N° 1 - Gennaio 2014
“HO CREDUTO ALL’AMORE SAPENDO A CHI MI SONO AFFIDATO”
di Romano Parodi


Don Emilio ci ha lasciato. A Genova era Monsignore ma noi lo abbiamo sempre chiamato Don. La Piera (sua parente di Genova) mi aveva detto del suo ricovero, ma era fiduciosa: “Sta meglio e ha espresso il desiderio di venire alla Madonna. Gli ho promesso che ce l’avremmo portato noi”. Le avevo creduto e tramite lei inviato i miei saluti. Ero sicuro che a giorni sarebbe arrivata la sua cartolina con una sua bella frase; l’aspettavo, invece è giunta la telefonata di Walter che mi annunciava la sua morte pochi giorni prima del suo 89° compleanno.
Don Emilio Corsi nasce ad Ortonovo il 7 dicembre 1924 (“la vigilia dell’Immacolata” specificava sempre lui)  in Via Cavanella, nell’attuale casa della Bianca d’ Bagon, sua cugina acquisita. Il padre Ettore che lavorava alle poste, morì nel ’32 quando il piccolo Emilio aveva appena 8 anni, la mamma era una Bruschi di Fontia. Io lo conobbi a Sestri Ponente alla fine degli anni ‘40, dove mi recavo a trovare una zia che lì abitava. Era un giovane prete, da pochi anni (nel ‘47) il cardinal Siri, suo maestro, lo aveva ordinato sacerdote nella cattedrale di san Lorenzo. Come primo incarico gli era stata affidata la parrocchia dell’Assunta, che si trovava a poche decine di metri dalla casa di mia zia. Era agile e smilzo, sempre attorniato da uno stuolo di ragazzi, “i lupetti”, dei quali il card. Siri, l’aveva eletto presidente. Ricordo che con lui aveva un cugino molto conosciuto e chiacchierato ad Ortonovo, Cesarin, parente anche della mia famiglia. Tutti gli anni, a Natale, ci inviava una cartolina di auguri con una bella frase. Molte di queste frasi le ho riportate in alcuni miei articoli.

La Madonna è sempre stata la sua compagna di viaggio. Dall’Addolorata del Mirteto di Ortonovo, all’Annunziata di Sturla dov’era cresciuto, poi all’Assunta di Sestri Ponente, e ancora all’Assunta di Vallenzona. Nel 1962 Giovanni XXIII lo nomina Priore della prestigiosa chiesa del Carmine, a Genova, seconda solo alla cattedrale di San Lorenzo. All’ombra della Regina del Carmelo prosegue il suo cammino ministeriale per ben 35 anni; ma impressionanti sono gli incarichi che il card. Siri gli ha affidato: Vicario Urbano, Segretario e poi Presidente del Collegio Urbano dei parroci, Assistente diocesano dell’AVULSS e del Centro Aiuto alla vita, Direttore e Confessore in Istituti Religiosi, Vicario Episcopale per la Vita Consacrata. Il card. Canestri, succeduto a Siri lo elegge Membro del Consiglio Presbiterale. Nel 1988 sempre il card. Canestri lo nomina Vicario Episcopale per la Vita Consacrata che lo porta a seguire il mondo consacrato maschile e femminile. Incontra anche Madre Teresa di Calcutta. Nel 1990 è nominato Prelato d’ Onore di Sua Santità da Giovanni Paolo II, e l’onorificenza gliela consegna il Papa in persona venuto a Genova in visita. Sempre il card. Canestri lo nomina Cavaliere del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Il card. Canestri, che rinuncia per raggiunti limiti d’età,  gli invia un foto con questa dedica: “GRAZIE. Una parolina troppo breve ma che si protrae fino all’eternità di Dio”. 
Si pone quindi al servizio del card. Dionigi Tettamanzi e vi rimane sino al 1995, poi si ritira ed inizia a frequentare la “sua” Madonna del Mirteto e la casa della sua cugina Riccarda, dove aveva la sua stanza ad attenderlo. Non ha mai voluto dormire al Santuario come io gli proponevo. A casa della Riccarda sentiva il calore della sua famiglia ortonovese. Per la festa della Madonna (7/8 settembre) si metteva al servizio di padre Carlos: di solito era sempre nel confessionale.
Il suo funerale, nella chiesa di Sturla, che aveva visto crescere la sua vocazione, è stato officiato dal card. Bagnasco, da 40 sacerdoti e da una grande moltitudine di gente. Molte anche al cimitero monumentale di Staglieno.

Caro don Emilio, una volta, a una mia cartolina-domanda, mi hai risposto con questa frase: Ho creduto all’amore sapendo a chi mi sono affidato“, e allora anch’io cito una frase che mi sembra sintetizzare tutta la tua vita al servizio della Chiesa: “Nel giorno di Cristo, io potrò vantarmi di non aver corso invano ne invano faticato”. E’ scritta nell’immaginetta che è stata distribuita in occasione del tuo giubileo sacerdotale. Arrivederci amico mio. Ci hai solo preceduto, non ci dimenticare.


“…Il 1° aprile venne da me il mio parroco, don Emilio Corsi: mi confessò che il cardinale Siri gli aveva ordinato di registrare le mie prediche e consegnargliele, perché da più parti si diceva che non erano ortodosse. Quel brav’uomo di don Emilio in un primo tempo si era limitato ad obbedire, poi aveva deciso di dirmi tutto…”.

                                        Da libro ‘Così in terra come in cielo’ di don Andrea Gallo

                                                                                             


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