'invito alla gioia dell'attesa e all'attesa della gioia.
Ad ognuno di noi, Gesù chiede di essere come Giovanni il Battista, un profeta che rende testimonianza, ma che si fa anche da parte perché solo Lui è la luce, mentre noi ci limitiamo ad essere un Suo raggio, un flebile riverbero della Sua Parola. Cristo ci domanda di riconoscere la grandezza di un progetto che non possiamo abbracciare. Di farlo con umiltà, rallegrandoci del nostro ruolo, senza invasioni di campo, senza pretendere di rimanere sempre sotto i riflettori a svolgere la parte dell'unico protagonista. È Gesù che salva, che strappa alle forze del male. È Cristo che trasforma con la forza dello Spirito Santo le nostre esistenze lacerate, ferite dall’odio, dalla brutalità. Noi siamo solo Suoi ripetitori che fanno giungere la Sua voce perché consoli, sostenga, trasmetta slancio e speranza.
Gesù, Tu che agisci nel nome del Padre e ci riveli la Sua bontà, trasformami in un Tuo strumento. (Testo di R. Laurita)
Bellissima anche la preghiera rivolta al Signore Gesù che di seguito riporto:
"Signore Gesù, Dio vicino, volto della speranza, vieni tra noi, nasci ancora, risplendi nella
nostra vita è rendici capaci di generare speranza per il mondo; di seminare parole che portino gioia e benedizione, come Maria per Elisabetta.
Vieni, Signore e riempici di Te per far brillare nella notte le tue parole di vita. Amen.

 


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