N° 6 - Giugno-Luglio 2010
La sfida educativa
di Antonio Ratti

 

LA RELIGIOSITA’ :  ESIGENZA PRIMARIA, SPONTANEA e RAZIONALE

 

La sfida educativa” , indetta  dalla nostra Diocesi ,che ha preso il via ufficialmente con il Convegno del 23 e 24 aprile u.s., ha il compito di  risvegliare nella comunità ecclesiale l’impegno costante ad educare e ad educarsi”. Si pone, quindi, l’obiettivo di stimolare ad un serio impegno il sonnacchioso tran tran quotidiano di chi dice di credere, di richiamare alla riflessione sulle ragioni del proprio esistere chi ha accantonato la fede soddisfatto ed appagato dal suo accattivante contingente che, però, non offre prospettive nè progettualità a lungo termine, ovvero, verso il tempo infinito, di sollecitare chi per varie ragioni non sente il bisogno di chiedersi seriamente il perché del suo esistere nè di darsi una risposta che lo soddisfi pienamente. Così ho pensato di fornire il mio modesto contributo con un testo che da tempo mi vagava in testa.

L’uomo dei nostri giorni è il classico analfabeta di ritorno, in quanto   - anche se ciò può sembrare paradossale -   non sa più leggere l’Universo di cui fa parte, al contrario del suo antenato con la clava che aveva imparato a farlo con grande buon senso, saggezza e precisione. Forse le condizioni ambientali lo aiutavano a differenza del suo epigono moderno, il quale, di fatto, è una persona che rincorre con tale accanimento tutta la tecnologia possibile da non riconoscerla più come semplice strumento, ma la eleva ad essenza della vita.  Che senso avrebbe la vita senza tutto ciò che oggi abbiamo  disponibile? Varrebbe la pena vivere? Purtroppo, per tanti – troppi -  no.

Forse qui sta la risposta dell’ansia, dello stress, delle distorsioni esistenziali, dell’impazienza, che non conosce ostacoli, pur di raggiungere e provare ogni possibile esperienza con ogni mezzo lecito e illecito, se arreca danno. Viene, così, a mancare il valore etico della vita, cioè, il riconoscimento e il rispetto  reciproci.

L’uomo nella sua indigestione di novità tecnologiche pensa di essere un creativo, mentre è solo in grado di scoprire l’esistente e di appropriarsene spesso in modo improprio.

Un esempio concreto: Marconi non ha inventato le onde elettromagnetiche e radio, le ha semplicemente “scoperte”: difatti ne ha solo individuato la presenza, in quanto esse c’erano già da sempre, in attesa che qualcuno se ne accorgesse e imparasse a servirsene. I patiti dei cellulari, degli sms e cose collegate ne sono a conoscenza al momento di impossessarsene?

Il mio non è un gioco di vocaboli in qualche modo tra loro quasi sinonimi ( inventare, individuare, scoprire ), bensì è la cruda realtà che viene ignorata con impudenza. E le conseguenze non sono di poco conto, perché il significato dell’esistenza imbocca un percorso del tutto diverso, che porta a dar valore assoluto a strumenti, non a obiettivi.

Un uomo senza obiettivi che sappiano andare oltre al contingente, al relativo, al provvisorio, al mutevole, com’è possibile definirlo? Vien voglia di chiedergli perché è l’uomo ad allevare i maiali e non viceversa? La domanda con molta probabilità non avrebbe risposta o potrebbe suscitare una risatina con ghigno di superiorità. Invece ha un senso logico, anche se provocatorio, poiché suggerisce il ruolo dell’uomo all’interno dell’Universo.

La religiosità è stato il secondo pensiero che  il nostro lontanissimo antenato della grotta è riuscito a formulare con totale convinzione e adesione. Quando l’umanoide, che gattonava, si accorse, per caso, che lo stare eretto comportava notevoli vantaggi, imparò a specializzare gli arti posteriori per deambulare e quelli anteriori per compiere molte e diversificate funzioni: allora nacque l’homo erectus con gambe e mani. Questo lo possiamo evidenziare come il primo pensiero in assoluto. Quando cominciò a chiedersi delle spiegazioni sui sorprendenti fenomeni di cui ogni giorno era spettatore e spesso coinvolto direttamente, nacque il secondo pensiero. Cosa pensare del sorgere del sole sempre ad est? Sarebbe stato più comprensibile se la mattina successiva si fosse alzato da dove era tramontato. La terra la si è ritenuta un piatto fin dopo il processo a Galilei e nessuno ha mai spiegato ( neppure i sapienti Inquisitori contigui e circonfusi di Spirito Santo)  dove e come  il sole passasse la notte. Perché il sole che dà calore e luce, periodicamente, pur presente con splendide giornate, non riscalda? L’alternanza delle stagioni è nota fin nei minimi particolari: chi la determina e la regola?  Se ogni oggetto tende a cadere, perché il sole, le stelle, la luna non fanno altrettanto? Immaginate lo stupore di una nascita che solo in un secondo momento fu collegata, altro stupore, al rapporto che intercorre tra esseri di sesso diverso. Il nostro avo avrà avuto un forte spavento quando ha visto per la prima volta un lampo squarciare l’orizzonte seguito dal boato del tuono. Avrà gustato anche lui le gioie del clan, se non della famiglia, ma avrà dovuto sopportare impotente il dolore, la malattia e la morte dopo pochi decenni di vita.

