N° 9 - Novembre 2014
Il Vangelo di novembre
di Claudia Pugnana

       

Sabato 1° novembre: Solennità di Tutti i Santi  (Mt 5,1-12)

La festa di oggi è in onore di tutte quelle persone che hanno raggiunto la comunione perfetta con Dio, sia quelle che l’ hanno già fatto nella loro vita terrena e sia quelle che, grazie all’amore misericordioso di Dio, si sono purificate dopo la morte. Queste persone sono i Santi che ora sono in relazione viva e beatificante con la Trinità. La Chiesa venera pubblicamente alcuni di loro, ad iniziare dalla “Regina di tutti i Santi”, Maria Santissima, ma essi sono “una moltitudine immensa, che non si può contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua” (Ap 7,9). Dio ha posto il Suo Sigillo di Santità a questa moltitudine, ha comunicato all’uomo imperfetto la Sua perfezione, e sta all’uomo agire come Dio agirebbe.

Un’osservazione sul numero 144.000 che nell’Apocalisse esprime il numero di coloro che hanno ricevuto il sigillo: i nostri fratelli Testimoni di Geova lo ritengono un numero reale, ma l’esegesi cattolica ne coglie il suo valore simbolico che vuol significare: 144.000 è il prodotto di 12 x 1000 dove 12 rappresenta la totalità di un popolo (12 erano le tribù d’Israele, 12 gli Apostoli del Popolo di Dio) e 1000 è equivalente al concetto di infinito (anche noi diciamo spesso “te l’ho detto mille volte di non fare questa cosa”). Possiamo pertanto ragionevolmente dire che 144.000 corrisponde ad una MOLTITUDINE IMMENSA.

Il brano evangelico di oggi ci dice a cosa va incontro chi segue la volontà di Dio. Dio manifesterà il suo amore per noi e Gesù ce lo presenta attraverso alcune immagini:

-          La consolazione di Dio che cambierà il destino di dolore in gioia: Saranno consolati

-          Il dono di una vita senza limiti nella gioia  : Erediteranno la terra

-          La scomparsa di ogni bisogno materiale e spirituale: Saranno saziati

-          La constatazione del perdono di Dio: Troveranno misericordia

-          L’inizio di una relazione più immediata con Dio: Vedranno Dio

-          Il riconoscimento della propria vera natura: Saranno chiamati figli di Dio

-          La piena partecipazione alla vita del cielo “questa vita perfetta, questa comunione di vita e di amore con la Santissima Trinità, con la Vergine Maria, gli angeli e tutti i beati, è chiamata cielo” (Cat. Chiesa Catt. 1024) : Di essi è il Regno dei cieli  

 

Domenica 2 novembre:  Commemorazione dei defunti (Gv 6,37-40)

Ho scelto di commentare il Vangelo della Messa I che non parla di morte ma di resurrezione.

La liturgia non si ferma alle lacrime e al dolore che ci sono quando si sopporta la morte di qualcuno, ma guarda più avanti…., non parla della fine della vita terrena ma della vita vera che viene dopo. La morte è un fatto inevitabile …. per chi è in vita! …, lo è stato anche per il Dio - uomo  Gesù e neanche per Lui è stato un momento senza emozione …

Spesso commettiamo l’errore di Marta (“Se tu fossi stato qui mio fratello Lazzaro non sarebbe morto…”) perché continuiamo a guardare la vita con lo sguardo che non va oltre l’orizzonte terreno. Così continuiamo a chiederci dov’è Dio quando un familiare sta male, quando muore un bambino o una persona giovane oppure perché non impedisce con la Sua potenza la morte di qualcuno per cui stiamo pregando. Dio non ci ha fatti per la morte ma per la Vita …. Non per la sola vita terrena che è sempre troppo poco per i suoi figli, ci ha preparato uno spazio e un tempo che ci assimilano a Lui per la nostra piena felicità. E’ l’unico punto di vista che ci rende veri uomini, corrispondenti all’uomo pensato da Dio .  

 

Domenica 9 novembre:  Dedicazione Basilica lateranense (Gv  2,13-22)

