N° 3 - Marzo 2014
L’apostolo della non violenza
di Romano Parodi


C’era una volta una donna che decise di restare seduta. C’era una volta un uomo che chiese a tutti di alzarsi in piedi. Lei si chiamava Rosa Park, aveva la pelle nera, e aveva un sogno: essere trattata come ogni altra persona su quel bus giallo, laggiù in Alabama (invece fu multata e imprigionata: non aveva ceduto il posto a un bianco). Lui si chiamava Martin Luther King, aveva la pelle nera, e aveva un sogno: che tutte le persone venissero trattate allo stesso modo, sul bus come in cima al mondo, senza distinzione di razza o credo o colore. Martin Luther King, premio Nobel della pace, era un pastore Battista, che lottava per l’uguaglianza fra bianchi e neri, ed era profondamente religioso.
L’anno scorso in occasione del 50° anniversario del famoso discorso di Martin Luther King - “Io ho un sogno…”  celebrato da un commosso Obama,  avevo iniziato a scrivere un articolo per  “Il Sentiero”; poi mi è sembrato di ricordare che avevo già scritto qualcosa e, sfogliando nell’archivio del computer, ho ritrovato due articoletti, seppur incompiuti, su di lui. Il primo, nel lontano 1997, su un’omelia di Natale; il secondo sull’analogia con la morte di Kennedy; il terzo, appunto, sull’anniversario del suo più celebre discorso. Oggi, dopo i vergognosi attacchi al ministro Kyenge da razzisti della Lega, ve li propongo (sintesi di tutti e tre).

1°)  “Gesù ha detto: amate i vostri nemici. Ho visto troppo odio per non desiderare a volte di odiare: ho visto odio in troppi sceriffi, in troppe autorità bianche, in troppi membri del Klu-Klux-Klan, per non avere la tentazione di odiare. Ogni volta che vedo odio, io dico che esso è un peso troppo grande da sopportare. Non so come faremo ma dovremo dir loro: noi contrasteremo la vostra capacità di infliggere sofferenze con la nostra capacità di sopportare la sofferenza. La vostra forza fisica con la nostra forza morale. Fateci ciò che volete, noi continueremo ad amarvi dal profondo della nostra coscienza. Noi sappiamo che non possiamo obbedire alle vostre leggi ingiuste e accettare il vostro sistema ingiusto perché il non cooperare con il male è un obbligo morale dettato dalla nostra coscienza, così come è il cooperare con il bene. Perciò gettateci in prigione e noi continueremo ad amarvi. Gettate bombe nelle nostre case, minacciate i nostri figli, noi continueremo ad amarvi. Mandate i vostri incappucciati e noi vi ameremo ancora. Ma siate certi che noi supereremo le vostre capacità di male con la nostra capacità di soffrire e verrà il giorno in cui conquisteremo la nostra libertà. Ma non soltanto per noi raggiungeremo la vittoria, vinceremo anche per voi, conquisteremo il vostro cuore e la vostra coscienza, e la nostra vittoria sarà doppia.  Dobbiamo credere nel primato della nostra coscienza ed esportarla nel mondo, credere che ogni realtà è radicata su fondamenti morali universali. Pensando al Natale dobbiamo pensare anche alla Pasqua, perché le due feste sono intimamente connesse. Cristo è venuto a mostrarci la via. Gli uomini amano l’oscurità piuttosto che la luce, e l’hanno crocifisso, e sopra la croce nel venerdì santo c’era il buio, ma poi venne la Pasqua e un eterno ricordo del fatto che la terra calpestata risorgerà. La Pasqua giustifica il detto: “Nessuna menzogna può vivere più per sempre”. Questa è la nostra fede, mentre continuiamo a sperare la pace per il mondo e la buona volontà per tutti gli uomini. E vorremo sapere che con noi c’è tutta l’umanità”.

2°) - Il 1968 sarà ricordato per due fatti di sangue. L’assassinio di Martin Luther King, il 4 aprile, e quello di Kennedy, il 5 giugno. Ben consapevoli di calpestare un campo minato, tutti e due propugnavano una società più eguale, e questo a qualcuno non andava bene. Diverso il loro carattere personale, diversa la razza, la confessione, l’estrazione sociale ma accumunati entrambi ad un comune tragico destino: ha entrambi spararono da una finestra con una carabina di precisione, uno mentre sfilava fra la folla, l’altro mentre predicava alla folla. I due assassini furono catturati, ed entrambi furono a loro volta assassinati in carcere, così che la verità sul più che probabile complotto, non si è saputa mai.

