N° 9 - Novembre 2014
Storie dei lettori
  Appunti di un Pellegrino
di Gualtiero Sollazzi



Senza pietà

Solo fatti. Il primo: un uomo, accompagnato dalla moglie, va a fare una TAC. Terminata, aspettano nel corridoio per sapere qualcosa. Esce un medico e chiedono se ci sono risultati. La risposta: il marito ha un tumore alla testa. Quei due si sentono morire di fronte a una notizia tragica, data con superficialità e mancanza di rispetto. Le lacrime scendono sui volti di quegli sventurati, mentre quello se ne va.
Il secondo: quasi eguale al già raccontato. Una giovane sposa si trova in casa col bambino piccolo. Il marito è ricoverato ed ha subìto più di un intervento. Squilla il telefono: è l’ospedale di una grande città. “Stiamo trasferendo suo marito in una struttura vicino a casa sua, gli abbiamo scoperto un male incurabile”. Glielo dicono così, a una donna che si sente svenire e non può neppure urlare di dolore per non spaventare il bimbo.
E’ civiltà, questa? Si dirà: sono casi. Anche se fosse uno solo, non si può accettare. Domanda amara: se quelle persone fossero state importanti, sarebbero state trattate così? E queste crudeltà si compiono non solo negli ospedali. “Pietà l’è morta”, scriveva Nuto Revelli. “Pietà e tenerezza è il Signore!”, canta il Salmo. Quanto, ancora, da imparare!

 

Miseria e nobiltà dei segni

Siamo circondati da segni. Con un loro particolare e talora affascinante linguaggio. Basti pensare, nel creato, all’arcobaleno. Dice il Siracide: “Osserva l’arcobaleno e benedici colui che l’ha fatto, è bellissimo nel suo splendore. Avvolge il cielo con un cerchio di gloria, l’hanno teso le mani dell’Altissimo”. Gesù riconosce che l’uomo sa interpretare i segni che lo circondano, mentre tende a rifiutare quelli di una Presenza. I segni sono anche tentazioni. Per esempio, quelli del potere. Usati a man bassa, anche oggi per mostrare potenza politica ed economica. L’uomo è tentato di coprire la propria pochezza con l’esibizione di simboli che facciano colpo. Si pensi a certi dittatorelli mascherati da Napoleone, vedi Bokassa.
Tonino Bello invita i credenti a badare più che ai “segni del potere” al “potere dei segni”. Il cristiano dovrebbe fare, dei segni, uno dei segreti per vivere la fede. Romano Guardini ha scritto, nel 1919, un libro bellissimo, anche oggi assai attuale: “I santi segni”. Lì si impara lo spirito della Liturgia e del simbolismo. C’è una ricchezza di allusioni che incantano. Si assaporano i significati della luce, dell’acqua, dei lini, delle campane.
Un segno, ultimissimo: il pastorale di legno che papa Francesco ha scelto. Glielo hanno regalato non il potente di turno, ma i detenuti del carcere di San Remo.



  Da Luni Mare
di Paola G. Vitale




 

Carissimi tutti, tra sabato 4 ottobre, sotto il patrocinio di S. Francesco Patrono d’Italia, e domenica seguente, quanta e quale catechesi dal vivo! La bella notizia di sabato è che nella gradevole cappella della Madonna dei Poveri, inaugurata con la presenza della Confraternita di S. Pietro Apostolo, ogni sabato mattina -alle ore 9- sarà celebrata l’Eucaristia. Ed io ho notato che le ostie, alla fine celebrazione, sono state riposte nel dorato tabernacolo, posto ai piedi della statua umanissima di Maria Santissima. E qui ringrazio l’impegno di chi ci ha radunati con il pullman, ribadendo che sono soldini spesi bene, al di là di ogni altra considerazione.
Al pomeriggio di domenica il vescovo Luigi Ernesto, alla presenza di numerosi sacerdoti e seminaristi, ha riunito nella cattedrale di Cristo Re catechisti, coppie di fidanzati, coppie di sposi che ricordavano l’anniversario di matrimonio. Con la benedizione di tutti e la forza di Gesù eucaristico, siamo tornati a casa sereni e consapevoli di quanto sta cambiando nella Chiesa. Da parte mia, ho cominciato ad invocare caldamente lo Spirito santo, sul Sinodo dei Vescovi, ma anche su tutti noi.
Grazie a tutti e… al prossimo incontro!

