N° 1 - Gennaio 2009
Spiritualità

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  Pagina di spiritualità
di Padre Carlos


Pagina di Spiritualità, a cura di padre Carlos

La direzione Spirituale   (Padre spirituale)   seconda parte
San Francesco di Sales dice che: ‘...deve essere pieno di carità, di scienza e di prudenza: se manca una di queste tre cose la situazione è pericolosa’.  S. Teresa D’Avila parlava in modo identico: ‘...è di somma importanza che il direttore sia illuminato: intendo dire, che abbia  giudizio e assai esperienza. Se, inoltre, è anche un teologo, allora è perfetto. Ma se non può trovarsi uno che riunisca in sé queste tre doti, è meglio che possegga le due prime, perché in caso di bisogno si possono consultare degli uomini dotti. A parer mio, questi ultimi, se non sono dediti all’orazione, sono poco utili a dei principianti…tuttavia non li sconsiglia…la dottrina è una gran cosa.. Dio ci guardi da una pietà superficiale…’.
La bontà caritatevole del direttore non deve degenerare in debolezza; deve essere ferma e non temere di dire la verità per condurre efficacemente al bene. Non deve nemmeno perdere tempo in conversazioni inutili, ma andare dritto al fine per il bene dell’anima.
- Deve inoltre conoscere le vie dello spirito; essersi approfondito nella dottrina dei grandi maestri della vita interiore ed essere un discreto psicologo.
- Per essere lo strumento dello Spirito Santo, deve discernere con prudenza nelle anime il difetto dominante e l’attrattiva sopranaturale da seguire. Per questo deve pregare, per ottenere lumi, specialmente nei casi difficili e, se è veramente umile, riceverà senza dubbio  la grazia. Deve avere verso l’anima affetto santo e pieno di fortezza, senza mescolanza di sentimentalismo morboso e inopportuno.
- Deve essere  prudente quando dirige delle anime generose; deve evitare due scogli: quello di voler portare rapidamente e indistintamente tutte le anime pie a darsi alla orazione contemplativa e quello di giudicare inutile di occuparsi di tale questione.
Doveri dei diretti:
Quanto ai doveri dell’anima diretta, questi sono una logica conseguenza di quanto  ora abbiamo detto:
- Deve portare rispetto al direttore come al rappresentante di Dio; evitare due cose che sarebbero contrarie a questo rispetto, vale a dire, asprezza di critiche e familiarità eccessiva. Questo rispetto deve essere accompagnato da un affetto filiale, semplice, tutto spirituale, che escluda le piccole gelosie e il desiderio di essere amati in modo particolare.
- Il discepolo deve avere a riguardo del suo direttore una confidenza filiale ed una grande apertura di cuore. “Trattate con lui con la massima sincerità e fedeltà – dice S. Francesco di Sales – manifestandogli con tutta chiarezza il vostro bene e il vostro male, senza infingimenti e dissimulazioni.”
- Si richiede, infine, una grande docilità per ascoltare e seguire i consigli che vengono dati, altrimenti uno seguirebbe la propria volontà invece di quella di Dio.
- Senza grave motivo nessuno deve cambiare il direttore o il confessore; sarebbe triste se lo facesse per incostanza, per orgoglio, per stolta vergogna o per curiosità  (possiamo farlo se vediamo che il nostro direttore ha vedute troppo umane, un’affezione troppo sensibile e che non possiede né la scienza né la prudenza e la discrezione necessarie). Fuori di questi casi, dobbiamo perseverare per quanto è possibile in una stessa direzione, affinché vi sia un vero spirito di continuità e di perseveranza sulla buona via.
Da ricordare, da parte della guida, una direzione savia, ferma e paterna per premunirsi contro le ricadute.
Ricevendo delle consolazioni sensibili nella preghiera non confonderle con le grazie di ordine più elevato e, per presunzione,  fare un salto a piè pari e senza indugio raggiungere la vita d’unione facendo a meno di passare per i gradi indispensabili.
Ricordare la necessità dell’umiltà e persuadere,, inoltre, che il viaggio verso la perfezione è lavoro di tutta la vita. È impossibile volare senza aver le ali.
Attenzione al segreto orgoglio nelle austerità, come i giansenisti, che si abbandonano eccessivamente alle mortificazioni esterne, al punto da compromettere la salute. Poi volendo curarsi per recuperarla, cadono nel rilassamento e passano da un estremo all’altro.
Imparare la misura della discrezione cristiana, e ancora, che non è sufficiente l’avere al di sopra di una viva sensibilità le tre virtù teologali, ma occorrono insieme a queste le virtù morali di prudenza, giustizia, fortezza e moderazione, per ridurre a poco a poco, sotto disciplina, la sensibilità e per non confondere i propri impeti superficiali e passeggeri con le aspirazioni elevate della fede viva, della speranza e della carità.
Seguendo tutte queste indicazione il direttore potrà essere lo strumento dello Spirito Santo per controllare la sua azione in noi, e faremo in tal modo buon progresso per la via stretta  che ci avvicina all’infinità bontà di Dio, verso la quale ci conduce.
“L’essenziale dell’orazione non consiste
nel molto pensare ma nel molto amare”.
                                                                     S. Teresa di Gesù

  Gli Ebrei
di Antonio Ratti



GLI  EBREI

12)   La  divinità : JHWH

 

La storia (ovvero, la vita della creazione) è concepita come manifestazione e azione di Dio nel tempo definito.