 Al termine della lettura del suo universo quell’homo erectus  cosa avrà potuto concludere? Di essere parte integrante di una immensa costruzione che è l’Universo e di essere legato a meccanismi e fenomeni che non può condizionare, ma  ne è pesantemente condizionato.

Pertanto si fa luce spontaneamente l’idea che ai propri limiti insuperabili debbano corrispondere  entità misteriose che limiti non hanno e possono gestire liberamente ogni cosa.

Così l’homo erectus si fa anche sapiens, cioè, consapevole dei propri limiti. E’ nato il secondo grande pensiero. La religiosità è la logica conseguenza dell’accettazione di essere definito entro confini che non si è dato, ma gli sono stati dati.

 La ricerca e la conoscenza di queste entità saranno il pensiero costante dei semplici come dei grandi uomini di cultura. L’aspirazione ad averne l’alleanza, la benevolenza e l’aiuto ha determinato la nascita del culto inteso come atto volontario e, se vogliamo, opportunistico di sottomissione.

Prima di arrivare ad un concetto di divinità creatrice, concepita come elemento incorporeo senza caratteri antropomorfici, il percorso è stato lungo migliaia di anni e accidentato.

Il risultato più alto lo ha fornito la filosofia ateniese con Aristotele e Platone che riuscirono a intuire la forza creatrice nel Logos, cioè, il Pensiero che si realizza.

 Diversi secoli dopo, l’apostolo, evangelista e teologo Giovanni, dopo aver ascoltato e meditato la Parola di Gesù, iniziò il suo Vangelo con queste parole : “In principio era il Verbo ( Logos ) , il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.”

 Cosa ho voluto tentare di dimostrare ? – mi si passi il termine esagerato -  Che il bisogno di instaurare un rapporto stabile e proficuo con la mente creatrice è nato da un’ esigenza spontanea, direi naturale, indotta  dalla osservazione attenta dell’ habitat e da un atteggiamento razionale del nostro lontanissimo antenato, incuriosito e spaventato dalle tante cose che non capiva, ma dovrebbe esserlo ancora oggi l’uomo tecnologico, perché, nonostante il lungo procedere della conoscenza, restano del tutto misteriosi la volontà e l’operato del Pensiero che crea, al di fuori dell’atto di fede su ciò che ci è stato parzialmente rivelato. I due ateniesi non potevano che limitarsi a sostenere come dopo lo “sfizio” creativo, il Logos si sia incomprensibilmente disinteressato della sorte della sua creatura, mentre il Vecchio Testamento e il passaggio terreno di Gesù hanno fugato ogni dubbio sul disinteresse.

Uno degli ultimi grandi lettori della creazione è stato Francesco d’Assisi. Il Cantico delle creature rappresenta l’eccezionale abbecedario per assaporare il permanente miracolo della creazione, dove scopri il dono di avere soltanto fratelli e sorelle senza scale gerarchiche. Fa una certa impressione sorella Morte: sarebbe un sollievo poter rinunciare alla sua stretta parentela, ma la saggia lettura dell’Universo da parte di Francesco aiuta a capirne il ruolo di spartiacque tra il tempo e il non tempo  cui ogni uomo aspira.

 Quando si tornerà a leggere l’Universo in modo corretto e rispettoso, apparirà nuovamente chiara la sequenza  che dall’ignoranza  che cerca porta al bisogno di conoscenza.  A questo punto il più è fatto:  la fede rivelata è lì pronta a fornire la soluzione.

Il vantaggio di questo procedere dal basso  verso la Verità che acqieta e  appaga, va ricercato  nella piena coincidenza tra l’aspirazione dell’uomo di sentirsi ed essere al centro dell’Universo e quanto Dio ha stabilito nel realizzare il suo progetto. Occorre aggiungere solo una postilla, molto indigesta per l’uomo, ma ovvia: le regole non può stabilirle il creato, ma solo  il Creatore.  

 

 




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