                                                                                          


  Economia con l’anima - Virtù batte fortuna
di Federica




Vizi privati, pubbliche virtù è il sottotitolo della nota Favola delle api (1714) di Bernard de Mandeville, che aprì un dibattito tra economia ed etica che coinvolse le migliori menti del Settecento europeo.
L’idea che dai vizi dei cittadini si possa ricavare qualcosa di buono per la collettività è ancora tra le più radicate nella cultura contemporanea, e informa spesso anche l’azione dei governi (tassazione dei giochi e delle lotterie).
 Il Cardinal Angelo Bagnasco ha richiamato l’attenzione sulla “piaga” dei giochi d’azzardo, invitando con forza ad un’azione urgente “a tutti i livelli”. Esistono legami evidenti, a chi li vuole vedere, tra le scommesse nello sport, il business delle slot machine, certa speculazione finanziaria, oroscopi e maghi, i giochi d’azzardo online e gli “innocui” gratta-e-vinci.
Il primo fattore che lega assieme questi fenomeni solo apparentemente distinti si chiama dipendenza: quando si è in presenza di dipendenza sappiamo che esiste un problema etico enorme, poiché se si lascia la gestione di questi ambiti solo al mercato, il risultato è lo sfruttamento a scopo di lucro dei più deboli e fragili, con gravissime conseguenze individuali, familiari e sociali. Un secondo legame è l’enorme giro d’affari che questo mondo muove: in Italia questo affare vale certamente più di 75 miliardi, in aumento esponenziale. Un terzo comune denominatore è la forte infiltrazione della criminalità organizzata in tutto questo “territorio” ambiguo.
La proliferazione dei giochi d’azzardo è un vero e proprio scandalo e, da troppi punti di vista, una piaga molto più pervasiva e grave di quanto comunemente si creda, e le sue radici sono profonde e serie. Stiamo, infatti, assistendo passivi alla crescita massiccia di una vera e propria “cultura” delle scommesse e della fortuna. Pensiamo, ad esempio, alla ricorrente vicenda del calcio-scommesse. Questa è profondamente legata a una visione mercantile che sta trasformando il calcio da “bene relazionale” (cioè un incontro non commerciale) in bene di mercato altamente speculativo.
La dimensione della gratuità è ormai scomparsa dal gioco (di cui dovrebbe invece costituirne l’essenza). Le partite di calcio stanno invadendo tutti gli altri programmi televisivi in tutti i giorni della settimana, svuotando gli stadi per riempire case di individui sempre più soli davanti a televisori sempre più grandi. Uno sport ridotto a semplice merce finisce per rendere eticamente meno riprovevoli comportamenti invece in sé molto gravi, anche perché gli stessi tifosi vedono società di scommesse come sponsor delle loro squadre del cuore.
Per non dire poi che queste imprese speculative hanno preso via via il posto dei prodotti dell’economia reale italiana che nei decenni passati erano su quelle magliette. Il mercato è un’invenzione meravigliosa, finché resta un principio accanto ad altri della vita in comune, e nei suoi spazi: diventa una grave malattia civile quando è l’unico criterio per governare i rapporti sociali.
Che fare allora? Innanzitutto occorre agire “a tutti i livelli”. Un primo livello è quello politico per esempio proibendo la pubblicità. Le dipendenze sono simili, e gli effetti di queste nuove dipendenze sono oggi forse più gravi. Perché poi non pensare anche a forme di “obiezione di coscienza” da parte di quei campioni che potrebbero rifiutarsi di fare da testimoni in tali pubblicità.
C’è poi una dimensione educativa, familiare e scolastica, ma è sempre il livello civile quello davvero cruciale. Dovrebbero, ad esempio, essere gruppi di cittadini a premiare con un marchio di qualità etica quei locali e bar che rinunciano a sicure entrate eliminando le slot machine, un marchio che potrebbe poi attrarre verso quegli stessi locali più consumatori civilmente responsabili. E’ la nostra ricorrente idea di “premiare gli onesti”, parallelamente alla coessenziale punizione dei disonesti.
 La sfida è grande. L’Occidente ha iniziato la sua straordinaria storia quando ha affermato che “la virtù batte la fortuna” che la vita buona (l’eudaimonia) non dipende dal fato ma dalle nostre scelte improntate alla virtù, che sono la sola vera risposta di fronte all’incertezza della vita. L’invasione della cultura della fortuna dice allora, e con grande forza, la profonda crisi della cultura occidentale, e un forte ritorno di irrazionalità e di fede nel fato. Le pubbliche virtù, ieri come oggi, nascono dalle virtù private, ancor più nei tempi di crisi.