3°) - E’ il 28 agosto del 1963: la marcia dei 250mila arriva ai piedi del palazzo di giustizia a Washington, e lì, Martin Luther King pronuncia il suo famoso discorso, ricordato poi con la frase “Io ho un sogno”. Da allora l’espressione “Io ho un sogno” è diventata un’icona, celebrata in film, canzoni e ricorrenze. Ma tutto il suo discorso è stato uno dei più studiati e copiati della storia dell’umanità. “Hanno cercato nel ritmo, nella circolarità, nelle ripetizioni da sermone, nella scelta delle parole ricorrenti, nel tono e nell’impianto retorico, gli ingredienti segreti di quel discorso immortale”, scrive M. Ferrarese nel suo libro, e tutto a braccio. La marcia e il discorso furono trasmesse in diretta TV e Kennedy ne fu talmente entusiasta che poche ore dopo accolse l’oratore alla Casa Bianca col grido “I have a dream” (una sintesi, nella parte finale, là, dove dice: “Io ho un sogno”).
“E perciò, amici miei, vi dico che, anche se dovrete affrontare le asperità di oggi e di domani, io ho sempre davanti a me un sogno. E’ un sogno profondamente radicato nel sogno americano; che un giorno questa nazione si leverà in piedi e vivrà fino in fondo il senso delle sue convinzioni. Noi riteniamo ovvia questa verità: che tutti gli uomini sono creati uguali.
Io ho davanti a me un sogno, che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli di coloro che un tempo furono schiavi e i figli di coloro che un tempo possedettero schiavi, sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza.

Io ho davanti a me un sogno, che un giorno perfino lo stato del Mississipi, uno stato colmo dell’arroganza dell’ingiustizia, colmo dell’arroganza dell’oppressione, si trasformerà in un’oasi di libertà e di giustizia.
Io ho davanti a me un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere.

Io ho davanti a me un sogno, che un giorno, ogni valle sarà esaltata, ogni collina e ogni montagna saranno umiliate, i luoghi scabri saranno fatti piani e i luoghi tortuosi raddrizzati e la gloria del Signore si mostrerà a tutti gli esseri viventi, insieme, la vedranno. E’ questa la nostra speranza. Questa è la fede con la quale mi avvio verso il Sud.

Con questa fede saremo in grado di strappare alla montagna della disperazione una pietra di speranza. Con questa fede saremo in grado di trasformare le stridenti discordie della nostra nazione in una bellissima sinfonia di fratellanza.

Con questa fede saremo in grado di lavorare insieme, di lottare insieme, di andare insieme in carcere, di difendere insieme la libertà, sapendo che un giorno saremo liberi. Quello sarà il giorno in cui tutti i figli di Dio sapranno cantare con significati nuovi: paese mio, di te, dolce terra di libertà, di te io canto; terra dove morirono i miei padri, terra orgoglio del pellegrino, da ogni pendice di montagna risuoni la libertà; e se l’America vuole essere una grande nazione possa questo accadere.
Risuoni quindi la libertà dalle poderose montagne dello stato di New York. Risuoni la libertà negli alti Allegheny della Pensilvania. Risuoni la libertà dalle Montagne Rocciose del Colorado imbiancate di neve. Risuoni la libertà dai dolci pendii della California. Risuoni la libertà dalla Stone Mountain della Georgia. Risuoni la libertà dalla Lookout Mountain del Tennessee. Risuoni la libertà da ogni monte e monticello del Mississipi. Da ogni pendice risuoni la libertà. E quando lasciamo risuonare la libertà, quando le permettiamo di risuonare da ogni villaggio e da ogni borgo, da ogni stato e da ogni città, acceleriamo anche quel giorno in cui tutti i figli di Dio, neri e bianchi, ebrei e gentili, cattolici e protestanti, sapranno unire le mani e cantare con le parole del vecchio spiritual: “Liberi finalmente; grazie Dio Onnipotente, siamo liberi finalmente”.

Le frasi più citate di Martin Luther King: “Con la Violenza puoi uccidere colui che odia, ma non uccidi l’odio”. “La violenza aumenta l’odio e nient’altro”.  “Restituire violenza alla violenza moltiplica la violenza, aggiungendo una più profonda oscurità a una notte ch’è già priva di stelle”. “L’oscurità non può allontanare l’odio: solo l’amore può farlo.


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