N° 6 - Giugno-Luglio 2014
Commento ai Vangeli (giugno 2014)
di Rosa Lorenzini


Dopo la Resurrezione tutto è gioia …… tutto è luce  …… ogni festa diventa solennità.

Domenica 1 giugno: solennità dell’Ascensione del Signore (Mt. 28, 19-20).

“ Io sono con voi tutti i giorni…”. Quante volte abbiamo invidiato gli apostoli perché hanno potuto vivere vicino a Gesù; quante volte abbiamo giustificato la nostra “tiepida” testimonianza perché non abbiamo potuto attingere personalmente forza dalla “freschezza” della fede testimoniata dalla viva voce degli apostoli; quante volte abbiamo pensato che servirebbero anche oggi gli stessi “gesti straordinari” compiuti da Gesù e ricordati nei Vangeli, per portare la fede nell’ animo dei non credenti. Ma tutto questo è frutto della nostra pigrizia intellettuale, che rallenta la nostra volontà e confonde il nostro cuore, fino al punto di dimenticare il messaggio potente in cielo e in terra del Signore Risorto, che ci esorta dicendo: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato” . Questo invito del Signore può avere anche oggi, per noi, la stessa vitalità che avrebbe se fosse ascoltato direttamente  dalla voce dei testimoni oculari di Gesù. Ognuno di noi in ogni momento, scegliendolo liberamente, può fare la medesima esperienza degli apostoli: vivere vicino a Gesù, ascoltarLo, camminare con Lui, essere suo testimone e con la forza della fede in Lui compiere gesti straordinari d’Amore, perché Gesù, se lo vogliamo intensamente, è sempre con noi.

 

Domenica 8 giugno: solennità della Pentecoste  (Gv. 20,19-23).

“Ricevete lo Spirito Santo…”. Tutte le volte che si incontra Gesù la vita di chi lo incontra si arricchisce di doni introvabili e inestimabili. Questa verità è concretamente reale, per gli apostoli, nei molti brani proposti nei Vangeli e di riflesso, per ciascuno di noi, diventa esperienza concreta ogni volta che siamo inseriti in una comunità orante il suo santo nome e in una comunità adorante la sua santa vitale presenza.  Come la pace che dona il Risorto muta il timore degli apostoli in gioia, come la pace che dona il Risorto regala agli apostoli  una luce beatissima che invade nell'intimo i loro cuori; così è anche per noi quando ci riuniamo e sperimentiamo cosa significa essere Chiesa, tutto questo diventa reale e tangibile. Viviamo nella  stessa Chiesa nata, dopo la resurrezione del Signore, dal soffio del Signore che da la vita, nata in un terreno fertile irrorato dal sangue delle sue mani e del suo fianco che vengono mostrati agli apostoli per ricordare a loro prima, e a noi ora, quanto siamo Amati…  ed ecco da questo Amore  tutto può diventare possibile, da quel momento e per sempre, poiché “a coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

 

Domenica 15 giugno: solennità della Santissima Trinità (Gv. 3, 16-18).

L’evangelista Giovanni dedica tutto il terzo capitolo del suo scritto al lungo colloquio notturno tra Gesù, il giovane rabbino e Nicodemo, il fariseo, l’anziano dottore della legge, il capo dei Giudei. I due condividono la fede in un Unico Dio (monoteismo), ma l’ anziano ebreo osservante, malgrado le sue molte conoscenze, la sua intelligenza  e  la sua sincera voglia di capire, non riesce a condividere ed accettare le parole di Gesù, perché il suo monoteismo è assoluto e rigoroso e il suo Dio si nasconde dietro il fitto mistero della sua identità. Il Dio di Gesù, non un Dio inaccessibile, lontano, che basta a se stesso, altro da tutto, assente nella storia delle sue creature, ma è “una pluralità di persone unite nell’ amore” è l'Unico Dio e nello stesso tempo è una “Trinità di persone,  è Uno e Tre”: un bel mistero; anzi, il mistero dei misteri, dal quale tutti gli altri derivano. Questi sono alti concetti che riguardano la speculazione teologica, nel campo della quale non tutti possiamo addentrarci. Ma tutti, assolutamente tutti, possiamo entrare in comunione con il Dio che ci mostra Gesù: Dio che toglie il velo del mistero e si fa conoscere e si presenta come Via, Verità e Vita. E’ l’ unico Dio che come Padre è nostro Creatore, come Figlio è nostro Redentore e come Spirito Santo è nostra guida e consolatore. E’ l’ unico Dio che mette la sua forza al servizio del povero e del piccolo, che abbraccia con il suo amore paterno e la sua tenerezza materna le miserie del mondo. E’ l’unico Dio che attende con infinita pazienza i peccatori più incalliti per donargli a piene mani il suo inesauribile perdono, chiedendo in cambio solo il pentimento e il proposito di fare la Sua Volontà.  E’ l’unico Dio che “ha tanto amato il mondo”, ci ricorda il passo del Vangelo, “da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna”. E continua asserendo: “Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui”.