 

 

Tratto da “Economia con l’anima”, di Luigino Bruni.

Leggendo questo articolo ho pensato a Emiliana Ponzanelli del ‘Colibrì’, un’edicolante della nostra Comunità. Nominandola, la vorrei “premiare” perché Emiliana ha deciso (spero non sia l’unica nel nostro Comune) di non tenere fra la propria merce in vendita “gratta-e-vinci” e tutto ciò che potrebbe indurre al gioco d’azzardo. L’ha fatto proprio come obiezione di coscienza con coraggio sfidando le leggi di un mercato vecchio e ormai atrofizzato su principi poco etici. Grazie Emy.

                                                                                              Federica


  Dal mio viaggio in Brasile
di Angelo Brizzi



Cobra - Honorato

 Novella per le classi primarie della Creche (scuola materna), tradotta dalla rivista “Ciencia hoje”

           

Questo fatto accade quasi sempre nella notte di San Giovanni: c’è chi giura che è vero e chi no.
La festa era molto animata, lo spazio ordinato e addobbato con bandierine e palloncini; molte le bancarelle col granturco, patatine, dolci e zenzero e tanti altri manicaretti per i più golosi. Le coppie giravano ballando e discutendo al suono del “forrozao”, ballo popolare del nord-est. A mezzanotte la musica cambia tono e diventa quasi triste; le coppie restano paralizzate dallo stupore: un unico ballerino danza che sembra volare nel salone in terra battuta. Il ragazzo attira l’attenzione di tutti, non si sa se per la bravura o per la sua bellezza. Infatti è veramente bello: alto, snello, occhi stupendi e una capigliatura rilucente e ben pettinata; emana un dolce profumo che si spande nell’aria.
Ora sta ballando con la figlia del colonnello e strappa tanti sospiri alle altre “meninas” intervenute alla festa. “E’ Honorato! Sì, è lui, Honorato!”, sussurrano tutti a bassa voce. E l’un l’altro, bisbigliando, si danno di gomito dicendo: “Bravo, Honorato: volteggia così!”. Poi, più avanti, mentre tutti lo osservavano, egli svanì come una nuvola di fumo, senza lasciare traccia; nessuno ha potuto vedere che direzione aveva preso: sparito dalla festa!
Ma chi è questo Honorato? Dalle parti del nord-est si racconta che è un ragazzo incantato che, per magia, fu trasformato in un cobra e ora vive in questa regione. Si racconta che un giorno, camminando sulla sponda di un fiume, tra sé e sé si lamentava di vivere tutto solo: non aveva alcuna compagnia. Una sirena del fiume (un essere incantatore) udì il suo lamento e attirò a sé il ragazzo, lo trasformò in cobra e lo portò nel suo regno di acqua dolce, e Honorato sparì per sempre. Ma, nei giorni di festa e di folklore, lui riappare sempre dopo la mezzanotte. Si libera del suo stato di cobra e si ritrasforma nel bel giovane che era. Mangia, beve e si diverte, balla con le ragazze più belle della festa e prima che faccia giorno sparisce di nuovo e ritorna dalla sua sirena nel fondo del fiume. Ma quel che è più strano è che lui è capace di comparire in due o perfino in tre altre feste nella stessa notte, in luoghi diversi.
La festa preferita da Honorato è quella di San Giovanni, però lo si può vedere in quasi tutte le feste folkloristiche del nord – est del Brasile, terra in cui è nato, “vive” ed è ricordato nelle balere.

