N° 6 - Giugno-Luglio 2010
I nostri poeti
  COME IN UNA NUOVA BETLEMME
di Carlo e Maria Giovanna


 
 

COME IN UNA NUOVA BETLEMME

 

         Oh, Nanna, l’altra sera da don Soldini, a Torrenieri! Tra la molta gente estranea, lontana, ho cercato il tuo sorriso; quel tuo sorriso buono, soave, che mi conosce; quel sorriso con cui tu, da lunghissimo tempo, scaldi e illumini la mia vita. Ma non c’era. E tutto è rimasto spento, buio. E io ero solo.

         Ma poi, come nel miracolo della Natività, l’ho ritrovato, acceso, qualche sera dopo, in una piccola ‘città santa’, a Pienza, come in una nuova Betlemme; l’ho ritrovato che mi splendeva in una stalla, in una mangiatoia…

         E la cometa ha continuato a illuminare nel cielo della nostra vita… Tuo Carlo.

 

 

NON  PIU’

 

Non più giovane palma che si leva

dritta e sottile al colmo dell’estate

e non teme l’arrivo dei rigori:

è duttile e saprà piegarsi al vento,

non darà spazio ai colpi della grandine,

dormirà, se vorrà venir la neve;

e, intanto, diverrà più grande e bella.

Non sembri più così, da tanto tempo.

Somigli a quella quercia che amo tanto,

da troppi anni esposta alle tempeste,

che si inclina e si storce in ogni ramo,

cede, non lotta, sopravvive e basta,

e il tronco è tutto rughe e fondi solchi,

le foglie divorate dagli insetti,

da funghi velenosi e inquinamenti;

pure produce ancora qualche ghianda,

offre asilo agli  uccelli, per nidi,

ci dormono ora l’upupa, ora il falco,

nel suo cavo ha la tana uno scoiattolo,

tra le radici ha i buchi delle talpe;

e, a noi, dà gioia agli occhi e pace al cuore.

Sembri una quercia, ormai, rugosa e storta;

ma ancora mi ripari e mi conforti.

 

                                                              Maria Giovanna Perroni Lorenzini

 

  LA RELIQUIA DEL PREZIOSISSIMO SANGUE
di Padre Maurilio Montefiori


 
 
 

LA  RELIQUIA  DEL PREZIOSISSIMO SANGUE

 

 

                Verso la fine del secolo VII, partiva dal Piemonte per la Palestina un pellegrinaggio guidato dal Vescovo Gualfredo. Arrivato a Ramla un angelo gli svelò che in quel luogo era nascosto il crocifisso scolpito da Nicodemo. Era in una grotta per sottrarlo all’ira degli iconoclasti. Si scoprì a tergo della croce un tabernacolo dove il discepolo aveva riposta un’ampolla contenente il sangue di Gesù. Gualfredo, conoscendo i pericoli per la reliquia, si affrettò a Joppe, trovò una navicella senza remi, né vele, né uomini; vi salì e depose nella stiva il crocifisso e si pose sulla spiaggia in adorazione. Il venerdì santo del 782 la piccola nave apparve senza vele e senza equipaggio al porto di Luni.

 

 

 

 

“LO VEDI TU LAGGIU’ SULL’ORIZZONTE

LA’ DOVE IL MARE INCRESPA L’ULTIM’ONDA?”

 

 

 

Mi disse un giorno il nonno:

“Or ti racconto”.
Mi prese sui ginocchi e sì mi disse:

“Oh, guarda il più lontano coi tuoi occhi.

Là in fondo c’è una vela di un colore

d’alto mistero.

Quando alla sera accendon le lampare

e il mar diventar tutto d’un fuoco

là non s’accende

rimane come un’ombra sopra l’acque

ormai così da secoli a guardare.
Santa è la storia.

