N° 3 - Marzo 2012
I Vangeli del mese di marzo
di Rosa Lorenzini

 

 

04 marzo 2012: II DOMENICA DI QUARESIMA  (Mc. 9,2-10)

 

“Maestro, è bello per noi stare qui!“. Pietro stupito e spaventato da uno spettacolo insolito ed unico: Gesù trasfigurato  (anticipazione del Signore Risorto delle apparizioni), esterna la sua meraviglia proponendo di fermare per sempre quel momento di luce e pace con il quale Dio Padre presenta Gesù come il Figlio Prediletto.

Quante volte anche noi abbiamo assistito alla trasfigurazione di Gesù, rischiando per abitudine di non apprezzarne la forza e di perdere un’ occasione che può rendere la nostra vita “un meraviglioso capolavoro” (espressione di mons. Ilvo Corniglia):   

-nel sorriso di un bambino che arriva dritto al cuore per alimentarlo di amore;

-nello sguardo beato e intenso di una persona anziana che ha conservato negli occhi la giovinezza di chi è innamorato della vita;

-nella serenità disarmante di un malato che ci guarda con tenerezza perché vede in noi lo scoraggiamento camuffato in pietà;

-nella bellezza profumata di un fiore reciso e donato per dire quello che noi non sappiamo esprimere.

Raccogliamo con delicatezza questi “momenti che trasfigurano il nostro animo“, che ci anticipano lo splendore della luce della Resurrezione e accarezziamoli con nostalgia nei momenti in cui la disperazione, la rabbia, la gelosia, l’invidia e l’egoismo ci impediscono di alimentare di pace e di luce abbagliante il nostro quotidiano vivere, distratto da luci che ci impediscono di dire: “…è bello per noi stare qui!”.

 

 

11 marzo 2012: III DOMENICA DI QUARESIMA (Gv.2,13-25)

 

“Egli (Gesù) infatti sapeva quello che c’è in ogni uomo“. Con questa frase termina un episodio evangelico che tutti conosciamo: Gesù che scaccia i venditori e i cambiavalute dal tempio di Gerusalemme e con una sferza di cordicelle allontana le pecore e i buoi rovesciando i banchi e gettando a terra il denaro. I presenti non comprendono e chiedono a Gesù un segno che spieghi il suo comportamento. Gesù, Maestro paziente, spiega, ma loro non comprendono:

- il tempio è la casa di Dio Padre, dove il rapporto tra il Padre e il Figlio diventa, attraverso la docile obbedienza del Figlio alla volontà del Padre, un abbraccio consolante che accoglie chi entra consapevole della propria pochezza;

- la casa del Padre è un “luogo” privilegiato dove la salvezza e la religione non vengono proclamate solo esteriormente con gesti eclatanti;

- la casa di Dio è il luogo sacro dove la Salvezza è presente costantemente e costantemente opera in modo efficace e concreto al punto di esserne, per misericordia  Dio, consapevoli personalmente poiché tutto il nostro essere è considerato Tempio dello Spirito Santo dove non c’è posto per venditori e cambiavalute.

Lasciamo che Gesù, che ci conosce profondamente, allontani da noi ogni cosa che può profanareil Tempio del Padre suo.

 

 

18 marzo 2012: IV DOMENICA DI QUARESIMA (Gv. 3, 14-21)   

 

La Domenica della gioia (laetare), rallegrati. L'espressione "domenica Laetare" indica, nel calendario liturgico della Chiesa cattolica, la quarta domenica della Quaresima. L'origine dell'espressione deriva dall'inizio (incipit) dell'introito cantato nella Messa di tal giorno, che, in latino, inizia con ‘Laetare Jerusalem’, che significa: Rallégrati, Gerusalemme. In tale giornata, secondo le regole dei colori liturgici, nella Chiesa cattolica, è possibile utilizzare il rosa nei paramenti liturgici, invece del viola, normalmente utilizzato durante la Quaresima. In questa domenica ci viene proclamato l’ annuncio della Salvezza: “Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di Lui ”.

Il brano di Giovanni, che oggi ci viene proclamato, propone una parte del dialogo tra Gesù e Nicodemo.

Nicodemo era Dottore della Legge e membro del Sinedrio (supremo organo giudiziario ebraico di Gerusalemme). In occasione della prima Pasqua Gesù era venuto a Gerusalemme operando vari miracoli. Nicodemo, impressionato da ciò, lo andò a trovare di notte per avere un incontro chiarificatore; andò a quell’ora forse per timore o per non compromettere la sua posizione nel Sinedrio. Nicodemo ascolta una verità che fino ad ora aveva racchiusa nel suo cuore e faticava a sbocciare:  “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna“. Verità che noi abbiamo tante volte ascoltato e detto che ci è diventata così abituale e scontata da perderne la freschezza e la grandezza, che nasce dall’infinita generosità e dall’ amore del Padre per noi che arriva fino al sacrificio del Figlio.

Come Nicodemo facciamo in modo che questa verità sconvolgente, unica e irripetibile ci entri nel cuore e faccia sbocciare le fede che ci permette di “operare nella verità  e vivere nella luce che è venuta nel mondo e accoglierla perché abbiamo creduto nel nome dell’ unigenito Figlio di Dio”. Così come Nicodemo che non ha abbandonato Gesù senza difesa davanti al Sinedrio che lo voleva morto, noi avremo il coraggio e la saggezza di difendere con voce ferma la fede in Cristo Risorto. Così come Nicodemo che con generosità e pietà contribuisce alla degna sepoltura di Cristo, noi avremo la fierezza di abbracciare la Croce e di proteggerla perché è l’unico “mezzo” che può darci la salvezza.

 

 

25 marzo 2012: V DOMENICA DI QUARESIMA (Gv. 12, 20-33)

 

“Signore, vogliamo vedere Gesù!”. Questa richiesta è nata dalla curiosità di alcuni Greci (ebrei venuti a Gerusalemme per il culto della Pasqua) che interpellano l’apostolo Filippo che insieme ad Andrea “consegnano” a Gesù questa esigenza. Anche oggi molti non cristiani chiedono di vedere Gesù, e noi rispondiamo con frasi che non convincono e sono “distanti” dal linguaggio dei nostri interlocutori. Gesù ascolta gli apostoli, comprende l’esigenza  e la necessità di “vederlo per credere in Lui” e indica il cammino  che si deve intraprendere per poterlo avvicinare:

“se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”;

“chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna”.

“se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo”.

Tutto questo ci porta davanti alla croce, dove Gesù ci invita a rimanere in ascolto delle ultime informazioni per arrivare fino a Lui, ultime ma preziose: “Ora l’anima mia è turbata; e che devo dire?” Padre, salvami da quest’ ora! Padre, glorifica il tuo nome!”. “Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori.”Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me”.

Sicuramente i Greci avrebbero preferito vedere il Gesù che fa “giochi di prestigio”, che usa la sofferenza

degli altri per farsi “adorare” come Colui che può fare tutto, ma per vedere Gesù bisogna purificare il cuore e liberare la mente da ogni stereotipo ed incamminarci verso il “golgota” presente nella Sofferenza di ciascuno di noi che abbracciando la croce diventa Gloria………. Ed è lì che possiamo vedere Gesù.

 

                                                                                                                 


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