 

Domenica 22 giugno: Solennità del Corpus Domini (Gv. 6, 51-58).

“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui… Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”.  Che cosa accade a chi, accompagnato dalla propria fede, incontra Gesù nel Sacramento dell’ Eucarestia ?  Riesce a colmare la fame di felicità, di giustizia, di verità, di pace interiore, che è costantemente presente nell’animo di ogni uomo; riesce a superare la paura della morte che ossessiona ogni vita umana; riesce ad abbracciare il dolore fino ad arrivare ad accettarlo come dono prezioso, lo stesso dolore che viene sempre schernito, schivato e odiato ferocemente perché da sempre terrorizza ogni intelligenza; riesce ad accontentare ”il desiderio di Dio che ogni cuore umano richiede”; riesce a raggiungere la vita "eterna", che è la vita propria di Dio stesso. Tutto questo non è frutto di una magia, ma è possibile grazie alla fede nel Santissimo Corpo e Sangue di Cristo del sacerdote, unita e fusa, al punto che diventa una sola, alla fede nel Santissimo Corpo e Sangue di Cristo del credente. Il primo dona l’Eucarestia dichiarando: “Il Corpo di Cristo“, che tradotto con il linguaggio della fede significa: questo che ti dono è Gesù che è morto per te, è il Risorto che si dona a te perché ti ama da sempre. Il secondo la riceve con devozione pronunciando: “Amen“, che tradotto con il linguaggio della fede significa: si questo è il mio Signore, lo accetto con gioia e rispetto, desidero che resti sempre con me, del mio cuore ne faccio la sua dimora.

 

Domenica 29 giugno: solennità dei Santi Pietro e Paolo (Mt 16,13-19).

Oggi, tredicesima domenica del Tempo Ordinario, la liturgia domenicale cede il passo alla solennità dei santi, Pietro e Paolo, che la tradizione considera "colonne della Chiesa", e la cui festività è, storicamente, molto antica tanto da precedere la stessa solennità liturgica del Natale. Questi Santi dalla fede granitica, conquistata dopo una crescita spirituale intessuta di errori, ricadute e pentimenti, ci aprono il loro cuore per farci partecipi della loro ricchezza interiore : da San Pietro riceviamo la forza prorompente che emana dalla professione di fede, ispirata dallo Spirito Santo: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente»; da San Paolo, l’Apostolo delle genti, riceviamo questa riflessione consolante: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede” (scritta nella lettera indirizzata all’amico Timoteo).

Forza e consolazione sono doni, apparentemente contrastanti per un soggetto profano, ma diventano complementari quando si riferiscono alla fede nel Cristo Risorto. La forza, che proviene dal fatto di essere stati investiti di responsabilità, direttamente dal Risorto, riguardo alla fede predicata, ha sempre accompagnato ogni decisione e discorso di Pietro e di Paolo; decisioni e discorsi che, intessuti di saggezza, impreziositi di umiltà  e garantiti, in quanto a verità, dallo Spirito Santo, hanno consolato gli astanti infondendo in loro la fiducia nella infinita Misericordia del Signore. Anche oggi l’attuale successore di Pietro, Papa Francesco, con forza consolante continua a parlarci del Risorto, facendo di ogni suo discorso e di ogni sua decisione un memoriale perenne della predicazione dei Santi Pietro e Paolo.                                                               

 



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