 

                                                                                              


Clicca sulla foto per ingrandirla
  Grazie, Doretto!
di Stefania Grassi




 

Come tutte le mattine sono scesa in piazza e, dal finestrino dell’auto, ho visto il manifesto funebre. Non credevo ai miei occhi, lo avevo incontrato pochi giorni fa e mi aveva colpito, come sempre, la sua serenità e gioia, pur sapendo la gravità della sua malattia.
L’ultimo suo scritto su  “Il Sentiero”, “La carezza della Madonna”, quel suo dolcissimo incontro poco prima di lasciarci, sembra testimoniare la sua voglia di gridare a tutti quanto la fede è e deve essere per tutti l’unico amore per la nostra Vita. Vita con la V maiuscola, perché qui, dobbiamo ricordarci, siamo solo umili passeggeri, perché la vera Vita è lassù con Gesù e i suoi cari, come li definiva Doretto.
Grazie perché i tuoi scritti e le tue semplici parole rimarranno sempre in noi, indelebili e fonte di Vita.

                                                                                             


  Lettera a “Il Sentiero”
di Mila




Caro “Sentiero”, prima di tutto una notizia alla quale ancora non credo: forse, dico forse perché, appunto, ancora non ci credo, fra qualche mese avremo il nuovo parroco. Non dico nient’altro, no, ma un piccolo fatto lo voglio raccontare. Dunque: un paio di settimane fa abbiamo iniziato il nuovo ciclo di catechesi per i bambini; i “miei” quest’anno sono in prima media, quindi  riceveranno la Cresima. Come facciamo tutte le volte, prima d’iniziare i nostri incontri, siamo andati in chiesa, ci siamo inginocchiati davanti all’altare e abbiamo pregato, prima per una ragazzina che ha perso recentemente il nonno, poi…: “Preghiamo la Madonna perché interceda per noi e si possa avere al più presto un nuovo parroco che, come il “BUON PASTORE”, ci guidi  lungo le vie del bene che sono diventate veramente difficili in questo periodo e per noi in particolare: sia fonte di consiglio, fiducia e gioia. Quindi diciamo con fede una bella Ave Maria”.
A questo punto ho sentito la voce di Anna: “Ma, Mila, è quasi un anno che preghiamo per questo parroco e siamo sempre senza, forse sarà meglio pregare per qualcos’altro!”.  “Abbi fede Anna, Dio ha i suoi tempi, e poi sia fatta la Sua Volontà: si vede che non ce lo meritiamo, comunque  continuiamo a pregare”. Poi domenica è venuto don Andrea a celebrare la Messa e ha dato l’annuncio… “Alleluia! Visto, Anna, che “forse” ce l’abbiamo fatta? Speriamo, speriamo, speriamo! Grazie, Buon Dio!  Grazie al nostro Vescovo e grazie al parroco che verrà: che Dio l’aiuti e lo protegga sempre, pregheremo per questo!”.
Dopo questa bella notizia volevo raccontarti del pellegrinaggio di sabato 4 ottobre. Siamo andati in una piccola chiesetta alla periferia di La Spezia dedicata alla Madonna dei Poveri: una chiesetta veramente deliziosa ai piedi di Montepertico con una bella statua della Madonna. Volevo documentarmi ma non ho trovato il tempo, spero di poterlo fare in seguito perché ne vale veramente la pena. Quello che volevo dire è che nel nostro pullman c’erano pochi partecipanti, forse perché era il primo pellegrinaggio di questo nuovo ciclo e la gente non era ancora entrata nello spirito giusto o forse perché ultimamente ci sono stati parecchi pellegrinaggi: Maralunga, Oropa, Montenero, ecc.
Il fatto è che se le prossime volte continueremo ad essere così pochi c’è il rischio che il pullman venga eliminato e ognuno debba arrangiarsi con i propri mezzi e allora non tutti saranno in grado di poterlo fare. Mi ricordo che l’anno scorso, durante uno di questi pellegrinaggi, una signora seduta accanto a me mi disse: “Meno male che c’è Walter che organizza sempre i pullman, per noi anzianotti è molto importante, perché se no fegurete  i zoven se i pensen a noi.  Bisogna considerare che questi primi sabati del mese non sono soltanto un momento di fede ma anche un’occasione di svago e compagnia per tante persone che di queste occasioni ne hanno ben poche. Quindi cerchiamo di partecipare numerosi ricordandoci sempre che proprio il primo sabato del mese è il giorno dedicato a Maria la nostra Madre Celeste, sempre pronta ad accoglierci ed ascoltarci e sappiamo bene che questo è un periodo veramente difficile per tutto il mondo e  abbiamo quindi tanto, ma tanto bisogno del Suo intervento.