Oggi la Chiesa celebra la dedicazione della cattedrale di Roma, intitolata a S. Giovanni Battista e a S. Giovanni evangelista, “Madre e Capo di tutte le Chiese di Roma e del mondo.  La Cattedrale in ogni Diocesi  richiama simbolicamente tutta la Chiesa locale, guidata dal Vescovo. In essa si trova la “cattedra” episcopale, il luogo dal quale il Vescovo esercita il suo ministero di annunciare il Vangelo e di ammaestrare la comunità cristiana affidatagli dal Papa.  In San Giovanni si trova la cattedra del Vescovo di Roma, del Santo Padre, e pertanto questa Chiesa svolge il compito di incoraggiare, coordinare, unificare e guidare nell’amore tutte le comunità locali del mondo. L’edificio “chiesa” è uno spazio sacro, il luogo dell’incontro tra  Dio e l’uomo: Dio è presente nel tabernacolo (= tenda, in ricordo del luogo che nei 40 anni nel deserto custodì l’Arca dell’Alleanza) ed attende paziente la visita di chiunque gli si voglia avvicinare. Nella cultura ebraica il Tempio di Gerusalemme era il luogo della presenza di Dio (nella stanza detta “Santo dei Santi,” dove fu conservata l’Arca dell’Alleanza) e il luogo di incontro del popolo d’Israele: era simbolo dell’unità e della fraternità del popolo eletto. Quando Gesù parla della distruzione del Tempio e della sua ricostruzione in tre giorni dice  che sta per scomparire l’attuale modo di incontrare Dio, di pregarlo, di sentirsi popolo  prescelto. Gesù prefigura la sua morte e resurrezione, fatti che andranno a modificare per sempre il rapporto tra gli uomini e Dio. Gesù risorto è il nuovo Tempio:  in Lui  Dio amore si fa presente e si dona, tutti lo possono incontrare e intorno a Lui si costituisce un’unica famiglia, la Chiesa. Tutti i cristiani, come ci ricorda San Paolo, sono “…l’edificio di Dio….Tempio di Dio….pietra viva” . In ogni relazione ricordiamocelo.  

                          

 Domenica 16 novembre: XXXIII  del T.O. (Mt 25,14-30)

La parabola di oggi ci presenta un padrone che affida ai suoi servi una notevole somma di denaro (un talento corrispondeva a 600 denari, un denaro era la paga per una giornata di lavoro di un operaio) e parte per un lungo viaggio. Non dà la stessa somma ai suoi tre servi ma a uno dà 5 talenti, a uno 3 e all’altro 1. I tre servi investono in maniera differente il denaro: due lo fanno fruttare e lo raddoppiano, dimostrando fedeltà ed intraprendenza, e uno, per timore di perderlo, lo nasconde. Quando torna il padrone i servi riconsegnano il denaro: i primi due vengono elogiati come servi buoni e fedeli, il terzo viene  rimproverato perché malvagio e pigro. Il padrone è Gesù, i servi siamo noi, i talenti sono tutto ciò che Gesù ci ha dato: il Vangelo, l’appartenenza alla Chiesa, i Sacramenti, la Fede, la Speranza, la Carità… e anche  la vita, il tempo, le competenze personali, il lavoro, le amicizie…  Gesù ci dice che non dobbiamo comportarci come i Farisei, che osservando la Legge in modo meticoloso,  credevano di ottemperare a tutti gli obblighi verso Dio. Dobbiamo mettere a frutto tutto ciò che abbiamo poiché lo riconosciamo come un dono che il Padre ci ha fatto. Quale padre sarebbe felice se il figlio mettesse in un cassetto e dimenticasse i doni  che  gli  ha fatto?

 

Domenica 23 novembre: Solennità di Cristo Re  (Mt 25,31-46)

L’anno liturgico si conclude con l’immagine di Gesù che verrà Re e Giudice. Il Vangelo di oggi ci riporta uno degli  ultimi discorsi di Gesù prima di morire nel quale  Egli ci presenta il giudizio finale con le immagini del sovrano che riunisce tutta la sua corte (“ tutti i suoi angeli”) e pronuncia la sentenza, e del pastore che separa le pecore  dai montoni. In questo atto di giudizio Dio opera come nella creazione iniziale quando “separò la luce dalle tenebre”.

Oggetto ultimo del giudizio sarà l’amore manifestato ai “fratelli più piccoli”, agli “ultimi” della terra: gli affamati, gli assetati, gli stranieri, i miseri, gli ammalati, i carcerati. L’amore  è ciò che fa riconoscere i veri discepoli di Cristo e che deve caratterizzare ogni nostra azione in attesa  della venuta definitiva del Signore.ù

 

Domenica 30 novembre:  I^ di Avvento (Anno B) Mc 13,33-37     

La scorsa domenica il Vangelo ci presentava l’immagine della Venuta gloriosa di Cristo alla fine dei tempi, oggi iniziamo un nuovo anno liturgico con il Tempo dell’Avvento, che significa Venuta, la sua prima venuta nel mondo.

L’odierno passo evangelico sottolinea l’aspetto operoso dell’attesa. La parola ricorrente è “Vegliate!“: dobbiamo essere sempre pronti ad accogliere Gesù che viene, con atteggiamento di servizio e con costante attenzione a ciò che facciamo. Nessuno sa quando il padrone di casa tornerà, quindi smettiamola di ascoltare i falsi profeti che di tanto in tanto ci presentano le date della fine del mondo. Nello stesso tempo non adagiamoci sulle false sicurezze del mondo, dimenticando che la vera vita è altrove e  credendo che nulla di nuovo può accadere.




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