Quando apparve solenne all’orizzonte

era uno scafo solo senza vela

e non aveva remi ad avanzare

nessuno vide un uomo al suo timone

e l’albero maestro era una croce

che dava luce intorno alla marina.
I bucanieri Pisani

s’avvicinaron al bordo a depredare

si ribellaron l’onde assai furenti

e i bucanier fuggiron trasaliti.
Ma intanto d’ogni colle ed alti monti

da ogni sparsa alla pianura

scendevano le torme alla riva

salmodiando.
Un angelo chiamò fino da Lucca

e scese allor il Vescovo Giovanni

con mille che teneano torce ardenti

a raggiungere il nostro Apollinare

Santo di Dio.
Apollinare ornò come per festa

un bastimento pien di fiori e trine

salì il governatore e il clero antico.

Con Giovanni di Lucca voce di Dio

presero il largo e giunser nella notte

dove finisce l’ultim’orizzonte

e furono davanti a una visione.

La nave del mistero allor si mosse

ad aprire i segreti ai nostri Santi

a palesare il volto del Signore.
Giovanni da Lucca ed Apollinare

sul bastimento tutti ginocchioni

offrir l’incenso muti ad adorare.

Subito raggiunser terra le due navi
e la luna fece aureola sulle Apuane

alon di fuoco illuminò la gente

e arrivò un vento tepido costante

che accarezzava il volto dei cristiani.
Facevan cerchio tutti quanti orando

un diacono di Luni fino all’alba

scandiva la Passione dai Vangeli

taceano sin l’onde ad ascoltare.
Ma quando giunse al fine del racconto

quando Gesù morì e piegò il capo

fu come un tuono su nell’alto cielo

una nube parlava all’assemblea

che rimaneva ancora prona a terra.

I presuli balzar insieme in piedi

come profeti antichi a Dio che chiama

e Dio chiamò ognun per nome.
Arrivaron dal porto i mastri d’ascia

aprirono il gran cedro molto antico

ma voleano entrambi il crocifisso.

Giovanni da Lucca risentì la nube:

“Prendi tu il cedro, ch’è per la tua sede.

Un angelo lo incise a Nicodemo

scavate nel profondo di quel petto

toglietegli il bitume e liberate

un cristallo che appare come un cuore.

Cercate nel cristallo: è pien di sangue.

Giuseppe e Nicodemo che schiodaron

il corpo di Gesù dalla sua croce

l’avean lasciato al pianto di sua Madre.

Riempiron più di un’anfora del sangue

che usciva ancora tepido dal cuore”.

Apollinare alfin strinse il cristallo

lo sollevò solenne sulla folla

il “Vexilla” intonò con forte voce

e fu una processione senza fine

dalla riva all’antica cattedrale.

E da quel venerdì del sacro sangue

Per oltre i mill’anni dura ancora
I Cristiani di Lucca

avevan preparato un grande carro

v’avean posto il Cristo e il Gonfalone.

Avevano aggiogati trenta buoi

i maremmani da corna falcate

che ornarono di fiori e di ghirlande.

Eran divisi a schiere sull’Aurelia

squillò l’Exultet a Santamaria

fu un unico scrosciare di campane.
Partirono così da noi per sempre”.

 

 

 
 

  PRIMO MAGGIO (al Santuario)
di Paola G. Vitale


 
 

 

 

Il dono della Madre,

una giornata di sole.

Oggi piove, ma ieri: ieri era gioia.

Abbiamo camminato assieme,

i nostri passi nell’armonia

e nella varietà del creato,

pregando e sostando

dietro al passo giovane

dei tanti ragazzi e noi,

e genitori e nonni

e sacerdoti e seminaristi.

La serenità del pasto

nel gesto dell’amicizia confidente.

E poi, e poi…

Per me un lungo peregrinare

nell’armonia della natura,

nella sosta presso le antiche

Edicole della Fede,

sui sentieri che passano per i borghi

animati e festosi,

fino al ritorno al punto di partenza.

E agli amici fidati,

un GRAZIE grande grande.

                                                                                    

 

 

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