                                                                                                                       

P.S. Il dialetto usato non è l’ortonovese ma è inventato.



  Lettera ad un amico
di Romano



Quanti ricordi, Doré! Amico e coetaneo. Quante volte avevamo parlato della morte.
Non per sfida incosciente, ma perché credevamo che non si riferisse a noi.
Eppure, quando giorni orsono ho saputo della tua brutta malattia, ho imprecato al destino. Non era sufficiente il calvario a cui già eri sottoposto? Colleganza, cameratismo, dispute virili, senza risparmio di violenza verbale (da parte mia). E tu incassatore imbattibile e inamovibile. Che rabbia! Avevi una dote unica, una religiosità rara: parlavi sempre bene del tuo prossimo, dei tuoi compagni di lavoro, dei superiori, dei tuoi amici, dei paesani; sempre pronto all’aiuto, con gioia, con partecipazione. “Oggi, di chi parliamo male, Doré”, ti provocavo. “Mai, di nessuno”; era il tuo dogma.
Ci sono persone che ti passano accanto nella vita e che ricordi sempre per un tratto del suo carattere, ma che poi ti risuona dentro con una speciale armonia. Per me Doreto Cervia è stato uno di questi uomini. Il suo tratto profondo è stato portare sempre con sé e agli altri tre virtù: umiltà, attenzione, rispetto. Ci siamo conosciuti nei lontani anni ‘50: lui da Olivi, una piccola officina meccanica, in cima alla Carriona, io dal “Gobo”, cento metri prima. Eravamo ancora due “bagashi”, così lì chiamavano gli apprendisti tuttofare in quel di Carrara. Poi ci siamo persi, tu emigrante in Svizzera, alla Brown Boveri, io alla Ceramica Vaccari. Ci siamo poi ritrovati all’Oto Melara, dove sono entrato col tuo aiuto negli anni ‘70 e non ci siamo più lasciati. Non passava settimana che, o tu o io, non ci facevamo visita nei rispettivi reparti nei quali lavoravamo. E anche dopo la pensione ci siamo frequentati assiduamente. Che festa mi facevi quando venivo a casa tua, al Gaggio! Mi obbligavi a bere e a sedermi sotto quel bel pergolato di kiwi. E la tua Marta... mi vuole bene come a un fratello, con che gioia mi accoglie sempre! Non c’è altra casa al mondo dove mi sento a mio agio come nella tua. Non mi occorre preavvisare. Nessun imbarazzo, a qualsiasi ora: cosa veramente unica. Quanto hai insistito perché riprendessi la mia collaborazione con questo bollettino che io avevo interrotto! Se scrivo ancora lo devo unicamente a te. A casa tua trovavo fede e ottimismo, sempre. Eri tu ha incoraggiare me e non viceversa.
Caro Doré. Il tuo amore verso il prossimo resterà scolpito nel mio cuore.  “La nostra vita è in Gesù”, mi dicevi, “da Lui bisogna prendere vigore per costruire ponti, contatti, reti di scambio fraterno”.