La creazione del mondo, l’atto di insubordinazione della prima coppia, il diluvio e altri racconti mitici sono rappresentazioni secondarie in rapporto al tema centrale che è dato dall’origine, dallo sviluppo e dalla fine della storia della salvezza; in altri termini, dall’operare di Dio; di un Dio, che al momento della creazione, stringe un patto di alleanza con tutti gli uomini e successivamente con Israele, eleggendolo a suo strumento per la salvezza di tutti.

E’ l’atto creativo che dà inizio alla storia  e trasforma il caos in un universo ordinato in forza della sua Parola che è vita e dà vita.

Anche dopo la rottura a causa del peccato, la creazione, come ordine perfetto, poggia sulla Parola e lo Spirito di Dio, perché Egli non viene meno alla fedeltà promessa al suo popolo: “ Allora Mosè prese il sangue, ne asperse il popolo e disse :”Ecco il sangue del Patto che Jhwh ha fatto con voi sul fondamento di queste parole.”

L’alleanza mosaica del Sinai ha il ruolo determinante di registrare il passaggio da forme religiose idolatre, da momenti di incertezze e di cedimenti a forme rigidamente monoteistiche.

Per l’ebreo JHWH  (nome impronunciabile; vedi par. 10 ), Dio, è:

Presenza : Ora Jhwh parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla con il proprio amico”.

Energia numinosa ( = sacra, divina; dal latino numen = dio ) : “Jhwh scese con me fra i prodi.” ( Gdc. )  “Allora Davide rispose ai Filistei: “Tu vieni a me con la spada, la lancia e il giavellotto; ma io vengo a te nel nome di Jhwh degli Eserciti,del Dio delle schiere di Israele che tu hai insultato.” ( Sam. )

Verità : “La tua benignità e la tua verità mi guardino di continuo.” ( Sal.)

Re della storia : “Benedissi l’Altissimo e lodai e glorificai colui che vive in eterno, il cui dominio è un  dominio perpetuo.”( Dn.)

Santo : “Santo e tremendo è il suo nome.” (Es. )

Misericordioso : “Egli non serba l’ira sua in perpetuo, perché si compiace di usare misericordia.”( Mic. )

Glorioso : “Tutta la terra sarà piena della gloria dell’Eterno.”(Sal. )

 la Parola: Memra   ( latino Verbum, il pensiero ).

Tutti gli attributi e i nomi divini attestano e concorrono alla costruzione del patrimonio religioso che ha da sempre distinto Israele dagli altri popoli antichi.

La corte divina è costituita dagli angeli (Serafini, Cherubini...) che esistono da prima della creazione dell’uomo.

Essi possono assumere forma umana, proteggono l’uomo e intervengono come messaggeri di Dio. Esistono anche forze del male che tentano l’uomo e lo allontanano dalla sottomissione alla volontà di Dio.

Difatti, conoscere Dio è la realizzazione piena della creatura che applica con convinzione i suoi comandamenti. L’uomo si salva solo se  sa inserirsi nel progetto della storia che Dio ha prestabilito.   

Parallelamente a questa visione individualista ( perché riguarda il rapporto personale Dio- uomo ), ne esiste anche un’altra, chiamiamola, “sociale” : Dio, all’inizio, ha stabilito un patto con tutte le creature, ma quando queste si sono ribellate, Dio si è scelto un popolo – Israele – affinché  nel procedere della storia tutte la creature, per mezzo di tale popolo, potessero tornare a Lui.

Quando ciò avverrà non è precisato, perché Dio, pur confermando che un giorno si verificherà, non ha mai dato elementi identificativi del momento: ha sempre sostenuto di tenersi pronti.

Di fronte a questa situazione di incertezza sui tempi, non sull’evento, anche il problema della sorte individuale dopo la morte, è lasciato in termini dubitativi e imprecisati; in definitiva, ci si abbandona alla volontà di Dio che può solo volere il bene delle sue creature.
Gli aderenti al movimento mistico popolare del
chassidismo (
vedi par. 11 ) sviluppatosi nelle comunità ebraiche di Germania, Polonia e Ucraina nel 1700, durante la preghiera erano soliti dire: “ Io non voglio il tuo paradiso, io non voglio il tuo mondo futuro, io voglio te solo”, oppure “ Se amo Dio che bisogno ho di un mondo futuro?”.
Nei profeti, nei farisei e nel popolino prevalgono l’orientamento verso un giudizio e l’aspettativa di una resurrezione finale ( cfr. Ez., 37 ), mentre questo indirizzo non entrò mai nella dottrina sacerdotale.
Appare evidente quanto, nel merito, la posizione del Cristianesimo, per mezzo dell’insegnamento di Gesù, sia precisa, definita, senza incertezze, manca solo la data, ma è un elemento non determinante.
L’avvento messianico, rifiutato da Israele, avrebbe permesso loro di conoscere ciò che il biblico Jhwh aveva lasciato in sospeso nell’attesa del Messia.

Per il cristiano non c’è più niente in sospeso o da definire: c’è solo da scegliere in assoluta libertà da che parte stare con le conseguenze del caso.

                                                                                       Antonio Ratti

 

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