Ciao amico mio. Che la terra ti sia lieve.

                                                                                 


  Un saluto dalle “anime sorelle”
di Le tue “anime sorelle”




Caro Doretto, abbiamo percorso un lungo cammino insieme, sorreggendoci a vicenda, cercando di realizzare tra noi l’unità voluta da Gesù e ora le nostre strade si sono temporaneamente divise: tu sei partito per il Paradiso.
Non avevi paura di compiere questo passo, ti sentivi pronto. Le tue sofferenze avevano già purificato tutto e tu eri già unito al Padre. Spesso scherzavi con il tuo amico Mario sul fatto che il primo dei due che fosse partito per il Cielo avrebbe sistemato una sedia accanto a sé, nell’attesa dell’altro. E’ toccato a te, e noi siamo certi che ora tu sei nel seno del Padre, da Gesù, che tanto amavi, e ora ci attendi uno ad uno.
La tua vita non è stata facile, costellata da tanti dolori che tu abbracciavi e offrivi, e ciò ti riempiva di gioia, una gioia che comunicavi con stupore a tutti quelli che ti passavano accanto: l’incontro con Gesù crocifisso nel momento dell’abbandono del Padre, aveva davvero dato un senso alla tua vita! Sì, perché non potendo più usare le gambe, ti sono spuntate le ali. E hai volato alto: “Non ti chiedo di guarire, dicevi a Gesù, ma di fare la tua volontà!”.
Ci comunicavi le tue esperienze e le tue conquiste  e ci permettevi di condividere con te momenti preziosi, per camminare insieme in cordata, come “anime sorelle”, come amavi definirci. E tante erano le carezze che ricevevi da Gesù, e ti facevano capire che eri sulla buona strada.. Ora dovremmo camminare da soli, ma abbiamo una certezza: dal Cielo pregherai per noi e per i tuoi cari e ci incoraggerai a proseguire, e noi conserveremo nel cuore il tesoro che ci hai consegnato: l’abbandono fiducioso nel Padre, l’amore per Gesù Eucaristia, che ci rende capaci di qualunque cosa.
Grazie, caro fratello, non ti dimenticheremo mai!

                                                                                                                
<-Indietro
 I nostri poeti
 Storie dei lettori
 Spiritualità
 I nostri ragazzi
 La redazione
 Galleria Foto
 E Mail
Lunae Photo
Archivio
2022
n°6 Giugno
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2021
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Settembre-Ottobre
n°6 Giugno/Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2020
n°11 Dicembre
n°10 Novembre
n°6 Settembre-Ottobre
n°5 Giugno
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2019
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2018
n°11 Dicembre
n°10 Novembre
n°9 Ottobre
n°8 Settembre
n°7 Luglio-Agosto
n°6 Giugno
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2017
n°11 Dicembre
n°10 Novembre
n°9 Ottobre
n°8 Settembre
n°7 Luglio-Agosto
n°6 Giugno
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2016
n°11 Dicembre
n°10 Novembre
n°9 Ottobre
n°8 Agosto-Settembre
n°7 Luglio
n°6 giugno
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2015
n°11 Dicembre
n°10 Novembre
n°9 Ottobre
n°8 Agosto-Settembre
n°7 Luglio
n°6 Giugno
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2014
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2013
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2012
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2011
n°11 Dicembre
n°10 Numero speciale
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2010
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2009
n°11 Edizione speciale
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
 
     
 Copyright 2009 © - Il Sentiero. Bollettino Interparrocchiale di Ortonovo (SP) Crediti